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Giuseppe Rovani
Cento anni

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  • LIBRO OTTAVO
    • VIII
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VIII

Or come avvenne che il Galantino si trovasse sulla strada che da Lodi va a Casalpusterlengo? Ecco il fatto. A Milano, dopo che il conte V... seppe del trafugamento della fanciulla Ada; furibondo e nel tempo stesso sospettoso che chi ci aveva interesse avesse voluto offendere lui stesso, col togliergli i diritti della paternità, mentre si era voluto imporgliene gli obblighi; esaltato inoltre dalla perversa voce che rapidamente era corsa per tutta Milano, a dispetto delle objezioni degli increduli, che donna Paola di concerto col figlio Guglielmo avesse tentato il mal colpo; aveva fatto tanto scalpore presso il Senato, che il capitano di giustizia, il quale, messo già sulla falsa via dalla lettera anonima del Galantino, aveva sottoposto ai più severi interrogatorj lord Crall e i complici suoi, non tanto pel reato dell'aver assalito a mano armata la forza pubblica, quanto per l'accusa dell'aver ricorso a quella violenza per rapir due ragazze dal convento; dovette invitare a comparire indilatamente anche donna Paola Pietra-Incisa per essere sentita in giudizio. Come è naturale, e per la cattura del figlio e per la fuga di Ada, il giorno dopo ella stessa avea pensato di rivolgersi al capitano, e perchè s'incaricasse tosto di pubblicare un bando a rintracciar le fanciulle, e per informarsi della condizione in cui trovavasi suo figlio; se non che, con sua sorpresa, quando già stava per uscire e per recarsi dall'eccellentissimo capitano, ricevette un foglio sottoscritto da esso, nel quale, omesse le formole dell'etichetta epistolare, la si citava d'ufficio a comparir tosto innanzi a quel tribunale.

Donna Paola, stupita del modo onde le veniva fatta l'intimazione, si recò al Palazzo di Giustizia senza farsi aspettare; e colà venne a trovarsi al cospetto del signor capitano, il quale, dismesse le rispettose parole, la sottopose ad un interrogatorio che sarebbe prezzo dell'opera il riportare qui, perchè la paziente assennatezza di donna Paola, l'eloquenza efficace, il disdegno sublime, ma calmo e soffocato dalla preoccupazione dell'ultimo intento, il rimprovero temperato di umiltà, ma forte abbastanza per compungere altrui, vi risplendono in tal modo che è un'edificazione a leggerlo. Il capitano, com'è facile a supporsi, ne rimase penetrato; allora, fatto venire innanzi anche il conte V... che era là ad attendere donna Paola, questa giunse a persuadere colui stesso dell'ingiuria inaudita che le si era voluto fare col crederla rea di un sì turpe ed empio attentato. Il conte V... non fece altro che unire le proprie sollecitazioni a quelle di donna Paola affinchè il capitano volesse tosto far uso di tutti i mezzi che aveva a disposizione perchè, mentre si pubblicava il bando, s'incaricassero il pretorio della capitale e tutti i pretori delle altre città del Ducato, e i pretorj suppletorj di confine a spedire per ogni dove uomini esperti e guardie a rintracciar le fanciulle. In quel dì stesso anche il marchese Crivello, avendo presentata una furibonda querela al Senato, questo tanto più si trovò obbligato a intimare allo stesso capitano di giustizia che col più formidabile apparato che non si fosse mai praticato in altre circostanze simili, si facesse dalle guardie frugare in tutti i luoghi della città e dei corpisanti, e batter la campagna in lungo e in largo, e percorrere tutto il Ducato e i luoghi confinanti, se fosse stato necessario.

