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Giuseppe Rovani Cento anni IntraText CT - Lettura del testo |
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V Or piegando dai fatti pubblici ai privati, alcune pagine addietro abbiamo udito il Suardi a dar gli ordini ad un suo commesso per una perquisizione da farsi nel monastero di san Filippo Neri. Pare adunque che il tabacco di contrabbando sia per aver qualche relazione coll'adolescente beltà che già abbiamo delineato con matita color di rosa, e che forse avrebbe avuto tutt'altro avviamento nella vita se non ci fosse stata la Ferma generale del tabacco, e se non fossero stati pubblicati i ventotto capitoli dell'editto del 66. Gli amanti delle salsette piccanti, che odiano il tabacco ed hanno in orrore i capitolati, vogliano compiacersi a credere qualche volta che alle cose più scabre si connettono le più vaghe e gentili, e che se un libro dovesse tutto quanto essere, cosparso di amori e sospiri e baci, provocherebbe una sazietà, da far desiderare l'abolizione dei baci, dei sospiri e degli amori. Dopo di ciò, il nome di quella beltà adolescente era Ada, nome che, per quanto ci consta, non fu portato che da due donne celebri, vale a dire dalla moglie giovinetta di Caino e da una figliuola di lord Byron. Come poi le sia stato imposto quel nome, pochissimo usato adesso e allora forse ignoto, non essendo ancora uscito il mistero di Byron a renderlo popolare, bisogna domandarlo a sua madre, che un dì, leggendo la Bibbia per consigliarsi coi proverbj di Salomone, nello sfogliare il libro, le corse all'occhio la parola Ada che è nella Genesi e fu così colpita da quella parola soave pel duplice a e per la consonante di greca mollezza, che ricercando da qualche tempo un bel nome da imporre a chi ella doveva mettere in luce fra pochi dì: - Ecco quel che cercava, disse fra sè, pel caso che chi nascesse avesse la fortuna sì poco benigna da essere piuttosto femmina che maschio. - E così avvenne di fatto, e la fanciulla fu chiamata Ada. Portata al sacro fonte, la neonata, quando l'inconscia sua testolina sentì il freddo battesimale, mandò guaiti sì acuti, che pareano persino presaghi di futuri affanni. Dopo, per tutto il tempo ch'ella pendette dalle poppe materne, fragranti come quelle d'Andromaca, obbedì saporitamente alle leggi fisiologiche di quel periodo di sedici mesi. Indi subì le malattie inevitabili dell'infanzia; subì un croup assalitore che mise in disperazione l'amor materno e in moto tutta la facoltà medica di Milano; ebbe le ferse che minacciarono di rientrare per un colpo d'aria infesto. Poi fu divisa da sua madre che andò a Bologna, perchè sua madre era donna Clelia, come il lettore sa sebbene non glielo abbiamo ancor detto. Quando la contessa passò in quella città (perchè, in conseguenza di talune bizzarrie del conte-colonnello, che non basterebbe chiamar tali, essendo state piuttosto atti pericolosi di feroce escandescenza, ella dovette abbandonare Milano), la fanciulla aveva cinque anni; quattro ne scorsero prima che donna Clelia vi ritornasse, per rivederla di passaggio e di gran premura, cogliendo la propizia occasione che il conte V... era andato per diporto a Parigi. E allorchè la vide, ammirò beata quel suo capolavoro di bellezza infantile; tanto più beata quanto più le pareva di veder nel lume di quegli occhi giovinetti balenare un raggio d'altri occhi, benchè nell'insieme la fanciulla fosse tanto somigliante a sua madre come la parte più piccola somiglierebbe alla parte maggiore di una gemma preziosa che si potesse dividere in due. E la passione che, pel lavoro del tempo, s'era in lei tanto quanto attiepidita rispetto a colui che sa il lettore, riproruppe nell'intimo suo un dì che la fanciulla, dandosi a ridere, riprodusse una lieve e fugace alterazione delle linee del viso, che era caratteristica in suo padre; diciamo - in suo padre, non nel conte V... È cosa dolorosissima a pensarsi, ma, troppo spesso, ella è vera. Le passioni nate e cresciute e alimentate in onta al grido dell'opinione pubblica, e al decreto dell'assoluto dovere, e al soliloquio assiduo della coscienza, sono le più ardue a sradicarsi da un cuore, e spesso non si sradicano che colla vita. Un amore invece che sia stato protetto anche dalle sospettose madri, e benveduto dai padri perplessi, e che abbia meritato le congratulazioni di tutto il parentorio, per quanto ei sia fervido agli esordj, è destinato a svampare, ad addormirsi, a morire, appena abbia percorso il suo periodo fisiologico; a morire in pace bensì e a suo letto, come suol dirsi, ma pur sempre a morire; press'a poco forse come i conforti incessanti di una vita agiata afflosciano l'esistenza, e i leni tepori del caminetto ponno addormentare dopo il pranzo anche uomini attivi e impazienti come Giulio Cesare e Napoleone. Davvero che c'è da gettar via la testa meditando su codesti arcani del cuore umano, ma la colpa non è nostra se gli amori benedetti muojono in pace, mentre le maledette passioni vivono in guerra. Ora quella indefinita alterazione nelle vaghe linee della fanciulletta Ada, che riprodusse al vivo il sorriso di Amorevoli, fece nel cuore della contessa l'effetto di un metallo rovente che, immerso nell'acqua alquanto sbollita, ritorni a farla stridere. O cara e sventurata Clelia, indarno protetta dai logaritmi e dalle ipotenuse! Divisa da colui