I
Prima di partire per Venezia abbiam lasciato donna Paola
Pietra che usciva dalle stanze del marchese Recalcati. E quella visita potè recare
un gran bene, in quel punto segnatamente che il Bruni e l'Amorevoli, nella casa
della giustizia, per un perfido giuoco della sorte, erano alle prese
coll'ingiustizia. La lettera scrittale dalla contessa nel tumulto della
passione le aveva data piena facoltà di riparare i danni che essa non avea
potuto stornare in tempo. Però donna Paola assunse quel mandato a rigore di
scrupolo e nell'intento di soddisfare a ciò che era giusto ed onesto in tutti i
modi possibili. Si tenne dunque informatissima e delle voci che correvano in
pubblico, e di ciò che facevasi in privato, e, fin dove era possibile,
dell'azione interna delle pubbliche magistrature. Visitata com'era di frequente
dalle persone più distinte della città, giunse a subodorare le intenzioni celate
dietro alle formalità apparenti; chè per quanto, come dicemmo, i processi
criminali camminassero segreti, pure dov'eran tanti assessori e attuari e
scrivani, uscivano un po' per volta a circolare tra pubblico e pubblico le cose
che più volevano tenersi nascoste. Donna Paola seppe dunque che il parentado
della contessa aveva gettato i dadi opportuni per far credere ch'ella fosse
vittima innocente di qualche terribile intrigo; seppe inoltre che sulla
contravvenzione alla legge commessa dal Bruni si volevan edificare altri
supposti ed altre cose, perchè colui dovesse pagare i debiti di tutti. Del
resto donna Paola era quella precisamente che doveva conoscere più d'ognuno (e
il cuore le faceva sangue rammentando il passato) come lo spirito di
corporazione talvolta, a quel tempo, facesse tacere la voce dell'assoluta
giustizia. A prevenire così, in quanto dipendeva da lei, le conseguenze
possibili di quelle oblique insinuazioni, aveva risolto di far visita ella
stessa all'illustrissimo marchese Recalcati, che aveva fama d'uom dotto e di
rettissime intenzioni, ma per modestia e per bontà era d'indole
pieghevolissima, e cedeva facilmente a chi stava o più in su di lui, od era
pari a lui per grado di magistratura, e lo soverchiava poi per ostinazione di
principj e d'opinioni, e per superiorità di ingegno e d'eloquenza. - Donna
Paola sapeva poi che i membri del nobile collegio dei giureconsulti, e i
giudici e i senatori (eccettuato qualche uomo specialmente rigido, e quel
senator Goldoni, pensando al quale essa fremeva ancora), presi ad uno ad uno,
quando la loro testa e la loro coscienza moveva libera e nell'atmosfera sgombra
della giustizia legale, temperata dalla giustizia morale, sentivano e vedevano
e desideravano e comandavano il vero bene, ma poi, quando si fondevano in
quella formidabile unità del collegio e del Senato, sovente venivano a
comprovare quanto fosse vera la sentenza ciceroniana de' Senatores boni viri,
con quel che segue. - Armata dunque di tutti questi dubbj e di tutti questi
sospetti, per tacere del senno e dell'esperienza, donna Paola si recò negli
uffici del Capitano di giustizia. Quando al marchese Recalcati fu annunziata la
sua visita, insieme colla meraviglia, provò qualche sensazione che non era
tutta di piacere, chè ben conosceva anch'esso quella celebre e venerabil
matrona, e la di lei carità operosa e vigile; e sapeva inoltre come colei non
facesse mai passo che non fosse per cosa della più grande importanza, e che,
allorquando ella si proponeva un fine, animata qual era dalla convinzione e dall'amore
del bene, non si rimanesse mai a mezza via, per qualunque ostacolo incontrasse.
È poi ad aggiungere, che, in quel giorno della visita di donna Paola, la
coscienza di quell'ottimo magistrato non era tranquillissima, onde in tutto ciò
che gli si presentava di straordinario, gli parea come d'affacciarsi in un
rimprovero
Nulladimeno l'illustrissimo signor marchese, quando donna
Paola Pietra entrò, le mosse incontro con atto di profondissimo rispetto, e
avanzato di propria mano un seggiolone, la pregò a sedere.
- Qual grave affare, soggiunse poi, ha determinato la
signoria vostra venerandissima a venire in questa casa della colpa e della
sventura?
- Il desiderio appunto, illustrissimo signor marchese,
d'impedire qualche possibile sventura, e di stornar qualche colpa. Ma di una
cosa io le debbo innanzi tutto far domanda.
- Parli.
- Vorrei sapere se il signor marchese può ascoltarmi, non
nella sua qualità di capitano di giustizia, ma come semplice
e privatissimo gentiluomo, e al bisogno farsi depositario di un segreto?...
- È un segreto relativo alle cose della mia carica e alla
sorte di coloro che dipendono da me?
- Esso è tale appunto.
