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Giuseppe Rovani Cento anni IntraText CT - Lettura del testo |
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VI Dopo la caccia, verso sera, vi fu un sontuoso banchetto nella gran sala terrena del palazzo di Lainate. Uno di quei banchetti che, per consueto, facevano ombra ai medesimi di corte, e che contribuirono tanto a dare alla casa Litta quella fama di ricchezza stragrande, che passò persino in proverbio. Il pranzo fu dei più fracassosi e giocondi. Solo quattro faccie erano aggrondate e scomposte: quella del vicerè, quella della contessina Amalia Aquila, quelle di Ugo Foscolo e della contessa A... I loro volti erano trasvolti e abbattuti al punto da dar nell'occhio anche dell'osservatore meno esperto. Altri aspetti non troppo lieti, e che non parevano partecipare della gioja comune, erano quelli del colonnello Baroggi, per una ragione gentile che sapremo dopo, e quello dell'avvocatessa Falchi. Non era per altro malinconia quella di costei; ella non sapeva dove stesse di casa; non era nemmeno malumore. La Falchi aveva precisamente quella che i Milanesi, non sappiamo con quanta proprietà, chiamano luna; luna bisbetica che la spinse fino al punto di uscire in qualche espressione scortese col vicerè, che, stralunato qual era, la mise a tacere con delle parole che manifestamente valevano un insulto. L'avvocato sentì e non sentì; il ministro Prina sentì e crollò la testa; tutti i commensali sentirono ed ebbero un gusto matto di vedere umiliata quella superba sfrontata. Allorchè si levarono le mense (questa frase è di conio classico) e tutti i convitati passarono nelle altre sale, l'avvocatessa Falchi, simulando indifferenza e disinvoltura, si accostò alla contessa A... e: - Che diamine vi è capitato oggi? le disse: siete infuocata come un basilisco e mandate saette dagli occhi. E che diavolo ha in corpo il vostro Foscolo, che non disse una parola in tutto il tempo del pranzo? Qualche cosa vi dev'essere successo. Già ve l'ho detto che non è possibile vivere in pace con quello stravagante. La A..., buonissima in fondo, e di quelle nature aperte che non sanno tener nascosto nulla anche a loro danno, senza rispondere alle parole della Falchi, si volse, e alzando lo scialle di casimiro, ond'erasi coperte le spalle: Che diamine è questo? chiese la Falchi; avete tutta quanta sollevata la prima pelle, come se vi avessero messo un settone. Ma che cosa è stato? Vi dirò piuttosto chi è stato. Chi dunque? Ma perchè? Per niente. Oh!... Non vogliono capirla questi uomini pretensiosi, che da noi si vuole avere la nostra libertà. Curiosa davvero. C'era forse un patto scritto tra me e lui? Eppoi che patti, che scritti! Oggi mi piace un poeta coi capelli rossi, perchè in tutto c'è il suo buono; ma se l'ingegno e la fantasia e il sentimento e l'eloquenza e il diavolo che li porta possono piacere un giorno, una settimana, un mese; viene poi quel dì che si sente proprio la necessità d'un bel giovane e d'una bella faccia e di una bocca con dei baffi su cui dare dei baci; io già son fatta così, e non posso cambiarmi. Ma insomma, che cosa avvenne?... Una cosa naturalissima. Il colonnello Baroggi mi piace da un pezzo immensamente. Già è un gran bel giovane. Oggi mi son trovata con lui. Ci siamo subito intesi. Gran difficoltà, eh? Qui presso l'uscio dell'anticamera grande l'ho baciato... Ecco tutto. Già tu sai che i baci sono la mia morte... Ma e così?... E così, Foscolo ha veduto. Se avesse avuto la sciabola, certo che m'avrebbe tagliata in due. No, no, con tutt'altri potrei fare la pace... Con lui, no. La vita è in pericolo. Che pazzia fu la mia di mettermi a far all'amore con un leone in frac... Ma osserva il colonnello! Come è caro! Oh! guardando e pensando a lui, non sento più nemmeno il dolore della pelle. In questo mentre la Falchi fece notare alla A... che il principe Beauharnais da qualche tempo era stretto in colloquio col conte Aquila. C'è un mistero che non so comprendere, soggiunse poi. Il conte fu sempre nemico e denigratore del vicerè, ed oggi pare che sia tutt'altro. Questa mattina cavalcarono in disparte e soli per lungo tempo. Adesso mi sembrano più amici che mai. Come può essere questa faccenda? Come può essere... volete saperlo?... Il conte, con tutta la sua prosopopea, è caduto nella rete come un barbagianni... La contessa, con tutta la sua santità... sta per abbracciare un'altra religione... Vi dirò anzi che perciò appunto io ebbi un incarico da... da Foscolo... sì, da Foscolo, il quale