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Giuseppe Rovani
Cento anni

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  • LIBRO SETTIMO
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Quelle grida, quello scoppio di fucile giunsero fino al dormitorio delle maggiori educande, dove i commessi della Ferma avevano già trovato, lungo il cornicione che lo rigirava, buon numero di boette di tabacco, con gran meraviglia delle tre suore vegliarde che assistevano, dichiarando ad ogni minuto la loro assoluta ignoranza di quella contravvenzione; e le grida e la detonazione inaspettata colpirono di vario stupore i commissarj, le monache e il Baroggi, che, senza dir parola, uscì e discese precipitoso nel cortile. Accorreva in quel punto la vecchia portinaja, accorreva una delle due guardie state collocate ai lati della porta del monastero. Sotto l'androne della porta si sentiva un crescente frastuono, in mezzo al quale spiccavano voci d'ira veementissime; e quasi contemporaneamente fu invaso il cortile dalla folla. Il Baroggi stupefatto si guardò intorno e cercò la via dell'ortaglia che gli era nota, e, quando fu in quella, vide una fanciulla che fuggiva seguita da un'altra che cercava trattenerla. Egli credeva che Ada si fosse già recata nell'ortaglia, ma la ravvisò in quella che affannata correva precipitosa, quasi si schermisse dall'altra, e la raggiunse.

- Siete la signora Ada, disse quando le fu presso. Suvvia, affrettatevi. Un gran precipizio vi sta sopra. Ma chi è costei?

L'Ada e la Crivello non parlavano. Allora il Baroggi prese la prima per mano e la trasse con .

- Che tentate di fare? disse allora la Crivello.

- Zitto... voglio salvarla.

Allora la Crivello afferrò con quanta forza aveva la veste dell'amica. Questa tentò sciogliersi, esclamando sommessa: - Deh lasciami, per carita! Ma la Crivello si avvinghiò ad Ada con invincibile tenacità, e:

- Bada a te, diceva, la mia povera Ada. Ma, intanto, l'una fuggendo, l'altra trattenendo, il terzo inseguendo, eran tutti pervenuti nell'ortaglia. Una voce maschile fu udita in quel punto. Il Baroggi la riconobbe; Ada ne trasalì.

- Sei tu? ripeteva quella voce: era il Suardi.

- Son io, rispondeva il Baroggi.

- Or che avvenne di Ada?

- Zitto. Ella è qui; e il Baroggi, non sapendo che fare, giacchè la fanciulla a lui ignota teneva strettamente abbracciata Ada, le prese ambedue in un fascio, e di peso le portò fino a quella parte del muro di cinta dove era un uscio. stava in piedi il Galantino, tra il muro e un'imposta semichiusa.

- Siete voi? esclamò allora il Baroggi, ecco qui. Ma sono due invece d'una sola. E dal peso mi pare che sieno svenute e l'una e l'altra.

- E che vuol dir ciò?

- Che quando si vuol strappare una rosa di furto e in fretta, due o tre se ne strappano in una volta, e si rovina l'arbusto. Ecco qui, ed or prendete, chiudete, mettetele in carrozza e via come il fulmine; se no va a succedere un gran precipizio.

- Ma che vuol dire che ho sentito un colpo di fucile?

- Vuol dire che la faccenda è seria più di quel che pare, e v'è un mistero che non comprendo... m a sostenete queste ragazze, e salite in carrozza, e sopratutto badate a non passare innanzi alla porta del convento. Il popolo par che sia uscito dai gangheri affatto, ed è penetrato in convento.

Il Galantino non rispose, prese in braccio quel fascio di due fanciulle, e quando fu per richiuder l'uscio di cui gli aveva data la chiave il ribaldo ortolano:

- Vieni anche tu, disse al Baroggi.

- Non sarà mai, rispose questi; il Baroggi non è mai fuggito innanzi al pericolo, e or vedo che si ha a menar le mani. Addio dunque, e se nella mischia si dovesse lasciarci la pelle... chi sa mai? fate che quella fanciulla non mi maledica... rispettatela e fatela felice... Poveretta!... Addio dunque.

Il Galantino non aggiunse verbo, e chiuse l'uscio del muro di cinta. Il Baroggi stette fermo un istante ancora a quel posto. Tese l'orecchio... e raccapricciò nell'udire una confusione di strilli femminili; e gli parevano ululati di naufraghe che si mescolassero al muggito di un mare tempestoso. Tese l'orecchio, e sentì il precipitoso trotto di due cavalli e il rumore di una carrozza. Allora volse gli occhi al cielo tutto stellato: - Oh Dio, esclamò, che mai feci? Oh povere ragazze! e ripetè la via dell'ortaglia desolato e cupo.