Di questo bando, per decreto del Senato, furono alcuni giorni dopo messi gli affissi a tutti gli angoli della città e delle borgate vicine; per lo che il Galantino si trovò in una terribile apprensione. Pensando che a Torno, e per la vicinanza di alcune ville signorili, e per la prossimità della città di Como, le fanciulle potevano troppo presto venire scoperte dagli agenti e dai fanti del capitano e dei pretorj, senza perder tempo le levò di là e le trasferì in un luogo remoto della Vallassina, con promessa che sarebbe tornato subito; e che recavasi intanto a Bologna per parlare alla contessa madre, onde ella medesima venisse in persona a toglier la figlia da quelle solitudini, per ricondurla poi fidanzata in città, e benedire a' prossimi sponsali. Difatto, venuto a Milano, visto che sino a nuove circostanze non vi era più aria sana per lui, pensò di trasferirsi senza perder tempo a Bologna, di presentarsi alla contessa, e quando mai, ciò che secondo lui non era improbabile, ella avesse ricevuto l'avviso della scomparsa di sua figlia, consolarla col darle notizia che per suo mezzo era stata rinvenuta, e cogliere l'occasione per domandargliela in isposa. Con ciò, innanzi tutto, egli pensava ad attuare il proprio desiderio ardentissimo; in secondo luogo provvedeva anche a vendicarsi della vecchia ingiuria. Di tal modo ei si lusingava inoltre che, una volta che la contessa avesse annuito al matrimonio, spinta dall'amor materno, messa in altalena tra la paura di perder per sempre la figlia e la consolazione di riabbracciarla tosto; con lei si poteva anche concertare il mezzo di dare un altro colore al fatto del trafugamento e far tacere l'autorità. Con questi pensieri pertanto, non essendo ancora stato colpito da sospetto di sorte, fece disporre una carrozza da viaggio degna del conte di Firmian, per poter abbagliare altrui colle apparenze, più che era possibile, signorili; e si mise in viaggio per Bologna, sicurissimo di trovarvi la contessa. Or ecco in che modo, viaggiando difilato a quella volta, s'incontrò nella carrozza di lei che riconobbe con sua gran sorpresa, onde fece rivoltare i cavalli per tener dietro a lei, e raggiungerla e parlarle alla prima fermata.

La contessa Clelia, traguardando di tanto in tanto dal finestrino della carrozza, vedeva che quella del Galantino seguiva la sua placidamente, con tutti gl'indizj di non voler cambiar strada. Allora, tra i molti pensieri, congetturando che colui avesse viaggiato per venir sulle sue traccie, Dio sa per quale intento, ingiunse al postiglione di mettere i cavalli alla più veloce carriera che fosse possibile: comando che fu tosto adempiuto, perchè non c'è al mondo uomo più docile e più condiscendente d'un postiglione quand'ha ricevuta una buona mancia e quando sa di doverne ricevere di più grosse. Se non che la contessa, guardando indietro, vide che il postiglione del Galantino aveva fatto il medesimo co' suoi cavalli. Allora non dubitò più di essere inseguita, e ne fece motto alla cameriera.

A Lodi, il suo postiglione svoltò nel portone dell'albergo del Gambero per cambiare i cavalli; e dopo pochi minuti fece lo stesso anche il postiglione del Suardi; e come la contessa Clelia salì in una camera perchè si doveva fare una fermata di un'ora, anch'esso salì in un'altra.

Dopo pochi minuti, un cameriere si presentò alla contessa, dicendole che un signore arrivato in quel punto all'albergo e che stava in una stanza lì presso desiderava di parlare con lei, e domandava perciò licenza di poter entrare.

La contessa, a tutta prima, quasi fu per acconsentirvi; ma poscia, nauseata di quel che le era occorso a Venezia, e nel tempo stesso temendo da quell'uomo ogni peggior cosa, gli mandò a dire che non riceveva nessuno lungo il viaggio; ch'ella si recava a Milano, e che là egli avrebbe potuto parlarle. Il Galantino insistette ancora, e a tal segno, che la contessa dovette interporre l'albergatore medesimo, per non essere importunata d'avvantaggio.

Il Suardi, all'imbasciata dell'albergatore, con ostentato sussiego:

- Dite alla signora contessa, rispose, che l'oggetto per cui aveva a parlarle interessava lei e non me. Non si trattava che d'un atto di riguardo che m'ero imposto. Pur faccia come vuole. A Milano si accorgerà di aver fatto male a non ascoltarmi. Riportatele queste mie parole, e fate attaccar subito i cavalli.

L'albergatore riferì tutto alla contessa, ma ella, sebbene le si fosse accresciuta l'affannosa curiosità a quelle parole, non si smosse e rispose:

- Va bene.

