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Giuseppe Rovani Cento anni IntraText CT - Lettura del testo |
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XV Madama può tardar pochissimo a tornare, pensò tra sè. È inutile ch'io vada a levarla. Una buona fiammata, e andiamo a letto. Ravvivò il fuoco; mise due fascinetti sugli alari, sedette, scorse le ultime notizie del Giornale Italiano, si alzò, e colle spalle rivolte al camino, stette pensando molte cose; infine si spogliò, si calcò fin sotto le orecchie la berretta da notte, e si cacciò sotto le coltri. Già a letto, eh? disse ella all'avvocato con accento agro. Potevo dormire in teatro stanotte se aspettavo te. Con tanti cavalieri serventi che ti fanno avanguardia e retroguardia, era certo che non avresti dormito in palchetto. E così come ha cantato il musico Velluti? Sempre come un dio. La R... ne è innamorata. Davvero? Bravissima! questo è un buon affare per suo marito, che si lamentava d'aver troppi figli. Il Velluti è un amante da coltivare; per lui non crescerà la famiglia. Sta a vedere che madama si scandalizza... Madama non rispose, perchè nello spogliarsi e nello slacciarsi il busto, s'incontrò in un nodo così fisso e testardo che la fece prorompere in una filza di bestemmie degne di qualunque briffalda. Vista discinta a quel modo, malgrado le bestemmie e la faccia proterva e la beltà assai matura, non era niente affatto una donna da gettar via. Alla fine diede una strappata robusta e violenta alla cordicella, che si spaccò, e potè levarsi il busto. Allora s'accostò al camino; con un movimento affatto virile e plebeo, pestò con un piede sulla legna, per accostarla e riadattarla; fece un po' di fiamma; poi: Stasera, disse, è stato qui il ministro, eh? Chi te l'ha detto? Dunque, che fa a te se l'ho saputo piuttosto dal Biggia che dal portinajo. Niente mi fa. Ma quando, stando nel tuo studio, ti capiterà qualche sassata nei vetri, allora ti farà qualche cosa. Faremo aggiustare i vetri. E la testa te la farai aggiustare quando te l'avran rotta bene? Se ho da dirti la verità, non ti capisco. In teatro più d'uno e più di due e più di tre, mi han detto che tu fai malissimo a continuare questa maledetta relazione col ministro; m'han detto che perderai ogni clientela e diserterai lo studio; e quando tutti i leccazampa imperiali e vicereali dovranno far fagotto e mettersi in coda ai carriaggi del vicerè, anche tu dovrai fare i tuoi bauli, perchè l'aria di Milano diventerà assai malsana per te. E queste son cose che io già ti dissi mille volte. S'io dovessi ascoltar te, farei dei bellissimi affari. Come sarebbe a dire? Sarebbe a dire che, tanto a te che a' tuoi calabroni, s'è riscaldato un poco il cervello. Se io ho il cervello riscaldato, tu hai un cervello d'asino. Obbligatissimo alle sue grazie. Deve sapere però, madama, che se il ministro è stato qui, è perchè si trattò d'affari importantissimi; la mia professione la conosco discretamente, e non son di quelli che piglian mosche. Cogli altri lo so... ma col ministro, in tanti anni che lavori per lui, non ho sentito che aria ed odor di fumo. Non v'è al mondo uomo più sordido, più avaro e indiscreto di lui. Qui madama investì il marito con parole della più insolente trivialità. L'avvocato sentiva e non parlava. Madama continuò per un pezzo a sagrare con la rapidità di un mulino a vento. L'avvocato, che subiva al pari di uno schiavo l'influenza e il dominio di quella donna-uomo: Via, le disse per calmarla, vieni a letto, e dormi tranquilla, che domani ti dirò qualche cosa che non ti spiacerà. Madama tacque un momento, si mise la cuffia da notte, gettò la cenere sulla bragia del camino, ed entrò nel letto maritale. L'avvocato dormiva già. Ella stette un momento tranquilla, poi riscosse il marito... che si svegliò. Quello che volevi dirmi domani, puoi dirmelo adesso. Che cosa? domandò l'avvocato tra sonno e veglia. E che hai detto un momento fa? Oh lasciami un po' dormire!... che impazienza! da qui a domani non ci sono che poche ore. Non dormo sinchè non so tutto. Oh che tormento! Parla dunque. L'avvocato, che avea promesso al ministro di non dir nulla, stette un momento in forse; poi, come sempre aveva fatto, mise a parte la moglie d'ogni segreto, e concluse con queste parole: Se il ministro fin qui non ha mai compensato le mie prestazioni, bisogna però considerare quanti affari vantaggiosissimi ho fatti per suo consiglio e per suo intervento; in quanto poi alla faccenda di stasera, tu vedi che a far passare per le mani più di due milioni e mezzo, deve ad esse restare attaccato qualche cosa; perchè bisogna anche confessare che, se quell'uomo è avaro, fa eccezione fra tutti gli avari in questo, che non è per nulla diffidente e, se si mette nelle altrui mani, lo fa occhi chiusi. Ne vuoi una prova, e una prova incredibile? Non ha voluto nemmeno la ricevuta de' suoi capitali che ho nelle mani; e la compera dei beni stabili, fino all'ammontare della somma che tengo, devo farla in testa mia. Vedi or tu che, s'io fossi un birbante, potrei fare un brutto tiro al ministro, e senza un timore al mondo e senza nemmeno il pericolo ch'egli avesse a parlare; egli ha troppa paura del pubblico in questi momenti, e non vuol che si sappia ch'egli ha accumulato tanta ricchezza. Credo persino che, se ha rifiutato la ricevuta, gli è perchè teme possa mai essere veduta da qualcuno. Quell'uomo, che ha tanto ingegno e acume veramente straordinario, in certe cose è piccolo come una donnicciuola. Ma è il solito sistema di compensazione che va. Madama Falchi ascoltò tutto attentamente, e non disse nulla; ma quando l'avvocato dormiva profondamente, ella vegliava ancora, e colla sua mente infernale andò almanaccando sinistri disegni. A quel modo che lady Macbeth fu la rovina del re Duncano, per una ragione della stessa natura il ministro Prina sarebbe forse morto a suo letto se l'avvocato Falchi avesse taciuto quel fatto alla perfida moglie. Diciamo forse, perchè altre detestabili furie entraron seco in concorrenza.
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