- Allora debbo dire, che se dal fatto che mi venisse
rivelato, potesse cangiarsi ed anche semplicemente
modificarsi lo stato di qualche processo, io non potrei più in coscienza
conservare il segreto.
Donna Paola stette per qualche momento silenziosa, poi
disse:
- Parlerò in ogni modo.
- Io sto ad ascoltarla.
- In queste prigioni son detenuti da qualche tempo un tale
Amorevoli cantante, e un tal Bruni Lorenzo suonatore di violino?...
Il Recalcati si scontorse, e affermò col cenno.
- Ora, siccome è facile congetturare (seguiva donna Paola),
che la condizione di costoro può migliorare o peggiorare a seconda delle
rivelazioni che qui dentro potessero penetrar dal di fuori, così venni
precisamente a farle una rivelazione, che può di subito mandarli ambidue
assoluti o quasi... ma il nome ch'io debbo pronunziare ha bisogno del massimo
riguardo, e converrebbe che non uscisse da quest'aula.
- Vossignoria parli pure con fiducia.
- Il nome è quello dell'illustrissima contessa Clelia V...
Se una strana fatalità non sopravveniva, sarebbesi recata ella stessa qui a
confessare a V. S. illustrissima com'ella sola fosse stata l'oggetto di quella
visita dell'accusato Amorevoli. Or io vengo per sua commissione e in nome suo a
far questa deposizione appunto. Siccome poi ho sentito a correr tra il popolo
la voce, anzi la credenza, che quel suonatore, sotto la falsa maschera, celasse
il fine di tenderle un'insidia gravissima, ed anzi di trafugarla o di farla
trafugare; così vengo ad aggiungere che la contessa è fuggita di sua piena
volontà, senza aver piegato ad insinuazione d'altri, col fermo proposito di
abbandonare una casa dove, secondo lei, non poteva più vivere. Delle quali cose
potrò a suo tempo ed a richiesta della signoria vostra illustrissima esibire le
prove.
- Ma dove s'è rifuggita?
- V. S. illustrissima non ha mai sentito a parlare di
questo?
- A me finora non consta nessun fatto preciso. Molte voci ne
corsero. Ma sa ella, rispettabile signora, dove di presente si trovi la
contessa?
- Siccome una tale notizia non giova nè nuoce a nessuno, e
soltanto potrebbe far danno alla signora contessa, così V. S. illustrissima non
troverà essere un contrattempo che anch'io possa ignorarla.
Il marchese stette muto per qualche istante; poi disse:
- Io ringrazio di cuore, venerabile donna, l'alta e operosa
sua carità per la quale ha voluto venir ad illuminare la giustizia. Soltanto
debbo dirle che codesta sua carità la esporrà al grave incomodo d'esser sentita
più e più volte in giudizio.
- Ed io sarò sollecita, ella conchiuse, di far in modo che
tutto corra a vantaggio del vero e del giusto; e ciò detto partì.
Ora, quella visita e quella rivelazione cangiò il piano
della procedura, perchè donna Paola era temuta di quel timore il quale non è
altro che un modo del rispetto. Il capitano di giustizia parlò col vicario,
questo col fratello del conte V...; collegiali e senatori furon sentiti
privatissimamente, e si risolse di lasciar che il processo camminasse per la
china, senza preoccupazioni, senza esacerbazioni, senza cavilli. Però, fu
determinato che, dietro esplorazione degli atti, i signori patrocinatori dei
carcerati, da eleggersi all'uopo, stendessero la difesa dell'Amorevoli e di
Lorenzo Bruni. Del primo fu eletto patrocinatore il conte Benedetto Arese,
giovane di non ancora venticinque anni, e a Lorenzo Bruni toccò in sorte il
conte Pietro Verri, che appena avea varcati gli anni ventidue.
Fra i personaggi, che sono già molti e saranno numerosissimi
di questa nostra storia, e che non tengono da noi altro incarico, pur nella
loro importanza drammatica, che di costituire la moltitudine ed il fondo ai
veri grandi uomini storici dei cento anni decorsi, facciamo ora, per la prima,
avanzare la figura giovanile di Pietro Verri, come antiste a quella schiera
gloriosa di uomini grandi appunto e d'uomini utili, i quali e a gruppi e
sparsamente e ad uno ad uno vedremo sorgere, come alberi di alto fusto tra la
fitta selva delle piante volgari. - Essendoci proposti di mostrare in azione il
più di questi benemeriti, per cui Milano e la Lombardia, e, rispetto a certi
elementi speciali della vita pubblica, l'Italia tutta e persino l'Europa si
atteggiò a vita più razionale, vedrem frattanto il giovane Verri a
contrassegnare il suo primo ingresso tra gli uomini, con uno spirito già vigile
a combatter le male consuetudini, per cui il secolo non poteva più reggersi, e
col coraggio ad affrontar tutti gli ostacoli che i pregiudizi della sua casa,
del suo ceto, del suo tempo dovevano opporgli onde farlo stramazzare a' primi
passi.
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