IV
L'arresto di Andrea Suardi, del quale il pubblico, per uno di
quegli sbagli che non si sanno come spiegare, si era dimenticato in que'
giorni, fece l'effetto d'un congegno che s'intrometta fra i raggi della ruota
centrale d'un mulino, la quale ferma di punto in bianco tutte le ruote minori
che in essa imboccano. Vogliamo dire che la calunnia colossale che avea
investita la riputazione persino di donna Paola, fermandosi di colpo, arrestò
tutte le mille congetture che figliarono da quella, con gran dispiacere di
coloro che le avevano messe in corso, e vedevano crollare come per incanto un
edificio a cui tanto volentieri avevano portato la loro pietra. E
contemporaneamente alla fermata di quella ruota che aveva girato
velocissimamente e aveva fatto girar tante teste e muovere tante lingue, quel
nome del Galantino balzato fuori all'impensata fu causa che una quantità
innumerevole di persone si dessero del balordo a vicenda, perchè a tutte quante
non sembrò vero di non aver tosto messi gli
occhi su colui che, solo fra tutti, presentava i veri requisiti indispensabili
per essere il primo a cadere sotto al pubblico sospetto. E nel tempo stesso vi
fu un rinnovamento di tutte le dispute calorose che si eran fatte pochi giorni
prima tra coloro che stavano contro donna Paola e quelli che la difendevano; i
secondi, riscaldati dal trionfo, si ricattavano delle offese ricevute; i primi,
umiliati dalla sconfitta, si ritraevano affannandosi di dare speciose
interpretazioni a quanto avevano detto. Però i rabbuffi cessaron presto, perchè
il ritorno del Galantino alle camere dell'albergo del Capitano di Giustizia,
come lo chiamavano i buontemponi gioviali, fu un avvenimento così saporito per
tutto il rispettabile pubblico milanese, che tutti furono ben contenti, per un
così lauto cambio, di dover rinnovare e rinfrescare la loro stima e venerazione
che avevano per donna Paola Pietra. Il pubblico è talvolta come i fanciulli: -
ha bisogno d'aver qualcosa in bocca da rosicchiare, e qualche oggetto tra mano
da stritolare, sempre disposto ad abbandonare
quello che ha in proprio potere, quando se gliene getti un altro su cui
sfogarsi come gli par meglio. Questo caso poi del Galantino, per il pubblico,
torniamo a ripeterlo, era davvero un piatto appetitoso. La ricchezza del
Suardi, e le altre sue qualità abbaglianti compreso il magnifico suo cavallo
normanno colore isabella, col collo ad arco e la prolissa criniera bruna, aveva
come imposto alla pubblica opinione; e se tutti strillavano contro i fermieri
ladri, come di consueto que' signori venivano chiamati dalla ciurmaglia che non
misura le parole, l'ira era piuttosto rivolta contro i tre capi principali che
contro del Galantino, il quale veniva come scusato dalla sua condizione di
appaltatore in secondo. Qualche volta è una compiacenza curiosa che ha la
moltitudine di far la corte all'uomo che manifestamente è protetto dalla
fortuna; ma guai se ella s'accorge che la fortuna abbandona il suo protetto!
Allora fa in un istante quella diversione per cui la fortuna ha impiegato molto
tempo, e si rivolta infuriata contro quello stesso che in prima aveva blandito,
talchè se le parole del pubblico fossero sassate, il derelitto cadrebbe morto
in piazza, prima che la giustizia arrivasse in tempo a giudicarlo.
- Birbone lo si conosceva, ma scellerato fino a questo punto
no, dicevan gli uni. E all'ombra delle foglie di tabacco doveva giungere fino a
questo di diventar sacrilego, dicevan gli altri. Questo è il caso di dar un esempio,
gridavan tutti, e giacchè in piazza c'è la ruota, farlo andare come al
girarrosto: lui e i suoi tre colleghi. Questo s'intende. Ma lui al primo posto.
Oh, questa volta non gli sarà così facile di canzonar la giustizia e
l'aspettazione pubblica, come ha fatto tanti anni fa. Se il Senato lo rimanda
assolto, è il caso di rivoltarsi contro al Senato. Chi si fa pecora la mangia
il lupo. Chi vuole può. La trambussata nel convento di San Filippo, i cinque
morti e il coraggio dei frammassoni hanno fatto l'effetto, e l'editto del 6
aprile fu levato jeri da tutti gli angoli della città. L'editto è del 6
aprile... e il birbone acquistò la casa presso al convento pochi giorni dopo.
