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Giuseppe Rovani Cento anni IntraText CT - Lettura del testo |
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V L'amico del Baroggi, che era partito per Piacenza, ritornò presto a Milano; una vecchia portinaja, la quale era stata sgridata da donna Clelia, non sappiamo per quali mancanze e minacciata di espulsione, fu proposta da donna Paolina, tutt'altro che tarda ne' suoi concepimenti, come assai adatta a far da manutengola. L'amico del Baroggi pagò la portinaja in modo da lasciarla sbalordita. Una mattina, mentre suonavano le prime ave marie a San Pietro Celestino, donna Paolina discese, trovò la porta chiusa, ma lo sportello spalancato per dimenticanza pensata; e di là, più lesta di una capriola, corse ad una vettura che la stava attendendo a pochi passi dalla casa. Quando la fanciulla si presentò, la portiera si aperse per chiudersi tosto, e via di furioso trotto. Ed ora ritorniamo a Roma, e rientriamo nel Colosseo. Coloro i quali sono d'opinione che tra figli e genitori corra quel senso arcano, che volgarmente passa sotto il nome di moto del sangue, in virtù del quale essi si presentono e s'indovinano mutuamente, anche allorquando non si conoscono; coloro, a nostro debole parere, possono essere messi in compagnia di quanti credono nella bollitura del sangue di S. Gennaro. Il colonnello S..., intanto, per parte sua, sentiva così poco i moti del sangue paterno, che adocchiava la giovinetta militarmente vestita, con un senso di desiderio, ci rincresce a dirlo, di desiderio sensuale, il quale in ogni modo ben poteva essere perdonato dal momento ch'egli avrebbe creduto, non sappiamo qual'altra cosa piuttosto che quella potesse essere sua figlia. Dalla curiosità che per qualche tempo si limitò al guardare, passò a quella di voler sapere chi fosse quella bella ragazza, e come si chiamasse il giovane capitano che stava con essa. Interrogò alcuni ufficiali che stavangli intorno, ma nessuno aveva il piacere di saperne di più. Quel desiderio si comunicò allo stesso generale Massena, il quale, sebbene amasse le doppie di Genova più delle fanciulle, pure non potè essere indifferente all'aspetto di donna Paolina. La domanda fece in breve il giro di tutto l'anfiteatro, ma rimase senza risposta, perchè non v'era spettatore che conoscesse il capitano Baroggi, arrivato in Roma la sera prima. Allora il general Massena, che, in tutto, anche nelle inezie, voleva quel che voleva ed era irrequieto e impaziente, ordinò a un ufficiale di prender notizia di quel capitano non appartenente a nessuno dei reggimenti di presidio in Roma; e gli ingiunse, ad un bisogno, d'interrogare il capitano medesimo sull'esser suo. L'ufficiale, nell'intermezzo tra il secondo e il terzo atto, senza aspettar altro, si recò presso il Baroggi, e fattogli il saluto militare: Scusate, ma il generale desidera sapere chi siete, e sono qui per ordine suo. Io sono il capitano Geremia Baroggi di Milano, del 7. dragoni, che ora sta di presidio a Bologna; sono qui in permesso, e ho già presentato i miei recapiti al comando militare di Roma. Non è per questo, capitano; già si sa che un bravo soldato fa il suo dovere; ma è perchè il generale vorrebbe conoscervi. Io mi presenterò al generale domani... Credo che i suoi alloggiamenti siano in piazza Cavallo. E l'ufficiale s'indugiava, adocchiando avidamente la giovinetta, che affettava, per togliersi d'impaccio, di stare attentissima ai cambiamenti che si stavano facendo sul palcoscenico. È per voi, proseguì l'ufficiale, una combinazione fortunata, che il colonnello del mio reggimento sia un vostro compatriota. Il Baroggi guardò l'ufficiale, senza riuscire del tutto a nascondere l'espressione di un sospetto, che a quelle parole gli balenò d'improvviso. Donna Paolina, senza volgere la testa, anzi continuando a fingere di essere attentissima a tutt'altro, fu scossa anch'essa a quelle parole di colonnello e di compatriota. È strano che lungo il viaggio, tra le tante agitazioni e paure a cui furon sempre in preda, non avevano pensato mai alla possibilità di avere a trovarsi un dì o l'altro col colonnello S..., che essi credevano in Francia o al Reno. Ma il Baroggi, ricomponendosi, interrogava alla sua volta l'ufficiale: Io non posso conoscere tutti i miei compatrioti