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Giuseppe Rovani
Cento anni

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  • LIBRO NONO
    • IV
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IV

L'arresto di Andrea Suardi, del quale il pubblico, per uno di quegli sbagli che non si sanno come spiegare, si era dimenticato in que' giorni, fece l'effetto d'un congegno che s'intrometta fra i raggi della ruota centrale d'un mulino, la quale ferma di punto in bianco tutte le ruote minori che in essa imboccano. Vogliamo dire che la calunnia colossale che avea investita la riputazione persino di donna Paola, fermandosi di colpo, arrestò tutte le mille congetture che figliarono da quella, con gran dispiacere di coloro che le avevano messe in corso, e vedevano crollare come per incanto un edificio a cui tanto volentieri avevano portato la loro pietra. E contemporaneamente alla fermata di quella ruota che aveva girato velocissimamente e aveva fatto girar tante teste e muovere tante lingue, quel nome del Galantino balzato fuori all'impensata fu causa che una quantità innumerevole di persone si dessero del balordo a vicenda, perchè a tutte quante non sembrò vero di non aver tosto messi gli occhi su colui che, solo fra tutti, presentava i veri requisiti indispensabili per essere il primo a cadere sotto al pubblico sospetto. E nel tempo stesso vi fu un rinnovamento di tutte le dispute calorose che si eran fatte pochi giorni prima tra coloro che stavano contro donna Paola e quelli che la difendevano; i secondi, riscaldati dal trionfo, si ricattavano delle offese ricevute; i primi, umiliati dalla sconfitta, si ritraevano affannandosi di dare speciose interpretazioni a quanto avevano detto. Però i rabbuffi cessaron presto, perchè il ritorno del Galantino alle camere dell'albergo del Capitano di Giustizia, come lo chiamavano i buontemponi gioviali, fu un avvenimento così saporito per tutto il rispettabile pubblico milanese, che tutti furono ben contenti, per un così lauto cambio, di dover rinnovare e rinfrescare la loro stima e venerazione che avevano per donna Paola Pietra. Il pubblico è talvolta come i fanciulli: - ha bisogno d'aver qualcosa in bocca da rosicchiare, e qualche oggetto tra mano da stritolare, sempre disposto ad abbandonare quello che ha in proprio potere, quando se gliene getti un altro su cui sfogarsi come gli par meglio. Questo caso poi del Galantino, per il pubblico, torniamo a ripeterlo, era davvero un piatto appetitoso. La ricchezza del Suardi, e le altre sue qualità abbaglianti compreso il magnifico suo cavallo normanno colore isabella, col collo ad arco e la prolissa criniera bruna, aveva come imposto alla pubblica opinione; e se tutti strillavano contro i fermieri ladri, come di consueto que' signori venivano chiamati dalla ciurmaglia che non misura le parole, l'ira era piuttosto rivolta contro i tre capi principali che contro del Galantino, il quale veniva come scusato dalla sua condizione di appaltatore in secondo. Qualche volta è una compiacenza curiosa che ha la moltitudine di far la corte all'uomo che manifestamente è protetto dalla fortuna; ma guai se ella s'accorge che la fortuna abbandona il suo protetto! Allora fa in un istante quella diversione per cui la fortuna ha impiegato molto tempo, e si rivolta infuriata contro quello stesso che in prima aveva blandito, talchè se le parole del pubblico fossero sassate, il derelitto cadrebbe morto in piazza, prima che la giustizia arrivasse in tempo a giudicarlo.

- Birbone lo si conosceva, ma scellerato fino a questo punto no, dicevan gli uni. E all'ombra delle foglie di tabacco doveva giungere fino a questo di diventar sacrilego, dicevan gli altri. Questo è il caso di dar un esempio, gridavan tutti, e giacchè in piazza c'è la ruota, farlo andare come al girarrosto: lui e i suoi tre colleghi. Questo s'intende. Ma lui al primo posto. Oh, questa volta non gli sarà così facile di canzonar la giustizia e l'aspettazione pubblica, come ha fatto tanti anni fa. Se il Senato lo rimanda assolto, è il caso di rivoltarsi contro al Senato. Chi si fa pecora la mangia il lupo. Chi vuole può. La trambussata nel convento di San Filippo, i cinque morti e il coraggio dei frammassoni hanno fatto l'effetto, e l'editto del 6 aprile fu levato jeri da tutti gli angoli della città. L'editto è del 6 aprile... e il birbone acquistò la casa presso al convento pochi giorni dopo. La trama era dunque già bell'e ideata da questo scellerato.

