III
La calunnia è un tema inesauribile, press'a poco come quello
dell'amore. Si credeva che essa, dopo essere stata svergognata nell'ideale di
don Basilio, e messa in musica da Rossini, avrebbe cessato di somministrar
nuovi concetti al filosofo ed all'artista. Ma siccome gli uomini, se appena
appena si elevano di tanto, quanto basta a destare invidia, ne hanno sentito
nelle reni il coltello traditore, così, anche dopo il fa diesis che Rossini
applicò al colpo di cannone, vi si fecero intorno degli studj, i quali se non
valgono ad esprimere con novità il concetto generale della calunnia, ne
mostrano però sempre qualche nuovo carattere
speciale e peregrino degno sempre di un
paragrafo in un trattato di patologia sulla natura intellettuale e morale degli
uomini.
Il figlio di Lorenzo Bruni che fanciullo conobbe donna Paola
di persona, ci raccontò come anch'essa, a sessantasei anni, dovette sentirsi
avvolta dalla bufera della calunnia. Un nuovo modo della quale, e si manifestò
la prima volta allora per ferire quella donna singolare, consistette in ciò
che, ad assalirla, colse il punto in cui la virtù di lei aveva mandato il suo
raggio più vivo e più caratteristico. Noi abbiamo veduto che, allorquando
l'abate Parini le annunciò guardingo la cattura di lord Guglielmo, ella, invece
di provare quella costernazione che tutte le madri nella sua condizione
avrebbero provata a quella notizia, mostrò invece un vivo soddisfacimento, e
disse tali parole, per cui fu manifesto che posponeva la tranquillità del suo
carissimo figlio all'idea generosa di vederlo in pericolo per essersi adoperato
a vantaggio altrui. In quel secolo, o per dir meglio, in quel periodo di secolo
poltrone, la madre romana che uccise il proprio figlio in punizione d'aver
gettato lo scudo in battaglia non potea avere dall'opinione codarda dei più che
un grado distinto tra le pazzie celebri; e però doveano fare uno strano senso
le parole di donna Paola. Gli intelletti e i cuori squisiti, che, come sempre
e dovunque, costituivano una desolata minoranza anche nella società di casa
Ottoboni, rimasero ammirati e commossi a tanto slancio d'insolita magnanimità;
ma gli altri, ovvero sia i nove decimi di quella società stessa, subirono una
meraviglia ottusa e cretina, per la quale non poteano capacitarsi che una
madre, e una madre di quel senno tanto decantato, dovesse esprimere così
avventati sentimenti.
Guai se un atto qualunque, sia pur originato dal più
generoso impulso e venga dall'uomo più incorrotto, si eleva oltre la sfera
delle abitudini vulgari, in modo da non poter essere più seguito dall'ala del
senso comune! quell'atto, di repente, girando di bocca in bocca, è soggetto a
mille esami fiscali; i più vili, che non possono nemmeno concepire le buone
azioni comuni, si rivoltano come serpenti alla buona azione eccezionale, la
quale è gettata innanzi al tribunale della pubblica opinione come una colpa
vituperosa.
Ma per vedere come la calunnia abbia lavorato ai danni di
quella donna insigne, entreremo nel caffè Demetrio per assistere al processo
con cui l'ozio, onde canzonare il tempo, si spassa a far rotolare
innocentemente le accuse a cui diedero la prima spinta i vili.
Dopo quella tal giornata memorabile del mese di marzo del
1750, noi non siamo mai più entrati nel caffè del Greco o Demetrio. Bensì, in
sedici anni, non mancarono di intervenirvi quotidianamente quasi tutti coloro
che abbiamo udito a far commenti intorno al tenore Amorevoli, stato colto dal
barigello nel giardino di casa V... Continuava ad intervenirvi anche quel tal
che, fin d'allora, abbiam veduto sedere, quasi al banco presidenziale, in
quell'assemblea di sfaccendati, a tener la
paletta e a ventilare il braciere delle novità e della maldicenza. Colui, se
nelle rughe agli angoli esterni degli occhi, spiegatesi in forma di ventaglio,
mostrava che i tre lustri non avevano mancato di fare il loro dovere, nel
rimanente, per salute, abitudini, spirito e parlantina, si conservava
perfettamente lo stesso. Ai vecchi avventori se ne erano poi aggiunti di nuovi,
tra gli altri un tal Carlantonio Baserga, stato già ragioniere-maggiordomo in
casa Origo, poi venuto agli stipendj del monsignor G..., ricchissimo prelato,
primicerio della Metropolitana. Quel signor Baserga veniva dopo mezzodì a
sorbire la cioccolata al caffè Demetrio, e per essere un collo torto, e per
aver fama d'essersi arricchito nell'amministrare le altrui sostanze, ingannando
i buoni padroni coll'ostentazione delle più devote pratiche, coll'abbandonare,
per esempio, un pranzo in venerdì o in sabato,
se mai avesse veduto qualche cappone mostrare i suoi pingui gheroni sulla
tavola di un ricco gaudente; per essere, insomma, tenuto in conto d'astuto
ipocrita e d'indefesso procacciatore d'acqua pel suo mulino, era malissimo
veduto da quella società di gente allegra e un po' libertina.
