Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Carlo Gozzi L'Augellino belverde IntraText CT - Lettura del testo |
Scena terza
Smeraldina, e Barbarina.
SMERALDINA (di dentro gridando)
Eh, lasciatemi entrar; che impertinenza!
Sono ormai stanca. Preghi, ambasciatori,
memoriali, tornate; uh quante storie!
BARBARINA
Chi è di là?
SMERALDINA (entrando)
È il diavol, che ti porti.
BARBARINA
Temeraria! Sfacciata! Olà, staffieri,
chi v'insegnò a servir? Come si lasciano
penetrare i pitocchi alle mie stanze?
SMERALDINA
Eh, pazzarella, frasca, in questa forma
chi t'ha allevata, chi ti diè la vita,
accetti in casa tua? Quanti momenti son,
che non sei pitocca, com'io sono?
BARBARINA
Arrogante! Non piú; frena la lingua;
rispetta l'esser mio; non inoltrarti.
Ti conosco, infelice, e sovvenirti
Voglio con doni, pur che t'allontani
da queste soglie, anzi dalla cittade.
La tua presenza in me risveglia idee,
che amareggian lo spirto. Olà, miei servi...
SMERALDINA
Ah, fraschetta, pettegola, smorfiosa,
madama fricandò, che credi? Forse
di pormi soggezion? T'ho dato il latte,
t'ho schiaffeggiata mille volte, ed ora
credi, che avrò paura? Io son qui giunta,
non per le tue ricchezze, ma l'amore
m'ha trascinata; ad onta dello sgarbo,
con cui m'abbandonasti, io non potei
trattenere il trasporto, e, appena seppi,
che sei qui, che sei ricca, corsi tosto
per rallegrarmi delle tue fortune,
e non per amor proprio (il ciel mi fulmini).
Cioè perch'amo te... cioè... vo' dire...
Sia maledetto l'amor proprio...In somma
io son qui per baciarti, e non vo' nulla.
Cara, quanto mi piaci! Sei pur bella
cosí vestita. Il ciel ti benedica.
Ah, convien, ch'io ti baci, ch'io ti mangi
(vuol abbracciarla con impeto).
BARBARINA (respingendola)
Ma, viva il ciel, qual confidenza è questa?
Miei servi, dico (qui un servo). Incauti! Qui recate
tosto una borsa d'oro, ed a costei
si consegni, e si scacci
(servo entra con inchino).
SMERALDINA
Barbarina,
tu scherzi, è ver? Non mi farai l'affronto
di scacciarmi da te. Sospetti in seno
non averai, dopo sí lungo tempo
che mi conosci, e le azion mie conosci,
che interesse mi muova, e ch'io qui venga
per altro amor, che delle due persone
col mio sangue allevate, e con le quali,
come lor madre, vissi, ed ebbi care
(qui il servo con la borsa).
BARBARINA (ironica)
Prendi, prendi quell'oro. L'amor tuo
so, che ammorzerà dentro quell'oro.
Or risarcita sei de' tuoi gran merti.
Parti, né ardir di piú venirmi innanzi;
che stomachevol cosa è il rimirarti.
SMERALDINA (da sé)
(Oimè, che sento! E pur non so staccarmi).
Barbarina, t'inganni; io spero ancora,
che non discaccerai fuor del tuo albergo
chi per semplice amor, per diciott'anni,
t'allevò dentro al suo; chi non ha colpa,
se discacciata fosti; chi non fece
altro, che lagrimar di tua partenza (piangente).
BARBARINA (a parte)
(Costei m'intenerisce, ed amareggia
lo spirto mio, non atto a soffrir noie).
Prendi quell'oro, Smeraldina, e parti.
La tua presenza, il favellar con modi,
troppo confidenziali, mi disgusta.
Servo, dal guardo mio costei si levi
a forza; al suo tugurio sia condotta;
le si rechi la borsa; ivi si lasci
(il servo vuol prender Smeraldina per un braccio).
Ah, no, servo, pietà. Figlia, se troppa
confidenza mi presi, umil vi chiedo
un benigno perdon. Cambierò modi
di favellar. Non piú, come a me uguale,
vi parlerò. Come signora mia
vi rispetterò sempre. Io non ho core
di staccarmi da voi. Tra i vostri servi
la piú vil serva riputar mi voglio,
pur ch'io resti con voi. Di tutti gli altri
i rifiuti, gli avanzi disprezzati
saran mio cibo. Io sono troppo avvezza
a conviver con voi; troppo è l'amore,
che per voi presi, e pel fratello vostro,
forse piú fedel serva, e piú amorosa
sarò di tutte l'altre. E, se risolta
siete a scacciarmi, almen mi concedete,
che parta miserabil, come venni;
tenetevi il vostr'oro. In questo albergo
materno amor mi trasse, tenerezza
per due del latte mio, delle mie cure
ingrati figli, e non ricchezze, ed oro (piange).
BARBARINA (da sé)
(Qual forza ha mai semplicità d'affetti,
tenere espression, sul core umano!
Tanto disse costei, che mi ridusse
ad aver piú ribrezzo a discacciarla,
che a trattenerla. Il minor peso al core
dunque s'elegga). Smeraldina, resta;
meco starai, ma le passate cose
mai non rammemorar. Il rammentarle
rimprovero mi sembra, e fa, ch'io t'odio.
Guardami qual'or son, non qual fui teco,
s'esser sofferta vuoi. Seguimi, e taci (entra).
SMERALDINA
Questa è quella filosofa, che andava
ieri per legna al bosco, ed oggi!... Basta.
Seco volea restar, perché l'adoro
e seco resto alfin; del tacer poi
ci proveremo; ma non sarà nulla.
Non la conosco piú. Quanta superbia!
Chi diavol l'ha arricchita in questa forma?
Io non vorrei, che questa frasconcella...
Forse qualche milord... ma saprò tutto (entra).