Questi dunque, o di tal genere, erano i parlari del pubblico; e in ragione che l'odio cresceva e si versava tutto sulla persona del Galantino, nasceva l'entusiasmo per gli altri; nasceva per i Frammassoni di cui s'era chiusa la loggia di San Vittorello; prorompeva per il giovane lord Crall, di cui si esaltavano a cielo le virtù; cresceva la venerazione per donna Paola Pietra a un punto che non è imaginabile. Quando poi corse per tutta la città la notizia, che l'avvocato Strigelli aveva scoperto il luogo dove le fanciulle erano state nascoste, e che, in compagnia della contessa Clelia V... nella carrozza del medesimo signor conte colonnello, era partito per ricondurle a Milano; fu un delirio universale, e più ancora quando si vociferò dell'acutezza sapiente e mirabile di donna Paola che aveva ella sola provocato tutto questo, e aveva colto l'occasione d'una sventura gravissima per far venire a Milano la contessa V.... e perciò aveva ottenuto quel che nessuno avrebbe potuto aspettarsi; che cioè il conte colonnello V... dopo quindici anni si trovasse insieme colla moglie, e dessero così il buon esempio della riconciliazione e del pentimento e del perdono. Perchè i servi di casa Pietra avevano palesato ogni cosa; i servi che, se non sanno tacere gli scandali segreti dei padroni, hanno poi anche la smania, bisogna dir il vero, di propalare le loro virtù, se ve ne sono, e i loro bei fatti, e persino d'esagerarli. Però gli elogi che corsero quella sera della contessa Clelia V... varcarono la misura iperbolica di un panegirico convenzionale. Essa era più grande quasi dell'Agnesi, al cospetto della scienza; più degna di compassione che la Maria Stuarda, al cospetto della sventura e della persecuzione; più rassegnata e più costante di tutte, al cospetto dell'espiazione; se niente niente continuava di quel passo, poteva aspirare ad un posto nel martirologio. Quanto poi a bellezza, le più fresche e leggiadre giovinette potevano nascondersi tutte, eclissate dagli splendidi avanzi della sua: ad eccezione però della sua figliuola, di quel caro angelo di Ada, la quale, insieme colla madre, poteva bastare a provar che la città di Milano era la prima nel vanto della beltà femminile; che Venezia non poteva aver nulla da contrapporre di meglio, che Genova e Bologna e Ferrara, le quali menavano tanto scalpore per le loro donne, avrebbero dovuto dar le mani, vinte nel veder queste due. Con tutta quella buona disposizione del pubblico all'entusiasmo verso le persone che abbiamo nominate, fra cui è pur da includere il conte colonnello V..., che è tutto dire, giacchè aveva un segreto affatto suo di saper venir in uggia ai conoscenti, ai parenti, agli amici, a tutti; si figuri dunque il lettore l'effetto, diremo, invadente che fece quando si sparse per la città la notizia che la signora contessa V... e l'avvocato Strigelli erano tornati in compagnia delle fanciulle. E tanto più fu grande l'effetto, in quanto era pur stato generale il dubbio sulla difficoltà di rinvenirle; generale il timore, che, nel punto stesso di ritrovarle, fossero per dar fuori nuovi disastri e nuovi affanni. Appena dunque si sparse quella felice nuova, fu un accorrere di tutti i parenti della contessa, della madre, della sorella, del fratello, per congratularsi con essa; fu un affaccendarsi di tutti gli amici del conte per lodarsi di lui e della sua generosità. E la cosa andò tant'oltre, che l'intensa gioja di pochi si comunicò a tutta la popolazione, e quella gioja fu così viva, che, siccome voleva un costume curioso venuto dalla Francia, si credette perfino di dover palesarla con atti di pubblica esultanza.

