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Giuseppe Rovani
Cento anni

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  • LIBRO SETTIMO
    • III
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III

- Bello eh?... disse ironicamente il segretario Cesare Larghi, il celebre villottista, alla figlia maggiore della contessa Marliani che somigliava alla madre.

- Altro che bello, bellissimo... rispondeva la contessina; guardate il marchese Sannazzaro e don Glicerino Brebbìa che figura fanno, cavalcando poco discosti da lui.

- Io scommetto, entrava a dire una assai matura dama, la quale era però stata molto giovane e molto bella, e s'era giovata troppo bene e della gioventù e della bellezza; io scommetto che venne fatto uno sbaglio o dalle comari o dalle balie, e che colui fu tramutato in cuna con qualchedun altro... perchè il sangue sopraffino si conosce alla sua pelle. Guardate il conte V... che gli passa accosto galoppando... Chi venisse oggi a Milano per la prima volta, e non sapesse niente di niente, come mai potrebbe dire che colui è un grande di Spagna, a dispetto di tutto quell'oro... e che il Galantino è quello che è?

- Sapete cosa c'è di nuovo, cara contessa?

- Sentiamo.

- C'è di nuovo che tanto il conte V... quanto il Sannazzaro e don Glicerino e il conte Alberico che vedo laggiù e gli altri, farebbero assai bene a studiare un certo epigramma che so io, e a metterlo in pratica, già s'intende colle opportune varianti...

- Sentiamo l'epigramma...

- Scusate se vi richiamo un nome che puzza di scandalo... ma chi non ha conosciuto la Valaperta?...

La dama torse il viso con un lezio della bocca che significava schifo e ribrezzo...

- Eh, non occorre che mi facciate quel viso, amabile contessa. Ma volere o non volere, se la Valaperta girò da una mano all'altra per vent'anni e su tutte le piazze come una cambiale tempestata di accetto e di firme; ciò non vuol dire che non fosse molto bella e in ultimo molto ricca, e che scarrozzasse su e giù per di qui e per il corso di via Marina con gran treno e livree rosse...; ma un bel giorno si videro scritte su tutte le cantonate della città queste parole chiare e tonde:

La Valaperta infame

Oggi trionfa in cocchio.....

Andate a piedi, o dame.

E l'epigramma fu così efficace, che una grida, con minaccia di multa e prigionia e corda, non poteva essere eseguita più puntualmente; tanto che per una quindicina di giorni non si videro più carrozze al corso, dame in volta... e la Valaperta, vedutasi sola e saputa la congiura, lasciò Milano e sparì... Ecco dunque quel che dovrebbero fare questi cavalierini sciocchi...

- Scusate, ma se le dame avevano ragione, i cavalieri avrebbero torto; credereste forse voi che, scomparendo i cavalieri, il Galantino volesse scomparire per puntiglio?...

- Per puntiglio, no certo... non è un uomo tanto sottile di pelle. Tuttavia la ribalderia scornata in pubblico farebbe sempre il suo buon effetto...

- Caro il mio Larghi, entrava a dire il Londonio pittore, non è troppo facile a scornare la ribalderia quando mette gli speroni e va a cavallo; e cavalca meglio della virtù....

- Vi prego di andare adagio colla virtù, faceva osservare il Parini, perchè non mi pare che nel conte V..., per esempio, e nel conte Alberico F... e nel principe B... ella abbia dei rappresentanti troppo legittimi. Quando si nasce sul materasso trapuntato di zecchini, a non commettere ladrerie e trufferie non occorre di essere sant'Ambrogio, san Carlo...

- Sono anch'io del vostro parere... ma giacchè si parlava di scornare i ribaldi... io li ho ben tratti nell'agguato l'altro jeri... e senza pigliar le cose sul serio... anzi...

Il vecchio Galmini, amicissimo di Londonio, proruppe in una risata a queste parole, soggiungendo poi:

- Questo l'ha proprio trovata fuori di conio; e dimostrò l'inutilità delle dimostrazioni in pubblico... e la sciocchezza dell'astenersi dal piacere di tirar tabacco per farla ai fermieri.

- Ma cos'ha fatto? dissero molti ad una voce, cos'ha fatto?... qualcuna delle sue, già m'immagino... Orsù, raccontate...

- Ma non san nulla... lor signori?...

- Davvero che è stata bella, diceva il Larghi, ma non tutti hanno il coraggio e la vena e il buon tempo di questo bel matto qui...

- Raccontate dunque...

- Ma io stupisco, diceva il Londonio, che non se ne sappia ancora niente... Però m'accorgo che quelli stessi che furono presi in trappola sono andati d'accordo nel non lamentarsi in pubblico... Ah ah ah!!