Con tutto ciò, guardate caso strano, la prima volta che
colui, sentendo a commentare in caffè l'avvenimento del monastero e a parlare
di lord Crall e degli altri, pronunciò blandamente una parola, che cangiando di
punto in bianco tutta la direzione delle congetture, schizzò uno spruzzo di
veleno risolvente sulla riputazione del figlio di donna Paola e su quella di
lei medesima, in quell'occasione tutti, o quasi tutti, aguzzarono l'orecchio e
lo ascoltarono ansiosi e, osiamo dire, con piacere; con tanto piacere che
tacque pel momento l'invidiabile antipatia che avevano per esso.
Donna Paola dovette allo slancio più luminoso della sua
generosa indole, se nella maggior parte che l'ascoltarono nacque un primo senso
di maraviglia diffidente e di ripulsione. Il collarone Baserga, esoso a tutti,
nel punto che con più ardimento spiegava la sua mala natura, precisamente in
quel punto i credenzoni gli si volsero più benigni. A seguire colla riflessione
codeste bizzarre contraddizioni della società che si piega ad ogni vento, chi
vive d'entrata può divertirsi tanto, quanto basta per purgarsi delle amarezze
che vi si raccolgono ad ogni minuto!
Un'ora dopo mezzodì, i nostri vecchi avventori erano dunque
tutti seduti in caffè; il nostro amico presidente passeggiava innanzi e
indietro, colle braccia conserte al petto, come se il mondo posasse tutto
quanto sovra i suoi larghi omeri. Solo in un angolo l'amico collarone, il
signor ragioniere Baserga, sorseggiava la cioccolata.
A quell'ora, com'è naturale, tutta la città era piena dei
fatti avvenuti la notte antecedente, figuriamoci poi se non ne doveva essere
completamente informata quella società di compagnoni, cacciatori instancabili
di notizie e di pettegolezzi.
- Avete ragione, diceva il presidente; il fatto, anzi l'intreccio
de' fatti, è strano, è curioso, è avviluppato fino a parere inverosimile, ma è
ancora un niente per sè stesso. Quel che fa strabiliare si è che, per questi
fatti, tornino oggi in ballo precisamente coloro che tanti anni fa provocarono
tali e tante ciarle da andarne sottosopra tutto il Ducato. Che la signora
contessa Clelia abbia dato al mondo una bella figliuola... niente di più
naturale. Ma quel che fa senso è, che da un monastero dove non è mai avvenuto
scandalo di sorta, debba scomparire una fanciulla, e che questa fanciulla sia
precisamente la figlia della contessa! Se ciò fosse successo nel monastero di
Santa Radegonda... non poteva andar meglio... Donna Paola lo rese celebre per
esserne fuggita, e per aver avuta tanta drittura di cervello e forza e coraggio
da farsi dar ragione anche dal papa... onde la fuga della figliuola di donna
Clelia avrebbe fatto di quel monastero un istituto sui generis, da essere di
preferenza visitato dai forastieri.
- Se mi permetti di contraddirti, soggiungeva un altro,
sarebbe stato ben più strano e inconcepibile che donna Paola avesse mandato ad
educare la sua, dirò, pupilla in quel convento stesso, dove ella aveva passata
una gioventù tanto infelice, e che la pupilla fosse poi fuggita di là appunto
per imitare chi l'aveva in tutela.
- Come vuoi tu...? Ma tornando alla scomparsa o alla fuga
della ragazza, non poteva al certo avvenire in un modo più clamoroso; perchè
gli ingredienti e della Ferma e delle guardie e delle schioppettate nel
recinto, e dell'intervento dei Frammassoni, se sarà vero, e del giovane lord
Crall, precisamente di un figlio di donna Paola, fanno un tal garbuglio e un
tal nodo, che sfido la fantasia del prete Passeroni a inventarmene uno più
intricato... e scommetto che, coll'andar del tempo, qualche bizzarro ingegno,
se mai verrà a conoscere tutta questa matassa, e sia di quelli che o bene o
male sanno tenere una penna in mano, ne stenderà la storia in modo, che i
nipoti dei. nostri nipoti sentiranno il desiderio di essere nati tanti anni
prima.
- Ah, è una gran donna quella donna Paola...
- Cosa c'entra adesso la gran donna?
- C'entra tanto che, senti un po', caro mio, giacchè ti
dispiace che una notizia venga da una bocca che non sia la tua, ma l'ho sentita
stamattina nello studio dell'avvocato Fogliardi....
- Sentiamo; che cosa?
- Che invece di lamentarsi della disgrazia toccata al
figliuolo, donna Paola, jeri sera, in casa Ottoboni, se ne gloriava. e diceva
che esso aveva fatto benissimo a comportarsi a quel modo...
Colui che parlava non incontrava di solito l'approvazione
dei compagnoni affaccendati. Può darsi che forse rappresentasse il solitario
buon senso in perpetua lotta col senso comune; però fu contraddetto anche in
questa occasione.
