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Allorchè la folla fu quasi tutta uscita dalla platea e si
riversava nella piazzetta, il banchiere Andrea Suardi era disceso dal suo
palchetto in quarta fila a sinistra, ed usciva dal corridoio della prima,
mettendo piede nell'atrio quasi nel punto stesso che il marchese F... faceva
altrettanto, spuntando fuori dal corridoio della prima fila a destra. L'uno e
l'altro erano vestiti come voleva la legge rigorosa del costume repubblicano:
gran marsinone a larghe falde, ampia cravatta bianca con cappellone e
coccardone. L'uno e l'altro avevano sessantott'anni per ciascuno; la perfetta
loro somiglianza era data fuori coll'età, perchè il marchese F... avendo messo
trippa, presentava anch'esso quel beato embonpoint che aveva sempre
distinto il florido Andrea Suardi dall'asciutto marchese.
Discesero, si fermarono ambidue all'ultimo gradino, come se
fossero i due guardaportoni di quelle soglie; si guardarono scambievolmente e, sembrò,
con qualche significato; poi volsero altrove la testa, tenendo dietro alle code
estreme della folla che usciva, e osservando le voluttuose e seminude
marchese e contesse democratizzate, che attendevano la venuta del non ancora
abolito e non mai abolituro cocchiere. Chi si ricorda la faccia dell'attore
Bon, quando rappresentava il personaggio di Ludro nella sua gran giornata, può
farsi una qualche idea di quei due gemelli sessagenarj; colla differenza però,
che l'ex stalliere e lacchè e ladro processato, e contrabbandiere, e fermiere,
e finalmente banchiere milionario, cittadino Andrea Suardi, adocchiava le dame seminude
con isfacciata protervia; e l'ex amante non mai amato di quante ballerine
peccatrici e peccatrici cantanti calcarono il palco scenico, convertito poi in
fabbriciere di S. Maria alla Porta e condirettore dell'Orfanotrofio della
Stella, le sbirciava con quel ghigno onde il Tartufo di Molière guardava la
bella moglie d'Orgone. Ma i due Ludri a perfetta vicenda, sebbene usciti da due
alvi diversi e non congiunti in parentela di sangue che da un duplice atto
paterno, l'uno legittimo, l'altro di contrabbando, e di cui non era consapevole
che la misteriosa natura, uscirono dal teatro senza aspettare che le loro
carrozze si presentassero in regolare processione sotto al portico, ma
andandole a cercare pedestri nella contrada di San Giuseppe,
dove avevano l'ordine di star ferme ad attenderli. Coloro sapevano benissimo di
non essere molto amati dal popolo, e però non desideravano di lasciarsi
cogliere a salire in carrozza in mezzo alle ondate della folla che, in nome
della libertà e dell'eguaglianza, avrebbe potuto prevenire appositamente per
essi l'invenzione della tassa sui cavalli. Come furono usciti, si avvicinarono
a pochi passi dal servo, che, senza livrea ma colla sua brava coccarda
tricolore anch'esso, li stava aspettando da più d'un'ora. Il marchese F...
disse sommesso al signor Andrea:
Domani vi aspetto all'ora solita.
All'ora solita io sarò là.
Che ne dite del ballo?
Mi sono divertito assai.
Ma che cosa ne pensate?
È quello che ci voleva... I curati di campagna potranno così
spaventare i villani coi terrori della religione; e tirarli dove noi vorremo.
E intanto, per fortuna, l'arciduca Carlo vien giù con un
esercito fresco e numeroso. Questo lo sapete?
Credo d'avervela data io questa notizia.
Oh se queste maledette acque che han rotto gli argini,
potessero ritornar presto nel loro letto!! Che respiro!!!... Che ne dite, voi?
Dopo la piena vien la magra; ho sempre
visto così. Ma salite in carrozza, che io farò altrettanto; e a rivederci
domani.
A questo punto il lettore, che si ricorda della condizione
speciale in cui lasciammo questi due personaggi, e della distanza non
facilmente avvicinabile che intercerdeva tra l'uno e l'altro, spontaneamente
domanderà, in che modo accadde codesto loro avvicinamento e per quali processi
psicologici e fisiologici si venne cangiando l'indole del marchese F... Dietro
alla qual domanda ne dovrebbero venire altre molte. Che cosa, per esempio,
sia avvenuto della contessa Clelia V... e della contessina Ada? e, stando alle
ultime parole con cui abbiamo commentato il fortuito incontro del marchese F...
colla giovinetta Ada, quali rapporti passarono in appresso tra loro due? e
giacchè il banchiere Andrea Suardi era stato messo una seconda volta nelle
carceri del Capitano di giustizia per accusa di rapimento, pro rapto virginum,
mossagli contro dall'avvocato Strigelli, con quali mezzi lo stesso banchiere
abbia potuto uscirne? e giacchè costui, fin da quando era lacchè, aveva
involato il testamento olografo dello zio del marchese F..., fatto che
costituisce il perno capitale intorno a cui s'aggira tutta la matassa arruffata
degli avvenimenti che abbiamo preso a raccontare; che cosa avvenne, in trent'anni,
di un tale testamento appunto, e della madre del Baroggi, e di questo
sventurato giovane, tirato nel trabocchello dal Suardi? E se il marchese F...
ha preso moglie? e se l'ha presa il banchiere Suardi? e come si chiamano, di
grazia, codeste loro consorti, concesso che essi abbiano incontrato matrimonio?
E se la contessina Ada siasi congiunta a qualcuno, ed a chi? E, giacchè abbiam
sentito nominare un Geremia Baroggi, e sappiamo che è il figlio del
sottotenente di finanza, in che modo nel 1797 si trovasse già capitano dei
dragoni, stando a quello che fu già accennato, ecc., ecc.?
Siccome, a voler rispondere a tutte queste domande col mezzo
dell'azione drammatica, ci vorrebbe un ben grosso volume, così, giacchè il
tempo incalza, quando verrà il momento opportuno, non faremo che ripetere ai
lettori, concentrato e condensato, il racconto che, in diverse riprese, fece a
noi stessi il signor Giocondo Bruni. Per ora, sgruppiamo la nuova matassa.
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