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Carlo Gozzi
L'Augellino belverde

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Scena sesta

 

Reggia da una parte con verone, palagio dei gemelli dall'altra con verone.

 

Pantalone, e Tartaglia in berretta da notte sul verone con cannocchiale.

 

TARTAGLIA Io non so, come sia stata questa faccenda. Pantalone, io credo di dormire, di sognare, o d'essere a una commedia di trasformazioni. Non ho mai creduto, che un palagio possa nascere in una notte, come un fungo.

PANTALONE Mo l'è nato lu, Maestà, e de che pegola! E mi, povero diavolo, vegnindo iersera a scuro in corte, camminava in pressa, perché saveva, che la piazza gera libera, e ho un tossi in tela muraggia de quel palazzo, che, se no gaveva sta poco de panza, che me tolesse la botta, fava una fugazza del viso. Ohe, ho zavarià mezz'ora a trovar el buso de vegnir alla reggia.

TARTAGLIA (guarda col cannocchiale) Gran belle logge! Gran belli colonnati! Gran bella architettura! È piú bella del Culiseo di Roma.

PANTALONE Bisogna veder i patroni del stabile, Maestà, per farse maravegia.

TARTAGLIA Li hai tu veduti? Sono dei, o diavoli, Pantalone?

PANTALONE Un putto, che xe un armellin, una ragazza, che xe un botirro, Maestae; son seguro, che, se la la vede, ghe passa tutte le malinconie.

TARTAGLIA Non mi toccar questo punto, che mi risvegli il dolore. Non sarà mai vero, ch'io lasci di piangere la mia cara Ninetta (piange).

PANTALONE La tasa, che se averze el pergolo. La xe giusto quella zogia. La fazza grazia, la varda quel tocco.

 

 

 




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