III
Tutti quelli che hanno imparato a leggere ed hanno un po' di
memoria, ed ebbero appena un mediocre desiderio di conoscere le vicende della
patria durante il periodo napoleonico, devono conoscere i fatti più importanti
e più rumorosi, e che furono ripetuti da tutti gli storici di quel tempo, e
però devono essere informati delle sommosse avvenute a Bergamo, a Crema, a
Brescia, nel marzo del 1797; medesimamente devono sapere, e sarebbe cosa
vergognosa se non lo sapessero, che quelle città facevan parte del dominio di
terra ferma della repubblica di Venezia. In conseguenza di tutto ciò, deve aver
fatto senso che la conventicola di Santa Maria Fulcorina, iraconda delle cose
nuove, impiombata con malvagia caparbietà al passato, meditasse il disegno di
far nascere una rivoluzione in quelle città appunto che abbiamo nominate;
dovechè nelle storie è scritto, ed è verissimo, che le sommosse in quelle città
vi furono eccitate per latente favilla dei Francesi stessi, e di quegli
Italiani che più erano infervorati di libertà, e più idolatravano Francia e
Bonaparte e tutto ciò che di nuovo e di strano aveva qui recato l'impetuosa onda
repubblicana.
Ma il fatto della società segreta, che noi chiameremo dei
retrivi, con vocabolo nuovo di zecca, surta a Milano contemporaneamente ad una
congregazione segreta dei Bonapartisti e mediante una rivoluzione ben contraria
agli intenti di quella, è appunto ciò che di nuovo e di non ancora stampato
viene a dire al lettore la nostra musa storica in sottana di bigello; la nostra
musa, che si propose l'intento speciale di raccogliere tutti i minuzzoli di
carta che la storia aulica lacerò e gettò via con improvvido disprezzo.
E prima ne giova di ripetere, riassumendo, quel che è
narrato dal Botta e da altri, come la città di Bergamo fosse stata occupata in
que' giorni appunto da Bonaparte, quale strumento a volgere a sua devozione i popoli
della terra ferma veneta; come Baraguay d'Hilliers avesse guidato i
repubblicani in quella città, con cannoni e miccie accese, intimando al podestà
Ottolini di far sgombrare dalla terra tutte le truppe venete; come appunto in
quei giorni si fosse creata a Milano, per opera stessa di Bonaparte, una
congregazione segreta, nella quale entravano in gran numero i repubblicani
italiani, il cui fine era di portare la rivoluzione nel paese veneziano. Di
quella congregazione, composta del conte Caleppio bergamasco, dei Lechi e dei
Gambara di Brescia, del Porro di Milano, ecc., ecc., facevan parte anche molti
Francesi, tra cui il colonnello di cavalleria Landrieux, che era stato eletto
dalla congregazione quale operatore principale. Il capitano Geremia Baroggi,
che era sotto gli ordini di questo colonnello, era entrato anch'egli in quella
società. Andrea Suardi, il quale, come spiegheremo a suo luogo, aveva fatto
educare quel giovane, e lo teneva seco sovente, e gli aveva dato alloggio in
una delle sue case, per suo mezzo seppe di essa, e v'entrò; or vedremo perchè
entrasse poi a far parte anche di quell'altra consorteria.
Ma prima è necessario di sapere, come Andrea Suardi,
quantunque non avesse più nè venti nè trentacinque anni, ma si trovasse sotto
al grave pondo dei sessant'otto, e, uscito, in virtù della sua astuzia e della
sua buona fortuna, dalle unghie tenaci della legge, si adagiasse beato nella
sua ricchissima condizione di banchiere, pure la sua antica natura ricomparisse
sempre alla prova, e, dotato di una
penetrazione d'ingegno incomparabile, continuasse imperterrito, un po' per una
tendenza irresistibile del carattere, un po' perchè della ricchezza non era mai
sazio, a convergere ai proprj intenti le vicende succedentisi nel paese,
usufruttando quelle piaghe che negli svolgimenti graduali della cosa pubblica
pur rimanevano e nelle leggi e nelle consuetudini, ad onta di riforme e di
progresso, e si aprivano improvvise per la comparsa di qualche fatto nuovo. In
quella guisa che nel 1766 si era attaccato a quella profonda piaga del sistema
delle Ferme, per arricchir sè a danno del paese, così nel 1796, appena il
terreno d'Italia brulicò d'armi e d'armati, accostatosi ai commissarj di guerra
e ai fornitori di truppe, tosto odorò come in quella nuova sfera di cose si
potesse divorare a quattro ganasce; onde, fattosi innanzi, assunse appalti che
parevano arrischiatissimi, ma che, in sostanza, gli fruttavano il quaranta, il
cinquanta, il sessanta per cento. Le pubbliche vicende, la rivoluzione francese
il general Bonaparte, l'albero della libertà, la democrazia, l'aristocrazia, il
progresso, il regresso, le vittorie e le sconfitte non entravano gran fatto a
determinare per se stessi le sue affezioni e le sue simpatie; bensì stavano
nella sua testa come oroscopi da consultare, per vedere sino a che punto e in
che modo poteva regolare le manovre de' suoi furti. Era sempre
colui che aveva fatto il suo ingresso in società, vuotando la borsa dimenticata
nel panciotto del marchese F..., suo antico padrone. L'ingegno era il medesimo;
la diversità non stava che nelle proporzioni.
