Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giuseppe Rovani
Cento anni

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO PRIMO
    • V
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

V

Ma tornando ai fatti, in quella notte in cui la contessa vegliava, non per amore della scienza, siccome pare, ma per amore di qualche altro oggetto, e in cui Amorevoli stava seduto su d'un sasso cui faceano spalliera foltissimi carpini, che a lui servivano e di paravento e di paraluna nel tempo stesso, doveva succedere uno di quei contrattempi che e' si direbbero espressamente concertati dalla perfida malizia della fortuna, uno di que' contrattempi pe' quali si è convenuto di dire che talvolta il vero non è verosimile. - Non era la prima volta che Amorevoli, saltando pel muro di cinta, recavasi nel giardino di casa V... dopo mezzanotte, ovvero sia dopo finito il teatro; e non era la prima volta che la contessa, quando batteva un'ora all'orologio dell'Ospedale Maggiore, discendeva nella biblioteca situata al piano terreno del palazzo, la quale, per un grande finestrone arcuato, rispondeva al giardino; finestrone difeso da un'inferriata a modo di cancello, tutta messa ad oro e foggiata a ricchissimi rabeschi. - La contessa, stando di dentro, sentiva le proteste d'amore dell'infuocato Amorevoli, il quale protestava inoltre contro quel cancello che non aveva mai voluto essere aperto, e che serviva alla contessa e di parlatorio e di fortino. - Come, del resto, e quando donna Clelia e il tenore della stagione di carnevale siensi dati l'intesa per trovarsi a que' notturni abboccamenti è quello che non si sa. - Allorchè il destino iniquo ha stabilito che succeda quello che non dovrebbe mai succedere, offre egli stesso le opportunità, consiglia i mezzi, tende le reti, suggerisce le parole, è il Figaro più scaltro e più disinvolto e più briccone di tutti, tra due individui che cogli occhi si son detti quello a cui non basterebbero cento sonetti del Petrarca. - Quale adunque sia stato il momento e quale il modo con cui que' due concertarono la maniera per trovarsi insieme, non è ciò che più importa di sapere. - Ma il fatto sta che allorchè in quella notte di febbrajo suonò quella tal ora, la contessa discese, e Amorevoli si alzò dal sedile di sasso e si tolse d'intorno al volto il ferrajuolo, e nell'esaltazione affrontò anche il chiaro di luna quando sentì aprir la vetriera; e così in meno d'un lampo fu , e nella sua, sebbene con renitenza ineffabile, stette la morbida mano di donna Clelia; di donna Clelia, che, ignara, di tutto, fuorchè di quello che è men necessario alla donna, e versando allora come attonita in un mondo di sensazioni non mai esplorato prima da lei, riusciva ingenua e quasi stolidamente inesperta, come una fanciulla quattordicenne, la quale, sebben difesa dal senso arcano del pudore, se non è vegliata da esperti custodi, concede improvvida le sue fragranze al primo vento protervo che le soffi intorno. - Quella stima eccessiva di stessa che aveale generato lo studio e la scienza, quell'orgoglio in cui era venuta, forse perchè la sua intelligenza, sviluppata da infinite cure, non era però per natura forte abbastanza da sostenere il peso della dottrina, quella acerbezza dei modi e del linguaggio, che era l'espressione e dell'uno e dell'altra, erano scomparse. Ma ciò non solo con Amorevoli (sarebbe troppo facile a comprendersi), ma con tutti, ma colle donne di sua conoscenza, ma co' gentiluomini, ma con quelli che avea sempre trattati con dispregio e a cui per contraccambio ella era riuscita così disgustosa.

Chi volesse dar la spiegazione dell'acredine ond'era involuta l'indole di quella gentildonna nel tempo in cui non si pasceva che d'orgoglio scientifico, potrebbe forse assegnarne la cagione a questo, ch'ella, sebbene in confuso e senza nemmeno averne la coscienza, sentiva fieramente la mancanza di uno di quegli affetti che bastano a colmare un'esistenza; noi per esempio portiamo l'opinione che se essa, in quei sette anni di matrimonio, avesse avuti una mezza dozzina di figlioli, il corpo sarebbesi tanto quanto sciupato, ma l'animo sarebbesi nudrito dei più cari conforti dell'esistenza. - Fu perciò una vera disgrazia, ch'ella per sentire com'è dolce la vita quando è dolce, abbia dovuto porre il labbro sugli orli imbalsamati di un vaso che doveva poi esser pieno d'assenzio. - La contessa e Amorevoli stavano da qualche tempo infervorati in un dialogo, che noi non riporteremo per quella ragione che i dialoghi di due amanti, come le poesie improvvisate, per conservare il loro prestigio, hanno bisogno di non essere trascritti. Possiamo però assicurare che, chi fosse stato presente a quella notturna confabulazione senza conoscere gl'interlocutori, avrebbe detto che l'ingegno e l'acutezza e l'amabile scaltrezza e l'eloquenza appartenevan in proprio a colui che si lasciava allegare i denti persin dalle strofe di Metastasio: e che invece la povertà delle idee, la mancanza di slancio, la parola impacciata, la timidezza puerile erano di colei che pure aveva tanta confidenza con Eulero e con d'Alembert. E purtroppo l'eloquenza del tenore Amorevoli era come un ferro tagliente che mira a squagliare una corazza, mentre la timidezza e il turbamento di donna Clelia rendevano quel combattimento oltre ogni dire ineguale. - Il cancello dorato della biblioteca stava fra loro due come una guardia di confine, ma siccome la contessa ne aveva la chiave e dipendeva dalla sua volontà l'aprirlo, così non potremmo giurare quel che avrebbe fatto la sua timidezza se dal desiderio fosse stata convertita in coraggio. - In una parola, è probabile che sia stata necessaria una disgrazia per soccorrere la virtù. - Amorevoli, colla sua voce soave e colla sua facondia insidiatrice, tentava di metterla all'ultime strette, con una argomentazione serrata, in cui i sofismi comparivano e scomparivano trasportati dalla velocità delle parole, l'opposizione sempre più lenta e fiacca dell'avversario... quando di repente... s'udirono a non molta distanza più voci che gridavano all'accorr'uomo, al dàgli dàgli. - Davvero che se quello che stiamo per dire non avesse altro documento che la relazione orale e solitaria del nonagenario da cui raccogliemmo tanto cumulo di fatti, noi non avremmo il coraggio di esporre un avvenimento, che, siccome abbiam detto, non parrebbe verosimile. Ma una difesa scritta nel secolo passato, che reca la firma: I. C. C. Benedictus Comes Aresius carceratorum protector... e una sentenza del Senato con motivazioni profonde, ci fa vedere che quanto è realmente avvenuto, non può essere rivocato in dubbio. - Però andiamo avanti coraggiosamente, anche perchè, d'altra parte, se il fatto è strano, riuscì poi fecondo di conseguenze gravissime.

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License