La trama era dunque già bell'e ideata da questo scellerato.
Questi dunque, o di tal genere, erano i parlari del
pubblico; e in ragione che l'odio cresceva e si versava tutto sulla persona del
Galantino, nasceva l'entusiasmo per gli altri; nasceva per i Frammassoni di cui
s'era chiusa la loggia di San Vittorello; prorompeva per il giovane lord Crall,
di cui si esaltavano a cielo le virtù; cresceva la venerazione per donna Paola
Pietra a un punto che non è imaginabile. Quando poi corse per tutta la città la
notizia, che l'avvocato Strigelli aveva scoperto il luogo dove le fanciulle
erano state nascoste, e che, in compagnia della contessa Clelia V... nella
carrozza del medesimo signor conte colonnello, era partito per ricondurle a
Milano; fu un delirio universale, e più ancora quando si vociferò dell'acutezza
sapiente e mirabile di donna Paola che aveva ella sola provocato tutto questo,
e aveva colto l'occasione d'una sventura gravissima per far venire a Milano la
contessa V.... e perciò aveva ottenuto quel che nessuno avrebbe potuto
aspettarsi; che cioè il conte colonnello V... dopo quindici anni si trovasse
insieme colla moglie, e dessero così il buon esempio
della riconciliazione e del pentimento e del perdono. Perchè i servi di casa
Pietra avevano palesato ogni cosa; i servi che, se non sanno tacere gli
scandali segreti dei padroni, hanno poi anche la smania, bisogna dir il vero,
di propalare le loro virtù, se ve ne sono, e i loro bei fatti, e persino
d'esagerarli. Però gli elogi che corsero quella sera della contessa Clelia V...
varcarono la misura iperbolica di un panegirico convenzionale. Essa era più
grande quasi dell'Agnesi, al cospetto della scienza; più degna di compassione
che la Maria Stuarda, al cospetto della sventura e della persecuzione; più
rassegnata e più costante di tutte, al cospetto dell'espiazione; se niente
niente continuava di quel passo, poteva aspirare ad un posto nel martirologio.
Quanto poi a bellezza, le più fresche e leggiadre giovinette potevano nascondersi
tutte, eclissate dagli splendidi avanzi della sua: ad eccezione però della sua
figliuola, di quel caro angelo di Ada, la quale, insieme colla madre, poteva
bastare a provar che la città di Milano era la prima nel vanto della beltà
femminile; che Venezia non poteva aver nulla da contrapporre di meglio, che
Genova e Bologna e Ferrara, le quali menavano tanto scalpore per le loro donne,
avrebbero dovuto dar le mani, vinte nel veder queste due. Con tutta quella
buona disposizione del pubblico all'entusiasmo verso le persone che abbiamo
nominate, fra cui è pur da includere il conte colonnello V..., che è tutto
dire, giacchè aveva un segreto affatto suo di saper venir in uggia ai
conoscenti, ai parenti, agli amici, a tutti; si figuri dunque il lettore l'effetto,
diremo, invadente che fece quando si sparse per la città la notizia che la
signora contessa V... e l'avvocato Strigelli erano tornati in compagnia delle
fanciulle. E tanto più fu grande l'effetto, in quanto era pur stato generale il
dubbio sulla difficoltà di rinvenirle; generale il timore, che, nel punto
stesso di ritrovarle, fossero per dar fuori nuovi disastri e nuovi affanni.
Appena dunque si sparse quella felice nuova, fu un accorrere di tutti i parenti
della contessa, della madre, della sorella, del fratello, per congratularsi con
essa; fu un affaccendarsi di tutti gli amici del conte per lodarsi di lui e
della sua generosità. E la cosa andò tant'oltre, che l'intensa gioja di pochi
si comunicò a tutta la popolazione, e quella gioja fu così viva, che, siccome
voleva un costume curioso venuto dalla Francia, si credette perfino di dover
palesarla con atti di pubblica esultanza.