Se non che quell'acutissima vista che gli faceva trovare
speculazioni nemmen sospettate dagli altri, e quella confidenza in sè stesso
che gli comunicava un'audacia di cui nessuno sarebbe stato capace, lo
spingevano nel fitto dei pericoli, dove altre menti più limitate, ma più
prudenti, non si sarebbero mai avventurate. Se fosse nato più cauto non sarebbe
stato in prigione due volte, non si sarebbe mai trovato al limitare
dell'ergastolo e al piedestallo della berlina; nemmeno però avrebbe accumulato
tanta ricchezza. Queste parole ci conducono a dire che il signor Andrea Suardi,
nell'appalto dei foraggi, aveva tentato a que' dì una impresa arrischiatissima.
Amico, anzi ammesso alla confidenza dei capi dell'esercito austriaco; nel tempo
stesso, amico e conoscente dei capi dell'esercito francese, aveva maneggiato un
appalto in modo che, data la sconfitta di Bonaparte e governando egli le
spedizioni dei carriaggi, si potessero far passare alla parte austriaca, dopo
essere stati pagati, già s'intende, dalle casse francesi, usufruttando a tal
uopo qualche istante di crisi, o l'impeto passaggiero di una sommossa popolare
possibile sul teatro stesso della guerra; o la connivenza della repubblica di
Venezia; qualche fatto insomma che potesse onestare la scomparsa dei trasporti
di vittovaglie, per prendere così dalle casse austriache la seconda volta il
prezzo già ricevuto dalle casse francesi. Se il lettore si ricorda, è ancora lo
stratagemma medesimo per il quale, trent'anni prima, esso era stato a parte
degli utili della Ferma del tabacco, ed esercitava per proprio conto il
contrabbando del tabacco stesso, contro il quale i fermieri avevan pur fatto
promulgare leggi tanto severe.
Ci si dirà ch'egli è un fenomeno troppo strano e quasi
inverosimile, che un'intelligenza così perspicace giocasse la propria
condizione per accrescere una ricchezza che era già esuberante. E siamo anche
noi di questo parere; ma nel medesimo tempo facciamo osservare, che l'amore del
denaro è insaziabile, e l'ambizione che per esso si lusinga di toccare le
massime soddisfazioni, ogni qualvolta raggiunge un'altezza desiderata a lungo,
e nella quale gli sarebbe sembrato di
riposare, al di sopra di quell'altezza ne vede un'altra, e un'altra ancora: e
se non sopravvenisse la morte, o la vendetta della società ad aggiustar le
partite e a metter senno negli uomini, qualunque più feconda fantasia non
arriverebbe a congetturare, nemmeno nei limiti della possibilità metafisica,
quello che l'ambizione trova di desiderare, ed anche di acquistare nel campo
della possibilità reale.
Bisogna poi sapere che il nostro Andrea Suardi si era
avvezzato ai fumi persino dell'aristocrazia nelle lunghe sue conversazioni
coll'arciduca Ferdinando, il quale, come ognuno sa, essendosi dato
intemperantemente al commercio dei grani, ebbe a trovarsi spesso in compagnia
di negozianti e di sensali, tra' quali, per la sua bell'apparenza e pe' suoi
modi insinuanti, e più ancora per gli eccellenti affari che gli aveva procurato,
il nostro Galantino sedette per molti anni ai primi posti. E fu anzi in
quell'occasione che egli si trovò spesse volte a contatto col parroco della
chiesa di S. Gottardo, nel palazzo di corte, quel parroco fatto vescovo, di cui
abbiamo or ora fotografato il ritratto; e il quale, giacchè l'ex lacchè e ladro
era piaciuto all'arciduca, non mancò di farselo piacere anch'esso, e gli
piacque difatto; perchè quando un uomo non è sincero, e si propone d'ingannar
tutti, ed è dotato di seduzione diabolica, riesce a farsi amare anche da coloro
che, per istituto, odiano tutto il genere umano.
E in quell'occasione ebbe a trovarsi spessissimo col
marchese F..., e a stringersi con lui in qualche familiarità. Ma qui, non
potendo dir tutto quello che al lettore sarebbe necessario onde farsi capace di
tante cose, per quella ragione che il carciofo non può essere mangiato che
foglia per foglia, lo introdurremo intanto nel mezzo di quel conciliabolo.
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