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Giuseppe Rovani Cento anni IntraText CT - Lettura del testo |
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I Il giorno dopo (e correva la prima metà del mese di giugno, del che non a caso facciamo avvertito il lettore) il Galantino ritornò, com'è naturale, a quella sua vedetta. Ritornò, ma non uscì sul balcone, bensì stette nascosto dietro le griglie. Per quanto ei fosse fiducioso di sè e della propria avvenenza, e fosse reso baldo dalle molte e continue e facili sue vittorie, pure non avrebbe saputo giurare a se stesso d'aver fatto nella fanciulla quella profonda impressione, da cui dovesse poi prorompere la necessità d'una corrispondenza. Era ingegnoso e acuto, lo abbiam detto cento volte, e conoceva le anomalie dei cuori femminili; ma d'altra parte, nella interminabil lista delle sue avventure, non ancora era comparsa una figura sì giovane, sì olezzante di fragranza virginea. Era quella la prima volta ch'ei trovavasi al cospetto d'una innocenza tanto pura, mentre egli era di tanto più provetto di lei, che avrebbe potuto essere suo padre. E congetturava che l'innocenza può parere audace, può sembrar perfino d'esprimere desideri non puri, e ciò per l'eccesso appunto della illibatezza, la quale procede spensierata e confidente; e pensava che poteva essersi ingannato, e l'apparizione repentina della fanciulla e la repentina sua scomparsa riuscirne una prova fedele. Però disse tra sè, quando si pose ad aspettare in silenzio dietro le griglie: - Se ella oggi ritorna, allora non c'è dubbio, sarà quel che sarà, e nessuno m'incolpi se farò quel che sarò per fare. Se poi non ritorna... E la fanciulla Ada ritornò e s'affacciò: s'affacciò e si ritrasse, per affacciarsi e ritrarsi ancora, come fa la capriuola che, irresoluta, sporge la testa dalla rupe, quasi odorando il vento se gli porta rumor di cacciatori, e fugge precipitosa, per ritornar tosto a rigirar l'occhio sospettoso finchè, rassicurata, spicca il salto e procede. E anche Ada ritornò là, e girato l'occhio intorno e non vedendo nessuno, si fermò e alzò lentamente lo sguardo al balcone poco discosto lasciandovelo riposare a lungo, e quasi dimenticandolo su di esso, assorta in una immobile contemplazione! Oh divino spettacolo della giovinezza, della beltà e della innocenza! Oh spettacolo doloroso della tentazione, che sorge lenta lenta, e inavvertita si associa a così dolci compagne! O voi che avete i cuori fatti d'agata, e dal gelo del sangue vi fu reso arcigno e spietato il giudizio, non vogliate abborrire in anticipazione, quasi fosse una figliuola del diavolo, questa leggiadra figura che, senza sua colpa, portò dalla natura strani fervori nel sangue. Costei, credo bene di dirvelo anche a costo di prevenire gli eventi, perchè se avete degli odj a usufruttare, ne scagliate altrove il veleno; costei, pur attraverso a un doloroso tramite di pericoli, è predestinata alla sincera virtù, se la virtù sta nel far violenza a se stessi, e non nel portarne la maschera senza volere il vero bene, anzi senza nemmeno comprenderlo. Questo sia detto senza andare in collera, perchè non veniate a turbarci coi vostri obliqui affanni, o lividi farisei, e coi sospetti di chi non vede che colpa e maledizione in ogni spontanea effervescenza dell'affetto. Or continuando, il Suardi uscì sul balcone, e contemporaneamente alla sua comparsa gettò una carta entro alla finestra, dove Ada stava in contemplazione; ed ella, arrossendo, ancora si ritirò, raccogliendo però la carta, nella quale era quel fiore, quel fiore che noi l'abbiam già vista a levare di sotto alla tela del guanciale del suo lettuccio collegiale, ed a fiutarlo, coll'olfatto, diremo, dell'anima. Allora il Suardi si tenne certo di essere rimasto nel cuore della fanciulla, e su tale certezza ordì un disegno che mai non gli era venuto in mente sino a quel punto. E, uscito di là, e recatosi alla sua casa civile in Pantano, mandò, senza perder tempo, un suo uomo di studio a cercare dell'ortolano del monastero di San Filippo, con ordine che gli desse qualche danaro a persuadergli d'andare a lui, quando per caso si fosse mostrato restìo. Ma l'uomo di studio si portò bene, e l'ortolano, senza farsi troppo pregare, si accompagnò con esso, e venne