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Quelle grida, quello scoppio di fucile giunsero fino al
dormitorio delle maggiori educande, dove i commessi della Ferma avevano già
trovato, lungo il cornicione che lo rigirava, buon numero di boette di tabacco,
con gran meraviglia delle tre suore vegliarde che assistevano, dichiarando ad
ogni minuto la loro assoluta ignoranza di quella contravvenzione; e le grida e
la detonazione inaspettata colpirono di vario stupore i commissarj, le monache
e il Baroggi, che, senza dir parola, uscì e discese precipitoso nel cortile.
Accorreva in quel punto la vecchia portinaja, accorreva una delle due guardie
state collocate ai lati della porta del monastero. Sotto l'androne della porta
si sentiva un crescente frastuono, in mezzo al quale spiccavano voci d'ira
veementissime; e quasi contemporaneamente fu invaso il cortile dalla folla. Il
Baroggi stupefatto si guardò intorno e cercò la via dell'ortaglia che gli era
nota, e, quando fu in quella, vide una fanciulla che fuggiva seguita da
un'altra che cercava trattenerla. Egli credeva che Ada si fosse già recata
nell'ortaglia, ma la ravvisò in quella che affannata correva precipitosa, quasi
si schermisse dall'altra, e la raggiunse.
- Siete la signora Ada, disse quando le fu presso. Suvvia,
affrettatevi. Un gran precipizio vi sta sopra. Ma chi è costei?
L'Ada e la Crivello non parlavano. Allora il Baroggi prese
la prima per mano e la trasse con sè.
- Che tentate di fare? disse allora la Crivello.
- Zitto... voglio salvarla.
Allora la Crivello afferrò con quanta forza aveva la veste
dell'amica. Questa tentò sciogliersi, esclamando sommessa: - Deh lasciami, per
carita! Ma la Crivello si avvinghiò ad Ada con invincibile tenacità, e:
- Bada a te, diceva, la mia povera Ada. Ma, intanto, l'una
fuggendo, l'altra trattenendo, il terzo inseguendo, eran tutti pervenuti
nell'ortaglia. Una voce maschile fu udita in quel punto. Il Baroggi la
riconobbe; Ada ne trasalì.
- Sei tu? ripeteva quella voce: era il Suardi.
- Son io, rispondeva il Baroggi.
- Or che avvenne di Ada?
- Zitto. Ella è qui; e il Baroggi, non sapendo che fare,
giacchè la fanciulla a lui ignota teneva strettamente abbracciata Ada, le prese
ambedue in un fascio, e di peso le portò fino a quella parte del muro di cinta
dove era un uscio. Là stava in piedi il Galantino, tra il muro e un'imposta semichiusa.
- Siete voi? esclamò allora il Baroggi, ecco qui. Ma sono
due invece d'una sola. E dal peso mi pare che sieno svenute e l'una e l'altra.
- E che vuol dir ciò?
- Che quando si vuol strappare una rosa di furto e in
fretta, due o tre se ne strappano in una volta, e si rovina l'arbusto. Ecco
qui, ed or prendete, chiudete, mettetele in carrozza e via come il fulmine; se
no va a succedere un gran precipizio.
- Ma che vuol dire che ho sentito un colpo di fucile?
- Vuol dire che la faccenda è seria più di quel che pare, e
v'è un mistero che non comprendo... m a sostenete queste ragazze, e salite in
carrozza, e sopratutto badate a non passare innanzi alla porta del convento. Il
popolo par che sia uscito dai gangheri affatto, ed è penetrato in convento.
Il Galantino non rispose, prese in braccio quel fascio di
due fanciulle, e quando fu per richiuder l'uscio di cui gli aveva data la
chiave il ribaldo ortolano:
- Vieni anche tu, disse al Baroggi.
- Non sarà mai, rispose questi; il Baroggi non è mai fuggito
innanzi al pericolo, e or vedo che si ha a menar le mani. Addio dunque, e se
nella mischia si dovesse lasciarci la pelle... chi sa mai? fate che quella
fanciulla non mi maledica... rispettatela e fatela felice... Poveretta!...
Addio dunque.
Il Galantino non aggiunse verbo, e chiuse l'uscio del muro
di cinta. Il Baroggi stette fermo un istante ancora a quel posto. Tese
l'orecchio... e raccapricciò nell'udire una confusione di strilli femminili; e
gli parevano ululati di naufraghe che si mescolassero al muggito di un mare
tempestoso. Tese l'orecchio, e sentì il precipitoso trotto di due cavalli e il
rumore di una carrozza. Allora volse gli occhi al cielo tutto stellato: - Oh
Dio, esclamò, che mai feci? Oh povere ragazze! e ripetè la via dell'ortaglia
desolato e cupo.
