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Carlo Gozzi L'Augellino belverde IntraText CT - Lettura del testo |
Facciata della reggia da una parte.
Renzo, questa è la reggia, e questo è 'l sasso,
che Calmon, statua, ci additò. Che pensi,
che nasca nel scagliarlo?
Ei ci promise,
che allo scagliar del sasso sarem ricchi.
Furbo! Tu dunque
brami diventar ricco. A poco a poco
non mi dir mai cosí. Questo rimprovero,
mi fa quasi scordar la fame, e il freddo,
e da ciò sempre piú mi riconfermo,
che passion predominante ha forza
di ferir sí la fantasia dell'uomo
da far, ch'egli si scordi facilmente
sin le necessità della natura.
di quella passion nobil, ch'ho in seno.
non scagliam questo sasso. Il divenire
ricchi in un punto nella mente nostra
desterà certe idee di stravaganza,
che ci farà piú stolti, e piú ridicoli
di tutti gl'ignoranti. Tu vorrai
tutte le donne, tutte le delizie,
che sognerai la notte. Io sarò vana,
vorrò corteggi, amanti, ed agi, e mode;
sarò folle, inquieta. Tuttidue
sprezzerem povertade nei meschini,
scordando la miseria, in cui siam ora.
Renzo, io non scaglio il sasso.
non dubitar. Nelle ricchezze ancora
filosofi saremo. Questo freddo,
questa fame, ch'io sento, fan, ch'io pensi,
fanno, ch'io speri, che saprem difenderci
da' pensier sciocchi, e che robusti sempre
sarem nella virtude anche in ricchezza
colla guida alla man de' nostri dotti.
La fame, e 'l freddo ragionar ti fanno?
Ah, Renzo, io temo assai, ch'ogni filosofo
sia mosso a ragionar da fame, e freddo,
dagl'incentivi di natura usati.
Bella cosa è il regnar sopra i cervelli
dei deboli seguaci, e co' sistemi
farsi monarchi delle genti stolte,
che adoran gl'impostori. Il sasso io scaglio,
e voglia il ciel, ch'io non mi scordi mai,
che un vilissimo sasso non curato
delle ricchezze mie sia la sorgente
(scaglia il sasso; nasce un magnifico, e ricco palagio in faccia alla reggia. Volano i cenci a Renzo, e a Barbarina, e rimangono riccamente vestiti. Escono dalla porta del palagio due mori con torcie accese in mano, e con riverenze accettano Renzo, e Barbarina).
Sorella! Ah, che mai veggio! Io son confuso.
Diamo or fede a Calmon. Questo palagio,
se possibil è mai ne' cuori nostri,
non ci lusinghi di felicitade;
ch'ei ci predisse ancor pianti, e sventure (entrano).