VI
O giovinette leggiadre, fiorenti, appetitose, che avete
tanta virtù da fermar l'attenzione persin di coloro che, sotto il cumulo degli
affanni, del tedio, delle disillusioni, metterebbero volentieri la vita
all'asta! o giovinette care e troppo care che, per le vostre qualità attraenti,
vi trovate nella condizione precaria delle allodole, delle quaglie, delle
gallinelle, dei tordi e delle tordelle, quando i cacciatori battono la
campagna, e son tese nelle ampie tenute le brescianelle e le ragnaje! O
giovinette, ascoltate il parere di un galantuomo. Non vi fidate mai della bella
faccia e del bel vestito di un giovane ignoto che vi segua al corso, che vi
aleggi intorno quando sedete a rinfrescarvi col sorbetto, che rinnovi le pazzie
del conte d'Almaviva sotto al vostro balcone. Non vi fidate e, prudentemente,
prima di lasciar cadere su di lui una di quelle occhiate eloquenti e
compromettenti, che quasi hanno la forza di una cambiale, pigliatevi l'incomodo
di domandar conto di esso, di farne assumere le più minute informazioni coll'esattezza
di un impiegato di circondario. Io so quello che dico. Il viso ingenuo potrebbe
essere la maschera di un perfido mascalzone. Il frac di panno sopraffino
potrebbe coprire un debitore cronico, un avventore assiduo della Pretura
Urbana. La faccia giovanile potrebbe appartenere al padre di una mezza dozzina
di figli mantenuti, più che da lui, dalla moglie venutagli a noja. Però
vogliate aver la bontà di confidarvi colle vostre madri e colle vostre sorelle
maggiori, se non amate comprarvi affanni e spasimi, e correr pericolo di
smarrir la freschezza e la beltà!...
Coloro che furono sì ciechi da credere immorale il nostro
libro, si affrettino ad ammirare il sermone or ora fatto e non perdano questa
bella occasione di cambiar di parere. Povera Ada! è dessa che ci mise sul
labbro le caritatevoli parole.
Se, le prime volte che ella vide la figura del Galantino, e
sopratutto quando cominciò a sentire sommosso il sangue da quel leggiadro
aspetto, avesse domandato conto di colui alla governante, che, insieme colla
livrea di casa Pietra-Incisa, andava a levarla dal convento; certo che la
storia dell'ex-lacchè le avrebbe fatto torcere il viso inorridita, tutte le
altre volte che si fosse incontrata in esso; perchè la forma esteriore non
basta ad acciecare anche la più inesperta delle fanciulle; tanto più poi quando
l'amore è ancora nel primo stadio della simpatia, e non è penetrato nel più
profondo del cuore. Ma invece di parlare si tacque, per quell'astuzia istintiva
che si mescola anche all'innocenza più ingenua, e pel pudore di nominare un bel
giovane alla governante. Se per colui non avesse provato che una curiosità
indifferente, il pudore non l'avrebbe trattenuta e l'astuzia non l'avrebbe
costretta a tacere per tema che la governante, messa in sospetto, non fosse per
cambiar strada in avvenire.
Ma in ogni modo, ella è degna di pietà, più che di biasimo,
se inciampò nell'agguato, al pari di un'augelletta che, immatura sporgendo il
capolino dal cavo dell'albero, è tosto ghermita dal cercatore di nidi.
Bensì, d'ora innanzi saranno più degne di biasimo che di
pietà quelle fanciulle che, dopo aver fatto conoscenza colla giovinetta Ada,
non vorranno ascoltare i nostri consigli, ed apprendere dalle sventure di lei
l'utile lezione.
Intanto noi dobbiamo far silenzio, se, ascendendo verso
Montepiatto, vogliamo vedere un quadro mobile e quasi immobile di tre figure
femminili. Una donna di quarantacinque anni circa, seduta sotto il pergolato di
un'umile casetta; a qualche distanza da lei, all'ombra di un castagno, adagiata
sull'erba, una giovinetta piccola e rattratta, con un visino in cui brilla una
vivace sebben mesta intelligenza, visino che sarebbe bello se non fosse troppo
acuto; più in giù verso il lago, assisa, medesimamente sotto un castagno,
un'altra fanciulla, la nostra Ada, assorta, muta, che volge lo sguardo
sull'onda sottoposta, e lo gira lento lento, ma con moto macchinale, a seguire
qualche vela che si dilunga.
È giorno di domenica: è quell'ora, dopo i divini ufficj, in cui
la gente del contado è raccolta nelle casupole intorno al povero desco, e in
cui il silenzio è profondo e diffuso in tutta la solitudine del lago; e per
renderlo, a così dire, più presente al senso e penetrante più addentro
nell'animo, dal giardino di qualche villa signorile par che apposta s'innalzi
di quando in quando lo strido acuto di un pavoncello, ingrato come una
trombetta fessa.
Chi è fresco d'un'eredità o ha vinto una lotteria, quegli a
cui per una special benedizione del cielo la vita scorre normale, regolare,
infallibile, come la sfera di un orologio a cronometro, tanto che, se c'è un
pericolo, è forse che la soverchia pace gli può rallentare la circolazione del
sangue, al punto da metterlo all'impensata sotto la protezione di Sant'Andrea
Avellino, e felice notte! coloro che sono circondati da una prole sana e da una
densa moglie fedele e a cui sono fedeli; coloro che benedetti dal papà, dalla
mammina, dai parenti, dallo zio facoltoso stanno beatamente sfiorando il primo
quarto della luna di miele, si capisce benissimo come possano lodare i
romitaggi al monte e al lago; ma in quanto a noi comprendiamo assai meglio come
fosse più che mai accresciuta la tristezza e l'infelicità di Ada dal momento
che fu tratta a vivere in quella solitudine di Montepiatto.
Tornando al lago, fu sempre
per noi un oggetto di maraviglia e un fenomeno degnissimo di studio lo
spettacolo di quegli uomini dell'Inghilterra, che un bel giorno, dalla loro
capitale di due milioni d'abitanti, fuggono per ritirarsi sul lago di Como, e
colà, eccettuate le ore consacrate al sonno, vivono continuamente nel loro
canotto, soli tra il cielo e l'acqua, veri nautili umani, e pensano e pensano
senza riposo, quando però non pescano, sinchè arriva il giorno che un temporale
spietato porta via e sommerge Inglese e canotto!
Povera Ada, te felice se la sorte ti avesse fatto dono delle
qualità minerali di un Inglese in ritiro sul lago di Como!... Ma quanto eri
diversa! e quanto la tua triste condizione doveva farti parere insopportabile
quella sempre uguale solitudine, quelle scene
ognora le stesse, quel cielo sempre riflesso
da quel lago, quel guizzasole ognor ripetuto dall'increspare dell'onde, quelle
barche e quelle vele andanti e ritornanti alla lontana, quella silenziosa
natura, quelle voci di uomini così rare, remote e sonanti a lunghi intervalli!
- Allora l'incessante cicaleccio delle sue colleghe, persino le gutturali
sgridate delle suore maestre le ritornavano in memoria, gradite e desiderate in
confronto! e nella solitudine, d'accosto al trasporto che le cresceva in petto
per quegli che l'aveva ridotta in quel luogo, sorgeva un desolante sospetto...
La Baroggi aveva nominato il Suardi; quel nome non era giunto nuovo alla
Crivello, che nella casa paterna aveva sentito a parlare di esso, e però nelle
sue assidue esortazioni per distogliere Ada dall'affetto colpevole, si valse di
quanto sapeva onde salutarmente sgomentarla.
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