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Carlo Gozzi
L'Augellino belverde

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Scena ottava

 

Facciata della reggia da una parte.

 

Renzo, e Barbarina.

 

BARBARINA

Renzo, questa è la reggia, e questo è 'l sasso,

che Calmon, statua, ci additò. Che pensi,

che nasca nel scagliarlo?

RENZO

Ei ci promise,

che allo scagliar del sasso sarem ricchi.

Scaglialo; non tardar.

BARBARINA

Furbo! Tu dunque

brami diventar ricco. A poco a poco

perdi filosofia.

RENZO

Senti, sorella;

non mi dir mai cosí. Questo rimprovero,

mi fa quasi scordar la fame, e il freddo,

e da ciò sempre piú mi riconfermo,

che passion predominante ha forza

di ferir la fantasia dell'uomo

da far, ch'egli si scordi facilmente

sin le necessità della natura.

Amo filosofia, né mi vergogno

di quella passion nobil, ch'ho in seno.

BARBARINA

Pasciamci Renzo di filosofia,

non scagliam questo sasso. Il divenire

ricchi in un punto nella mente nostra

desterà certe idee di stravaganza,

che ci farà piú stolti, e piú ridicoli

di tutti gl'ignoranti. Tu vorrai

tutte le donne, tutte le delizie,

che sognerai la notte. Io sarò vana,

vorrò corteggi, amanti, ed agi, e mode;

sarò folle, inquieta. Tuttidue

sprezzerem povertade nei meschini,

scordando la miseria, in cui siam ora.

Renzo, io non scaglio il sasso.

RENZO

, lo scaglia;

non dubitar. Nelle ricchezze ancora

filosofi saremo. Questo freddo,

questa fame, ch'io sento, fan, ch'io pensi,

fanno, ch'io speri, che saprem difenderci

da' pensier sciocchi, e che robusti sempre

sarem nella virtude anche in ricchezza

colla guida alla man de' nostri dotti.

BARBARINA

La fame, e 'l freddo ragionar ti fanno?

Ah, Renzo, io temo assai, ch'ogni filosofo

sia mosso a ragionar da fame, e freddo,

dagl'incentivi di natura usati.

Bella cosa è il regnar sopra i cervelli

dei deboli seguaci, e co' sistemi

farsi monarchi delle genti stolte,

che adoran gl'impostori. Il sasso io scaglio,

e voglia il ciel, ch'io non mi scordi mai,

che un vilissimo sasso non curato

delle ricchezze mie sia la sorgente

(scaglia il sasso; nasce un magnifico, e ricco palagio in faccia alla reggia. Volano i cenci a Renzo, e a Barbarina, e rimangono riccamente vestiti. Escono dalla porta del palagio due mori con torcie accese in mano, e con riverenze accettano Renzo, e Barbarina).

RENZO

Sorella! Ah, che mai veggio! Io son confuso.

BARBARINA

Diamo or fede a Calmon. Questo palagio,

se possibil è mai ne' cuori nostri,

non ci lusinghi di felicitade;

ch'ei ci predisse ancor pianti, e sventure (entrano).





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