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Giuseppe Rovani Cento anni IntraText CT - Lettura del testo |
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I Nella notte in cui avvennero i gravissimi disordini raccontati, la conversazione di casa Ottoboni, che sul tramonto era sparpagliata in varie sale e sui terrazzi, si raccolse tutta in due salotti, in uno dei quali continuarono i discorsi; nell'altro gli abitudinarj si unirono per giuocare all'ombretta spagnuola, all'arduo tarocco, allo scientifico scacco. A quei convegni serali interveniva anche donna Paola Pietra, e nella sua tarda età, per consueto, sedeva al tavoliere e giuocava a tarocco col padre Frisi, col questore conte Pertusati, che allora era il prefetto della nobilissima scuola di san Giovanni alle Case Rotte, col maestro Galmini, ed altri; e qualche rarissima volta si faceva al pianoforte colla contessa Agnese, la maestra di musica già da noi nominata, sorella della celebre Gaetana, quando quella supplicava d'eseguire qualche pezzo celebre o dell'abate Stefani, o di Scarlatti, o dell'abate Clari, o di Hasse, o d'altri. Ci pare di aver detto più d'una volta come tutta la città di Milano, tanti anni addietro chiamata dalla valentia straordinaria di donna Paola, aveva avuta l'abitudine di accorrere in folla alla chiesuola del monastero di santa Radegonda, quand'ella monaca professa o cantava mottetti e responsorj, o suonava l'organo. Però ella non aveva dismessa affatto la pratica di quell'arte, e anche nella sua vecchia età, nei ritrovi più intimi, si lasciava indurre a dar saggio della sua ancor abile mano, quando ne veniva pregata o importunata. Quasi dunque ogni sera ella interveniva in casa Ottoboni; vi si fermava fino al tocco della campana, alla qual ora o veniva a prenderla la carrozza, o se il tempo era bello e l'aria mite, veniva a pigliarla il suo figlio Guglielmo, il quale viveva con essa nel più ammirabile accordo; e così pedestri, seguiti dal servitore col lampione, si rincasavano, per ritirarsi, ella a riposare, lord Guglielmo a studiare fino a notte tardissima. Anche in quella sera donna Paola Pietra, sul tardi, come soleva, recossi in casa Ottoboni. Essendo stata bellissima la giornata, lord Guglielmo aveva detto al carrozziere di non attaccare per quella sera, ch'egli stesso avrebbe accompagnato a casa sua madre. Spesse volte poi il padre Frisi e il Parini e l'avvocato Fogliazzi si facevan con loro, e così lentissimamente passeggiando e qualche volta scegliendo apposta la strada più lunga, continuavano la conversazione e qualche volta anche salivano tutti in casa Pietra-Incisa a bere l'acqua cedrata. La partenza precipitosa di lord Crall, all'annuncio che il monastero di San Filippo era stato invaso dalle guardie della Ferma aveva provocato i parlari e messo in movimento le congetture fra quanti erano là radunati in casa Ottoboni. Però, quando venne donna Paola, fu un accordo tacito di tutti di non farle motto alcuno di quel ch'era successo. Soltanto quand'ella si fu adagiata nel salotto da giuoco a farvi una partita al tarocco coi soliti suoi competitori, la ciarla continuò più abbondante e più investigatrice e più fiscale di prima nella sala della conversazione. In tal modo era trascorsa qualche ora di notte, allorquando entrò l'avvocato Rejna, il padre, crediamo, del noto bibliofilo, che di quando in quando aveva l'abitudine di frequentare quella casa. Entrò circospetto e, con un'aria di mistero che svegliò la curiosità in tutti quanti, chiamò in disparte l'abate Parini, e: - Guai, caro abate, guai serj. Un disordine, un parapiglia da non imaginarsi il secondo in mille anni. - Che cosa è successo? - domandò il Parini. - Prima di tutto... è qui donna Paola? - È qui. - Male. Avrei voluto che fosse a casa sua. - Ma di che si tratta? - Una compagnia di cavalieri e d'uomini civili con spade e pistole sono entrati nel monastero di San Filippo. - C'era lord Crall? - Sì... e sono entrati coll'intento di dare alle guardie della Ferma una lezione che loro lasciasse il segno, e da far nascere un tale scompiglio da costringere l'autorità ad abrogare l'editto del mese di aprile; e lo scompiglio è nato in fatti, ma di tal sorta che sono rimasti in terra cinque tra morti e feriti, e dovettero accorrere i soldati del reggimento Clerici... e lord Crall... - Che? È forse morto? - No, ma fu condotto, anzi scortato al Capitano