Allorchè poi dall'ortaglia ei mise piede entro il recinto
del monastero, que' dieci o dodici campioni della frammassoneria che, seguiti
da una densa onda di popolo, avevano forzata la porta del monastero e
atterrata, anzi uccisa quella guardia che aveva lasciato partire il colpo
d'archibugio, si trovarono dirimpetto alle guardie della Ferma, le quali,
partito il Baroggi e sentito crescere il tumulto, erano discese a furia sotto
il portico. Impegnatasi una fiera mischia, come se il cortile del monastero
fosse un campo di battaglia, le monache e le fanciulle atterrite affacciandosi
agli ingressi, fuggendo su e giù per le scale, attraversando i corridoj
continuavano ad assordar l'aria di grida di spavento. Il Baroggi, vista quella
scena e osservando i proprj compagni impigliati in quella lotta disuguale, chè
il popolo ajutava gli assalitori, onde le guardie della Ferma erano percosse da
tutte le parti, sentì il sangue salire alla testa, e cieco di furore,
sfoderando la sciabola si fece largo tra il popolo, dando giù a dritta e
sinistra; ma qual fu la sua meraviglia, quando si vide dirimpetto que'
gentiluomini, dei quali conosceva alcuni che erano delle prime famiglie di
Milano! I colpi erano corsi senza pietà, onde il sangue non mancava; vide
cadere due dei proprj, vide atterrati tre degli avversarj. Ed egli, parando
colla sciabola un colpo di spada che gli veniva calato dal giovine lord Crall,
ch'ei conosceva benissimo:
- Ma che demonio v'ha inspirato? gridò. Che c'entrano le
guardie della Ferma se adempiscono gli ordini della superiorità? Dovevate
andare al palazzo dell'ammistrazione, se avevate senno e coraggio e...
E in quella si sentì gridare: "lasciate il passo, il
passo, il passo." Poi una voce sgangherata che tuonava: "Fermi tutti,
o vi faccio abbruciare in questo cortile a schioppettate."
Il popolo naturalmente fece ala. Due padri cappuccini
entravano insieme con un grosso picchetto di soldati del reggimento Clerici,
comandati da un tenente, che era quello che gridava stentoreamente.
Quella quarantina di soldati di milizia regolare, che i
cappuccini, saputo lo scompiglio, erano andati a prendere alla vicina caserma
di San Barnaba, circondarono le guardie assalite e i gentiluomini assalitori, e
i colpi cessarono, se non cessò il sangue di scorrere. La folla che,
allorquando i soldati fecero largo, ebbe teste e stomachi e ventri percossi e
scompigliati spietatamente dai colpi di calcio, di necessità si fece più rada.
Un po' di calma sottentrò al tafferuglio inaudito di prima, un po' di silenzio
successe al frastuono che parve aver voluto far crollare le mura del monastero.
Cinque uomini erano stesi sul selciato del cortile; nè in quel primo istante si
ebbe tempo di vedere se erano morti o feriti.
- Che cosa dunque è stato tutto questo fracasso? domandò il
tenente a quelli ch'eran là accerchiati.
- Noi non possiamo saper nulla, rispose il Baroggi. Noi
siamo qui per ordine della superiorità. E s'è scoperto molto tabacco proibito
in convento. Ecco tutto. Cosa poi sien venuti a fare questi signori non si sa.
- Siamo venuti a far giustizia noi, gridò lord Crall,
giacchè nessuno non sa più farla qui. Siamo venuti a dare un esempio,
e a lasciare un segno che faccia risensare gli stolidi che hanno voluto
sguinzagliar questa canaglia nell'asilo delle sante vergini. Ecco cos'è stato.
Il tenente del reggimento Clerici non rispose nulla nè al
Baroggi, che nella sua qualità di soldato urbano al servizio della Ferma era
tenuto in dispregio dagli ufficiali della milizia regolare; nè a lord Crall,
che conosceva e stimava, ma al quale non poteva dar ragione, per la gran
ragione che in faccia alla legge colui aveva torto. Soltanto si limitò a dire:
- Io non sono un auditore, nè un attuaro del Capitano di
Giustizia, e non c'entro a metter parole in questa faccenda. Bensì è mio dovere
di farli scortar tutti, illustrissimi signori, e di farli consegnare al
Capitano di Giustizia per l'appunto. Mi rincresce che sia toccato a me un così
odioso incarico. Ma lor signori farebbero lo stesso se fossero ne' miei panni.
