III
L'avvocato Strigelli uscì dallo studio Agudio colla
contentezza di un poeta che ha finito in quel punto un componimento al quale
sia stata d'impaccio una strofa, che, per essere la conclusionale, aveva
l'obbligo di riuscire la più felice di tutte. Uscì colla nota e l'indicazione
del luogo in cui il Baroggi avea detto trovarsi le fanciulle insieme con sua
madre, e tornò in casa Pietra. Il conte non era ancora partito; e l'avvocato,
entrando nella sala colla gioviale baldanza di chi si sente quasi più padrone
dei padroni di casa, interruppe un discorso che colui aveva avviato con donna
Paola, esclamando:
- Or tutto è fatto, ed ogni nodo è sciolto, e ormai non
rimane al signor conte che di far attaccare i cavalli; a donna Paola di mettere
in mia compagnia quella buona vecchia che fu già la governante della fanciulla,
e a me di pormi tosto in viaggio. Da qui a Como, trottando con focosi cavalli,
ci voglion sei ore; da Como ad Asso... Ah, vedo che per oggi non si arriva in
tempo, e non si fa nulla, e bisognerà che la signora contessa abbia la pazienza
di aspettar fino a domani ad abbracciare la sua figliuola... Ma noi stiamo qui,
e non pensiamo a dar questa notizia alla contessa... Ma dov'è la contessa?...
Voglio sperare che risorgerà da morte a vita, quando sentirà di che si tratta.
Mi conduca dunque, donna Paola, dalla contessa... Signor conte... andiamo a
trovar la contessa.
E l'avvocato, senz'altro, tant'era trasportato dalla
compiacenza d'aver fatto quello che forse nessun altro avrebbe saputo fare, già
s'avviava all'appartamento dove sapea trovarsi la madre di Ada. Donna Paola si
mosse ella pure, volgendo al conte un'occhiata più eloquente di qualunque
discorso; e il conte la comprese e guardò a lungo donna Paola, e questa volta
anche l'occhio di lui, per consueto insignificantissimo, espresse mille cose; e
seguì donna Paola, a passo lento e colla testa piegata sul petto, e attraversò
insieme le stanze intermedie. Ma quando ella entrò in camera della contessa,
precedendo l'avvocato e il conte per annunziarli; nel punto che, dopo quindici
anni, egli sentì, stando di fuori, la voce di donna Clelia, si trattenne un
momento, e lasciò che entrasse lo Strigelli. E stette così un poco perplesso;
poi, come se a un tratto fosse respinto indietro da più uomini vigorosi sbucati
d'improvviso per scacciarlo di là, retrocesse, e con passo concitato ritornò
nella sala di ricevimento, e si gettò a sedere nella poltrona, percuotendo gli
stivali con forti colpi di scudiscio; si alzò di nuovo e si mosse per ritornare
dond'era fuggito, e di nuovo retrocesse, e tornò a sedere nella poltrona. Lo
Strigelli e donna Paola intanto, fattisi intorno alla contessa con
quell'impaziente sollecitudine dei buoni che non vogliono ritardare altrui una
consolazione, non si accorsero al primo che il conte fosse rimasto fuori, e:
- Or dunque si rallegri, signora contessa, disse lo
Strigelli.
- Coraggio, la mia cara Clelia, disse donna Paola. Qui il
nostro avvocato parte a momenti colla carrozza del conte per andar a prendere
la vostra figliuola.
La contessa, alzandosi a quelle parole dalla seggiola,
respinse con violenza la cameriera che in quel punto stava ravviandole alla
meglio lo scompigliato tupè, e:
- Voi andate a pigliar mia figlia, domandò all'avvocato; ma
sapete dove si trova?
- Ecco qui... rispose l'avvocato. Da Como bisogna andare in
Vallassina, a una villetta in riva al Lambro tra Scarenna e Caslino. Là vivono
in solitudine e in devozione la vostra figliuola e la figlia del Crivello,
essendo state affidate, cosa di cui stupirete, alla custodia della madre del
Baroggi; la quale, come ognun sa, è tra quelle che oggidì a Milano logorano di
più le panche delle chiese.
La contessa non ebbe tempo di maravigliarsi di questa, che
pur doveva essere per lei, stranissima notizia. Ma rivoltasi alla cameriera:
- Spàcciati dunque, che non c'è tempo a perdere. Credo bene
che si partirà subito subito? soggiunse poi rivolgendosi allo Strigelli.