Allorchè poi dall'ortaglia ei mise piede entro il recinto del monastero, que' dieci o dodici campioni della frammassoneria che, seguiti da una densa onda di popolo, avevano forzata la porta del monastero e atterrata, anzi uccisa quella guardia che aveva lasciato partire il colpo d'archibugio, si trovarono dirimpetto alle guardie della Ferma, le quali, partito il Baroggi e sentito crescere il tumulto, erano discese a furia sotto il portico. Impegnatasi una fiera mischia, come se il cortile del monastero fosse un campo di battaglia, le monache e le fanciulle atterrite affacciandosi agli ingressi, fuggendo su e giù per le scale, attraversando i corridoj continuavano ad assordar l'aria di grida di spavento. Il Baroggi, vista quella scena e osservando i proprj compagni impigliati in quella lotta disuguale, chè il popolo ajutava gli assalitori, onde le guardie della Ferma erano percosse da tutte le parti, sentì il sangue salire alla testa, e cieco di furore, sfoderando la sciabola si fece largo tra il popolo, dando giù a dritta e sinistra; ma qual fu la sua meraviglia, quando si vide dirimpetto que' gentiluomini, dei quali conosceva alcuni che erano delle prime famiglie di Milano! I colpi erano corsi senza pietà, onde il sangue non mancava; vide cadere due dei proprj, vide atterrati tre degli avversarj. Ed egli, parando colla sciabola un colpo di spada che gli veniva calato dal giovine lord Crall, ch'ei conosceva benissimo:

- Ma che demonio v'ha inspirato? gridò. Che c'entrano le guardie della Ferma se adempiscono gli ordini della superiorità? Dovevate andare al palazzo dell'ammistrazione, se avevate senno e coraggio e...

E in quella si sentì gridare: "lasciate il passo, il passo, il passo." Poi una voce sgangherata che tuonava: "Fermi tutti, o vi faccio abbruciare in questo cortile a schioppettate."

Il popolo naturalmente fece ala. Due padri cappuccini entravano insieme con un grosso picchetto di soldati del reggimento Clerici, comandati da un tenente, che era quello che gridava stentoreamente.

Quella quarantina di soldati di milizia regolare, che i cappuccini, saputo lo scompiglio, erano andati a prendere alla vicina caserma di San Barnaba, circondarono le guardie assalite e i gentiluomini assalitori, e i colpi cessarono, se non cessò il sangue di scorrere. La folla che, allorquando i soldati fecero largo, ebbe teste e stomachi e ventri percossi e scompigliati spietatamente dai colpi di calcio, di necessità si fece più rada. Un po' di calma sottentrò al tafferuglio inaudito di prima, un po' di silenzio successe al frastuono che parve aver voluto far crollare le mura del monastero. Cinque uomini erano stesi sul selciato del cortile; in quel primo istante si ebbe tempo di vedere se erano morti o feriti.

- Che cosa dunque è stato tutto questo fracasso? domandò il tenente a quelli ch'eran accerchiati.

- Noi non possiamo saper nulla, rispose il Baroggi. Noi siamo qui per ordine della superiorità. E s'è scoperto molto tabacco proibito in convento. Ecco tutto. Cosa poi sien venuti a fare questi signori non si sa.

- Siamo venuti a far giustizia noi, gridò lord Crall, giacchè nessuno non sa più farla qui. Siamo venuti a dare un esempio, e a lasciare un segno che faccia risensare gli stolidi che hanno voluto sguinzagliar questa canaglia nell'asilo delle sante vergini. Ecco cos'è stato.

Il tenente del reggimento Clerici non rispose nulla al Baroggi, che nella sua qualità di soldato urbano al servizio della Ferma era tenuto in dispregio dagli ufficiali della milizia regolare; a lord Crall, che conosceva e stimava, ma al quale non poteva dar ragione, per la gran ragione che in faccia alla legge colui aveva torto. Soltanto si limitò a dire:

- Io non sono un auditore, un attuaro del Capitano di Giustizia, e non c'entro a metter parole in questa faccenda. Bensì è mio dovere di farli scortar tutti, illustrissimi signori, e di farli consegnare al Capitano di Giustizia per l'appunto. Mi rincresce che sia toccato a me un così odioso incarico. Ma lor signori farebbero lo stesso se fossero ne' miei panni.

