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Giuseppe Rovani
Cento anni

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  • LIBRO UNDECIMO
    • IX
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IX

Il capitano Baroggi, quando non stava in castello, alloggiava, lo abbiamo già detto, in una delle case che il Suardi possedeva in Milano, e spesse volte andava a pranzo da lui. Il giorno stesso in cui era andato a visitare il suo protettore, e contro il solito, lo aveva trovato così mal disposto, ricevette poco prima di pranzo un biglietto d'invito del Suardi, con preghiera di non mancare. La preghiera era superflua. Il capitano non desiderava altro.

In quel non ci furono commensali. Il Suardi e il Baroggi pranzarono soli, l'uno in faccia dell'altro. Il signor Andrea era tornato calmo e lieto come d'ordinario; questa almeno era l'apparenza.

Caro capitano, come vanno le faccende colla bella contessa?

bene, male; anzi piuttosto male che bene; colla R... vanno meglio, chè dice di esser gelosa, e minaccia scandali. In conclusione, signor Andrea, sono abbastanza annojato del mio quadruplice impiego, e vorrei domandare la giubilazione. D'ora innanzi non voglio più saperne di tali donne. Ambizioni, capricci, dispetti, finzioni, ecco ciò che ho raccolto in questi novanta giorni di guarnigione.

Col tuo metodo di tenerle tutte a bada in un tempo solo, non si possono che raccoglier dispetti e malumori. Credi tu che l'una non viva in sospetto delle altre, e che ignori?... È un miracolo che t'abbiano sopportato fino adesso.

Ma io non mi sono ingaggiato con nessuna... non ho nessun patto di scrittura che mi obblighi piuttosto all'una che all'altra. Io vado nelle loro case come ci va un amico comune. Quanti altri ci vanno! Sarebbe bella che...

Non voglio entrar in dispute... insegnarti che, oltre ai patti scritti, vi sono i taciti, convincerti che gli amanti sono come gli avvocati, i quali non possono simultaneamente prender la difesa di due parti avversarie tra loro. Sarebbe uno scandalo. Oggi però, giacchè dici che vuoi domandare la tua giubilazione, desidero che ti meriti un ben servito. Lo avrai dunque da me, ma a un patto... che tu conduca questa sera stessa alla Canobbiana la cittadina contessa... (guai se i repubblicani arrabbiati ci sentissero a mettere insieme queste due parole!); tu devi dunque recarti in sua compagnia alla Canobbiana, e farle tutta la tua corte... e spingerla fino all'esagerazione quando ti troverai vicino al tavoliere dove di solito il colonnello Landrieux giuoca alle carte con monsieur Chapier.

Ma perchè tutto questo?

Il perchè lo so io... In quanto agli scandali della signora R..., se hanno a succedere, lascia che succedano... Saranno essi uno spediente per romperla con tutte e quattro, e finirla, giacchè ne hai tanto desiderio.

Il parere non è cattivo; ma tutto sta che la signora contessa abbia volontà di venire. Perchè siam sempre ...: se si chiede, non si ottiene.

Chi vuole può. È un proverbio che non falla. Con questo proverbio alla mano mi sono governato tutta la mia vita. Colle donne poi è un vero tocca e sana.

Quando sono semplici e buone, può andare benissimo. Ma voi non conoscete la A... la R... Non c'è semplicità, bontà vera in loro. Superbia, ira, invidia, sono i peccati capitali che la loro gioventù e la loro bellezza e il loro ingegno e il loro spirito fanno lavorare continuamente a danno del prossimo e dei poveri bietoloni che hanno la debolezza d'innamorarsi davvero. La R... la conosco da un pezzo... La A... la conosco da poco tempo, e voi ne avete tutto il merito; ma la seconda non fa che spiegare la prima e completarla. Se io so star bene in staffa con loro, e se le loro signorie non mi hanno ancora mandato al diavolo, è perchè non sono innamorato, ed esse ben se ne accorgono, ad onta delle mie parolone, e sperano tuttora di poter ridurmi allo stato di vittima, per abbandonarmi poi di punto in bianco, e farmi cader dall'alto, tra le risate degli astanti e il sorriso trionfante del mio successore, il quale, dopo esser rimasto in carica più o men tempo, farebbe la mia fine medesima, e così di successore in successore, fino alla dispersione della loro carne fresca e color di rosa.