- Quel che si dee fare si dee far tosto. Ma la signora
contessa, giacchè ha avuto tanta pazienza fino ad oggi, la prolunghi fino a
domani, e voglia persuadersi che è molto meglio che io parta solo colla
cameriera qui di casa, che fu già governante della ragazza. Anche il signor
conte voleva venire in persona ad accompagnarmi, ed io l'ho persuaso... Ma
dov'è il signor conte, domandò a donna Paola, non è egli entrato qui con noi?
- S'è fermato di là, ella rispose, perchè non si permise
d'entrare prima che...
E donna Paola, interrompendosi ad arte, guardò la contessa,
pigliandola per mano e stringendogliela con gran significazione, senza dir
altro, perché non voleva che lo Strigelli fosse testimonio di quella soverchia
ostinazione della contessa.
Ma questa, senza dar peso nè alle occhiate nè alle parole nè
alla stretta di mano:
- Non sarà mai, avvocato, soggiunse, che io debba fermarmi a
Milano ad aspettare. Non sarà mai.
- Quand'è così, faceva osservare donna Paola, stiamo a
quanto vorrà il conte... Lasciate fare, avvocato... Se ella sa pregare il conte
in modo che esso le permetta d'andare a prendere la figliuola, lasciate fare.
Suvvia dunque, andiamo di là, cara Clelia, e giacchè avete questa smania,
troppo giusta del resto, d'andare voi stessa in compagnia dell'avvocato,
saprete trovar le parole da persuadere il conte. Non è vero, avvocato? e a
costui ammiccò, volendo significargli che venisse in suo soccorso. Io vado di
là e vi precedo... e la mia cara Clelia avrà la bontà di venir subito a parlare
al conte... Così si parte... sull'istante... e riabbraccerete la vostra Ada
stasera invece di domani.
E, senza attendere risposta, donna Paola uscì, recandosi
nella sala di ricevimento.
Il conte era ancora seduto in poltrona, colla testa
appoggiata al braccio sinistro puntato sulla sinistra coscia, mentre, per un
movimento macchinale, andava percuotendo collo scudiscio che aveva nella dritta
il soppedaneo della sala.
- Signor conte, disse donna Paola, parlandogli stando di
dietro del dosso della poltrona, quella povera contessa vorrebbe pregarvi...
anzi sta per venir qui...
-Che!? esclamò il conte alzandosi di subito e volgendo in
giro gli occhi torvi.
Gli uomini della natura del conte V... sono sempre
perplessi intorno a quello che debbono fare; inoltre avendo una debole
intelligenza, finchè il cuore può andar liberissimo ne' suoi slanci, tutto va
bene, e qualche volta da uomini di tal fatta, a pigliarli con garbo, se ne
cavano grandi cose; ma guai se d'improvviso tra gli slanci del cuore si
inframmette qualche bisbetica riflessione della mente! Di tratto s'impennano e
retrocedono da quella via su cui il sentimento spontaneo gli avea fatti correre
fin con troppa velocità. S'impennano e non sono poi capaci di dissimulare pur
un pensiero fuggitivo da cui sieno molestati. Un altro uomo, nella condizione
del conte, dal momento che si fosse indotto a recarsi in casa Pietra, fatto
quel primo passo, non avrebbe esitato a far tutti quelli altri che erano
comandati come una conseguenza necessaria. Ammesso il principio di voler essere
indulgente, e mostrarsi, quel che suol dirsi, un uomo di mondo, e di concedere
tutto il suo pieno sviluppo a quella pietà, a quell'affetto che spontaneamente
eragli pur nato in cuore, toccava a lui a pigliar l'iniziativa in tutto, toccava
a lui a preparare, se va l'espressione, il piano inclinato per cui la contessa,
senza il pericolo di troppo gravi scosse, potesse, dopo quindici anni d'assenza
e dopo quanto era successo, non sentirsi umiliata a venire in apparenza di
penitente contrita al cospetto del marito oltraggiato.
Ma il conte si comportò tutt'all'opposto. Aveva lasciato in
prima che il cuore facesse quel che volesse; poi, al contatto di alcune
circostanze che trattennero il libero slancio del cuore, sottentrò la
riflessione; e questa riflessione, non essendo quella di un intelletto forte
fece sì ch'egli, al fatto del non aver mai veduto a comparir la contessa in
tutto quel tempo che stette in casa Pietra, non desse nè la più ragionevole nè
la più benigna interpretazione.
