I
Nella notte in cui avvennero i gravissimi disordini
raccontati, la conversazione di casa Ottoboni, che sul tramonto era sparpagliata
in varie sale e sui terrazzi, si raccolse tutta in due salotti, in uno dei
quali continuarono i discorsi; nell'altro gli abitudinarj si unirono per
giuocare all'ombretta spagnuola, all'arduo tarocco, allo scientifico scacco.
A quei convegni serali interveniva anche donna Paola Pietra,
e nella sua tarda età, per consueto, sedeva al tavoliere e giuocava a tarocco
col padre Frisi, col questore conte Pertusati, che allora era il prefetto della
nobilissima scuola di san Giovanni alle Case Rotte, col maestro Galmini, ed
altri; e qualche rarissima volta si faceva al pianoforte colla contessa Agnese,
la maestra di musica già da noi nominata, sorella della celebre Gaetana, quando
quella supplicava d'eseguire qualche pezzo celebre o dell'abate Stefani, o di
Scarlatti, o dell'abate Clari, o di Hasse, o d'altri. Ci pare di aver detto più
d'una volta come tutta la città di Milano, tanti anni addietro chiamata dalla
valentia straordinaria di donna Paola, aveva avuta l'abitudine di accorrere in
folla alla chiesuola del monastero di santa Radegonda, quand'ella monaca
professa o cantava mottetti e responsorj, o suonava l'organo. Però ella non
aveva dismessa affatto la pratica di quell'arte, e anche nella sua vecchia età,
nei ritrovi più intimi, si lasciava indurre a dar saggio della sua ancor abile
mano, quando ne veniva pregata o importunata.
Quasi dunque ogni sera ella interveniva in casa Ottoboni; vi
si fermava fino al tocco della campana, alla qual ora o veniva a prenderla la
carrozza, o se il tempo era bello e l'aria mite, veniva a pigliarla il suo
figlio Guglielmo, il quale viveva con essa nel più ammirabile accordo; e così
pedestri, seguiti dal servitore col lampione, si rincasavano, per ritirarsi,
ella a riposare, lord Guglielmo a studiare fino a notte tardissima.
Anche in quella sera donna Paola Pietra, sul tardi, come
soleva, recossi in casa Ottoboni. Essendo stata bellissima la giornata, lord
Guglielmo aveva detto al carrozziere di non attaccare per quella sera, ch'egli
stesso avrebbe accompagnato a casa sua madre. Spesse volte poi il padre Frisi e
il Parini e l'avvocato Fogliazzi si facevan con loro, e così lentissimamente
passeggiando e qualche volta scegliendo apposta la strada più lunga,
continuavano la conversazione e qualche volta anche salivano tutti in casa
Pietra-Incisa a bere l'acqua cedrata. La partenza precipitosa di lord Crall,
all'annuncio che il monastero di San Filippo era stato invaso dalle guardie
della Ferma aveva provocato i parlari e messo in movimento le congetture fra
quanti erano là radunati in casa Ottoboni. Però, quando venne donna Paola, fu
un accordo tacito di tutti di non farle motto alcuno di quel ch'era successo.
Soltanto quand'ella si fu adagiata nel salotto da giuoco a
farvi una partita al tarocco coi soliti suoi competitori, la ciarla continuò
più abbondante e più investigatrice e più fiscale di prima nella sala della
conversazione. In tal modo era trascorsa qualche ora di notte, allorquando
entrò l'avvocato Rejna, il padre, crediamo, del noto bibliofilo, che di quando
in quando aveva l'abitudine di frequentare quella casa. Entrò circospetto e,
con un'aria di mistero che svegliò la curiosità in tutti quanti, chiamò in
disparte l'abate Parini, e:
- Guai, caro abate, guai serj. Un disordine, un parapiglia
da non imaginarsi il secondo in mille anni.
- Che cosa è successo? - domandò il Parini.
- Prima di tutto... è qui donna Paola?
- È qui.
- Male. Avrei voluto che fosse a casa sua.
- Ma di che si tratta?
- Una compagnia di cavalieri e d'uomini civili con spade e
pistole sono entrati nel monastero di San Filippo.
- C'era lord Crall?
- Sì... e sono entrati coll'intento di dare alle guardie
della Ferma una lezione che loro lasciasse il segno, e da far nascere un tale scompiglio
da costringere l'autorità ad abrogare l'editto del mese di aprile; e lo
scompiglio è nato in fatti, ma di tal sorta che sono rimasti in terra cinque
tra morti e feriti, e dovettero accorrere i soldati del reggimento Clerici... e
lord Crall...
- Che? È forse morto?
- No, ma fu condotto, anzi scortato al Capitano di giustizia
insieme con altri sei o sette... tra cui vi sono due che furono vostri scolari,
e v'è il figlio del banchiere Negri... quell'accattabrighe...