Nel 1735, quando Luigi XV, il prediletto, fu assalito da una pericolosa malattia che aveva fatto temere della sua vita, nel punto che stava per toccare l'età maggiore, la costernazione di tutto il popolo parigino fu tale, che si manifestò rivoltandosi contro il reggente duca d'Orléans, sul quale aveva pesato la più atroce calunnia, per essere avvenuta quasi simultaneamente la morte della madre, del padre, del fratello maggiore di Luigi. Gli odj del pubblico contro il Reggente erano anche rinfocati dai disordini che in Francia aveva prodotto il sistema di Law, che il duca aveva protetto. Tutti adunque, credendo nella scellerata ambizione del Reggente, tenevano per certa la morte del giovinetto re. Ma la fortuna volle che un salasso opportunamente e coraggiosamente ordinato dal medico Helvetius, contro il parere dei colleghi, salvasse invece i giorni di Luigi. È indicibile il trasporto che ebbe il popolo per tale notizia. Il Reggente, a confondere la calunnia, presentò il giovane re al popolo radunato. Fu in quell'occasione che la fantasia parigina trovò di manifestare l'insolita allegrezza in un modo insolito, introducendo per la prima volta i così detti banchetti di famiglia fatti alla porta delle case col favore delle belle notti d'estate.

I pubblici d'Europa, quando seppero le novelle di Parigi e la guarigione del giovine monarca e il modo nuovo e bizzarro di festeggiarla, non sappiamo fino a che grado dividessero la consolazione del popolo parigino, ma sentirono un sincero entusiasmo per coloro che avevano inventato quel nuovo metodo di stare allegri, e una smania che, si presentasse presto un'occasione appena appena ragionevole e plausibile per introdurre in patria quel così splendido trovato, e per applicarlo in modo da non rimanere addietro degli inventori.

La città di Milano fu probabilmente la prima in Italia che tentasse in ciò di emulare la maggior Parigi. Se le invenzioni veramente utili all'umanità fossero sempre tanto fortunate e rapide nella loro diffusione quanto questa dei banchetti di famiglia alle porte delle case, come si tormenterebbero meno i veri amanti del ben pubblico! Quanto risparmio di parole, di discussioni, di guerre, di odj, di contumelie. Quante ossa di meno sarebbero state slogate; quanti dolori e ingiustizie risparmiate a molti innocenti sventurati se il libro dei delitti e delle pene, per esempio, avesse avuta una così sollecita applicazione come codesta invenzione parigina!

La città nostra attese dunque impaziente la prima occasione per poter farsi onore a banchettare in istrada col favore delle belle notti e delle stelle e della luna. In mancanza di un re adolescente che scampasse da morte, si accontentò, tanto per far presto, della nascita del primogenito di qualcuna fra le più ricche e cospicue famiglie; di qualche splendido matrimonio che avesse fatto sbattere le ali e spiegare il canto di tutti quanti i cigni del Ducato; in un bisogno (e allora i banchetti si limitavano, al giro del rione o della parrocchia) si accontentarono anche dell'ingresso solenne di qualche nuovo curato o prevosto alla sua chiesa. Col tempo, se mai nell'anno non si fosse presentato uno di que' tali matrimonj che fanno epoca, o la nascita di qualche primogenito più aspettato del solito, celebrarono invece la vigilia di qualche solennità festiva. A quella di san Pietro, per esempio, che cadeva in estate, era diventato di pratica il banchettare alla serena per tutta la città. Di tali banchetti generali v'erano quelli che riuscivano più o meno splendidamente, e questo dipendeva dalle maggiori o minori elargizioni dei festeggiati, i quali, in certe contingenze, avrebbero forse preferito di essere in odio al pubblico, perchè le casse forti se ne risentivano di quel tripudio universale. Celebre tra gli altri era stato il banchetto generale dato a Milano nel 1760 per la nascita del primogenito delle loro eccellenze don Alberico conte di Cunio, Barbiano; Lugo, Belgiojoso, marchese di Grumello, ecc., e donna Anna Ricciarda, principessa d'Este e del sacro romano Impero, al quale fu padrino S. E. il signor conte Carlo di Firmian, e che fu cantato da molti cigni, i quali deposero le loro uova in una raccolta poetica, in cui, fra tanti nomi oscurissimi, compare ultimo il Parini, forse perchè allora non era che semplice abate e non era ancora uscito il suo Mattino. Guai dunque che si trascurasse l'occasione di convertire in allegria pubblica una gioja domestica!

