XXIV
Frattanto il sole era tramontato, e cominciava ad imbrunire.
Due uomini s'accostarono al Bichinkommer, e lo trassero in disparte:
Ci sono, gli dissero ad una voce.
Chi?
La Falchi e l'avvocato, ma sono in compagnia di molti altri.
Son venuti a piedi o in carrozza?
In carrozza.
Dei socj chi è con voi?
Il Milesi, che è disposto a fracassarli a stangate. Il
Paltumi, che non può più dalla smania di pigliare a schiaffi quella sfacciata
pu... L'Inverningo, il Carulli, il Besozzo, ciascuno dei quali val per tre e
per quattro.
Le stangate e gli schiaffi bisogna tenerli in serbo. Altre
occasioni non mancheranno; quel che oggi più importa è di aver l'avvocatessa
tra le mani.
I due che parlavano col Bichinkommer erano nientemeno che
quel vetturale Giosuè Bernacchi, che in un momento di esaltazione encefalica,
provocata in lui dalle messaliniche promesse della Falchi, aveva tentato di
assassinare il maresciallino Visconti, ed era stato sì fortunato, che la
perizia medica, involandolo alla forca, lo aveva fatto passare al manicomio
della Senavra. L'altro era il capomastro Granzini, che nella notte successiva
all'eccidio del ministro Prina aveva avuto quel misterioso alterco
coll'avvocatessa nella medesima sua casa.
Costoro appartenevano alla Compagnia della Teppa, e in
diverse occasioni quando il tema s'era offerto spontaneo, parlando col
Bichinkommer, gli manifestarono tutte quelle cose che credettero di non tacere
relativamente all'avvocato Falchi e sua moglie. Sopratutto espressero il
desiderio di vendicarsi di lei. Il Bernacchi disse i fatti come stavano; ma il
Granzini, capomastro, diventato appaltatore e ricco, non disse che quanto gli
accomodava. Tanto però bastò perchè il Bichinkommer facesse assegnamento su di
loro. Egli sapeva come nel fatto dell'eredità contestata, l'avvocato Falchi,
sebbene patrocinatore del Baroggi, aveva avuto mano nel far scomparire
dall'archivio del dottor Macchi, passato in proprietà del notajo Agudio, i
documenti che potevano risolvere definitivamente la questione. Sapeva come
l'avvocatessa fosse a parte d'ogni segreto del marito. Aveva dunque, per
l'amore che portava alla casa Baroggi e per l'avversione profonda che nutriva
naturalmente contro i birbanti fortunati, pensato più volte alla possibilità di
fare una sorpresa a colei, di averla tra le mani, di costringerla, col timore,
a confessare e a rivelare quello che in nessun altro modo legale s'era potuto
verificare.
E prima di ciò, per preparar meglio la strada, aveva messo
gli occhi sul medesimo notajo Agudio. Essendo riuscito a poter vedere e tener
presso di sè due o tre lettere che quel notajo, per gli elementi preliminari di
un rogito di compra e vendita, aveva scritto al fittabile signor Mario Bosio,
suo grande amico; con quell'attitudine straordinaria che aveva ad imitare tutti
i caratteri calligrafici, come il lettore ben sa, studiò attentamente anche la
scrittura e la firma del dottor Agudio; scrisse quelle due lettere, di cui più
volte abbiamo parlato, una diretta al direttore di polizia Gehausen, l'altra al
presidente del tribunale. Però, se il lettore avesse potuto credere che quelle
fossero di mano dello stesso Agudio, ora può accorgersi d'essersi ingannato a
partito. Il notajo da qualche tempo giaceva malato in una sua villa presso
Varese, e il Bichinkommer approfittò anche di questa occasione per colorir
meglio il proprio disegno; del qual disegno egli non fece parte a nessuno,
nemmeno al Baroggi; fido al vetusto adagio:
Non lo saprai perchè son solo.
Ei sapeva assai bene che quelle lettere a suo tempo
sarebbero state disconfessate dall'Agudio; ma pensava anche che cento inattese combinazioni
potevan sorgere dalla comparsa di esse; che gli aventi interesse alla
perpetrata frode, sgomentati dall'apparente confessione del notajo, potevano
essere indotti a fare una confessione sostanziale e decisiva; che, infine, la
perizia calligrafica avrebbe dovuto penar molto per trovar il modo di dar
ragione al notajo, quando questi, chiamato in giudizio, avesse sconfessate
quelle lettere, anche colla formalità del giuramento.
