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Carlo Gozzi
L'Augellino belverde

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Scena quinta

 

Renzo, e Barbarina.

 

RENZO

È partita collerica. Sorella,

scusar bisogna l'ignoranza.

BARBARINA

È vero.

Ma dí, fratel; non ti fa spezie alcuna

quest'improvviso restar qui ramingo,

stracciato, e il non saper di chi sei figlio?

RENZO

Niente affatto, sorella; ed ecco i computi

filosofici miei. Non abbiam padre,

non abbiam madre. Eccoci dunque sciolti

da obbedienza, e soggezion; ed ecco

il desiderio tronco della morte

dei genitor, per rimaner eredi

della lor facoltà, per appagare

delle umane insaziabili passioni

i trasporti infiniti. Un bene è questo

in confronto del mal. Veniamo adesso

all'altro punto. Hai tu nessun amante?

BARBARINA

No, in coscienza, Renzo, v'assicuro.

RENZO

Né men io ho amorose, ed ecco tronca

quella sorgente al desiderio pazzo,

a quella passion pericolosa

di comparir galanti per piacere,

che infelici, e ridicoli suol fare

gli spasimanti, e che suol far sudare

tanti mercanti, i quali fan credenze.

È questo un ben, che supera di molto

il mal di questi stracci. Non bisogna

dunque avvezzar giammai questa natura

a niente di ciò, che il secol nostro

comodo chiama, e dilicato. Mai

non converrà prender affetto alcuno,

amicizia nessuna a questo mondo.

Ci difenda il riflesso, ch'ogni donna

ogni uom per amor proprio opera sempre.

La massima fissiam, che in generale

tutti i mortali sien superbi, avari,

vani, vendicativi, impraticabili.

Quest'idea filosofica ci pasca;

spogliamci d'amor proprio affatto, affatto,

e saremo felici. Andiam, sorella.

BARBARINA

Odimi, Renzo. Io t'assicuro, e giuro,

che nessuno amerò, che sarò sempre

per la vita filosofa. Ma deggio

confessarti però, quantunque dissi

di non amar nessuno, che spesso intorno

mi suol girare un certo Augel belverde

ch'egli mostra d'amarmi, e ch'io mi sento

per quell'animaletto alquanto debile.

RENZO

Nulla, sorella; io ti guarisco tosto

da quest'amor. Sappi, gli uccelli tutti,

per proprio istinto, girano d'intorno

a tutte le civette. Quest'Augello

ti crede una civetta, e ti circonda.

Lungi da tutti andiamo, e fuor di questa

città pericolosa

(entra).

BARBARINA

O mondo! O mondo!

Certo sei tristo, se nemmen si puote

dell'amor lusingarsi in sulla terra,

dell'amicizia d'un Augel belverde (entra).

 

 

 




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