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Carlo Gozzi
L'Augellino belverde

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Scena settima

 

Uccel belverde, che discende con un fiaschetto, e con un pane, e detta.

 

AUGELLINO

Ninetta, frena il pianto; forse non è lontano

il fin delle miserie del sepolcro inumano.

NINETTA

Come? L'Augel belverde, che ragiona?

AUGELLINO

Non istupir Ninetta, se dopo diciott'anni

sol oggi teco parlo per scemarti gli affanni.

Se tu di re sei figlia, e fosti melarancia,

sai, che non è impossibile il cambiar d'una guancia.

Io son di re figliuolo, e nell'età piú verde

fui cambiato da un orco in Augellin belverde.

Sta la nostra fortuna, la nostra sorte ria

in man di Barbarina, tua figlia, e amante mia;

ma oh quante dure imprese, quanti orridi, indiscreti

stan sulle nostre vite inumani decreti!

NINETTA

O caro Augel, mi narra, e qual mia colpa

mi tien sepolta in questa immonda stanza?

Ch'è del mio sposo, e de' miei cari figli?

AUGELLINO

L'odio di Tartagliona è la tua colpa solo.

T'ha accusata d'adultera a Tartaglia, figliuolo;

in cambio di due figli, scrisse al re, tuo marito,

che un mufferle, e una mufferla avevi partorito:

lo sposo, rea credendoti, rimise con un foglio

le cose a Tartagliona, piú dura d'uno scoglio.

La vecchia crudelmente ti fece seppellire:

commise, che i due parti si facesser morire.

I figli non son morti; n'ebbe compassione

il veneto pietoso, il vecchio Pantalone.

Van sconosciuti errando, quai bastardi in rovina;

l'uno si chiama Renzo, e l'altra Barbarina.

Spera, Ninetta, spera; ma aggiungi alla speranza

calde preghiere a' numi per l'ammorbata stanza.

Se i tuoi gemelli vincono i perigli tremendi,

tu dall'immonda fossa l'usato trono ascendi;

perisce Tartagliona; io lascio queste spoglie,

se Barbarina è forte, e la prendo per moglie.

Ma, oh Dio, ch'io son forzato ad esserle avversario.

Ninetta, piú non dico; ti volgo il taffanario

(rialzasi, ed entra).

NINETTA

Mente, resisti; ahi, le gran cose intesi!

Prendiamo il cibo, e preci al ciel si mandino.

Se dopo diciott'anni di sepolcro

trovo d'uscir la via,

storia non v'è, che superi la mia (si chiude).

 

 

 




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