- Oh che caso!
- Or cosa credete di fare? Dobbiamo dire il fatto a donna
Paola?...
- Domando a voi come si fa a serbare il segreto con quella
donna; con quella donna che avanza gli uomini in consiglio e prudenza e
fermezza. E poi già... quello che non saprebbe stasera, saprebbe domattina, e
avrebbe ragione di lamentarsi con noi; e poi, non vedendo a comparire suo
figlio, passerebbe una notte di spasimo. Un male che si conosce è sempre
meglio di un disastro che si teme e si ingrandisce coll'imaginazione.
La faccia espressiva del Parini, e il suo grand'occhio, in
quel punto insolitamente espanso, e la fronte spaziosa e pura su cui appariva,
quasi a dir, la fuga dei veloci suoi pensieri; e ciò, dopo quell'aria di
mistero onde lo aveva chiamato in disparte l'avvocato Rejna, provocò l'attenzione
di quanti stavano parlando nella sala; di modo che la marchesa Ottoboni
s'accostò ai due interlocutori, chiedendo che cosa era avvenuto; e quasi
contemporaneamente quanti eran seduti si alzarono, e alle loro domande
l'avvocato dovette ripetere quello che aveva detto al Parini.
- Ah me l'era imaginato, diceva uno.
- In quanto a me avrei sospettato qualunque cosa fuorchè
questa...
- Ma che interesse... che desiderio... che smania... Non ci
capisco niente affatto io...
- Quello che non avete capito voi aveva capito io da un
pezzo... (e chi parlava era una dama).
- Che cosa avete capito?
- Lord Guglielmo ha ventisei anni ed è letterato... ed è
fantastico... e in monastero c'è qualche ragazza che ha più di quindici anni.
- E che?... Volevate che fosse geloso delle guardie della
Ferma?...
- Altro che gelosia... paura e spavento... e fin qui non ha
torto... Da soldati in convento non c'è da attender nulla di buono.
- Donna Gioconda egregia, disse il Parini con ironia severa
alla bella e giovane e maliziosa dama che parlava sommesso, ma non abbastanza
perchè non fosse intesa da quelli che le stavano vicino; donna Gioconda
egregia, abbiate la bontà di credere che qualche rara volta gli uomini, e
specialmente i giovani, affrontano il pericolo per impulso spontaneo ad operare
il bene e ad operarlo a vantaggio altrui, anche senza il secondo fine di
qualche interesse proprio che toglie merito a qualunque bella e coraggiosa
azione; e mi pare che questo sia precisamente il caso. Vogliate dunque essere
cortese con lord Guglielmo, concedendogli la virtù del disinteresse.
- Chi affronta il pericolo, foss'anco per il solo intento di
proteggere dall'altrui violenza qualche cara persona, mi pare sia degno
d'ammirazione anche senza andare a cercar altro, rispose donna Gioconda punta,
ed arrossendo di dispetto sotto il minio e i due nèi posticci che, appiccicati
all'angolo dell'occhio sinistro e sulla pozzetta della sinistra guancia, le
alteravano l'armonia del bel volto, rendendolo però più piccante.
- Donna Gioconda è tanto spiritosa, che mi obbliga a
concedere questa gentile interpretazione a' suoi arguti sospetti.
E a questo punto successe nella sala un generale silenzio
che lasciò sentir le voci di quelli che giocavano nell'altra.
- Abbiamo tempo di far la pace, diceva il padre Frisi. Lord
Guglielmo non è ancora venuto.
- Come volete... ma non capisco perchè stasera tardi tanto.
Il Parini sentì e, senza dir nulla, dignitosamente
zoppicando, attraversò la sala e si recò nell'altra dov'era donna Paola Pietra.
La marchesa Ottoboni gli tenne dietro.
Fattosi presso al tavoliere, dove stava seduta donna Paola:
- Lord Guglielmo, le disse il Parini, non può venire stasera
per essere trattenuto altrove da un affare urgentissimo, che le dirò dopo.
- Che novità? ha mandato qualche servitore?
- No... ma finisca la partita e dopo le dirò di che si
tratta. Spicciatevi, il mio caro padre Paolo, che quand'anche foste per
commettere uno sbaglio, gettando giù una cattiva carta, non si tratta di un
calcolo matematico.
- Un poeta non ci perde nulla se confonde il re di spade col
re d'oro, rispose il padre Frisi, colla sua consueta facezia; ma un professore
di matematica... ci va dell'onor suo... Ah!.... Donna Paola... non avrei mai
pensato ch'ella avesse il ventuno... Caro abate, mi sono comportato da poeta
questa volta...
La partita finì, il padre Paolo Frisi si alzò, si alzarono
gli altri e donna Paola con essi, la quale voltasi impaziente al Parini:
- E che cos'è quest'affare di tanta urgenza?
