V
Il Baroggi a queste parole s'interruppe; e, dopo un breve
silenzio, continuò:
Da quel giorno gli errori si accumularono agli errori. Ma tutti
i governi d'Italia ne commisero. A Milano si lasciarono in ingiusta
dimenticanza gli uomini che, per la vastità della mente, più eran fatti per
governare la cosa pubblica. Il popolo sapiente ebbe colà dei capi incompleti.
Quando, nell'aprile da Venezia passai a Milano, la piaga pubblica era già per
incancrenirsi là. A Firenze invece un popolo troppo simile alla garrula e
volubile Atene, non volle aver fiducia nel fortissimo ingegno di Guerrazzi. Qui
in Venezia i ladri si introdussero a manomettere il pubblico danaro, non
accorgendosene l'intemerato Manin, dall'ideale della sua onestà fatto incapace
a sospettare l'altrui perfidia. In pochi giorni scomparvero diciasette milioni
dalla cassa dell'erario: a Parigi vive un ricco che prima era un povero operajo
qui, e non si sa dove abbia preso i denari. Io non lo nomino, ma voi già sapete
a chi accenno. Io vorrei che i giuristi inventassero una pena speciale,
infamante, straziante, per questi ladri del pubblico patrimonio. In quanto a
Manin e Tommaseo, certo che furono i primi, i più coraggiosi e più virtuosi
cittadini di Venezia; ma la fatalità volle che tra loro ci fosse uno strano
squilibrio di pensiero e d'aspirazioni. Manin innamorato di questa sua cara
Venezia smarrì nell'intensità dell'affetto municipale l'estensione dell'ambito
italiano; ecco perchè respinse in principio la proposta di un governo
lombardo-veneto; poi di far centro Venezia di un governo italiano; in ultimo di
aderire alla Costituente. Tommaseo invece, portato, dalle contratte abitudini della
sua mente e de' suoi studj, a percorrere le indefinite regioni dell'ideale, ed
a considerare l'umanità nel suo più vasto significato, non istette contento ai
limiti della sua cara Italia; ma delle affezioni sue amò far parte a tutti i
popoli della terra. Scrisse note diplomatiche di consiglio e d'amore a tutti,
perfino alla Germania. Non vi scuotete, signor Sternitz, io vi conosco, vi amo,
e vi ammiro, perchè non mi sembrate un uomo
nato in quelle parti là; ma io non amo la Germania, l'incorreggibile Germania,
incorreggibile perchè la sede del suo morbo cronico sta nella testa de' suoi
pensatori e nella sua filosofia. Quasi dappertutto la scienza va innanzi
beneficando; là invece si affatica a' danni dell'umanità.
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