Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Giuseppe Rovani Cento anni IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
I La mattina l'avvocato Strigelli si alzò per tempissimo, e si recò con gran sollecitudine dal suo vecchio maestro Agudio, come solea chiamarlo. Aveva cangiato parere su molte parti del suo piano, ed urgendo il tempo, voleva essere rassicurato anche dal senno di quell'espertissimo giureconsulto. Avuto il piacere di sentire approvato il proprio disegno, si trasferì difilato al Capitano di Giustizia per parlare all'attuaro, di concerto col quale e coll'eccellentissimo signor capitano si era provveduto ad aprire un nuovo varco al processo di lord Crall e di Lorenzo Bruni, e degli altri Frammassoni, che, confessando quel che non potevano negare, e manifestandosi anzi con coraggio e con fermezza contro le soverchierie de' fermieri, furon tutti saldi e d'accordo nel negare d'aver avuta parte veruna nel fatto della scomparsa delle due fanciulle dal convento di san Filippo Neri. E l'attuaro, in conseguenza delle parole dell'avvocato Strigelli, mandò a chiamare il tenente dei fanti di giustizia per trasmettergli nuovi ordini. Dopo di ciò l'avvocato recossi alla casa di donna Paola Pietra, per prendere lingua su alcune cose che non avea potuto sapere il giorno prima. - Al conte ho parlato, gli disse donna Paola, e l'ho indotto a venir qui, e l'aspetto anzi a momenti. Davvero che mi pare d'aver fatto un miracolo. Non vorrei però che fosse per nascere qualche scena scandalosa e terribile, messi il conte e il Galantino al cospetto l'uno dell'altro. - State tranquilla, donna Paola, chè abbiamo pensato ad ovviare anche a questo inconveniente. - Ma in che modo? - Vedrete... e spero che forse avrete a lodarvi di me... Confortate intanto la contessa, e fatele coraggio. - Caro avvocato, che pena mi ha fatto la contessa un momento fa, quando ho dovuto pur dirle che il conte oggi veniva qui! - Già v'ho detto che tutte le difficoltà per questo vostro nuovo e giustissimo intento sarebbero insorte dal lato della contessa. Ciò era ben naturale. - No, no, caro mio, non si tratta di questo. Ella, sentendo che il conte s'era lasciato indurre a venir qui, tosto s'è fissata nella persuasione che il conte fosse disposto ad accogliere le proposte del signor Suardi. Figuratevi com'io mi sentissi di dentro rimeditando la furia onde ieri proruppe il conte nel sentire le pretese del Suardi! Ma la contessa non sospira che la figliuola, e per rivederla, non so quel che farebbe. Davvero che fa pietà. - Torno a ripetere, supplicatela ad aver coraggio; so io quello che dico. Ieri ho parlato al Baroggi... - E così? - Sa tutto, quantunque non voglia dirlo; ma quel che non ha voluto dire ieri, lo dirà oggi, so ben io il perchè. Sa tutto, ripeto... e ho potuto comprendere che le fanciulle sono davvero in salvo, e che non è che la pura verità quello che il Suardi ha esposto. Ma non sentite? - è una carrozza che entra dal portone. - È il conte senz'altro. - E donna Paola diede una strappata al campanello. - Ma che ora può essere adesso? chiese lo Strigelli. - Sentite che batte la campana dell'orologio. - È tardi... io devo essere altrove; perdonate, io vado. Dio faccia che fra un'ora possa essere portatore d'una buona novella. E l'avvocato Strigelli, nell'uscire, s'incontrava nel conte V... Quest'ultimo, nell'entrare, diede, per un moto che gli era abituale, un'occhiata d'alto in basso all'avvocato, e: - Chi è colui? chiese, mentre salutava donna Paola. - Ah, ah... il giovane praticante dell'avvocato Agudio, colui che scrisse tanti atti contro di me; lo conosco assai bene. Scusate, donna Paola, ma venendo in casa vostra, posso dire d'esser venuto nel campo nemico. - Nel campo di un alleato, dite meglio, dove i parlamentari si son radunati per venire a patti e per cedere volontieri le armi. Quel giovane vi stima assai, e fu egli a consigliarmi di