IV
Quando donna Paolina fu uscita, si ritirò nella propria
stanza, e prese subito il partito di scrivere questo letterino al Baroggi:
"Se Dio mi ajuta, spero che potrò consegnare all'amico
che qui hai mandato queste righe, che finalmente scrivo perchè non saranno
lette che da te, il solo che abbia diritto di leggerle, ed il cuore per
comprenderle. Non valgo a dirti quello che ho sofferto in questi orribili
giorni; credo che le pene dell'inferno possano essere un sollievo in confronto.
Ho perfino dubitato anche di te. Chi molto ama, molto dubita. Tra mia nonna che
non sa vietare, ma che non vuole il nostro matrimonio, e la povera mia madre
che vorrebbe, ma non ha il coraggio di opporsi alla nonna, io ho vissuto in
continuo silenzio, nel quale il mio cuore lacerato non trovò mai riposo un
istante.
"È questo il primo minuto che un raggio improvviso
illumina il mio cuore e la mia mente. Ho risoluto. Lascerò questa casa; il come
e il quando non lo so. Ma ho risoluto, e nessuno potrebbe distruggere gli
effetti del mio proponimento se non coll'ammazzarmi. Per Dio, vorrò ben vedere
sino a che punto saprà giungere la crudeltà di una vecchia testa piena di
pregiudizj. Che nobiltà, che ricchezze, che leggi, che autorità! Soltanto il
mio cuore ha la autorità legittima di comandarmi di amarti e di seguirti e di
distruggersi per te. Degli altri tutti respingo ogni comando. Sfiderei Dio
stesso, se mi ingiungesse di dimenticarti e di fuggirti. Ma Dio è buono; così
lo fossero i padri e le madri, che, pur troppo, credono di fare il nostro bene
col farci morire, per piangerci poi quando non si può più risuscitare. Sento,
rumore. Oh Dio! Non posso continuare. Ripeto dunque il giuramento di fuggire di
qui e venire da te, e nasca quel che vuol nascere."
Intanto che donna Paolina scriveva, il discorso tra l'amico
del Baroggi e la vecchia contessa Clelia era tenace, forte ed eloquente
dall'una parte e dall'altra. La contessa colla sua dialettica fredda ed
inesorabile come l'algebra e la geometria, che rimasero le consolatrici estreme
della sua tarda età, si provò a dimostrare coll'amico del Baroggi, che se si
fosse riuscito a togliere di mezzo quel malaugurato matrimonio, si sarebbero
scansati infiniti guai; chè, essendo tempi di guerra, e il Baroggi essendo un
soldato, ed un valorosissimo soldato (qui la lode fu abbondante perchè giovava
al suo intento), le probabilità della morte erano tante e così vicine, che la
povera fanciulla, dato che avvenisse quel che tutti i giorni avveniva, certo ne
avrebbe dovuto soffrire assai più che col cercar di dimenticare quel giovane.
Parlò inoltre della mancanza dell'assenso del padre della fanciulla, il conte
colonnello S..., del carattere suo, onde non si sarebbe mai piegato a concedere
quel permesso; degli affanni interminabili che sarebbero sorti per la
fanciulla, pel Baroggi, per la famiglia, quand'anche la fortuna avesse
conservata la vita al giovane capitano.
L'amico del Baroggi rispose di conformità, con abbastanza
eloquenza anche lui, anzi con un'eloquenza più liscia, più spontanea e più
naturale, perchè la ragione era dalla sua parte; ma la contessa Clelia non si
lasciò smuovere per questo, e:
Lasciate fare a me e al tempo, disse, e tra pochi anni la
fanciulla mi benedirà, e il capitano, o sarà morto, o ne avrà sposata un'altra,
e della figlia di mia figlia appena si ricorderà.
Che cosa dunque devo dire al capitano? conchiuse il di lui
amico.
Tutto quello che avete udito.
Ma la fanciulla, signora contessa, non deve essere sentita
per nessun conto in una cosa che tanto la riguarda?
Le ragazze devono obbedire e lasciar fare a chi ha la
sapienza e l'esperienza. In ogni modo, è giusto che mia nipote v'incarichi de'
suoi saluti al giovane capitano...; e così dicendo, diede ordine alla cameriera
che andasse a chiamar la fanciulla.
La fanciulla entrò lenta e pallida, col letterino già
piegato fra le mani.
Il signore parte per Piacenza; se hai qualche cosa da dire
al capitano, egli s'incarica di esserne il relatore.
Donna Paolina tacque un momento, irresoluta e tremante; poi,
come animata da un coraggio insolito:
Quello che dovrei dirgli, l'ho scritto qui; e così dicendo
diede la lettera all'amico del suo Baroggi; indi soggiunse con significanza che
aveva del terribile: Nessun altro che lui deve e può leggere queste parole.
Quegli prese la lettera, e senz'altro la ripose. Aveva
capito tutto.
La contessa Clelia fulminò la fanciulla d'uno sguardo
minaccioso. Ma non osò dir nulla. Sentiva d'aver torto a domandar di voler
leggere prima lei quella lettera.
L'amico partì, promettendo di ritornare il giorno dopo;
partì, e il primo suo atto fu d'impostare tosto quella lettera per Piacenza
alla direzione del capitano Baroggi.
Se donna Paolina, sempre
silenziosa ma risoluta, dovette sostenere una tempesta di rimbrotti, ottenne
però il suo fine. La lettera giunse a Piacenza; annunciata da quella
dell'amico, il capitano l'aperse tremando; perchè chi ha l'animo agitato teme sempre
sventure! Ma qual fu la sua gioja nel leggerla, quanta allorchè l'ebbe letta!
Un primo raggio di sole che compaja, dopo molti giorni di una pioggia
inclemente, a rischiarare la terra, è un paragone ben misero per dare una
minima idea del trasmutamento che avvenne nel cuore accasciato del giovine
capitano. Baciò e ribaciò quella lettera, chiamò mille volte cara cara cara la
sua Paolina, con una espansione delira che non può descriversi a parole, e che
è troppo sublime perchè il mondo indifferente meriti di conoscerla appieno; si
rimproverò dei tanti sospetti avuti e ingranditi ed esasperati con
quell'affanno onde il sofferente sfrega la piaga che lo tormenta. Giurò di
volare in soccorso della sua Paolina, di mettere sossopra cielo e terra per
riuscire nell'intento. E vi riuscì. Allorchè due si amano intensamente, ed
hanno fermo di scuotere il giogo che li tiene in schiavitù, su cento tentativi,
in novanta trovano la fortuna propizia. E donna Paolina e il Baroggi furono tra
i suoi protetti.
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