- Oh... tu la dici grossa... bada che donna Paola non avrà
detto così... non è possibile....
- Se lo dico, è perchè lo so....
- Allora si vede che anche donna Paola può dir delle
sciempiaggini... e che, per distinguersi dalle altre dame, ha voluto far la
parte di Spartana. Io abborro tutto ciò che sa di ostentazione...
- Ma che ostentazione?...
- Rallegrarsi perchè il figliuolo va in galera... ma sai tu
che è nuova di conio?
- Cosa c'entra la galera?... È motivo che la si deve
guardare.
- Che motivo?... Già io non sarò mai per approvare che
coloro siano andati con violenza a portar il campo di battaglia in un
monastero, per fare il bulo coi finanzieri. Non si potevano aspettar in
istrada... od assalirli nel loro nido?
- Bravo! per rimanere schiacciati dal numero. Saresti un
generale assai astuto... Bravo!
- Ma che bravo! Credi tu ch'io solo sia di questo parere?...
tutti lo dividono con me... E sfido io a pensar altro, chi ha la testa sulle
spalle....
- Grida pure a tua posta; ma intanto ti prego a considerare
che non basta aver la testa sulle spalle... quel che importa è di avere una
buona testa.
- Signor buona testa... mi perdoni, dunque.... ma quando tu
mi proverai che la prepotenza di quei giovinotti...
- Ma ho da sentir a parlar di prepotenza, quando si trattava
di sbarrar le bocche a quei cani de' fermieri...
- La questione non è sui fermieri... la questione è se sia
stato bene entrar in un monastero a fare il gradasso... e a far strillar le
monache... bel gusto!... bell'onore!...
- Sono andati a cercarli dove si trovavano, e per coglierli
nel punto che, per la prima volta, ebbero la sfrontatezza di entrar in un luogo
consacrato alle sante vergini.
- Ma che sante vergini!...
- Sta a vedere che adesso l'hai colle sante vergini!...
mentre prima disapprovavi chi aveva loro turbato il sonno. Ma dov'è la connessione
delle idee?
Il presidente, messo alle strette, faceva gli occhiacci
all'avversario, quando l'amico collarone entrò a parlare:
- Con buona pace di loro signori... se mi permettono, dirò
anch'io il mio parere.
Tutti si volsero.
- Trovo che il signore ha ragione nell'asserire che donna
Paola non aveva poi tanto a gloriarsi che suo figlio siasi cacciato in
monastero per calar la spada sulla testa de' fermieri.
- Diavolo!... si può pensar diversamente?... e il presidente
chiacchierone guardò con amabilità insolita l'ipocrita collarone, a cui aveva
pur sempre e fatto e detto delle scortesie.
Ma, per un'altra delle tante debolezze umane, quando uno è a capegli con un
avversario in una disputa qualunque, e, volendo aver ragione ad ogni costo, si
sente a dar torto con virulenza, non tarda un minuto a farsi amico del primo
che venga in suo soccorso, fosse pure colui il peggiore suo nemico.
- E trovo inoltre di dire, continuava il signor Baserga, che
lord Crall nell'entrare armata mano in monastero ha commesso una solenne
prepotenza.
- Diavolo, non si può avere un'altra opinione.
- E i fermieri, che Dio però li tenga lontani dalla mia
casa, dovevano essere attratti in altro modo, e sfidati, se pur si volevano
sfidare, in altro luogo.
- Così è certissimamente; allora avrebbe potuto dire di aver
saputo respingere la violenza stando sul terreno della legge. È chiara come il
sole.
- Sicuro, certo, non c'è che dire, soggiunsero allora tutti
in coro.
- Non c'è che dire? Adagio, soggiungeva l'uomo del buon
senso; c'è da dir qualche cosa, perchè quando sento a parlar di legge, ho
l'onore di dire che a bastonare le guardie della Ferma anche in un'osteria, il
terreno della legge sarebbe stato invaso tanto, quanto ad averli percossi in
convento... e che dall'istante che si doveva dar di cozzo e nella legge e
nell'autorità viva e recente e calda di un editto che non parla a mezzabocca,
tanto valeva un'osteria quanto un monastero; anzi il monastero spiega la
ragione e della difesa e della protezione dei deboli; e l'osteria invece
avrebbe presentato il sospetto di una rissa plebea e villana, e tutt'altro che
degna di gentiluomini...
- Se il signore mi ascolta... sentirà che non si trattava di
difesa... bensì era una trappola tesa da lontano...
- Che? come?
- Ma innanzi tutto devo dire che, se loro signori sono tra i
caldi ammiratori di donna Paola, io ho l'obbligo di tacere.
- Ma parli, ma parli, gridava il presidente. Oh, sarebbe
bella che... Vi rammentate quel che ho detto un giorno in cui abbiam veduto
donna Paola nel carrozzone scoperto, seduta insieme colla figlia della contessa
Clelia che le stava presso, e col giovane lord sdraiato dirimpetto?... Io le
vedo da lontano le cose... Ma se sta il sospetto, la contentezza mostrata da
donna Paola deve aver bene la sua ragione.
- In fatti non è senza ragione. Ascoltino.
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