alla presenza del Suardi, nel suo gabinetto segreto. - Oh bravo! così disse il Suardi seduto all'ortolano che stava in piedi, quando l'uomo di studio uscì dal gabinetto; ti ringrazio dell'essere stato così sollecito. Ma prima di tutto... ti piace il vin di Cipro? - Per dire che mi piace penso che bisogna aver buona memoria. Me ne ha dato un bicchiere tre anni fa il cameriere della marchesa Ottoboni, quando portai in quella casa un mazzo di fiori, nell'occasione che si faceva sposa la marchesina ch'era stata educata in convento. - Rinfresca dunque la memoria e riscalda lo stomaco con questo. - Obbligato alle sue grazie... buono! Ma ora posso sapere per cosa vossignoria mi ha fatto chiamare? - Dimmi un po', il mio uomo, sei tu ammogliato? - Mancherebbe anche questa, caro signore, con quella miseria di salario che si ha in convento. È già molto se posso provvedere a me e alla mia vecchia madre. Per la moglie e per i figliuoli non c'è posto davvero. - Guarda mo, il mio uomo, io credevo che tu stessi benissimo colà... perchè conosco molti altri ortolani e giardinieri che hanno il tuo e poi ancora il tuo. Ma come va dunque la cosa? - Come vada ora lo so io... come è andata una volta non lo so... Ma pare che non si sia pensato all'ortolano, quando si fondò il monastero... Tanto che la dama conservatrice mi dà qualche cosa del suo... e del resto vivo d'incerti che capitano quando capitano; e se mai dà il caso d'un'annata in cui le educande non escano in molte dal convento, per ritornare, fatte grandi e brave nelle loro famiglie, non c'è nemmeno il pretesto di far loro qualche bel regalo coi fiori del giardino che è il solo mio vantaggio, dal momento che, non per superbia, ma son più giardiniere che ortolano, ed è questa ancora una fortuna; perchè fagiuoli, cavoli, carote e cipolle van tutte a finire nella cucina del convento, dove il cuoco par che mangi anche la parte delle reverende e delle educande. - Quand'è così, va benone. La mia paura era che colà tu stessi troppo bene. - Perchè, per una villa che ho in Brianza, ho bisogno di un giardiniere, ma di un bravo giardiniere. Io lo pagherei bene. Oltre a ciò avrebbe i proventi dell'ortaglia per lui, e le mance de' mazzi di fiori che di tanto in tanto si mandano a regalare alle belle che escono a villeggiare. Io t'ho visto, e mi sei parso il mio uomo. Non vecchio, non giovane, buone spalle, cera lustra, occhio furbo ma galantuomo. E allora potresti prendere anche moglie. Scommetto che più di una volta t'è venuto il ghiribizzo di prender moglie... - Io non ischerzo, il mio uomo. Ma se ti piacciono i patti, domani o dopo esci in campagna con me... ed oggi, anzi adesso, prima che tu esca di qui, ti do, a titolo di caparra, una mezza dozzina di zecchini. Ti piacciono i zecchini? - Più ancora del vin di Cipro. - Dunque ci stai? - Ci sto. - Ecco i zecchini. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei. Va bene? E licenziò l'ortolano; nè per quel dì gli disse altro; ch'ella è astuzia antica e greca il non parlar mai in sulle prime della cosa che più importa. Intanto il giorno successivo, all'ora consueta, il Suardi fu al balcone consueto, o, per dir meglio, stette ancora nascosto, per vedere se la fanciulla ricompariva, e per non darle soggezione, quando mai ricomparisse. E Ada ricomparve, e si fermò, e il Galantino le rivolse una parola, una parola vaga e insignificante, tanto per provar la voce; e Ada rispose una parola anche essa, ma non intera; e soltanto per far sentir la voce; una voce di mezzo-contralto vellutata, la quale compì l'opera, mettendo alla massima bollitura il sangue di Galantino. E in quel dì stesso egli fece chiamare di nuovo l'ortolano del convento, e: - Senti, gli disse, prima che ce n'andiamo in campagna, ho bisogno che tu mi faccia un piacere. - Vossignoria non ha che a comandarmi. - Prima di tutto, hai tu accesso libero in convento? - Già s'intende, sino ad un certo punto. Ma fin dove, per esempio? - In cucina, in legnaja, in cantina... e qualche volta, quando le monache sono in refettorio o in giardino, si va a far pulizia ne' dormitoj; e quando le ragazze sono a letto, si va a farla in refettorio. - Sei tu solo a far questo? - Io e il facchino del convento. - Ma va benone. Or vedi che si ha a fare. Vieni intanto con