venire da voi, egli e la contessa... L'uno e l'altra si trovaron d'accordo nel pensare che voi solo potevate incutere timore al Suardi. - Ribaldo sfrontato!... esclamò il conte, e si mise a sedere. La vasta poltrona di marocchino entro la quale s'era come perduto il piccol corpo del nostro Giocondo Bruni ancor fanciullo, appena bastò per contenere la colossale persona del conte. Era esso vestito da mattina, ossia portava un soprabito color turchino con baverina filettata d'argento che gli scendeva oltre la spalla; aveva stivali corti di pelle di cordovano pur filettati d'argento, con sproni corti; all'occhiello del soprabito portava il nastro dell'ordine di San Jago, e teneva nelle mani un grosso scudiscio da maneggio. Non gli mancava che le spallette e la sciabola per essere creduto un militare in servizio, e tanto più quando si guardava a quella faccia burbera, atteggiata ad una fierezza di convenzione sulla quale, tra il bianco della parrucca ad ala di piccione e il rosso color mattone equabilmente soffuso senza gradazione sulla fronte, sulle guance, sul naso, spiccava il nero di due baffi corti, piuttosto che ai quali avrebbe rinunziato alla corona di conte o per lo meno all'ordine di San Jago. Come poi fossero neri non lo sappiamo, perchè il loro obbligo sarebbe stato di essere almanco grigi, chè nell'anno di grazia 1766 i cinquant'anni doveva averli passati da molto tempo. Ad ogni modo, fosse il privilegio ordinario di natura, o fosse la virtù parigina di qualche pomata che potrebbe forse venire a gara colle miracolose d'oggidì, i baffi erano neri, e basta di ciò. Dopo aver girato, senza parlare, lo sguardo intorno alle pareti per osservare i ritratti di famiglia della casa Pietra-Incisa: - Quanto potrà tardare a venire questo mascalzone? domandò egli. - All'ora di ieri...; però mi pare che potrebbe mancar pochissimo. Il colonnello si alzò, e fatto come un giro intorno a sè stesso: - Le pare, soggiunse, che dobbiamo riceverlo qui in anticamera? - Le convenienze ci vogliono anche con costoro. La contessa jeri gli parlò qui... la contessa ed io... Il colonnello stette muto qualche momento. - Ma c'è da impazzire, donna Paola, disse poi, pensando che nelle mani di costui, precisamente nelle mani di costui doveva cadere quella... quella ragazza... - Ah, fu davvero una gran disgrazia, conte, perchè temo che anche quando avremo riconquistata la ragazza, pur troppo, ci sarà pericolo di perdere la contessa. Il conte, a quelle parole di donna Paola, non afferrandone bene il significato, e tuttavia rimanendone turbato, fu in procinto di domandarle una spiegazione; ma si trattenne... e volse altrove la faccia... e fece alcuni passi per la camera; e come per dare sfogo all'ira che provava nel sentirsi, suo malgrado, commosso, ed anche per quell'indole sua militarmente brusca, lasciò cadere un colpo di scudiscio sulla spinetta, che risuonò come un ghitarrone sfregato nelle corde. - Scusate, disse poi, ma costui si fa aspettare un po' troppo. - Abbiate pazienza, conte... e vogliate perdonarmi se vi lascio un momento solo. Vado a vedere come sta la contessa, perchè poco fa era a mal partito assai. Sono tre giorni e tre notti che non mangia e non dorme, e non fa altro che disperarsi, sospirare e piangere. Stamattina soltanto si lasciò andare ad un sonno invincibile, riposando la testa sul davanzale della finestra ad aria aperta. Il che le ha fatto malissimo; onde, pochi minuti sono, fu colta da un deliquio e da un sudore mortale, che ce ne volle a ritornarla in sè stessa. Scusate, vado e torno. Il piglio burbero e fiero che appariva ognora sul volto del conte, era il più delle volte, lo abbiamo già detto, un piglio di convenzione. Quasi tutti coloro che passarono la loro gioventù fra le armi, nei bivacchi, e sui campi di battaglia hanno l'abitudine di sfoggiare un tale frontispizio e di caricarlo talora, fin quasi comicamente, per far colpo; press'a