Quando fu per entrare nella camera di lei e ne ebbe sentita
la voce, retrocesse, percosso improvvisamente dall'idea che fosse per
accoglierlo male; e questo argomentava da ciò appunto ch'essa la contessa,
mentre sapeva ch'egli era lì da tanto tempo, non s'era mai degnata di uscire
dalla sua camera e di venire a lui, che pure s'era mosso per amore e di lei e
della sua figliuola. Retrocesse dunque con dispetto a questa idea, e si pentì
d'esser venuto lì; e un pensiero portandone seco altri della stessa natura, di
quel complesso di cose che alla mattina lo aveva intenerito, gli si mostrò in
quel momento il rovescio che gli rinfocava invece gli sdegni. Ma in quel punto
comparve sulla soglia della sala la contessa Clelia, preceduta d'un passo dal
giovine avvocato Strigelli.
Era da quindici anni che il conte e la contessa non si
vedevano. Però, quand'anche e l'uno e l'altra si fossero trovati in una diversa
condizione d'animo e di cose, sarebbe sempre
stato pieno di turbamento e di solennità quell'istante del rivedersi dopo che
de' fatti gravissimi li avevan tenuti divisi per tanto tempo. Or pensi il
lettore come si accrescesse quel perturbamento, e come fosse fatta angosciosa e
terribile quella solennità, nella stanchezza di spirito onde era sopraffatta la
contessa, nel fremito iracondo onde era colto in quel momento il conte.
La faccia di lui, il suo corpo stettero immobili alla vista
della contessa, come se una virtù arcana vi avesse comunicata la rigidezza
inalterabile di una figura marmorea. In quanto alla contessa, che, e per le
parole di donna Paola e per quelle dello Strigelli, si attendeva dal conte il
più benigno accoglimento, si rattenne più attonita che spaventata, vedendo
quell'occhio torvo e quel viso arcigno, e non osò fare un passo di più, e si
volse allo Strigelli come se gli dicesse:
- Or che v'ho detto io?...
Donna Paola, che non s'era atteso quel repentino mutamento
nei modi del conte; lo Strigelli, che aveva incoraggiata la contessa a venire
al cospetto del marito, coll'assicurarla ch'esso la stava attendendo colla più
benigna disposizione d'animo, non seppero trovar parole per togliere la
contessa dal suo imbarazzo, per ispianare la fronte accigliata del conte.
Ma questi che era impacciato al pari degli altri, vedendo la
pallidezza sepolcrale della contessa e gli occhi di lei notabilmente alterati
dalle traccie del pianto, sentiva in sè il ritorno d'una irresistibile
compassione, e il dispetto di non poterla tener lontana, onde quasi per
deviarla:
- Or perchè, proruppe con iracondia che varcava ogni
convenienza, non mandate tosto, signor avvocato, a far attaccar i cavalli...
invece di star qui a far... a gettare il tempo inutilmente?
A codesta esclamazione del conte, la contessa, consigliata
Dio sa da che, e probabilmente dalle continue esortazioni di donna Paola, uscì
dalla propria immobilità e si avvicinò al marito, e:
- Giacchè vi pigliate tanta premura per la mia figliuola...
lasciate che vi ringrazii...
Queste semplici parole
proferite in suono di pianto dal labbro della contessa cangiarono a un tratto
l'espressione alla faccia del conte.
E donna Paola, la quale stava come attendendo quella
risoluzione:
- La contessa, entrò sollecita a dire, vi prega di volerle
concedere d'andare ella stessa in compagnia dell'avvocato a prender la
figliuola.
- Ma, e tocca a me, rispose il conte, a dare un tal
permesso? e non è ella sua madre? E ciò disse con voce alterata ed alta, ma con
quell'accento particolare degli uomini burberi, i quali non hanno altra paura
che di parer buoni; accento in cui, di sotto al suono dell'ira che soverchia
per l'atto della volontà, si sente come a fremere il suono della pietà che il
cuore, a dispetto del dissenso mentale, non può a meno di lasciar trapelare. E
il conte non potè proseguire, perchè la contessa, abbracciando donna Paola,
diede in un violento scoppio di pianto, che fu l'ultimo di quei procellosi
giorni e di quel giorno; chè, senza più oltre protrarre una tal scena,
trattandosi che anche noi, che abbiamo i nostri fastidj, sentiamo il bisogno di
confortare lo spirito con qualche spettacolo un po' più lieto, diremo che fu
mandato un servitore a far attaccare i cavalli alla carrozza da viaggio del
conte; che la carrozza entrò dopo qualche tempo nel cortile di casa Pietra; che
la contessa vi salì, dandole il braccio lo stesso signor conte, il che è un
gran buon indizio; che l'avvocato sedette alla sinistra di lei, e così
partirono ambidue di trotto serrato, rimanendo il conte per tutto quel giorno
ed anche a pranzo insieme con donna Paola, a parlare di tante e tante cose, per
le quali possiamo sperare di poter assistere finalmente ad una giornata del
tutto sgombra e serena, dopo tanti giorni di pioggia inclemente.
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