Il Suardi, sconcertato nel suo disegno, dovette ritornare a Milano, in bocca al lupo, come si suol dire, ma non gli rimaneva a far altro. Lungo il viaggio pensò come quel primo tentativo fallitogli poteva, arrivata che fosse la contessa a Milano, offerire un indizio per mettere gli occhi su lui. "Mi son trovato in impacci ben più gravi di questo (rifletteva egli tra sè) e non mi son lasciato mai intimorire da nessun ostacolo. Anzi gli ostacoli quanto più eran serj mi servivano quasi di mezzo ad ottenere tutto quello che volevo. Cos'è dunque questa paura che mi assale tutt'a un tratto? Non sono io più il Suardi di una volta? Non sono or forse in possesso di quella ricchezza colla quale si rimedia a tutto e si fanno tacer tutti? Coraggio dunque, e avanti. Mi fa ridere questa contessa orgogliosa... perchè se vuol bene alla sua figliuola, bisognerà pure che per forza o per amore ella venga a patti con me. Mi fa ridere quel signor capitano di Giustizia col suo bando! Un po' d'unto alle mani di qualche senatore, un po' di unto alle mani di qualche barigello... Senatori e barigelli!.. va benissimo! quand'io mi sono assicurato di chi dà gli ordini e di chi li eseguisce, mi pare che non mi rimanga null'altro a fare. La mia cassa rigurgita di ducati e di talleri di Carlo VI. Coraggio dunque, e non ci si pensi più."

E il Galantino, sebbene tanto perspicace, non arrivava a comprendere che quella ricchezza medesima, che gli pareva un'arma onnipotente, era la vera cagione de' suoi insoliti timori. Egli nuotava nell'oro, e perciò, data l'ipotesi di un passo falso e di una caduta, aveva da perder troppo. Il coraggio intero e sfrontato lo ebbe quando nel mondo nulla aveva da perdere e tutto da guadagnare. Allora procedeva sicuro e colla forza invincibile dell'istinto che lo sollecitava a ghermir la fortuna in qualunque modo.

Mezz'ora dopo del Suardi si rimise in viaggio anche la contessa, che entrò in Milano per Porta Romana un paio d'ore innanzi sera, discendendo poco dopo alla casa Pietra.

Nella sala di ricevimento, impegnata in gravi discorsi con donna Paola, stava da qualche ora la Gaudenzi la quale aveva condotto seco l'unico suo figliuolo. La Gaudenzi, ignara di tutto quanto era avvenuto ed avveniva in Milano che non le appartenesse, e d'altra parte, memore del cortese ajuto ricevuto fin dal 1750 da donna Paola, aveva pensato di rivolgersi ancora a lei, dopo che le erano riusciti infruttuosi tutti i passi mossi presso il capitano di Giustizia onde aver nuove del marito e saper in che condizione ci si trovasse. Sentito a nominare lord Crall fin dal giorno che dall'attuaro erale stato comunicato l'arresto del Bruni, quel cognome di suono straniero non le avrebbe mai potuto far sospettare chi veramente colui si fosse. Però alle prime parole che ella tenne con donna Paola fu reciproca la meraviglia in entrambe.

Donna Paola stupì che il marito della Gaudenzi fosse impigliato nel processo di Guglielmo; e la Gaudenzi si meravigliò più ancora nel sentire che lord Crall era figlio di donna Paola. Per questa circostanza singolare crebbe più che mai l'interesse dell'una per l'altra a vicenda; però era da un pezzo ch'elleno stavan parlando del doloroso accidente e del modo di ripararvi, allorchè il servitore entrò e disse:

- È arrivata la signora contessa Clelia V... in questo momento; eccola.

Donna Paola si alzò turbata a quel nome, al punto che parve le fuggissero le forze. La buona Gaudenzi, informata d'ogni cosa un momento prima, fu invasa da tanta pietà per la contessa, quando la vide entrare, che dimenticò quasi sè stessa.

E il suo figlio, che poteva avere dodici anni, abbastanza svegliato per comprendere tutto, si mise anch'esso in aspettazione e in apprensione a quella venuta.

Ed oggi, quando noi pensiamo che abbiam conosciuto quel fanciullo stesso, fatto vecchio decrepito, siamo esaltati da un tal senso di meraviglia che quasi diventiamo increduli verso noi stessi. Però, senza alterarle d'un punto, vogliamo riferire le parole stesse del figlio di Lorenzo, quando ricordandosi di quel fatto, e di quella scena, e di quelle donne, ce le dipinse con tale schiettezza e semplicità che quasi in ascoltarlo ci pareva di vivere con esso in quell'anno 1766; e tanto più che abbiamo stretto più volte la mano e baciato il venerando volto di quell'uomo che, fanciullo, era stato baciato da donna Paola e dalla contessa.

 




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