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Carlo Gozzi L'Augellino belverde IntraText CT - Lettura del testo |
Scena quarta
Renzo, Barbarina e Smeraldina.
Oh bella! Barbarina, è certo questa
una curiosa novità. Ringrazio
il cielo assai d'aver in sen rinchiuso
uno spirito forte.
BARBARINA
Io non vel nego,
saria questo per noi barbaro punto;
se i nostri libbricini filosofici
non avessimo letti, e fatti insieme
gli opportuni riflessi in sull'umana
natura, e la ragione, starei fresca.
SMERALDINA
Cari i miei figli, so, che non darete
orecchio alcuno all'asino furfante
di mio marito.
RENZO
Ma, siam vostri figli,
o no?
SMERALDINA
già le vostre vicende; ma che serve?
V'ho allattati, allevati come figli;
non dovete staccarvi dal mio seno.
BARBARINA
No, Smeraldina. I benefizi vostri,
se avrem fortuna, fíeno compensati.
Non è dover, che chi del vostro sangue
non nacque, resti ad aggravar la vostra
famiglia meschinetta, ad onta massime
del vostro sposo. Io già tra me suppongo,
che del distacco nostro voi proviate
qualche amarezza. Questo dispiacere
nasce in voi solo per la consuetudine
del conviver con noi, dal far riflesso,
che a noi dispiaccia d'esser discacciati,
d'andar raminghi. Voi pensar dovete,
che il dispiacer, che dentro a voi sentite,
nasce dall'amor proprio, che in voi regna.
SMERALDINA
Come amor proprio? Che parlar è questo?
BARBARINA
Sí, Smeraldina; voi sentite affanno,
che noi partiamo; dunque voi cercate,
che ci fermiam per sollevar voi stessa;
dunque cercate un benefizio a voi.
Non vaneggiate; qui non c'è risposta.
Sappiate, che il fratello Renzo, ed io,
quando andiamo nel bosco, leggiam sempre
de' libretti moderni, a peso compri
da voi per la bottega, e facciam sempre
riflessi filosofici sull'uomo,
e conosciamo a fondo ogni sorgente
di tutte quante son le azioni umane,
né ci facciam di nulla maraviglia.
Del vostro dispiacer già non v'abbiamo
nessun obbligo al mondo, perché nasce
dall'amor vostro proprio. Moderatelo,
se v'è in poter, con la ragione. Noi
con somma indifferenza andiamo via.
Se faremo fortune, avremo a mente
quanto per noi faceste, state certa.
Vi rimunereremo per le leggi
di società, ma non giammai per obbligo.
Ritiratevi. Addio.
RENZO
Brava sorella.
Siete brava filosofa, e assai bene
della pretesa umana separate
l'intrinseco valore dalle leggi
di società. Mia cara Smeraldina,
il ciel vi dia salute; andate in casa
con quello sposo, che v'han stabilito
di società le leggi, e procurate
di sviluppar da' sensi la ragione,
se mai potete, e di frenar con questa
quell'amor proprio, che vi dà tormento.
Ritiratevi, addio.
SMERALDINA
O frasconcelli
senza giudizio! Che parlar è il vostro?
Che amor proprio? Che ragione umana?
Che società? Che leggi? Chi v'insegna
a pensare, e a parlar in questa forma,
ragazzi matti?
BARBARINA (ridendo forte)
Ah, ah, ah, fratello,
la si riscalda, senti. Che disgrazia
è non esser filosofi!
RENZO
Amor proprio,
Smeraldina, v'accende. Ritiratevi,
e non vi fate svergognar qui in strada
dalle persone, che potrien passare,
colte, e spregiudicate.
SMERALDINA
Ah, giuro al cielo,
che, se credeva d'allevar due ingrati,
vi lasciava annegar nel fiume. Dunque
fu per amor di me medesima, ch'io
di là vi trassi, e non lasciai negarvi?
BARBARINA
Che dimande son queste! Non v'è dubbio.
In voi stessa sentiste del piacere
di far l'azione, e perciò la faceste.
SMERALDINA
Per allattarvi mi svenai; spogliata
mi son per rivestirvi; dalla bocca
mi trassi il pane per nodrirvi insino
a quest'età; per voi mille afflizioni,
mille angosce ho sofferte; ed avrò fatto
tutto per amor proprio?
RENZO
Voi mi fate
rider di gusto. Ah, ah, ah. Sí, certo,
per amor di voi stessa. V'ha occupata
il fanatismo d'un'azion'eroica.
Quella dolcezza, che in voi sentivate
di quell'azion, l'idea di guadagnarvi
dominio sopra noi, sempre vi mosse
ad operar per amor proprio.
SMERALDINA
O cielo!
Dunque non ho con voi merito alcuno
di quanto feci?
BARBARINA
Smeraldina, adagio.
L'intrinseco valore dell'azione
non vi dà nessun merto. Se avrem sorte,
procureremo d'adattarci l'animo
di società alle leggi, ed averete
ricompensa a quel danno, che vi siete
fatto per amor proprio.
SMERALDINA (furiosa)
Io maledico
il punto, in cui per troppo amar me stessa
tanto ho penato ad allevar due ingrati,
due matti da legar, che m'abbandonano
con tanta indifferenza, e ingratitudine.
Se mai nessun piú aiuto, che s'annega,
se mai vesto nessuno, ch'abbia freddo,
se mai piú faccio un soldo d'elemosina
a chi si muor di febbre, o fame, o sete,
poss'esser tanagliata, strangolata,
tagliata a pezzi, ed arsa un'altra volta (entra).