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Carlo Gozzi L'Augellino belverde IntraText CT - Lettura del testo |
Scena nona
Colle dell'orco con palagio nel fondo. Innanzi alla porta Uccel belverde sopr'una gruccia con catenella ai piedi. Alcune statue sparse per il colle. Un foglio piegato in terra.
Renzo, Truffaldino, Augel belverde.
RENZO
Non si poteva giunger piú veloci.
TRUFFALDINO Che ha provato ancora in sua gioventú la virtú di quel diavolo dietro.
RENZO
Questo è il colle dell'orco certamente.
Veggo colà l'Augel bramato starsi,
né alcun periglio miro. Truffaldino,
fa diligenza, guarda intorno intorno,
se vedi fiere, draghi, orchi, o serpenti.
TRUFFALDINO Guarda intorno: che non vede né meno una formica: che però non si vedeva nulla al pomo, ed all'acqua, e che poi erano stati mal impegnati; che lo consiglia a chiamare Calmon, statua, in soccorso.
RENZO
No, invocar non lo voglio; io non mi degno
chiamar soccorso ognor, come un fanciullo
timido, o un vecchio rimbambito, e fiacco.
Altri obblighi non voglio certamente
seco incontrar. Di quanto mi richiese
di ristauro, tu il sai, per dire il vero,
nulla feci, e nol curo. Ei, se lo chiamo,
verrà con una lunga cantilena,
e con prosopopea marmorea, e grave,
vorrà far correzion, darmi rimproveri.
M'annoia il non potere un benefizio
ottener mai senza pretese eterne
di ricompense sturbatrici, e d'obblighi,
seccate insofferibili, e indiscrete.
Togli l'Augel belverde, a me lo reca;
egli al piè ha la catena; è facil cosa.
TRUFFALDINO Che le richieste di Calmon erano state da poco, d'un ristauro di naso. Che non è persuaso d'avvicinarsi all'Augello, se non chiama soccorso. Che gli obbietti, che fa, sono da stolido. Ch'egli, in bisogno, ha sempre dimandato aiuto; che, appena avuto il soccorso, non s'è curato del benefattore, come se non fosse. Che, tornato il bisogno, con franchezza, e senza menomo rimorso ha ridomandato aiuto, e che, quanto a' rimproveri, in caso di bisogno, gli ha sempre ascoltati col collo torto, con gli occhi lagrimosi, e con apparente dolore, e dando pienissima ragione al rimproveratore; che, avuto il servigio, era quello di prima ec. Ch'egli si vanta invano d'aver studiata la moderna filosofia; che non n'ha veduti né meno i cartoni. Che il saper conoscere il mondo, e l'avere il proprio intento o per dritto, o per torto, è la vera felicità filosofica moderna.
RENZO
Allon, briccone, a prender quell'Augello
(minacciando di batterlo).
TRUFFALDINO Ch'egli ha un animo forte, pieno di dottrina, capace di sofferire anche dei calci nel preterito filosoficamente, per non mettersi in un pericolo, e che, se non chiama Calmon, non anderà ec.
RENZO
Ma che bado a costui? Le mie premure
non ammetton ritardi: a che mi fermo?
(veloce verso l'Augello).
TRUFFALDINO Che vada pure. Sta a vedere, ch'esca l'orco, o altra gran cosa, e nascano disgrazie grandi ec.
(Renzo è in poca distanza dall'Augello; comincia a mettersi in atto di pigliarlo).
AUGELLINO
Dove corri, infelice? Stolto, ingrato, che fai?
D'un insano coraggio la pena or pagherai.
RENZO
Oh Dio, che sento!... Ahi quanta doglia!... Oh angoscia!...
Servo, soccorso... Ingrato son... Mi pento...
Calmon, perdon... Ah, che perdon non merto.
(si cambia in statua).
TRUFFALDINO Suo spavento. Corre per la scena. Non vede pericoli. Vede Renzo star duro, è diventato bianco; sue considerazioni ridicole. Che, se potesse aver quell'Augello, non si curerebbe della disgrazia del padrone. Anderebbe a Venezia a far un casotto ec. Si va avvicinando con cautela per pigliar l'Augello; se gli avvicina.
AUGELLO
Scellerato, giugnesti. Invan prova rimorso.
D'un'indole perversa sa il ciel troncar il corso.
TRUFFALDINO
Oh, Dio, che sento! Ahi quanta doglia! Oh angoscia
Tristo non sarò piú; di cuor mi pento.
Tardi la man da drio; xe fuora el vento
(si cambia in statua).