VIII
Vennero i giorni estremi per Venezia libera, il cannone
tacque per la prima volta, dopo tanti mesi che aveva tuonato incessantemente.
Quel silenzio insolito, come il silenzio della morte, piombò sugli animi di
tutti, producendovi un'angoscia che non ha riscontri. Una commissione veneta
già erasi recata al quartier generale austriaco ad offrirvi la sommissione dei
Veneziani. La capitolazione venne segnata. Il dì 27 agosto, per la via di terra
io uscii da Venezia per ridurmi a Genova. Il Baroggi m'avea salutato ed
abbracciato prima di salire a bordo d'un vapore da guerra inglese; chè aveva
stabilito di recarsi in Inghilterra. Nè più lo vidi. Seppi in seguito che da
Londra erasi tramutato a Roma, per applicare di nuovo l'ingegno alle lettere e
alle arti, a sollievo dei proprj dolori e delle sventure della patria. Nel 1850
ebbe un duello, se non erro, col segretario dell'ambasciata di Russia; e nell'ottobre
di quell'anno stesso morì di febbre intermittente.
Ai 27 di quel mese, un nostro amico di Roma ci dava il
doloroso annunzio della morte di quell'uomo straordinario. Ecco un brano di
quella lettera:
..."Ieri è morto Giunio Baroggi in età di 52 anni. La
sua camera che, come sapete, era quella che già aveva appartenuto a Winkelmann,
era ieri piena d'amici e d'ammiratori, che piangevano nel vedere vicinissimo il
termine di quell'uomo raro. Negli estremi momenti, fece aprir le finestre per
vedere il sole che dietro la cupola di San Pietro tramontava in globi di fuoco;
le ultime sue parole furono: "Il sole di Roma vecchia è in tramonto;
sorgerà il sole di Roma nuova, e tutta Italia verrà a riscaldarsi in hac luce
Exoriare aliquis."
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