me. E l'ortolano seguì il Suardi in un camerone terreno. - Vedo e sento. È un tale odor di tabacco che si starnuta anche senza annasare. - Ebbene, ho bisogno che tutta questa roba, già non è poi gran cosa, tu la distribuisca, un po' per giorno, in molte parti del convento, in quelle parti che sono fuori della vista giornaliera. - Oh... questo è impossibile. - Per chi ha buona volontà non c'è niente di impossibile. - Anche questo può esser vero... ma... - Che ma? - Vossignoria sa cosa c'è di nuovo. - Vuoi tu che non lo sappia? Sono uno di quelli che hanno fatta la legge. - Capisco. - Non c'è dunque per me nessun pericolo a contravvenirvi. - Per vossignoria, no; ma per quelle del convento... - Ma sei forse innamorato delle monache? - Io? oh!... - Lascia dunque andare, e piglia questi due zecchini che cogli altri faranno otto... Finita la cosa, te ne darò altri quattro, e così faranno dodici. Trovami fuori or tu un ortolano in tutto il Ducato che in ventiquattro ore guadagni dodici zecchini. - A far l'ortolano, no; ma nemmeno io ci riesco, perchè mi pare ch'oggi non si tratti nè di cipolle nè di lattughe. - Dunque... - Eh... basta... quando si tratta di cambiar stato, si può fare un tiro anche alle monache. - Sicchè? - Sicchè... se vossignoria ha altri affari a cui pensare, ci pensi pure... che in quanto a questo è bell'e spicciato. - L'ho detto io. Cera lustra, occhio furbo e galantuomo. - Furbo sì... galantuomo non si può sempre viver sicuri di esserlo... - Va là, va là... e non farmi lo scrupoloso, chè son tutte inezie, e già non si ha a far male a nessuno. Del resto, fatta la cosa, tu viaggi in collina, e un altro verrà al tuo posto. Anzi, dovresti pensare fin d'ora al sostituto. - Oh non occorre pensarci. Ci sono aspiranti a trentine, chè tutti credono che il convento ingrassi e l'orto delle monache sia un bel zapparlo... - Ah furbo che tu sei... dunque siamo intesi. Ora per non trarre il lettore per le lunghe, gli basti sapere che, siccome il Suardi volle, così venne fatto; chè l'ortolano distribuì il tabacco tanto equabilmente in tutte le parti del convento, che non ne andarono senza nè il refettorio nè i dormitoj. E il lettore durerebbe fatica a prestar fede a questo, se non lo avessimo informato appuntino degli abusi e delle enormezze ribalde che si commettevano in Milano per mettere i cittadini in contravvenzione rispetto al nuovo editto sulla Ferma. Nè soltanto si faceva entrar di soppiatto il tabacco nelle case de' gran signori e dovunque si presentava una facile occasione, o un servo venale o un portinajo più venale ancora che facesse il manutengolo; ma ne' giardini si buttavan da' muricciuoli di cinta anche sacchetti di sale, onde poter così gettar la colpa sul padrone di casa, sul prevosto della parrocchia, sul priore del convento: perchè la voracità de' fermieri s'era diffusa a tutta la folla de' loro satelliti, i quali, anche senza averne il comando, commettevano inaudite nefandità per intascare le quote che loro eran dovute sulla esazione delle multe; e, sovente ancora, per altri fini indiretti che sapevano iniquamente dissimulare sotto colore di dover fare inesorabili perquisizioni nelle interne dimore; delle quali esorbitanze or appunto ci porse un saggio il Galantino. Ma che intenzioni aveva egli? ma perchè, sotto pretesto di frugare onde cercare il tabacco di contrabbando, aveva pensato di mandar volpi e faine nell'ovile intemerato? Questo è ciò che vedremo in seguito. Intanto ci convien recarci in casa di donna Paola, negli appartamenti del suo figlio maggiore, di quel Guglielmo lord Crall che noi abbiamo già visto a venir di gran trotto per via Nuova, verso le parti appunto del monastero di San Filippo. E ci convien far la sua conoscenza intima, perchè non dobbiamo attenderci cose indifferenti da questo bel giovane biondo, costituito dalla duplice natura d'italiano e d'inglese, nato da genitori di tempra fuor dell'ordine comune, caldo di mente, caldo di cuore, scolaro di Parini, lettore di Rousseau, entusiasta, misantropo, che dovea presentire quella melanconia destinata dal secolo a certi spiriti eccezionali, donde poi scaturì il concetto del Werther di Goethe, e quella che si potrebbe chiamare la moda del suicidio.
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