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Carlo Gozzi
L'Augellino belverde

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ATTO TERZO

Scena prima

 

 

Brighella, e Tartagliona.

 

BRIGHELLA

Fronte crespa, u' mirando io mi scoloro,

dove spunta i suoi strali amore, e morte

TARTAGLIONA

Deh, poeta, mi dí; questo palagio,

che si risplende in maestosa mole,

e di ricchezza questa reggia avanza,

come mai nacque in una sola notte?

BRIGHELLA

Regina, del mio cor parte piú cara,

io tutto so, ma per destin fatale

è la mia lingua in ciò schiava de' superi.

TARTAGLIONA

Per quanto le mie grazie hanno in te forza,

narrami almen, chi sien gli abitatori.

BRIGHELLA

Occhi di perle, vaghi, luci torte,

io tutto so, ma dirtelo non posso.

Solo dirò, che del palagio altero

gli abitatori a rovinar son giunti

quelle labbra di latte, quelle ciglia

rare, di bianca neve, e i quondam petti.

TARTAGLIONA

Ah, lascia, lascia il favellar oscuro;

tutto spera da me; ma, deh, m'addita,

come rovinar possa, chi procura

di rovinarmi; in te solo confido.

BRIGHELLA

Maestà, delizia del mio estro poetico, prima de tutto, e per tutto quello, che pol nascer, la consegio a far el so testamento, e a no desmentegarse de beneficiar chi ghe vol ben, e che pol immortalar el so nome con un poema superior al rugginoso dente del tempo, e alle critiche, figlie della caliginosa invidia.

TARTAGLIONA

Deh, non mi funestar; sono ancor fresca.

Pensa a salvarmi, e a celebrarmi in vita.

BRIGHELLA (a parte) (L'è dura sul testamento sta redodese). Ghe parlo fora dei denti, con verità contraria all'istinto poetico; xe difficile el poderla salvar dalle rovine, che ghe sta sora la testa. Tuttavia la me ascolta ben. I abitatori de quel palazzo xe un zovenetto, e una zovenetta, fradello, e sorella, i quali, prima de deventar ricchi, gera do pitocchi, filosofi per la vita; adesso che in tuna notte i xe deventai ricchi a martelletto, i ha perso la tramontana della filosofia, e i gha in testa tutta la vanità, e le debolezze, che pol aver per esempio, una lavandera, sposada da un conte, un dazier fortunà, che ghe vada tutto a seconda, e tutti quelli, che s'ha trovà ricchi senza far fadiga. No i pol soffrir, che ghe sia rimproverà gnente, che ghe manca gnente, de no superar tutti in tutto. Per sta strada se deve tentar la so distruzion.

TARTAGLIONA Dimmi piú oltre; io ben saprò ubbidirti.

BRIGHELLA Maestà fatal al mio cuor, ella sa quanto mortal sia l'impresa dell'acquisto del pomo, che canta, e dell'acqua d'oro, che sona, e balla, oggetti poco fora della città, posseduti dalla Fada Serpentina.

TARTAGLIONA So, che funesto è il luogo; e che per questo?

BRIGHELLA Bisogna donca, che la procura de veder la zovenetta, che abita in quel palazzo, la qual za ha perso la traccia della filosofia, e xe deventada el tipo della vanità, e basterà schizzarghe in tel stomego ste quattro parole tremende. La me ascolta ben.

Voi siete bella assai; ma piú bella sareste,

s'un de' pomi, che cantano, in una mano aveste.

TARTAGLIONA Voi siete bella... ec. (replica).

BRIGHELLA Bravissima! E dopo sbararghe st'altra bisinella.

Figlia, voi siete bella; ma piú bella sareste,

s'acqua, che suona, e balla, nell'altra mano aveste.

TARTAGLIONA Figlia, voi siete bella... ec. (replica).

BRIGHELLA Soavissimamente! Da ste parole la vederà un effetto mirabile. Bisogna conoscer el cuor uman nelle varie circostanze ec. Con ste parole i abitatori de quel palazzo xe rovinai, e, se queste no basterà, gho un altro colpo sicuro.

TARTAGLIONA Tentiam l'impresa; al tuo consiglio io cedo.

BRIGHELLA Se fazza tutto quel, che se pol, per prolongar la vita a sta graziosa antigaia; ma, se no la redugo a far testamento con un item favorevole, cosa me giova l'apollinea fronda, la direzion profonda, la fiamma, che m'innonda?

Lasso! Non di diamante, ma di vetro

veggio di man cadermi ogni speranza (entra).

 

 

 




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