che entrarono a far parte dell'esercito repubblicano; ma come si chiama questo colonnello? È il colonnello S..., ed è quello là precisamente che sta seduto alla sinistra del generale comandante. Esso avrà gran piacere di conoscervi, e però non tardate domani a presentarvi... Ma il generale m'aspetta, ed io vi lascio. E così dicendo, salutò militarmente il capitano e la sua giovinetta compagna, intorno alla quale non gli era bastato l'animo di chieder nulla. Ora il lettore s'immaginerà facilmente lo scompiglio che si mise nell'animo e del Baroggi, e più ancora di donna Paolina, a quella improvvisa rivelazione; scompiglio stranissimo e che era fatto di spavento, di curiosità, ed anche di qualche gioja. Ella non aveva mai visto suo padre, almeno non se ne ricordava; e il ritratto di lui, dipinto ad olio, fatto venti anni addietro, e che era stato appeso alla parete della sua camera da letto, se il lettore se ne rammenta, non aveva quella perfetta somiglianza, da far tosto ravvisar l'originale, se altri non ci mette in sull'avviso. Ella, intanto che l'ufficiale s'accomiatava dal Baroggi, guardò con curiosità intensa il conte, e, per quanto lo permetteva la distanza e la posa in cui esso era adagiato, andava come spiando nel volto di lui, se ad onta di tutto il male che ne aveva sentito dire, vi era ancora qualche traccia di quella bontà che la povera sua madre Ada più e più volte le avea assicurato trovarsi in lui. E, senza ch'ella medesima quasi il sapesse, pensava già a tener conto di quella bontà, a tentare di rivolgerla tutta a proprio vantaggio; ma, pur troppo, in quello sguardo fiero e saettante del colonnello, in quell'attitudine troppo militarmente spavalda e come provocatrice, non gli parve ravvisare un segno solo che la incuorasse. Ed ora che si fa? disse rivolgendosi al Baroggi quando l'ufficiale fu partito. Io mi sento opprimere... Oh Dio, che cosa abbiamo mai fatto?... Il Baroggi, più che per lo sgomento, rabbrividì a quelle parole, che rivelarono per la prima volta un sintomo di pentimento nella sua Paolina. Che si ha a fare? soggiunse poi con calma ostentata; partire senza perder tempo. Io non ho nessun obbligo di presentarmi al generale. Donna Paolina tacque, e piegò la faccia sul petto. E il suo volto erasi coperto di quel pallore madido, che accusa un vicino abbandono dei sensi. L'ufficiale intanto aveva fatto il giro dello scaglione, e stava già parlando al generale Massena. Il Baroggi guardava attento, e vide dopo brevi istanti alzarsi il colonnello. Questi infatti, sentito dall'ufficiale che quel capitano dei dragoni era un Baroggi di Milano: Oh è gran tempo, troppo tempo che non vedo la faccia di un Milanese; son curioso di sapere da lui molte notizie di laggiù: vorrei sapere anche qualche cosa della mia famiglia; così mi si risparmierà la noja dello scrivere, e la peggiore di ricevere delle risposte. Ha paura di annojarsi, prese allora a dire ghignando un colonnello di fanteria che gli stava presso, e sono più di tre anni che non scrive una riga a sua moglie; e l'unica sua cura, quando cambia di guarnigione, è di non far mai sapere a casa dove è stato traslocato il suo reggimento. Ed oggi invece mi viene una strana tentazione di saper qualche cosa. Va la, va là, colonnello, che ho già capito tutto: a te non dispiace niente affatto quel caro dragoncino là... Però ti avviso, caro il mio colonnello, che hai passato da un pezzo la linea equinoziale, e quella ragazza là, se ha diciott'anni è molto; e per quanto io giri gli occhi sugli ufficiali che ci stanno qua intorno, non vedo giovane più bello di quel capitano. Chi giuoca di gioventù, chi giuoca di astuzia... e in questo genere di cose chi ultimo arriva meglio alloggia. Ma e poi, chi ha detto a te ch'io abbia di queste intenzioni?... oibò... quel che mi preme è di saper nuove di Milano e di casa mia... Ma guarda che colei si alza... Davvero, che ragazza più bella non ho mai veduta al mondo. Si direbbe però che è ammalata... Ammalata o sana, non so cosa dirti; ma la vista di costei mi dà quel tal genere di noja che... Ah, capisco che io non ho mai da diventar vecchio. Così dicendo il conte si alzò, rifece il giro dello scaglione percorso prima dall'ufficiale di ordinanza, e si fermò presso al capitano Baroggi. Messi in rispetto dalla sua divisa