di giustizia insieme con altri sei o sette... tra cui vi sono due che furono vostri scolari, e v'è il figlio del banchiere Negri... quell'accattabrighe... - Oh che caso! - Or cosa credete di fare? Dobbiamo dire il fatto a donna Paola?... - Domando a voi come si fa a serbare il segreto con quella donna; con quella donna che avanza gli uomini in consiglio e prudenza e fermezza. E poi già... quello che non saprebbe stasera, saprebbe domattina, e avrebbe ragione di lamentarsi con noi; e poi, non vedendo a comparire suo figlio, passerebbe una notte di spasimo. Un male che si conosce è sempre meglio di un disastro che si teme e si ingrandisce coll'imaginazione. La faccia espressiva del Parini, e il suo grand'occhio, in quel punto insolitamente espanso, e la fronte spaziosa e pura su cui appariva, quasi a dir, la fuga dei veloci suoi pensieri; e ciò, dopo quell'aria di mistero onde lo aveva chiamato in disparte l'avvocato Rejna, provocò l'attenzione di quanti stavano parlando nella sala; di modo che la marchesa Ottoboni s'accostò ai due interlocutori, chiedendo che cosa era avvenuto; e quasi contemporaneamente quanti eran seduti si alzarono, e alle loro domande l'avvocato dovette ripetere quello che aveva detto al Parini. - Ah me l'era imaginato, diceva uno. - In quanto a me avrei sospettato qualunque cosa fuorchè questa... - Ma che interesse... che desiderio... che smania... Non ci capisco niente affatto io... - Quello che non avete capito voi aveva capito io da un pezzo... (e chi parlava era una dama). - Che cosa avete capito? - Lord Guglielmo ha ventisei anni ed è letterato... ed è fantastico... e in monastero c'è qualche ragazza che ha più di quindici anni. - E che?... Volevate che fosse geloso delle guardie della Ferma?... - Altro che gelosia... paura e spavento... e fin qui non ha torto... Da soldati in convento non c'è da attender nulla di buono. - Donna Gioconda egregia, disse il Parini con ironia severa alla bella e giovane e maliziosa dama che parlava sommesso, ma non abbastanza perchè non fosse intesa da quelli che le stavano vicino; donna Gioconda egregia, abbiate la bontà di credere che qualche rara volta gli uomini, e specialmente i giovani, affrontano il pericolo per impulso spontaneo ad operare il bene e ad operarlo a vantaggio altrui, anche senza il secondo fine di qualche interesse proprio che toglie merito a qualunque bella e coraggiosa azione; e mi pare che questo sia precisamente il caso. Vogliate dunque essere cortese con lord Guglielmo, concedendogli la virtù del disinteresse. - Chi affronta il pericolo, foss'anco per il solo intento di proteggere dall'altrui violenza qualche cara persona, mi pare sia degno d'ammirazione anche senza andare a cercar altro, rispose donna Gioconda punta, ed arrossendo di dispetto sotto il minio e i due nèi posticci che, appiccicati all'angolo dell'occhio sinistro e sulla pozzetta della sinistra guancia, le alteravano l'armonia del bel volto, rendendolo però più piccante. - Donna Gioconda è tanto spiritosa, che mi obbliga a concedere questa gentile interpretazione a' suoi arguti sospetti. E a questo punto successe nella sala un generale silenzio che lasciò sentir le voci di quelli che giocavano nell'altra. - Abbiamo tempo di far la pace, diceva il padre Frisi. Lord Guglielmo non è ancora venuto. - Come volete... ma non capisco perchè stasera tardi tanto. Il Parini sentì e, senza dir nulla, dignitosamente zoppicando, attraversò la sala e si recò nell'altra dov'era donna Paola Pietra. La marchesa Ottoboni gli tenne dietro. Fattosi presso al tavoliere, dove stava seduta donna Paola: - Lord Guglielmo, le disse il Parini, non può venire stasera per essere trattenuto altrove da un affare urgentissimo, che le dirò dopo. - Che novità? ha mandato qualche servitore? - No... ma finisca la partita e dopo le dirò di che si tratta. Spicciatevi, il mio caro padre Paolo, che quand'anche foste per commettere uno sbaglio, gettando giù una cattiva carta, non si tratta di un calcolo matematico. - Un poeta non ci perde nulla se confonde il re di spade col re d'oro, rispose il padre Frisi, colla sua consueta facezia; ma un professore di matematica... ci va dell'onor suo... Ah!.... Donna Paola... non avrei mai pensato ch'ella avesse il ventuno... Caro abate, mi sono comportato da poeta questa volta... La partita finì, il padre Paolo Frisi si alzò, si alzarono gli altri e donna