Bravo il mio capitano, vedo che sei matricolato la tua parte. Ma che cos'è che poco tempo fa non parlavi così?... sarebbe mai...?

Che cosa?

Che cosa, che cosa... Non si comincia a prendere avversione alle amanti vecchie se non quando sottentra qualche amante nuova. In questo genere ho cominciato i miei esercizj a sedici anni; e me n'intendo. Ma che cos'è successo? Il mio bel dragone si fa serio... Or bene, si può sapere o no di che si tratta?

Il Suardi insistette perchè il Baroggi si svelasse. Questi stette sodo e serio un pezzo, poi si sciolse alla fine, e si svelò e dichiarò di avere finalmente provato che cosa sia un innamoramento. Sviluppò di poi delle teorie, e volle dimostrare che un giovane non può innamorarsi davvero che delle ragazze.

Disse in appresso il nome di battesimo della fanciulla. e come l'avea conosciuta vestita militarmente; infine mise fuori anche il casato.

Il Suardi, a quella rivelazione, stette muto qualche tempo per la grande sorpresa, poi, battendosi la fronte, e gettandosi a sdraio sul dossale della sedia, rimase un pezzo cogli occhi rivolti alla soffitta della sala; poi si alzò e passeggiò, esclamando di tanto in tanto:

Oh che caso! Oh che combinazione!

Il Baroggi lo guardava con meraviglia.

Ma in fine che c'è egli di così strano? gli chiese poi.

Ah, se tu sapessi! Tu non conosci niente di tutto quello che... Ah, questa è la più curiosa di tutte le combinazioni... Va poi tu a fischiare in teatro quando la compagnia Fabbrichesi ti recita una commedia inverosimile... Ma l'ora è tarda; e non c'è tempo da perdere, e per condurre la contessa in teatro alle otto, bisogna cominciare a corteggiarla due ore prima. Va dunque, capitano, va e sbrigati, e fa di non mancare perchè...

Proferendo queste parole il Suardi si era fatto serio, chè davvero l'impaccio in cui si trovava non era tale da passarci sopra ridendo.

Il Baroggi, che avrebbe voluto continuare a manifestare al signor Andrea i proprj piani, e, in proposito, domandargli dei consigli e degli ajuti, dovette tacere per forza, rimettere ad altro giorno il seguito del discorso, cingersi tosto lo squadrone, e prendere il caffè stando in piedi, perchè il Suardi era diventato persino stucchevole nel raccomandargli di far presto e d'andare.

Suonavano le ore sei quando il capitano uscì per recarsi difilato in casa A...

Il costume d'andare a tavola alle ore quattro, per quella classe di cittadini che non mangia più di tre piatti; alle cinque per quella classe di negozianti e di pubblici funzionarj che hanno quattro piatti oltre la frutta e formaggio e la bottiglia di contrafforto; alle sei per gli uomini altolocati e i milionarj patrizj che hanno piatti senza numero fisso, e che studiano la geografia coi vini, è un portato del nostro secolo. Negli ultimi anni del secolo passato v'era tuttora nelle case popolane la consuetudine del pranzo a mezzodì, e della merenda, e della cena.

Soltanto nelle classi distinte, la rivoluzione che non era penetrata nel resto penetrò invece nell'orario del pranzo. Questo però non avea oltrepassato ancora le ore quattro. Vogliamo dire con ciò, che quando il capitano fu annunziato in casa A..., la dea del loco co' semidei e le semidee commensali erano già tutti assisi nel salone del chilo a sorseggiare il caffè.

