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Giuseppe Rovani
Cento anni

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  • LIBRO DECIMONONO
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A questo punto s'impegnò più viva che mai la lotta tra monsignore e il maestro Brambilla, dopo la quale, nessuno dei due si smosse dalle proprie idee. Monsignore dichiarò solennemente ai conjugi Gentili, che se essi avessero avviata la loro figliuola sul teatro, non avrebbero mai più veduta la sua faccia; perchè egli non voleva essere testimonio inerte e complice indiretto di tanta disgrazia... Così dicendo, partì, lasciando i signori Gentili immersi nella costernazione, nell'esitanza e nell'imbroglio; e raddoppiando nel maestro Brambilla la voglia e il proposito di liberare quella buona famiglia da una protezione che, se era santa nel desiderio, poteva riuscire dannosissima nelle conseguenze.

Passarono più mesi. La fanciulla compì i quattordici anni. Siccome aveva assai svegliatezza d'ingegno, così cominciò a comprendere di avere il diritto di esprimere la propria volontà. I genitori non le avevano mai detto del diverbio avvenuto per lei tra l'Opizzoni e il maestro Brambilla; ma ella seppe ogni cosa dalla signora Corali, onde un giorno ebbe il coraggio di risentirsi con sua madre, e lamentarsi che la si sacrificasse in quel modo, col rifiutare le generose esibizioni del maestro Brambilla d'istruirla nel canto. Era quella la prima volta che essa, buona qual'era e sommessa per indole e per educazione, parlava in tuonalto a sua madre, laonde questa, pel dispetto, sebbene la mattina si fosse confessata e comunicata, le diede due sonori schiaffi. Non ci mancava altro! lo seppe la signora Corali, la quale fece gran chiasso; lo seppe il maestro Brambilla, che rimproverò la madre, già pentita d'aver percossa la propria figliuola; la quale, alla sua volta, tenne il broncio per un pezzo, dicendo e ripetendo e gridando, che se avessero continuato ad attraversarsi così ostinatamente alla sua inclinazione, un bel giorno sarebbe fuggita di casa.

Queste non erano che parole, ed ella era tanto buona, che non so che cosa avrebbe fatto piuttosto che abbandonare i genitori. Ma alla fine i parenti si risolsero a prendere un partito. Mandarono a chiamare il maestro Brambilla; questi, per tranquillare la loro coscienza, li consigliò a sentire anche qualche altro prete, un uomo di vaglia, e propose loro il prevosto di San Simpliciano, della qual chiesa egli era l'organista. Per tagliar corto, una mattina il maestro Brambilla fece portare un pianoforte in casa Gentili, e cominciò le sue lezioni. I progressi furono rapidi e straordinarj. Di a un anno fece sentire la sua allieva in varie accademie: la giovinetta sorprese tutti. Cantò al Casino dei Negozianti, e la vice-regina le regalò uno smeraldo e la baciò in volto; chè la bellezza di quella fanciulla era di quel genere che eccita la simpatia e l'ammirazione perfino nelle donne. Cantò più volte al teatro Filodrammatico; i giovinotti galanti cominciarono a farle intorno le loro evoluzioni d'idolatria e di spasimo; i socj del Casino s'addensarono sul palco scenico, per vederla dappresso e farle i loro complimenti nel punto che rientrava nelle quinte. I mercanti della via dei Pennacchiari s'accorsero presto che più d'un damerino passava e ripassava per di , onde cogliere il momento fortunato ch'ella s'affacciasse; e molti s'accontentavano persino di far la sola conoscenza dalla finestra.

Di tutte queste evoluzioni galanti, ella, assorta come era nell'arte sua, e naturalmente modesta, non se ne dava nemmen per dedita. Bensì, di quanti complimenti le avean fatti i giovani nelle sale accademiche dove aveva cantato, ella non tenne a mente che quelli d'un solo; non ci fu nulla di serio, però; ella vide colui più volte, e lo sentì a suonar la viola con un interesse speciale, ma vago e non profondo; colui le rivolse più volte la parola, ma ella, contegnosa e riservata, non adempì, rispondendogli, che alle leggi imprescindibili del galateo.

si ricordò di lui solo, ma con più frequenza, sebbene con suo gran dispetto, si ricordò delle parole enfatiche, in cui eran trascorse più gocce corrosive di lubricità, che le aveva rivolte il conte Alberico B...i sul palco scenico del Teatro Filodrammatico.

E qui dobbiamo occuparci un po' a lungo di questo conte: il crotalo infesto, destinato a spander bava e veleno su quanti lo avvicinano.

 




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