- Lord Guglielmo ha voluto impegnarsi, d'accordo con alcuni
altri gentiluomini, e metter mano in quella brutta pasta dei fermieri, per
l'utilissimo intento di convincere l'autorità, con qualche atto clamoroso, dei
pessimi provvedimenti da lei presi. Però, trattandosi stasera di una
perquisizione in luogo dove la Ferma non aveva mai osato penetrare...
- Ah... me l'aspettavo... Ho compreso tutto, si è dunque
voluto assolutamente far resistenza alla forza pubblica, e Guglielmo...
- Guglielmo si trovò impegnato cogli amici e... già è facile
imaginarsi che queste cose non vanno via lisce... insomma... hanno dovuto tutti
quanti presentarsi al Capitano di giustizia.
Il Parini che, in prima, aveva proceduto con lentezza
guardinga nel dar quel tristo annuncio alla madre di Guglielmo, continuò più
spedito e più franco quando si accorse che ella non ne era gran che percossa.
Tutti poi rimasero assai meravigliati allorchè donna Paola, sentito il fatto,
sul volto, conservatosi calmo e sereno, mostrò gl'indizj di qualche cosa che
somigliava alla compiacenza.
- Cari amici, soggiunse ella poi, giacchè le soperchierie
eran procedute al punto che, a sopportarle, potevano col tempo generar malanni
ancora più terribili, ed era necessario che qualche uomo coraggioso e fermo
protestasse forte e senza quelle benedette mezze misure che finiscon quasi sempre
a lasciar le cose peggio di prima; così vi confesso la verità, sebbene qui
questa cara ed ottima marchesa mi guardi stupita, che ho gran piacere ci sia
entrato mio figlio. Prevedo, pur troppo, che ci saranno travagli seriissimi da
incontrare; ma... penso che il mondo sarebbe cento mila volte peggio di quello
che è, se di tant'in tanto non ci fossero quelle felici e generose tempre
d'uomini che danno da pensare alla prepotenza e spaventano i pregiudizj. Così
è... sono contenta di Guglielmo... Pur troppo l'audacia gli costerà cara... ma
verrà il buon mercato... e gli altri godranno...
Così esprimevasi quella donna forte e singolarissima, e tra
ciglio e ciglio le brillava quel raggio antico dell'intelligenza coraggiosa che
si conforta nella convinzione del giusto - quell'intelligenza coraggiosa onde
aveva saputo vincere e far piegare innanzi a sè consuetudini e pregiudizi
inveterati, siccome sa il lettore.
- Ed ora, continuava donna Paola, è necessario ch'io mi
riduca a casa, perchè è probabile che là vi sia qualche lettera del signor
capitano di giustizia, o qualche avviso di Guglielmo... Vedremo. Chi dunque mi
accompagna?
Tutti si offersero. Ma il Parini, il padre Frisi e il conte
Pertusati, prefetto della confraternita di san Giovanni alle Case Rotte, si
disposero a farle seguito di fatto, dandole braccio l'avvocato Fogliazzi.
Quando poi tutti furono per uscire, la marchesa Ottoboni, la padrona di casa,
che aveva coltissimo l'ingegno come ottimo il cuore:
- Donna Paola, permettete che v'accompagni anch'io. Verrà
più tardi a prendermi la carrozza a casa vostra.
E così se ne partirono tutti, facendo la via
lentissimamente: donna Paola tra la marchesa Ottoboni e l'avvocato Fogliazzi, e
il Parini che incedeva lor presso, appoggiato al braccio del Padre Frisi.
Quando, venuti a santa Maria Podone, attraversarono la
piazza, videro fermato un carrozzone innanzi al portone di casa Pietra. Il
lacchè, col piede sullo scalino del cocchio, tenendo nella sinistra la torcia
accesa che rischiarava di una luce rossastra gran tratto di quella buia
contrada Borromeo, attendeva a far chiacchiere col cocchiere. I servitori, che
precedevano coi lampioni i nostri personaggi, furono i primi a dire,
ravvisandola a quel chiarore: È la livrea di casa Arese.
- Ahi, disse donna Paola, questo mi è di cattivo augurio. È
la contessa.
E in fatti, quando furono al punto da svoltar nel portone,
mettendosi in fila, per passare tra la carrozza e il muro di casa Pietra, il
lacchè, ritraendo il piede dallo scalino, e cavandosi il cappello a tre punte:
- La signora contessa mia padrona è entrata, ed aspetta da
quasi mezz'ora...
- Ahimè... replicò donna Paola... davvero che prevedo
disgrazie...
Se il lettore si ricorda, la contessa Arese, dama della
croce stellata, priora di molte congregazioni, era la protettrice e
conservatrice del collegio di san Filippo Neri.
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