Nel 1735, quando Luigi XV, il prediletto, fu assalito da una
pericolosa malattia che aveva fatto temere della sua vita, nel punto che stava
per toccare l'età maggiore, la costernazione di tutto il popolo parigino fu
tale, che si manifestò rivoltandosi contro il reggente duca d'Orléans, sul
quale aveva pesato la più atroce calunnia, per essere avvenuta quasi
simultaneamente la morte della madre, del padre, del fratello maggiore di
Luigi. Gli odj del pubblico contro il Reggente erano anche rinfocati dai
disordini che in Francia aveva prodotto il sistema di Law, che il duca aveva
protetto. Tutti adunque, credendo nella scellerata ambizione del Reggente,
tenevano per certa la morte del giovinetto re. Ma la fortuna volle che un
salasso opportunamente e coraggiosamente ordinato dal medico Helvetius, contro
il parere dei colleghi, salvasse invece i giorni di Luigi. È indicibile il trasporto
che ebbe il popolo per tale notizia. Il Reggente, a confondere la calunnia,
presentò il giovane re al popolo radunato. Fu in quell'occasione che la
fantasia parigina trovò di manifestare l'insolita allegrezza in un modo
insolito, introducendo per la prima volta i così detti banchetti di famiglia
fatti alla porta delle case col favore delle belle notti d'estate.
I pubblici d'Europa, quando seppero le novelle di Parigi e
la guarigione del giovine monarca e il modo nuovo e bizzarro di festeggiarla,
non sappiamo fino a che grado dividessero la consolazione del popolo parigino,
ma sentirono un sincero entusiasmo per coloro che avevano inventato quel nuovo
metodo di stare allegri, e una smania che, si presentasse presto un'occasione
appena appena ragionevole e plausibile per introdurre in patria quel così
splendido trovato, e per applicarlo in modo da non rimanere addietro degli
inventori.
La città di Milano fu probabilmente la prima in Italia che
tentasse in ciò di emulare la maggior Parigi. Se le invenzioni veramente utili
all'umanità fossero sempre tanto fortunate e
rapide nella loro diffusione quanto questa dei banchetti di famiglia alle porte
delle case, come si tormenterebbero meno i veri amanti del ben pubblico! Quanto
risparmio di parole, di discussioni, di guerre, di odj, di contumelie. Quante
ossa di meno sarebbero state slogate; quanti dolori e ingiustizie risparmiate a
molti innocenti sventurati se il libro dei delitti e delle pene, per esempio,
avesse avuta una così sollecita applicazione come codesta invenzione parigina!
La città nostra attese dunque impaziente la prima occasione
per poter farsi onore a banchettare in istrada col favore delle belle notti e
delle stelle e della luna. In mancanza di un re adolescente che scampasse da
morte, si accontentò, tanto per far presto, della nascita del primogenito di
qualcuna fra le più ricche e cospicue famiglie; di qualche splendido matrimonio
che avesse fatto sbattere le ali e spiegare il canto di tutti quanti i cigni
del Ducato; in un bisogno (e allora i banchetti si limitavano, al giro del
rione o della parrocchia) si accontentarono anche dell'ingresso solenne di
qualche nuovo curato o prevosto alla sua chiesa. Col tempo, se mai nell'anno
non si fosse presentato uno di que' tali matrimonj che fanno epoca, o la
nascita di qualche primogenito più aspettato del solito, celebrarono invece la
vigilia di qualche solennità festiva. A quella di san Pietro, per esempio,
che cadeva in estate, era diventato di pratica il banchettare alla serena per
tutta la città. Di tali banchetti generali v'erano quelli che riuscivano più o
meno splendidamente, e questo dipendeva dalle maggiori o minori elargizioni dei
festeggiati, i quali, in certe contingenze, avrebbero forse preferito di essere
in odio al pubblico, perchè le casse forti se ne risentivano di quel tripudio
universale. Celebre tra gli altri era stato il banchetto generale dato a Milano
nel 1760 per la nascita del primogenito delle loro eccellenze don Alberico
conte di Cunio, Barbiano; Lugo, Belgiojoso, marchese di Grumello, ecc., e donna
Anna Ricciarda, principessa d'Este e del sacro romano Impero, al quale fu
padrino S. E. il signor conte Carlo di Firmian, e che fu cantato da molti
cigni, i quali deposero le loro uova in una raccolta poetica, in cui, fra tanti
nomi oscurissimi, compare ultimo il Parini, forse perchè allora non era che semplice
abate e non era ancora uscito il suo Mattino. Guai dunque che si trascurasse
l'occasione di convertire in allegria pubblica una gioja domestica!