da otto anni, troncato ogni carteggio seco per uno sforzo violento della sua volontà, ossia per un atto di virtù vera..., che brividi ella sentì corrersi pel sangue nel sorprendere il fuggitivo baleno di quell'antico sorriso! Fu allora che l'affetto antico, risorto tutt'intero, non trovò altra via di sfogo salutare che nell'abbracciare e baciare e stringere a sè quella soave sua Ada, per la quale in quel momento, sentì cresciuta la tenerezza al punto, che l'amor materno sembrò quasi assumere, per un istante, i fervori di una violenta passione! Ma ora dovevan dividersi. La contessa tornò a Bologna; Ada fu ricondotta in monastero. Or che lume d'intelletto risplendeva entro al leggiadro velo di quella fanciulletta? che spontanea virtù di natura avea sortito? che cuore, che sentimenti, che istinti? Ahi, nata di passione, pur troppo, il germe di essa le si depose inavvertito nel sangue, quasi come avviene de' malori gentilizj! germe destinato a dar subite espansioni e precoci, a guisa di un fiore che, affidando all'aria ancor fredda le sue prepostere fragranze, precorra, annunciandola, la primavera; - e all'occulto germe doveva dar forza e riceverne a gara, per le consuete rispondenze arcane, una non comune svegliatezza di mente, recando essa nell'ingegno un abito spontaneo a manifestarsi col linguaggio dell'arte! Tutte queste cose, quando la fanciulla non avea che otto anni, non furono intravedute che dalla penetrazione profonda di donna Paola; ma a dieci anni vennero considerate, e con inquietudine sospettosa, anche dalla madre superiora del monastero di san Filippo. L'ingegno straripava in insolita vivacità, e certe baldanzose interrogazioni della fanciulletta turbarono spesso l'insipienza bigotta delle monache maestre. Per di più, come voleva l'uso del tempo e la consuetudine dei monasteri, alla fanciulla fu insegnata la musica; domandando ella stessa un tale studio, perchè un naturale istinto ve la portava, e desiderandolo anche donna Paola Pietra, per essere ella medesima, come sa il lettore, tanto insigne in quest'arte. Un bello e acuto ingegno, ma piuttosto amico del paradosso, s'è messo in testa di voler provare che la musica, fra tutte, sia l'arte religiosa per eccellenza. Il valent'uomo ha sfoggiata a ciò molta dialettica e maggior dottrina, ma non è riuscito a persuaderci, quantunque abbia santa Cecilia per sua naturale protettrice. La musica, onde giungere all'intelletto, deve attraversare necessariamente i sensi; e non rendendo essa nessun concetto preciso e determinato che attragga l'intelletto con velocità, spesso avviene che, indugiandosi troppo a lungo coi sensi stessi, smarrisca poi la via di pervenire allo spirito. Però non a caso ha detto un savio dell'antichità, che la musica feconda il senso prima del tempo; onde, stando così le cose, non vediamo come la teologia possa giovarsi troppo del suo ajuto. Ma, comunque sieno per sentenziare i saggi su di ciò, e limitando la questione ad un solo esempio, a quello esibitoci dalla giovinetta Ada, ella mostrò in sè stessa che quel savio dell'antichità aveva pronunciato il vero. Anzi, or che ci rammenta, ella non vien nè sola nè prima a dar ragione a colui; ma vien seconda a una certa duchessa Elena, di nostra intrinseca conoscenza. Al pari di questa adunque, come la fanciulla Ada toccò i tredici anni, ossia come le si dischiuse il periglioso crepuscolo dell'adolescenza, allorchè per istudio e per diporto facea scorrere la mano sui tasti dell'organo, più non istette paga ai suoni tesi ed agli accompagnamenti solenni del Tantum ergo; ma con estro inventivo traendone suoni della più fantastica inspirazione, questi le rivelarono la confusa iride di una vita di cui non aveva ancora notizia. Siamo sempre ai soliti misteri della vita. In seguito a tali idee, la fanciulla, uscendo al giovedì dal monastero per recarsi alla casa di donna Paola, cominciò a guardare il mondo circostante con un occhio che non era più quello dell'infanzia; così l'anno tredicesimo sfumò, e spuntò il quattordicesimo; e trascorse anch'esso, e la bellezza intanto cresceva e il lago del cuore non era più calmo, e vennero gli anni quindici. Ahi! che un giorno il Suardi, il quale già l'aveva adocchiata altre volte, e aveva notizia di lei e dell'origine sua, si fermò a contemplarla con perfida intenzione, guardandolo pur essa con innocenza mal presaga; chè il volto e gli occhi del Suardi erano di quella fatale qualità che dove cadono lasciano il segno, quantunque non fosse più giovinetto; ma anche Adalgisa cantava: E tutta assorta in quel leggiadro aspetto Un altro ciel mirar credetti in lui. pensando a Pollione, il quale aveva trentacinque anni, giusta un computo esattissimo. Del rimanente, guai se una giovinetta trova di riposar l'occhio in un giovane che tramonta. Ella è perduta, se altri non la strappano. Un giovane che quasi ha finito d'esser giovane, e annuncia già la calva e bigia virilità, aduna tutte le sue forze e i suoi prestigj in sull'estremo, e combatte come un soldato il quale sa che il ponte gli fu tagliato alle spalle. Però guardatevi, o giovinette care, dalle tentazioni di un giovane che a momenti non sarà più tale. Il diavolo stesso vi potrà essere men funesto. Fuggite, o fanciulle, i giovani-vecchi. È questo un parere da vero amico, che vi scongiuro di ascoltare.
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