La smania del divertirsi era molto maggiore nel secolo passato che nel nostro, e nel popolo v'era una corrente assidua di buon umore e di bonarietà che oggidì venne languendo per mille circostanze; per di più il popolo, nelle sue relazioni col più ricco e cospicuo patriziato, si trovava quasi nella condizione degli antichi clienti di Roma: provava davvero una gran gioja alle gioje dei principali casati, si gloriava delle loro glorie, pareva quasi che le loro ricchezze fossero sue, onde si affannava a decantarle, a magnificarle, ad esagerarle a' forestieri. Le nuove idee, di cui il lievito andava gonfiandosi a Parigi, s'erano trasfuse allora soltanto in alcune teste che avevano imparato a girare lo sguardo in una sfera di che il vulgo non sospettava nemmeno l'esistenza. Con questa bonarietà nativa, non turbata da nessun grave avvenimento, con questa prosperità materiale della vita, con questa tranquillità dello spirito, mantenuta nei più bassi ordini dall'ignoranza che li faceva contenti di quello che avevano e della protezione de' gran signori, con questa smania per l'allegria che dai padroni era passata ne' servi, e da un ordine all'altro; per quell'agiatezza conservata dalle compatte e numerose confraternite e maestranze di tutte le arti e mestieri, onde ciascuna aveva sempre in pronto grosse somme di denaro, raccolte dal contributo di tanti, e che talvolta volentieri si erogavano per star allegri, sotto pretesto di qualcosa di più importante; è facile a comprendere come il pubblico prendesse amore ai pubblici festeggiamenti, e andasse perciò continuamente a caccia di buone occasioni.

Nel giugno di quell'anno 1766 era da qualche tempo che non si offriva un motivo plausibile per far qualche cosa. Ora mancavano due giorni alla festa di san Pietro quando venne a Milano la contessa Clelia V... in compagnia della sua figliuola Ada e di donna Giacoma dei marchesi Crivello, e si sparse la notizia del come, del dove, del quando erano state ritrovate; e alla moltitudine parve quasi di veder un miracolo in ciò, non sapendo spiegare come quello scellerato di Suardi avesse potuto affidarle alla custodia di una Santa: indizio manifesto che un angelo custode si era espressamente incaricato di esse.

Tutti pensarono di conseguenza essere quella una occasione mirabile per dare un banchetto generale che superasse in isplendore tutti i già fatti. Il conte colonnello V... per aggiunta si chiamava Pedro. Potevansi così celebrar più fatti in una volta: il ritorno della contessa V... a Milano, la sua riconciliazione col marito, la salvezza miracolosa di quell'angelo della fanciulla Ada, la salvezza della figliuola del Crivello, il giorno onomastico di don Pedro conte V..., la solennità della festa di san Pietro. Gli ingredienti erano piuttosto troppi che pochi.

La notte era già alta, quando una fitta moltitudine di persone, di quelle che, o per mandato altrui o per volontà propria, sono sempre alla testa delle pubbliche manifestazioni, si portarono sotto le finestre del Palazzo Pietra-Incisa a gridare con tutta quella voce che loro era disponibile: - Viva donna Ada V..., viva donna Paola, viva la contessa Clelia, viva il conte, viva tutti, in una parola; e l'entusiasmo, il quale si condensa per virtù propria, andò al punto che alla contessa Clelia e a donna Ada fu necessità il mostrarsi dal balcone alla moltitudine schiamazzante.

Quando le due figure della contessa e della sua figliuola comparvero tra due livree che portavano i lumi, non è a dire a che diapason salissero le acclamazioni della moltitudine, trasportata da quello spettacolo commovente e leggiadro. La faccia di donna Clelia, colorata in quel punto da tante emozioni e lumeggiata per soprappiù dalla tinta calda della fiamma, anzichè la madre, sembrava la sorella maggiore di Ada. E questa osservata colà presso la contessa, potea sembrare una copia più in minuto di quell'augusta figura, copia eseguita da un artista più morbido e più squisito. Il suo volto giovinetto raggiava di una gioja alquanto soffusa di mestizia, e con ambedue le sue leggiadre manine tenendo la mano della mamma, pareva quasi che si ricoverasse presso di lei, come sopraffatta da tanta moltitudine che la chiamava a gran voce. Ma per dipingere degnamente codesta scena ci vorrebbe il pennello di Gherardo delle Notti; in quel modo che ci converrà domandar consigli alla tavolozza del Canaletto e del Guardi, quando, tra poco, faremo il giro della città, passando in carrozza in mezzo ai banchetti notturni in compagnia della contessa e della sua figliuola: - noi intenti a certi nostri studj speciali, esse tutte occupate a rispondere ai saluti e agli applausi del pubblico mangiatore e bevitore.

 




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