poco come i bassi profondi che, quando parlano in pubblico, alterano la voce in modo che sembrano uomini soprannaturali. Ma in quel modo che i bassi profondi, quando sono in veste da camera e si trovano al cospetto di persone che non hanno a far nulla col teatro, lasciano uscir la voce senza pretesa e a beneplacito della natura; così anche i militari in quiescenza, quando son soli, permettono che i muscoli del viso si rilascino alquanto come comanda la natura. E così avvenne della faccia del conte colonnello. Quella specie di velo artificiale ed avventizio lasciò allo scoperto la nuda e schietta tinta della bonarietà che la natura gli aveva pur data, di maniera che quel suo faccione parve per un istante quello di un sempliciotto contrito e commosso, tanto commosso che gli occhi gli si inumidirono. Donna Paola, che conosceva l'uomo, non a caso avea detto quel che avea detto. Fin dal giorno prima ella erasi accorta come in lui fosse sbollito ogni sdegno contro la contessa. Non si trattava or dunque più d'altro che di penetrare più addentro che fosse possibile, mettendo in movimento la compassione, in quel terreno già tutto quanto smosso e rammollito. E non a caso lo avea lasciato solo, perchè avvedutasi che il racconto del misero stato della contessa lo aveva messo sottosopra, pensò di non avviare altri discorsi, che, interrompendo quel pensiero, lasciassero tempo al cuore di rimettersi in calma e di riassumere la consueta padronanza; e intanto erasi recata infatti nella camera della contessa che, per verità, stava malissimo, trovavasi in una prostrazione di corpo e di spirito da far compassione a chicchessia. Quella rispose crollando il capo. - Sapete chi è venuto? - Chi? - Il conte! - Oh Dio!! Ma non è necessario ch'io sia presente al colloquio. - Non è necessario, ma sarebbe utile, e, più che utile, conveniente e generoso. - Generoso?... ma credete che il conte... no, no, donna Paola. Voi non lo conoscete. Dio sa che scena orribile sarebbe per fare. - Io non sono della vostra opinione; e quando debbo dirvi la verità intera, s'io fossi ne' vostri panni, alla notizia ch'egli si lasciò indurre a venir qui... io sarei volata nella sala dov'egli si trova. In conclusione, bisogna esser giusti, donna Clelia. Chi si deve umiliare per il primo? Chi? E l'interesse vivissimo che ha preso e prende per la vostra figliuola, ci dev'essere per nulla? So quel che volete dire, lo so. Ma in quanto a lui, dimenticate il passato e rammentate il presente. E in quanto a voi, per quest'oggetto, non abbiate in mente che il passato. Perdonate, la mia cara Clelia, se vi parlo così in questi momenti. Ma io prevedo che immensa consolazione sarà per riempire il vostro cuore quando vi sarete risoluta a rivedere vostro marito. - Io sono pronta a fare tutto quello che volete, ma per oggi no. Per oggi non mi sento disposta. Lasciate prima che io possa riabbracciare la mia Ada. - L'avvocato Strigelli m'ha ingiunto di rassicurarvi su di ciò; perchè da jeri ad oggi ha trovato, egli stesso me lo ha detto, la via giusta per venire a capo di tutto. Ma zitto, che sento parlare nella sala di ricevimento; fosse mai venuto il Suardi? Mi rincresce di non essermi trovata là prima ch'egli entrasse. E così dicendo lasciò sola la contessa, e tornò dov'era il conte. Attraversate rapidamente le camere interposte, quando entrò nella sala di ricevimento, si maravigliò di trovarvi l'avvocato Strigelli invece del Suardi. Onde gli chiese: - In che modo voi siete qui, e perchè colui si fa aspettar tanto? - Chi... colui? - Il Suardi. - Lo aspetterà per un pezzo, donna Paola. Ma sieda qui, di grazia, e sentirà. - Sentite, sentite, donna Paola, soggiunse il conte con una schiettezza di gioja insolita. Sentite. Ma il lettore, invece di ascoltar l'avvocato Strigelli, si compiacerà, se è di comodo, di ascoltar le nostre parole.
|
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License |