- È giusto, disse lord Crall; e noi promettiamo di
consegnarci al Capitano, e diamo perciò la nostra parola d'onore. Soltanto vi
prego di prestare soccorso a questi carissimi miei amici che sono lì distesi
per terra. L'uno è don Giorgio Porro, l'altro è un conte Rusca, quello là, che
mi par morto, è uno Stefano Pecchio.
I Frammassoni superstiti partirono poco dopo, seguiti alla
lontana da una mano di soldati. Le guardie della Ferma, i commessi, il Baroggi
uscirono anch'essi, con promessa di esser pronti alla chiamata del capitano.
I cinque stesi per terra, assistiti dai due cappuccini,
vennero fatti porre su altrettante barelle, e trasportati nel loro convento.
Quella medesima notte nel palazzo del Capitano di Giustizia
furono esaminati coloro che si consegnarono e fu steso il processo verbale,
presente il signor tenente del reggimento Clerici, che nel processo, veduto da
noi, è firmato tenente Angelo Birago di Casal Monferrato. Il processo reca
anche i nomi degli accusati, e sono i seguenti: don Giorgio Brentani, Guglielmo
lord Crall Pietra-Incisa, Gaspare Antolini avvocato, Carlambrogio Negri
negoziante, Lorenzo Bruni professore di violino, Amilcare de Brème, Vincenzo
Ghisalberti.
Nella medesima notte, uno dei due cappuccini accorsi al
trambusto, per ordine della reverenda superiora del monastero di San Filippo
Neri, riferì al Capitano, con nota scritta e firmata dalla madre priora e da
tre suore maestre, come non s'eran più trovate in convento due tra le maggiori
educande del monastero. Donna Giacoma Crivello dei marchesi Crivello, e donna
Ada V..., figlia della contessa Clelia V..., tutelata, per esser assente la
madre, da donna Paola Pietra-Incisa.
Il giomo dopo, tutta Milano, anzi tutto il Ducato, fu pieno
di codesto avvenimento, e, com'è naturale, fu portato a cielo il coraggio di
quelli che avevano affrontata la guardia della Ferma per dare un esempio
solenne. Ma insieme colle grandi lodi e coi lamenti pel loro arresto, corse
anche la voce che coloro erano frammassoni; perchè, ad onta che il cardine
fondamentale della frammassoneria fosse il segreto, pure, nei tre periodi
dell'esistenza di quella società in Milano, anche per testimonianza di molti vecchi
che vivono oggi, il pubblico conosceva molti degli ascritti ad essa, ond'erano
additati comunemente siccome oggetti di speciale osservanza, a dispetto del
tanto raccomandato segreto. Se non che una tale notizia fu un lampo che suggerì
al Suardi il modo di gettar la confusione nelle teste del pubblico e
dell'autorità.
In quel dì stesso trovatosi insieme col Baroggi, dopo aver
parlato molto di molte cose con esso lui, il Suardi, cacciandosi di tratto a
ridere:
- Ma sai tu, disse, che quegli originali pare che siano
stati pagati espressamente da noi?
- E in che modo?
- È presto capito. All'autorità ora è noto che coloro sono
Frammassoni. Tu sai che se molti dicevano che la loro esistenza avea per iscopo
la propagazione dei lumi e il vantaggio del popolo, altri assicuravano che
celavano, sotto questa bella apparenza, fini turpi e disonesti. Or è facile far
pendere tutti i sospetti da questa parte. A che sono venuti ad assalirci? per
cogliere l'occasione di gettar lo scompiglio in tutti e trafugar due fanciulle.
Va benissimo; ciò almeno par assai chiaro. Ma c'è di più; e un sospetto ne
genera sempre degli altri. Sappi dunque, che
quel lord Crall lo vedevo a galoppar di frequente nelle vicinanze del
monastero. Ora ho pensato che potesse essere innamorato di Ada... e ciò è
naturalissimo, essendosi egli trovato seco spesse volte nella casa della
propria madre. Del resto, che ciò sia o non sia, non importa; basta che sembri,
e che l'accusa lanciata contro lui d'aver tese le insidie per farla trafugare,
abbia tutte le apparenze della verità... Una nota di tal genere, senza firma di
nessuno, sta da qualche ora nelle mani del signor Capitano... Ah! ah! va
benissimo... E a te, che ne pare? È bella sì o no? Ma davvero che la fortuna è
la mia schiava più devota... e t'assicuro che darei del capo nel muro, quasi
incredulo di così strana combinazione! Or che fai tu che stai così serio?
- La rete è lunga e larga, rispose il Baroggi, e ci siam
dentro anche noi... e quella povera mia madre. Ah no, per Dio, che non c'è
tanto da ridere.
- Sta tranquillo, Giulio, te l'ho già detto jeri: il mio
blasone è la coda del diavolo in campo rosso.
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