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Carlo Gozzi
L'Augellino belverde

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Scena quindicesima

 

Calmon statua, Renzo, e Truffaldino.

 

CALMON

Dov'è filosofia? Renzo, che fai?

Tanto può l'oro, e la ricchezza tanta

forza ebbe in due filosofi in un punto,

ch'una per vanità di maraviglie

caccia a morte il fratello; e l'altro, stolto

d'amor per una femmina di sasso,

piú non cura la vita, ed è superbo

a tal, che ne' perigli insin si scorda,

o non si degna di voler soccorso

da chi ricco lo fece, ed è suo amico?

RENZO

Simulacro, perdon. Ti prego, tronca

i rimproveri tuoi, dammi soccorso.

Veggo, che tutto puoi. Ritorna in vita

questo servo infelice. Fa, che acquisti

il desiato pomo, e l'acqua rara,

e fa, ch'io sappia, i genitor chi sono;

ma sopra tutto umilmente ti chieggo

d'animar del giardin, che ci donasti,

quella donna di sasso. Io non ho pace,

se quel sasso animato non possiedo.

CALMON

Renzo, il tuo servo non è morto, e solo

stordito giace, e già si scuote, e sorge.

TRUFFALDINO Suoi scuotimenti; sorge; lazzi di stordito; vede la statua, suoi stupori muti.

CALMON

Il pomo acquisterai...

TRUFFALDINO Suo spavento sentendo parlare la statua ec.

CALMON

Il pomo acquisterai. Son quelle fere

da lungo tempo dalla sete oppresse.

Però sin di Trevigi io, che re sono

di tutti i simulacri, in tuo soccorso

fatto ho venir sin qua la statua, detta

dalle mammelle, che dai petti manda

abbondante acqua. Olà, dalle mammelle

esca la statua, e scaturisca l'acque.

STATUA DI TREVISO

Ecco, mio re, le suddite mammelle

(la statua scaturisce nella vasca dalle mammelle acqua; le fere vanno a bere alla vasca).

TRUFFALDINO (suoi lazzi sulle apparizioni).

CALMON

Renzo, non perder tempo. T'avvicina

all'albero fatale, e spicca il pomo.

RENZO

O generoso! Io pronto t'ubbidisco

(s'accosta all'albero, spicca il pomo).

CALMON

Dell'acqua io vo' che prenda. È quel portone

di forza tal, che, quando un uom s'appressa,

si rinchiude con impeto, e l'uccide.

Quei che tu vedi al suol distesi, audaci

s'ostinarono a entrar, giacquero estinti.

Però dall'Adria a me giunser veloci

dal campo de' Mori i cinque antichi

simulacri pesanti. Un dopo l'altro

s'appoggeranno a quel portone in fila.

Son duri , che lo terranno aperto,

né l'impeto varrà. Rioba, vieni

co' tuoi compagni, ed al porton t'appoggia.

RIOBA MORO (esce)

Eccoci, o re; non dubitar; siam duri

(escono i mori difilati, s'avvicinano al portone, che stride, e vuol chiudersi, ma Rioba tien forte; gli altri mori s'appoggiano spalla a spalla in fila; il portone sta aperto a forza. Lazzi di Truffaldino).

CALMON

Entri il servo alla grotta, e non paventi;

ivi troverà ampolle; una ne prenda,

l'empia, e se n'esca tosto.

TRUFFALDINO Difficoltà.

RENZO Lo caccia a forza.

TRUFFALDINO Suoi lazzi di paura; si raccomanda a Rioba, e a' mori (entra).

CALMON

Giovane sfortunato, or tu possiedi

quanto cercavi, e nulla ancor possiedi.

Vanità nella suora, in te l'amore,

limiti non avran. Le passioni

in te saran funeste. Tu chiedesti,

che de' tuoi genitor ti doni lume.

Questo nol posso far. Chiedi animata

la statua, oggetto del tuo amor; né posso

compiacerti di ciò. Questi due arcani

son dipendenti dall'Augel belverde,

che Barbarina adora, e che t'apparve

nel giardin, non è molto. Io solo posso

scior la favella al simulacro amato.

Sicché la voce alquanto ti sollievi.

Questo farò; ma forse il tuo tormento

farà maggiore il bel sasso, che parli.

RENZO

Parlerà meco il sasso? Ah, che di tanto

pago sarò, né piú ricerco, amico.

Qual mai fia dolce cosa a questo seno

il favellare al caro simulacro,

e udir dalla sua lingua i sentimenti

verso me del suo cor! Come riceva

dell'amor mio gli accenti, ed i sospiri,

il sentir, s'ella m'ami, e mi sia grata!

CALMON

Folle! Avverrà ciò, che tu brami, e sete

di maggior cose avrai. Mal dotto amante

tu sarai, come gli altri. Una favella,

un detto affettuoso d'un bel labbro

la fiamma accresce, e ardente, e ingordo, e audace

l'uom non s'appaga. Scarso alleviamento

è nell'udito un suon dolce dell'aura.

Non han giammai confin nell'uom le brame.

Felice lui, se le sue brame ingorde

saran per beni a' sensi ignoti, e lunge

dalla vista mortal, tra il fango avvezza.

TRUFFALDINO Esce coll'ampolla furioso; narra cose grandi. Quanta fatica ebbe a raccoglier l'acqua, che ballava. Quanti concerti ha sentiti ec. Che sente l'acqua, che vuole spezzar l'ampolla per ballare ec.

CALMON

Renzo, per or sei pago. Io però leggo

entro a quel cor pregiudicato, e cieco,

che pago non sarai, che da te stesso

per mera ingratitudine cadrai

in estrema miseria. A' tuoi perigli

non lasciar di chiamarmi. Io solo bramo

un picciol benefizio. A' tempi andati

gl'insolenti fanciulli con le pietre

rotto m'aveano il naso. Un statuario

me lo rifece. Avea naso aquilino;

questo al mio non somiglia. Deh procura,

ch'egli mi sia rifatto al mio conforme.

Di quanto io fo per te picciol servigio

di chiederti mi sembra. Amico, addio

(oscurità, tremuoto ec. Calmon sparisce. Le fiere si ritirano all'albero).

STATUA DI TREVISO

Rosa ho dal tempo la mammella dritta;

Renzo, non ti scordar d'essermi grato (entra).

UN MORO

Spezzato ho un braccio (entra).

ALTRO MORO

Io diroccato ho il mento (entra).

ALTRO MORO

Mozze ho l'orecchie (entra).

ALTRO MORO

Ed io le gambe ho guaste (entra).

ALTRO MORO

A me la destra natica fu rotta.

Aspettiam gratitudine, e ristauro (entra).

TRUFFALDINO (a Renzo) Che non crede mai, che si vorrà prendere questo fastidio di far ristaurare nasi, natiche, e mammelle, ec.

RENZO

Per or m'occupa solo udir la voce

del simulacro amato; altro non curo (entra).

TRUFFALDINO L'intento è avuto. La memoria dei benefizi è molesta; il dover pensare a contribuire è un tormento; la gratitudine è una favola. Si tengano i loro nasi, le loro mammelle, le loro natiche rotte; nulla a nessuno, nulla a nessuno; ma che, se mai Renzo si risolvesse a fare questi restauri, vuol egli certamente averne l'appalto, ec. ec.





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