Allorchè il capitano fu annunciato nella sala, le sedie degli adoratori estatici, degli incensatori muti, e degli adulatori ciarlieri, che in semicerchio concentrico stavano intorno al seggiolone aurato della bellissima e voluttuosissima dea, si ritirarono tutte come se dipendessero dall'impulso di un unico congegno. Allorchè una bella donna, venuta in gran voga ed a cui si convergono tutte le bussole dei navigatori avventurosi, ha scelto un prediletto, costui è riguardato comunemente come il padrone di casa; è più rispettato o più abborrito del marito medesimo, a seconda degli umori, delle condizioni, degli affetti, delle aspirazioni diverse. Che il Baroggi fosse divenuto tale da pochi giorni, era la certezza di quegli astanti, e fu il motivo onde tutti, per un moto macchinale, si ritrassero non senza bestemmiarlo in segreto. Spessissime volte capita che, in circostanze consimili, quando il favorito vien scelto da una bella signora, tutti gli adoratori che hanno inoltrato il loro ricorso e che hanno vissuto in isperanza per qualche tempo, dileguano in massa, come le rondini in autunno. Ora questo fatto non si verificò nel caso del nostro Baroggi, perchè tutti sapevano che fra pochi giorni esso, volere o non volere, avrebbe dovuto andarsene al campo, e che probabilmente poteva essere portato via da una cannonata. Per quanto quegli adoratori fossero in fondo giovani non perversi, tuttavia, siccome erano giovani e pretendenti, non potevano veder di buon occhio chi avea tali qualità da costringerli, sul loro terreno, a una perpetua ritirata. Paganini era l'idolo del pubblico, ma non dei suonatori di violino. La Malibran, quando morì, fece piangere in palese, ma ridere in segreto tutte le prime donne assolute che viaggiavano colla carrozza propria. La speranza adunque che quel Ganimede stivalato potesse essere involato al mondo da una palla micidiale, senza ricorrere all'aquila, a Giove, fece sì che i signori, i quali allargarono il cerchio de' sedili allorchè comparve il Baroggi, non solo non avessero abbandonata la casa, ma accogliessero anche con sorrisi e complimenti il bel capitano. In quanto alla contessa A..., non ostante che, per la qualità speciale del suo sangue, si trovasse benissimo tra tanti bei giovinotti traspiranti desiderio e ardore, non potè a meno di scuotersi tutta nel sentire la voce e nel veder quella per lei tanto attraente figura del Baroggi. Il nostro amico Bruni, che fu sempre un gran fisionomista e che per gli occhi vedeva i cuori, ci ebbe a dire tante volte, a proposito di quella contessa, la quale fece parlar tanto di che egli non la vide prima, dopo a comportarsi verso altri amanti (di cui la lista, pur troppo, riuscì innumerevole) con quella speciale e delicata deferenza onde, pel breve tempo ch'egli potè esserne spettatore, si comportò col Baroggi. "Si vedeva, riportiamo le precise sue parole, che quella era stata una simpatia invincibile e ingenua, tanto che se il capitano non le fosse stato tolto dalle circostanze, la cronaca scandalosa non avrebbe avuto a empir tante pagine." Però da quello che il Baroggi ebbe a dire sul conto di essa al Suardi, si vede che egli, o non la seppe conoscere, o fu ingiusto seco; l'ardente passione per donna Paolina, non solo gli rese uggiose le pratiche vecchie, ma superficiali e insipide le relazioni nuove.

Diciamo questo perchè vorremmo che nel giudicare gli uomini e le donne, segnatamente quando si tratta di trascorsi, e debolezze, e peccati, che non intaccano la vita, la borsa del prossimo, si facesse sempre uso di una certa indulgenza. Ma è assai probabile che la bella e spiritosa e ardente figliuola del marchese F..., se invece dello sposo, che il padre fatto bigotto le mise innanzi come un medicinale, avesse trovato un giovane che nell'insieme avesse arieggiato il Baroggi, con quel corredo agro-dolce di qualità intellettuali che valgono a tenere in freno una signorina facile ai capogiri ed a renderla invulnerabile alle tentazioni, ella non avrebbe forse cercato altro, e sarebbe stata una donna esemplare.