volea che io facessi l'angelo custode di questa donna che è alle prese col diavolo... Ma in conclusione, di che si tratta?... In conclusione, il vicerè desidera una delle solite conclusioni, e Dio sa che cosa dà ad intendere al marito per incantar la moglie. Ma non sarà mai che alla contessina io stia a dare i consigli di Foscolo... Già questi letterati, con tutta la loro pretesa, non hanno nessuna esperienza di mondo... Adorano le donne inginocchiate, ma per farne delle schiave... Bella maniera di compensarle... Chi sono le donne? C'è libertà per tutti, ci sia dunque anche per loro. E in piena regola. Se, per esempio, la contessina Amalia è sazia di quell'originale di suo marito, fa bene a volgersi a un altro; e perchè no? Certamente che io non avrei scelto il vicerè, ma se a lei piace... tocca a me a dirle: fate male? Fa benissimo. Già, io abborro tutte le marmotte superbe, che, perchè sono di sasso, credono di essere sante... Ora sapete, signor Foscolo, cosa dirò alla contessa? Le farò innanzi tutto i miei complimenti, poi mi lamenterò con lei perchè non abbia incominciato prima... poi se le mancasse il coraggio... le farò animo io... e..., in un bisogno, le presterò anche mano. La Falchi stette un momento senza parlare; poi disse: Non credo niente di tutto ciò. Il conte Aquila non è un uomo come un altro. In quanto al vicerè, non sono le donne di tale stampo quelle che piacciono a lui...; che cosa volete che ne faccia di questa santa Cecilia in convalescenza, cogli occhi sempre rivolti al cielo? Finchè ci sono donne della nostra struttura, mi fanno pietà codeste etiche sparute, buone tutt'al più per i collegiali che hanno il capo nella Teresa e Gianfaldoni. La Falchi, che aveva importunato il ministro Prina per essere invitata del duca Litta, colla speranza di trovarsi ancora col vicerè e ritessere la calza di cui eran cadute le maglie, si sforzò a non voler credere alle parole della A...; ma in conclusione capì che ci doveva essere qualche cosa davvero; e diede il giusto valore ad alcune circostanze che dapprima le erano sembrate enigmi; infine ne ebbe un tal dispetto, che le si converse in arsenico tutta l'abilità del cuoco di casa Litta. Gli uomini e le donne che hanno l'indole della Falchi non è facile misurare fino a che punto possono riuscire infeste al prossimo. Le bestie feroci c'è l'usanza di chiuderle in gabbia. I delinquenti si mettono in prigione; ma che provvidenza sarebbe se si potesse fare altrettanto cogli uomini, la cui ferocia è di quel genere latente che dilania e divora alla sordina e salta a piè pari, senza nemmeno rasentarli, tutti i paragrafi del codice criminale? La Falchi era ignorante e triviale, ma aveva ingegno acuto e forte; ingegno fatto di perfidia e di veleno, ma ingegno sempre. La sua indole l'abbiamo analizzata alquante pagine addietro, e il lettore si ricorderà come l'ambizione e la smania di soverchiare altrui in tutto fosse la febbre acuta che non la lasciava mai tranquilla. Così fosse stata una febbre acuta da gettarla in un letto e da metterla presto nelle braccia d'una morte benefattrice. Ma se, come la tigre reale, ella aveva indosso una rabbia cronica, come la tigre reale aveva una forza poderosa e una salute inalterabile e un piloro di porfido da macinare anche il diamante. Ella viveva di rabbia mantenutagli costantemente dalla sua eccessiva vanità. Questa vanità che, ad onta della mente svegliata, la vediamo sovente nelle persone ignoranti e presuntuose e che hanno la villania nell'intelletto, fu tale che, quando il vicerè gettò gli occhi sulla sua faccia rosea e sulle sue spalle classiche, ella sognò addirittura e troni e dominazioni e sa Dio che altre strane cose. Ecco perchè le riuscì così amaro l'abbandono del vicerè; ecco perchè, ammirando sè stessa nello specchio e parendole di veder conservata tutta quanta la propria freschezza voluttuosa, coll'aggiunta di certe rotondità recategli in dono dalla completa maturanza, si tenea certa che un giorno o l'altro il vicerè sarebbe ricascato; ecco perchè quando invece potè convincersi che Beauharnais avea messo gli occhi su di un'altra, e s'accorse (perchè una volta messa in via aveva l'occhio acuto) ch'esso era sollecitato e riscaldato ed esaltato da qualche cosa di diverso dal solito, ella avrebbe dato scacco matto anche a Medea per vendicarsi di quel nuovo Giasone. Ma ora, tralasciando tutte le cose inutili, dobbiamo ritornare alla festa di corte, con cui abbiamo incominciato questo episodio.
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