X
A questo punto s'impegnò più viva che mai la lotta tra
monsignore e il maestro Brambilla, dopo la quale, nessuno dei due si smosse
dalle proprie idee. Monsignore dichiarò solennemente ai conjugi Gentili, che se
essi avessero avviata la loro figliuola sul teatro, non avrebbero mai più
veduta la sua faccia; perchè egli non voleva essere testimonio inerte e
complice indiretto di tanta disgrazia... Così dicendo, partì, lasciando i
signori Gentili immersi nella costernazione, nell'esitanza e nell'imbroglio; e
raddoppiando nel maestro Brambilla la voglia e il proposito di liberare quella
buona famiglia da una protezione che, se era santa nel desiderio, poteva riuscire
dannosissima nelle conseguenze.
Passarono più mesi. La fanciulla compì i quattordici anni.
Siccome aveva assai svegliatezza d'ingegno, così cominciò a comprendere di
avere il diritto di esprimere la propria volontà. I genitori non le avevano mai
detto del diverbio avvenuto per lei tra l'Opizzoni e il maestro Brambilla; ma
ella seppe ogni cosa dalla signora Corali, onde un giorno ebbe il coraggio di
risentirsi con sua madre, e lamentarsi che la si sacrificasse in quel modo, col
rifiutare le generose esibizioni del maestro Brambilla d'istruirla nel canto.
Era quella la prima volta che essa, buona qual'era e sommessa per indole e per
educazione, parlava in tuon sì alto a sua madre, laonde questa, pel dispetto,
sebbene la mattina si fosse confessata e comunicata, le diede due sonori
schiaffi. Non ci mancava altro! lo seppe la signora Corali, la quale fece gran
chiasso; lo seppe il maestro Brambilla, che rimproverò la madre, già pentita
d'aver percossa la propria figliuola; la quale, alla sua volta, tenne il
broncio per un pezzo, dicendo e ripetendo e gridando, che se avessero
continuato ad attraversarsi così ostinatamente alla sua inclinazione, un bel
giorno sarebbe fuggita di casa.
Queste non erano che parole, ed ella era tanto buona, che
non so che cosa avrebbe fatto piuttosto che abbandonare i genitori. Ma alla
fine i parenti si risolsero a prendere un partito. Mandarono a chiamare il
maestro Brambilla; questi, per tranquillare la loro coscienza, li consigliò a
sentire anche qualche altro prete, un uomo di vaglia, e propose loro il
prevosto di San Simpliciano, della qual chiesa egli era l'organista. Per
tagliar corto, una mattina il maestro Brambilla fece portare un pianoforte in
casa Gentili, e cominciò le sue lezioni. I progressi furono rapidi e straordinarj.
Di lì a un anno fece sentire la sua allieva in varie accademie: la giovinetta
sorprese tutti. Cantò al Casino dei Negozianti, e la vice-regina le regalò uno
smeraldo e la baciò in volto; chè la bellezza di quella fanciulla era di quel
genere che eccita la simpatia e l'ammirazione perfino nelle donne. Cantò più
volte al teatro Filodrammatico; là i giovinotti galanti cominciarono a farle
intorno le loro evoluzioni d'idolatria e di spasimo; i socj del Casino
s'addensarono sul palco scenico, per vederla dappresso e farle i loro
complimenti nel punto che rientrava nelle quinte. I mercanti della via dei
Pennacchiari s'accorsero presto che più d'un damerino passava e ripassava per
di là, onde cogliere il momento fortunato ch'ella s'affacciasse; e molti s'accontentavano
persino di far la sola conoscenza dalla finestra.
Di tutte queste evoluzioni galanti, ella, assorta come era
nell'arte sua, e naturalmente modesta, non se ne dava nemmen per dedita. Bensì,
di quanti complimenti le avean fatti i giovani nelle sale accademiche dove
aveva cantato, ella non tenne a mente che quelli d'un solo; non ci fu nulla di
serio, però; ella vide colui più volte, e lo sentì a suonar la viola con un
interesse speciale, ma vago e non profondo; colui le rivolse più volte la
parola, ma ella, contegnosa e riservata, non adempì, rispondendogli, che alle
leggi imprescindibili del galateo.
Nè si ricordò di lui solo, ma con più frequenza, sebbene con
suo gran dispetto, si ricordò delle parole enfatiche, in cui eran trascorse più
gocce corrosive di lubricità, che le aveva rivolte il conte Alberico B...i sul
palco scenico del Teatro Filodrammatico.
E qui dobbiamo occuparci un po' a lungo di questo conte: il
crotalo infesto, destinato a spander bava e veleno su quanti lo avvicinano.
|