La smania del divertirsi era molto maggiore nel secolo
passato che nel nostro, e nel popolo v'era una corrente assidua di buon umore e
di bonarietà che oggidì venne languendo per mille circostanze; per di più il
popolo, nelle sue relazioni col più ricco e cospicuo patriziato, si trovava
quasi nella condizione degli antichi clienti di Roma: provava davvero una gran
gioja alle gioje dei principali casati, si gloriava delle loro glorie, pareva
quasi che le loro ricchezze fossero sue, onde si affannava a decantarle, a
magnificarle, ad esagerarle a' forestieri. Le nuove idee, di cui il lievito
andava gonfiandosi a Parigi, s'erano trasfuse allora soltanto in alcune teste
che avevano imparato a girare lo sguardo in una sfera di che il vulgo non
sospettava nemmeno l'esistenza. Con questa bonarietà nativa, non turbata da
nessun grave avvenimento, con questa prosperità materiale della vita, con
questa tranquillità dello spirito, mantenuta nei più bassi ordini
dall'ignoranza che li faceva contenti di quello che avevano e della protezione
de' gran signori, con questa smania per l'allegria che dai padroni era passata
ne' servi, e da un ordine all'altro; per quell'agiatezza conservata dalle
compatte e numerose confraternite e maestranze di tutte le arti e mestieri,
onde ciascuna aveva sempre in pronto grosse
somme di denaro, raccolte dal contributo di tanti, e che talvolta volentieri si
erogavano per star allegri, sotto pretesto di qualcosa di più importante; è
facile a comprendere come il pubblico prendesse amore ai pubblici
festeggiamenti, e andasse perciò continuamente a caccia di buone occasioni.
Nel giugno di quell'anno 1766 era da qualche tempo che non
si offriva un motivo plausibile per far qualche cosa. Ora mancavano due giorni
alla festa di san Pietro quando venne a Milano la contessa Clelia V... in
compagnia della sua figliuola Ada e di donna Giacoma dei marchesi Crivello, e
si sparse la notizia del come, del dove, del quando erano state ritrovate; e
alla moltitudine parve quasi di veder un miracolo in ciò, non sapendo spiegare
come quello scellerato di Suardi avesse potuto affidarle alla custodia di una
Santa: indizio manifesto che un angelo custode si era espressamente incaricato
di esse.
Tutti pensarono di conseguenza essere quella una occasione
mirabile per dare un banchetto generale che superasse in isplendore tutti i già
fatti. Il conte colonnello V... per aggiunta si chiamava Pedro. Potevansi così
celebrar più fatti in una volta: il ritorno della contessa V... a Milano, la
sua riconciliazione col marito, la salvezza miracolosa di quell'angelo della
fanciulla Ada, la salvezza della figliuola del Crivello, il giorno onomastico
di don Pedro conte V..., la solennità della festa di san Pietro. Gli
ingredienti erano piuttosto troppi che pochi.
La notte era già alta, quando una fitta moltitudine di persone,
di quelle che, o per mandato altrui o per volontà propria, sono sempre
alla testa delle pubbliche manifestazioni, si portarono sotto le finestre del
Palazzo Pietra-Incisa a gridare con tutta quella voce che loro era disponibile:
- Viva donna Ada V..., viva donna Paola, viva la contessa Clelia, viva il
conte, viva tutti, in una parola; e l'entusiasmo, il quale si condensa per
virtù propria, andò al punto che alla contessa Clelia e a donna Ada fu
necessità il mostrarsi dal balcone alla moltitudine schiamazzante.
Quando le due figure della contessa e della sua figliuola
comparvero tra due livree che portavano i lumi, non è a dire a che diapason
salissero le acclamazioni della moltitudine, trasportata da quello spettacolo
commovente e leggiadro. La faccia di donna Clelia, colorata in quel punto da
tante emozioni e lumeggiata per soprappiù dalla tinta calda della fiamma,
anzichè la madre, sembrava la sorella maggiore
di Ada. E questa osservata colà presso la contessa, potea sembrare
una copia più in minuto di quell'augusta figura, copia eseguita da un artista
più morbido e più squisito. Il suo volto giovinetto raggiava di una gioja
alquanto soffusa di mestizia, e con ambedue le sue leggiadre manine tenendo la
mano della mamma, pareva quasi che si ricoverasse presso di lei, come
sopraffatta da tanta moltitudine che la chiamava a gran voce. Ma per dipingere
degnamente codesta scena ci vorrebbe il pennello di Gherardo delle Notti; in
quel modo che ci converrà domandar consigli alla tavolozza del Canaletto e del
Guardi, quando, tra poco, faremo il giro della città, passando in carrozza in
mezzo ai banchetti notturni in compagnia della contessa e della sua figliuola:
- noi intenti a certi nostri studj speciali, esse tutte occupate a rispondere
ai saluti e agli applausi del pubblico mangiatore e bevitore.
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