Paola con essi, la quale voltasi impaziente al Parini: - E che cos'è quest'affare di tanta urgenza? - Lord Guglielmo ha voluto impegnarsi, d'accordo con alcuni altri gentiluomini, e metter mano in quella brutta pasta dei fermieri, per l'utilissimo intento di convincere l'autorità, con qualche atto clamoroso, dei pessimi provvedimenti da lei presi. Però, trattandosi stasera di una perquisizione in luogo dove la Ferma non aveva mai osato penetrare... - Ah... me l'aspettavo... Ho compreso tutto, si è dunque voluto assolutamente far resistenza alla forza pubblica, e Guglielmo... - Guglielmo si trovò impegnato cogli amici e... già è facile imaginarsi che queste cose non vanno via lisce... insomma... hanno dovuto tutti quanti presentarsi al Capitano di giustizia. Il Parini che, in prima, aveva proceduto con lentezza guardinga nel dar quel tristo annuncio alla madre di Guglielmo, continuò più spedito e più franco quando si accorse che ella non ne era gran che percossa. Tutti poi rimasero assai meravigliati allorchè donna Paola, sentito il fatto, sul volto, conservatosi calmo e sereno, mostrò gl'indizj di qualche cosa che somigliava alla compiacenza. - Cari amici, soggiunse ella poi, giacchè le soperchierie eran procedute al punto che, a sopportarle, potevano col tempo generar malanni ancora più terribili, ed era necessario che qualche uomo coraggioso e fermo protestasse forte e senza quelle benedette mezze misure che finiscon quasi sempre a lasciar le cose peggio di prima; così vi confesso la verità, sebbene qui questa cara ed ottima marchesa mi guardi stupita, che ho gran piacere ci sia entrato mio figlio. Prevedo, pur troppo, che ci saranno travagli seriissimi da incontrare; ma... penso che il mondo sarebbe cento mila volte peggio di quello che è, se di tant'in tanto non ci fossero quelle felici e generose tempre d'uomini che danno da pensare alla prepotenza e spaventano i pregiudizj. Così è... sono contenta di Guglielmo... Pur troppo l'audacia gli costerà cara... ma verrà il buon mercato... e gli altri godranno... Così esprimevasi quella donna forte e singolarissima, e tra ciglio e ciglio le brillava quel raggio antico dell'intelligenza coraggiosa che si conforta nella convinzione del giusto - quell'intelligenza coraggiosa onde aveva saputo vincere e far piegare innanzi a sè consuetudini e pregiudizi inveterati, siccome sa il lettore. - Ed ora, continuava donna Paola, è necessario ch'io mi riduca a casa, perchè è probabile che là vi sia qualche lettera del signor capitano di giustizia, o qualche avviso di Guglielmo... Vedremo. Chi dunque mi accompagna? Tutti si offersero. Ma il Parini, il padre Frisi e il conte Pertusati, prefetto della confraternita di san Giovanni alle Case Rotte, si disposero a farle seguito di fatto, dandole braccio l'avvocato Fogliazzi. Quando poi tutti furono per uscire, la marchesa Ottoboni, la padrona di casa, che aveva coltissimo l'ingegno come ottimo il cuore: - Donna Paola, permettete che v'accompagni anch'io. Verrà più tardi a prendermi la carrozza a casa vostra. E così se ne partirono tutti, facendo la via lentissimamente: donna Paola tra la marchesa Ottoboni e l'avvocato Fogliazzi, e il Parini che incedeva lor presso, appoggiato al braccio del Padre Frisi. Quando, venuti a santa Maria Podone, attraversarono la piazza, videro fermato un carrozzone innanzi al portone di casa Pietra. Il lacchè, col piede sullo scalino del cocchio, tenendo nella sinistra la torcia accesa che rischiarava di una luce rossastra gran tratto di quella buia contrada Borromeo, attendeva a far chiacchiere col cocchiere. I servitori, che precedevano coi lampioni i nostri personaggi, furono i primi a dire, ravvisandola a quel chiarore: È la livrea di casa Arese. - Ahi, disse donna Paola, questo mi è di cattivo augurio. È la contessa. E in fatti, quando furono al punto da svoltar nel portone, mettendosi in fila, per passare tra la carrozza e il muro di casa Pietra, il lacchè, ritraendo il piede dallo scalino, e cavandosi il cappello a tre punte: - La signora contessa mia padrona è entrata, ed aspetta da quasi mezz'ora... - Ahimè... replicò donna Paola... davvero che prevedo disgrazie... Se il lettore si ricorda, la contessa Arese, dama della croce stellata, priora di molte congregazioni, era la protettrice e conservatrice del collegio di san Filippo Neri.
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