IV
Oh! voi, proruppe di poi, non eravate qui nel marzo
dell'anno scorso. Che giorno sublime fu il 22 di quel mese!
Qui fece ancora una breve pausa; poi, come se leggesse una
pagina, con accento d'entusiasmo continuò:
Allorchè Manin fu padrone dell'arsenale, e fu sicuro
dell'ajuto di tutti i soldati della marina veneta, che avevano saputo uccidere
il maggior Bodai quando loro comandò di far fuoco sulle guardie cittadine;
infiammato d'entusiasmo per un concorso d'accidenti così fatale, che parve
davvero che in questa città si fosse allora rinnovato il prodigio delle trombe
di Gerico; alla testa delle sue guardie portanti un'asta sormontata dal
simbolico berretto, venne in piazza, e là, salito su d'una tavola, alla
presenza di non molto popolo, proclamò la repubblica. Alla parola repubblica di
San Marco, fatta risuonare dalla poderosa e veramente rivoluzionaria voce di
Daniele Manin, una vertigine sublime occupò tutte le menti. Non era quello il
momento delle misure prudenziali. La realtà aveva sembianza
di una visione. Questa repubblica gloriosa di una vita di quattordici secoli,
fatta segno, è vero, di gravi accuse dalla storia troppo severa, ma per le
stesse colpe imputate, poeticamente misteriosa, e, non ostante, ammirata da'
suoi detrattori e idoleggiata poi dalle più squisite intelligenze, era
scomparsa in un giorno obbrobrioso; caduta e scomparsa, erasi detto, per sempre
dalla faccia del mondo politico: e invece la si udiva proclamata, e la si
vedeva risorta. Allorchè disotto alle aquile tedesche, in un baleno atterrate e
sparite quasi per virtù d'incanto, si vide balzar fuori l'alato leone di bronzo
che non s'era osato distruggere; e sulle antenne, a un punto rovesciate e
svestite dalla bandiera non nostra, e a un punto rialzate, sventolò il vessillo
del vetusto San Marco, e tutte le campane delle chiese di questa tanto storica
Vinegia risposero in giocondo e vasto concento ai più profondi rintocchi del
campanone maggiore, che prima aveva comunicato ai venti la novella inaspettata;
e sulla piazza un popolo fittissimo si vide inginocchiato innanzi alla
metropolitana, perchè nell'avvenimento straordinario, forse gli parea vedere il
Dio degli eserciti; in presenza di questo continuo prodigio, credetelo a me,
l'entusiasmo, il delirio non poteva più aver misura; ed oggi, pensandovi
nell'aspettazione in cui siamo dell'estrema sventura, il sangue si gonfia nel
cuore, e la memoria ha bisogno di velarsi un tratto, perchè il giudizio
riprenda la sua calma.
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