Non si può negare che un tal piano di battaglia era degno
dell'astuzia di Annibale e di Napoleone, colla differenza, che accresce sempre
più in loro confronto il merito del Bichinkommer, che cioè questi lavorava in
segreto e alla sordina, senza pretesa nè di fama nè di gloria, ma pel solo
desiderio di fare il vantaggio di un altro, senza che quest'altro potesse
nemmen ringraziarlo; per l'intento ancor più nobile di tentar che la giustizia,
svincolata dagli ostacoli, dalle insidie e dai trabocchetti dei tristi, potesse
finalmente avere il suo libero corso; e nel pericolo, sebben lontano e
improbabile, ma che stava pur sempre nella
sfera del possibile, di essere condannato per falsario, se, per circostanze
fatali, l'opera sua avesse mai potuto venire scoperta.
Giusta le informazioni, che, adoperando que' mezzi che erano
in sua mano, aveva potuto assumere, quelle lettere non avevano prodotto tutti
gli effetti ch'egli erasene aspettato. Già prima che il Suardi avesse parlato,
seppe come il segretario del consigliere Pagani aveva fatto una visita al
marchese F...; seppe che il marchese erasi recato tanto dal direttore di
polizia quanto dal Presidente del Tribunale; da un giovane di studio
dell'avvocato Falchi venne a conoscere, che il marchese aveva invitato a pranzo
l'avvocato medesimo; dal cavallante del borgo dove il notajo Agudio teneva la
villa e giaceva ammalato, seppe che presso colui erasi recato un attuaro del
tribunale civile; ma che il medico, per la gravezza del male, non aveva
permesso che il signor notajo gli desse udienza. Tutti questi fatti indicavano,
che per quel sasso da lui scagliato nel torbido stagno, la belletta era venuta
a galla; ma ciò non poteva bastare, onde credette che per dare una risoluzione
pronta a quella malattia misteriosa, lunga ed ostinata, la Falchi poteva
riuscire opportunissima se, cedendo alla necessità, avesse cantato e fatto
cantar altri.
Da due o tre giorni egli e i compagnoni sunnominati stavan
sulle peste dei signori Falchi per coglierli alla impensata, e, previo un
buratto più o meno incruento all'avvocato marito, pigliar lei di forza, come
erasi fatto dalla Compagnia della Teppa con tante altre mogli e amanti; e
tirarla in luogo, dove l'ingiustizia, l'illegalità e l'arbitrio, divenuti
onnipotenti, potessero far le veci della giustizia troppo spesso nominale e
invalida.
Con questi pensieri, a guisa di un generale che ha da
comandare una difficile e importante fazione, disse ai due: aspettatemi fuori
dell'osteria, raccoglietevi prima intorno tutti gli altri, e, confusi nella
folla, non perdete mai d'occhio la carrozza della Falchi. È bene che, per ora,
io non sia visto con voi. In ogni modo, qualunque contrattempo possa nascere,
sapete che il luogo dove ella dev'essere condotta è alla Simonetta, dove quel
pazzo di... ha organizzato un'altra strana burla, la quale gioverà anche a noi,
perchè, dato mai che la Falchi strillasse e, lasciata poi in libertà, facesse
chiasso presso le autorità, di cui conosce tutti gli aditi, l'apparenza della
pazzia e dello scherzo e del disordine senza costrutto e senza scopo, potrà
dare un altro colore ad un'impresa fatta sul serio e per un intento serio.
Andate, che vengo subito.
Quelli partirono, e il Bichinkommer s'accostò al Baroggi, il
quale parlava ancora col Suardi e col segretario del Pagani. La Gentili era
partita co' proprj genitori nella carrozza del futuro sposo. Questi erasi
fermato, e simulando il più lieto umore del mondo, erasi avvicinato a quel
crocchio, sotto pretesto di fare le più sentite congratulazioni allo scarcerato
Suardi. Il Baroggi, visto il Bichinkommer, gli disse piano all'orecchio: Stasera
non ci vedremo. Nemmeno io posso vedervi.
Ho già parlato di te al conte; oggi sarai formalmente
accettato; domani verrai anche tu, e farai la nota di tutti quelli della
Compagnia della Teppa che sono degni di lasciare le birbonate per le grandi
azioni.
Va bene; e dov'è il luogo del convegno?
Stasera in casa del calzolaio Ronchetti. Domani in casa del
conte. Il luogo si cambia sempre. Addio.
E si lasciarono.
Quanta carne a bollire! dirà il lettore. Ma non si sgomenti,
chè la legna non manca.
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