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Carlo Gozzi L'Augellino belverde IntraText CT - Lettura del testo |
Chi dall'immondo buco della scaffa
mi trasse ancor a riveder le stelle?
Oh chi vedo, chi vedo! La mia sposa!
Mi par, ch'ella sia fatta un po' vecchietta,
ma non importa; sono un buon marito,
e voglio far quel, che mi si conviene.
Figli... Ninetta... figli... son confuso;
dunque non siete voi due cani mufferli?
Mi prende il necessario svenimento (va in svenimento).
PANTALONE Ah, che l'ho dito, che l'aveva ben condizionai in quella tela incerada ste raise.
Nessuno dal suo posto si mova, miei padroni;
che bisogna dar fine alle trasformazioni.
Vattene, Tartagliona, coi rospi in un pantano.
Si coroni il poeta, che in lei sperato ha invano.
Poeta, oh Dio, mi cambio in tartaruga
Caro idol mio, mi cambio in un somaro
Figlio, sei vendicato; godi la tua Ninetta,
io vado nei paludi a star della Fossetta (entra lentamente).
O poffar bacco! La regina madre,
cambiata in tartaruga, che va via!
Ed io nuovo uscignuolo coll'estro mio divino
al suon di bastonate canterò in un mulino
Attenti, miei signori, all'ultimo portento.
L'ultimo è quel del spasso, e del divertimento.
Son re di Terradombra; in Augello fatato,
come sa l'uditorio, fui dall'orco cambiato.
Ora tutto è compiuto; finisco la mia sorte.
Abbraccio Barbarina, la piglio per consorte.
Ognuno si ravveda; meno filosofia,
se non sa far buon'uso nella sua fantasia.
Per noi, se nelle favole troviam benigni i frutti,
direm: «Son gli spropositi filosofia per tutti»
Reciprochi abbracciamenti di Tartaglia con Ninetta, di Renzo con Pompea, del re di Terradombra con Barbarina, di Tartaglia coi figli, di Truffaldino, Smeraldina, Pantalone ec.