- È giusto, disse lord Crall; e noi promettiamo di consegnarci al Capitano, e diamo perciò la nostra parola d'onore. Soltanto vi prego di prestare soccorso a questi carissimi miei amici che sono distesi per terra. L'uno è don Giorgio Porro, l'altro è un conte Rusca, quello , che mi par morto, è uno Stefano Pecchio.

I Frammassoni superstiti partirono poco dopo, seguiti alla lontana da una mano di soldati. Le guardie della Ferma, i commessi, il Baroggi uscirono anch'essi, con promessa di esser pronti alla chiamata del capitano.

I cinque stesi per terra, assistiti dai due cappuccini, vennero fatti porre su altrettante barelle, e trasportati nel loro convento.

Quella medesima notte nel palazzo del Capitano di Giustizia furono esaminati coloro che si consegnarono e fu steso il processo verbale, presente il signor tenente del reggimento Clerici, che nel processo, veduto da noi, è firmato tenente Angelo Birago di Casal Monferrato. Il processo reca anche i nomi degli accusati, e sono i seguenti: don Giorgio Brentani, Guglielmo lord Crall Pietra-Incisa, Gaspare Antolini avvocato, Carlambrogio Negri negoziante, Lorenzo Bruni professore di violino, Amilcare de Brème, Vincenzo Ghisalberti.

Nella medesima notte, uno dei due cappuccini accorsi al trambusto, per ordine della reverenda superiora del monastero di San Filippo Neri, riferì al Capitano, con nota scritta e firmata dalla madre priora e da tre suore maestre, come non s'eran più trovate in convento due tra le maggiori educande del monastero. Donna Giacoma Crivello dei marchesi Crivello, e donna Ada V..., figlia della contessa Clelia V..., tutelata, per esser assente la madre, da donna Paola Pietra-Incisa.

Il giomo dopo, tutta Milano, anzi tutto il Ducato, fu pieno di codesto avvenimento, e, com'è naturale, fu portato a cielo il coraggio di quelli che avevano affrontata la guardia della Ferma per dare un esempio solenne. Ma insieme colle grandi lodi e coi lamenti pel loro arresto, corse anche la voce che coloro erano frammassoni; perchè, ad onta che il cardine fondamentale della frammassoneria fosse il segreto, pure, nei tre periodi dell'esistenza di quella società in Milano, anche per testimonianza di molti vecchi che vivono oggi, il pubblico conosceva molti degli ascritti ad essa, ond'erano additati comunemente siccome oggetti di speciale osservanza, a dispetto del tanto raccomandato segreto. Se non che una tale notizia fu un lampo che suggerì al Suardi il modo di gettar la confusione nelle teste del pubblico e dell'autorità.

In quel stesso trovatosi insieme col Baroggi, dopo aver parlato molto di molte cose con esso lui, il Suardi, cacciandosi di tratto a ridere:

- Ma sai tu, disse, che quegli originali pare che siano stati pagati espressamente da noi?

- E in che modo?

- È presto capito. All'autorità ora è noto che coloro sono Frammassoni. Tu sai che se molti dicevano che la loro esistenza avea per iscopo la propagazione dei lumi e il vantaggio del popolo, altri assicuravano che celavano, sotto questa bella apparenza, fini turpi e disonesti. Or è facile far pendere tutti i sospetti da questa parte. A che sono venuti ad assalirci? per cogliere l'occasione di gettar lo scompiglio in tutti e trafugar due fanciulle. Va benissimo; ciò almeno par assai chiaro. Ma c'è di più; e un sospetto ne genera sempre degli altri. Sappi dunque, che quel lord Crall lo vedevo a galoppar di frequente nelle vicinanze del monastero. Ora ho pensato che potesse essere innamorato di Ada... e ciò è naturalissimo, essendosi egli trovato seco spesse volte nella casa della propria madre. Del resto, che ciò sia o non sia, non importa; basta che sembri, e che l'accusa lanciata contro lui d'aver tese le insidie per farla trafugare, abbia tutte le apparenze della verità... Una nota di tal genere, senza firma di nessuno, sta da qualche ora nelle mani del signor Capitano... Ah! ah! va benissimo... E a te, che ne pare? È bella sì o no? Ma davvero che la fortuna è la mia schiava più devota... e t'assicuro che darei del capo nel muro, quasi incredulo di così strana combinazione! Or che fai tu che stai così serio?

- La rete è lunga e larga, rispose il Baroggi, e ci siam dentro anche noi... e quella povera mia madre. Ah no, per Dio, che non c'è tanto da ridere.

- Sta tranquillo, Giulio, te l'ho già detto jeri: il mio blasone è la coda del diavolo in campo rosso.

 

 




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