Ma, per lasciare la moralità in pace, il bel dragone si mise in prima a sedere, poi, dovendo rispondere a cento domande che le rivolse la contessa, fu costretto a piegare la testa verso di lei; poi, piegando la contessa la propria per dirgli qualche cosa in segreto, contro le prime regole fondamentali del galateo, le due persone, che si trovavano fra lei e il Baroggi, dovettero alzarsi per forza, e avviare la conversazione in un altro crocchio; esempio che, l'uno dopo l'altro, tutti imitarono, maledicendo l'importuno e anche odiando un po' quella capricciosa donna, che non temeva di farsi scorgere da tutti. Il Baroggi, finchè stava con lei, tanto era affascinante quell'atmosfera ond'ella avvolgeva chi le stava presso, sebbene pensasse a troncare ogni relazione con la contessa, pure non poteva a meno di cercare quelle espressioni e quelle parole che piaciono tanto alle donne innamorate, e alle quali esse danno qualche volta l'importanza di un contratto firmato. Or avendo parlato in modo che la contessa se ne sentisse tutta quanta inzuccherata, ella non pensò un momento solo a stare in sulle ripulse quand'ei la pregò a voler permettere che per quella sera l'accompagnasse in teatro.

Che cosa dirà la cittadina R...? gli chiese però la contessa, sorridendo.

Pensi pure e dica quello che vuole.

Il cittadino R... e il general Lechi sono tornati a Milano.

Da quando?

Come? non lo sapete?

Davvero che non so nulla.

Non è una bugia questa?

Da soldato d'onore torno a ripetere che non so nulla.

Quand'è così... e qui lasciando in sospeso il discorso, girò l'occhio nella sala sui varj gruppi di persone che lontani da loro due attendevano a ciarlare; e visto che nessuno guardava, colse il punto, e di volo gli dette un bacio.

La grazia, l'incanto, l'abbandono pieno di ingenuità insieme e di malizia, onde la contessa mise la sua bocca di rose sui baffi del dragone, avrebbero messo il disordine nella sistole e nella diastole di qualunque cuore, fosse stato anche quello di un protocollista; chè quel bacio, messo all'asta, avrebbe potuto salire a un prezzo favoloso. Pure il Baroggi ne arrossì senza contento.

Quel bacio, del rimanente, nell'intenzione della bella contessa, doveva essere un premio. Ella aveva creduto in principio che il Baroggi le si fosse profferto ad accompagnarla in teatro per vendicarsi della cittadina R..., che la pubblica maldicenza pretendeva avere avuto qualche tresca col general Lechi, ed essere per rinnovarla ora che il generale da Brescia era venuto a Milano. Conosciuto pertanto che il Baroggi non ne sapeva nulla, e non aveva secondi fini, gli volle attestare la propria gratitudine.

Queste coserelle ci rivelano che la contessa faceva proprio da senno. Peccato, torniamo a ripeterlo, che il bel dragone fosse tirato altrove!

Ma l'ora d'andare al teatro venne presto; la carrozza fu in un momento in contrada Larga. Al palchetto della prima fila la contessa e il dragone s'affacciarono nel punto che il telone s'alzava. Tutte le teste che erano in platea e nei palchetti, col movimento simultaneo di un battaglione che faccia l'esercizio si voltarono issofatto per vederla. Ma appena comparve il dragone, come quando ne' campi si levan gl'incastri, che tosto si sente il fremito e il mormorio delle acque irrigatrici, proruppero in chiacchiere, le spiritose invenzioni, le congetture, i sospetti, le calunnie, le quali s'intrecciarono poi in mille combinazioni e varianti quando fu notato che il signor Andrea Suardi era entrato in palchetto anch'esso: il signor Andrea, che in quella sera, come il Beltrame del Roberto il Diavolo, lavorava colle occulte sue armi per spingere tutti a perdizione, se ci fosse stato il bisogno, onde salvare se stesso.

Allorchè, dopo l'intermezzo, il pubblico si rimise a sedere per vedere il ballo, che non era più quello del Papa; la contessa A... e il capitano Baroggi erano usciti dal loro palchetto, circostanza comunissima, che non fece freddo, caldo. E il ballo andò fin quasi alla fine; quando, nel momento che la coppia danzante stava facendo le sue pose di grazia, la platea fu tutta in scompiglio. Quelli che stavano in piedi furon visti uscire repentinamente; i seduti si alzarono per domandare di che si trattasse; corsero voci diverse; si parlò di un alterco avvenuto in ridotto. La coppia danzante cessò i suoi vaghi giri; tacque l'orchestra.

 




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