- Sentiamo dunque...

- Care damine gentili... abbiano pazienza, ma non son cose da dire a loro... I loro nasi ne soffrirebbero più che i loro cuori; e altro che canfora ci vorrebbe...

Ma continuando il Galmini a sganasciarsi dal ridere, cresceva nelle dame la volontà di ascoltare, mentre il Londonio si faceva serio, di quella serietà comica che mette il buon umore negli astanti, e accennava di non rompere il silenzio.

- Suvvia, dunque, parlate...

- Ma e poi, se mi fan mettere alla porta?

- Non lo faremo.

- E poi, se venendo per far loro una visita, ordineranno ai servi di dirmi che non sono in casa?

- Non lo faremo.

- E poi, se non permetteranno mai più ch'io parli alla loro presenza?...

- Lo permetteremo sempre.

- Sempre?

- Sì.

- Lo promettono?

- Lo promettiamo.

- Ebbene... si tratta di...

E tutte le dame, a sentir la parola che noi non vogliamo trascrivere, ma che uscì dalla bocca di Londonio, fuggirono chi in un lato, chi in un altro della sala, gridando ad una voce: Uh!...

- Or basta così, disse allora seriissima la marchesa Ottoboni, ma nascondendo i guizzi del riso sotto a muscoli protesi a gravità. Basta così...

- Adesso poi, mi permetta, marchesa, ma voglio andare innanzi io... Sappiano dunque che lunedì, la direzione dell'ufficio della Ferma generale ricevette una lettera anonima, che io naturalmente avevo letto prima che fosse ricapitata. Nella qual lettera era fatta la denuncia "Qualmente che in casa del pittore Londonio fosse nascosta una quantità considerevole di tabacco da naso, tabacco di Spagna di prima qualità... e che era nascosta nei tali e tali luoghi..." Ora la lettera anonima fece presa... e tanto, che nell'ora in cui si stava a tavola, tre commissarj della Ferma, due tenenti della giunta, due bargelli del capitano di giustizia si presentano al portinajo di casa, il quale tutto scalmanato entra e dice: - È qui la forza... coll'ordine di fare una perquisizione in tutti i locali della casa... - Or viene il buono. Dietro la scorta di una carta che avevano tra mano, si dirigono a luogo sicuro... e in un sottoscala vicino al mio studio trovano una dozzina di boette, o almeno d'involti che a loro pareano boette forestiere; e insieme con quelle tre grandi vasi coperti; e dal sottoscala passando in giardino trovano altre boette e altri vasi in un ripostiglio del corridojo... e così altrove. Scoperto il corpo del delitto, fatta portar penna, carta e calamajo, due de' commissarj della Ferma e un tenente della giunta si accingono a stendere il processo verbale... ma prima, a constatare la qualità del tabacco, que' tre personaggi gravi, arcigni, terribili, fatto scoperchiare un vaso, immergono le loro sei dita contemporaneamente come se facessero l'esercizio, portando poi ciascuno le due dita al loro naso magistrale; se non che, pur contemporaneamente, si guardarono in faccia con un tale scontorcimento del viso e tali smorfie strane, che per quanto io fossi preparato, non potei trattenere gli scoppj del ridere... Allora... quei tre minossi, compromessi nel decoro, proruppero in basse villanie contro di me... ma io intimai loro il rispetto alla casa altrui, mentre li invitava a spiegarmi il motivo della loro venuta... E così, dopo molto tempestare, dovettero partire scornati; chè in conclusione non era tabacco, ma fimo polverizzato di stambecco e di bue e di cavallo, ecc., ecc., e quei signori credo che avranno dovuto consumar molto ranno e sapone per lavarsi le mani, e purgare le narici autorevoli. Del resto, la cosa mi pare che abbia fatto un cert'effetto... perchè è da tre giorni che non si sente a parlare di perquisizioni domiciliari.

Così parlò il Londonio, tra il riso mal celato delle dame permalose e curiose; e noi lo abbiamo lasciato dire perchè il lettore sapesse un fatto che, propalato allora dal Londonio stesso, menò rumore per tutto il Ducato. Del rimanente, quando mai avessimo offesa la delicatezza squisita de' nostri lettori, la colpa non è nostra, se dovendo porre in iscena la vena epigrammatica del pittor Londonio, il quale fece tanto ridere il suo secolo, non abbiam potuto far peccare quest'uomo per abuso di acque nanfe, mentre fu una sua abitudine costante il non lasciar mancare mai l'odor d'ammoniaca negli intingoli delle sue incessanti celie, che mettevano di buon umore anche le dame più accigliate.

 




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