tutta a ricami d'argento, gli spettatori ch'erano là affollati, provarono la felicità di potergli dar luogo. Donna Paolina erasi riavuta dal suo malore istantaneo, e però raccolse tutte le sue forze quando, avvisata dal Baroggi, vide il conte lasciare il suo posto e farsi alla loro volta. Caro capitano (il primo a parlare fu il conte), ho piacere di stringere la mano di un compatriota. Il Baroggi, stando in piedi, in quell'atto militare che vuol dire che un inferiore sta davanti al suo superiore: Io ringrazio, disse, la degnazione e la bontà del signor colonnello. Sedete, sedete, mio caro, e parliamo un po' tra noi, finchè cada morto questo Giulio Cesare, che io odio non tanto per quello che ha fatto, quanto perchè oggi mi ha condannato a tante ore di noja. E così dicendo, si gettò trascuratamente a sedere sui cuscini dello scaglione... È di Milano anche la signorina che sta con voi? Credo bene di non sbagliarmi a crederla una signorina... Ah! andate poi a dire che le donne non stanno bene che colle sottane... Davvero che v'invidio, il mio caro capitano, v'invidio la fortuna d'avere con voi una così leggiadra recluta... Ne tenevo una anch'io, vedete, due anni fa, una fanciulla di Bordeaux, che ho vestito all'ussara come me... una ragazzotta stupenda, che fermò l'attenzione perfino del general Bonaparte... Peccato che una bella mattina non siasi lasciata trovar più, essendo fuggita con un giovane caporale del 17. Ah! cara la mia ragazza, credo però bene ch'ella vorrà mantenersi un po' più fedele. Ma è di Milano anche lei? Di Milano, veramente, no, fu presto a rispondere il Baroggi, ma dei dintorni. Ah, ah, è poi lo stesso... ma ditemi dunque qualche cosa di Milano... Vive ancora quel bestione del conte Mellerio? Che cosa ha detto, eh?... quando il suo caro arciduchino ha dovuto pigliare il dazio... Gran brava gente c'è a Milano... gran bravi giovinotti... Ma, siamo sinceri, ci sono anche delle gran carogne... Tuttavia desidero di vedere gli amici vecchi... Ma sapete voi da quanti anni manco da Milano?... ecco qua.... uno, due, tre... sicuro, quattordici anni... una piccola bagatella...; e sì che vi ho moglie e figlia e suocera. Ma che cosa volete? vivendo alla lontana, i matrimonj vanno meglio... Non c'è il tempo d'odiarsi. Mi dicono infatti che mia moglie mi voglia ancora bene... povera donna... è una bella donna, vedete, la mia moglie... Ma voi, caro capitano, avete un certo cognome che... Di qual ceppo di Baroggi uscite voi? ci sono i Baroggi banchieri... quelli li conosco; c'è un altro Baroggi... un uomo della mia età, che fu con me guardia d'onore dell'arciduca. C'è... quel Baroggi per cui è nato tanto scompiglio per l'eredità del marchese F... A proposito, come va quella faccenda?... è una faccenda curiosa, vedete... Ma, e quel birbone del Suardi, vive ancora?... dev'esser vecchio, perdio!... gran bel birbone però... vi assicuro che un uomo di quella fatta può far l'onore di qualunque capitale. Il Baroggi taceva, donna Paolina non parlava e tremava; guardando però sempre in faccia al conte con un sorriso artificiale, che le costava tutti i sforzi dell'animo. Cessata quella tempesta di parole del conte S..., la quale significava una gran baldanza: - Io, rispose il Baroggi, sono appunto il figlio di colui pel quale nacque lo scompiglio dell'eredità F... Ah, ah!... ho capito; disse il conte. Il modo onde il conte proferì queste parole, dinotava manifestamente un senso di disprezzo. È morto vostro padre? continuò poi. È morto in Milano dieci anni or sono, poverissimo; e mia nonna morì l'anno passato... e il marchese F... intanto sciupa milioni a mantenere preti e frati e spie. Ma e come siete entrato soldato, e in così giovane età siete già capitano? Io fui più fortunato di mia nonna e di mio padre. E se la verità non dev'essere nascosta, guai per me, se tutti a Milano fossero stati galantuomini! Vale a dire che, senza gli ajuti del banchiere Suardi, io avrei dovuto passare qualche anno a San Pietro in Gessate. A questo punto, le trombe della banda militare avendo annunziato che incominciava il terzo atto, e tosto essendo usciti sulla scena Cassio, Cimbro, Decimo e gli altri congiurati, il dialogo necessariamente fu sospeso. Così lo fosse stato per sempre!
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