LIBRO DECIMOQUARTO
Una festa a palazzo di Corte a Milano nell'anno 1810. Il
vicerè Beauharnais. La principessa Amalia. Ministri, soldati. Letterati. Poeti.
Il pittor Bossi. Il conte e la contessa Aquila. L'avvocato Falchi e l'infernal
Dea.
Nel punto di affidare a un libro stampato tutte le notizie
arcane che si riferiscono all'estremo periodo del regno italico che tramontò
cupamente coll'eccidio del ministro Prina, ci tenne sospesi il timore che la
rivelazione di alcuni fatti straordinarj potesse suscitare qualche scandalo e
turbare la quiete di alcuni uomini ancor vivi che non ebbero una parte troppo
netta in quella orrenda tragedia. Un altro motivo per cui fummo in forse, stava
nella qualità di alcuni documenti che abbiamo tra mano; documenti scritti, ma
di natura al tutto privata e, per dir così, non ufficiali; documenti, per
conseguenza, non bastevoli a convertire le congetture storiche in legale
certezza. Se non che abbiamo pensato che anche le semplici
congetture, anche le sole opinioni e le credenze degli uomini che furono
testimonj di grandi fatti, sono materia legittima alla storia, perchè
rappresentano tutto intero il pensiero, il giudizio dei contemporanei; e perchè
d'altra parte si danno certe verità che non si consegnano ai pubblici ed
officiali documenti, e delle quali tuttavia la posterità non dev'essere
defraudata. Se la storia non può giurare sulla verità di alcuni fatti e sulle
loro cagioni, ha però l'obbligo di pubblicare e mettere in ordine tutti gli
indizj, i quali, se sono moltiplicati, possono talvolta, nella sfera morale
almeno, quasi far vece di prova. È il caso di un tribunale che non può
condannare un colpevole perchè gli manca la suprema prova irrefragabile; ma
tuttavia dal cumulo e dalla qualità degli indizj gli è imposta la convinzione
che l'accusato è reo del delitto imputatogli.
Persuasi di questo, ci siam determinati a pubblicare questa
parte del nostro libro, sopprimendo i nomi, e talvolta anche le iniziali che
possono condurre a indovinarli. Se i lettori, tenendo dietro a quanto
pubblicheremo, daranno il vero nome ai personaggi che noi nasconderemo sotto
artistici pseudonimi, ciò vorrà dire che anche a loro di padre in figlio son
pervenute quelle verità che nessuno ebbe sin qui il coraggio di manifestare, se
altri poi non comprendesse nulla, e fosse per rimanere spaventato da certi
caratteri troppo infernali e da alcune perfidie che, anche essendo vere, sembrano
inverosimili, si dia pace e si consoli col credere e col dire che tutta la
nostra storia non è che un romanzo.
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