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Giuseppe Rovani Cento anni IntraText CT - Lettura del testo |
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XII In questa notte adunque alcuni de' nostri personaggi passarono le ore in uno stato di continua dormiveglia; vogliamo dire: l'avvocato Strigelli, il Galantino, il conte V..., donna Paola Pietra, la contessa Clelia V...; nè potè dormir benissimo nemmeno il sotto-tenente Baroggi. Vi fu un'ora in cui, quasi contemporaneamente, non potendo chiudere occhio, anche perchè il caldo era salito ai ventisette gradi di quel termometro che Réaumur aveva inventato nel 1731, e di cui l'uso s'era diffuso in Italia da pochi anni, i più di loro si alzarono sui gomiti a seder sul letto, e acceso il lume, si misero a conversare con quei pensieri, che ronzando intorno siccome insetti importuni, lor avevano rotto il sonno; così tutti fecero, quel che si suol dire, il loro soliloquio. Il letto del giovane avvocato praticante, che già prometteva di voler diventare un luminare della giurisprudenza, era posto vicinissimo ad un tavolone sul quale, tra il Corpus juris e le Illustrationes ad Constitutiones Mediolanenses di Gabriele Verri, e il volume della Praxis et Theoricæ criminalis di Prospero Farinaccio aperto alla Quæstio XVII De delictis et pœnis, trovavasi un cumulo di libelli e processi. Lo Strigelli, non potendo dunque dormire, lesse attentamente due fitte colonne di quell'irto latino; eppoi: - Tutte queste cose vanno bene, disse tra sè, ma un avvocato, allorchè trattasi di vertenze criminali, e gli premono i suoi patrocinati, deve recarsi egli stesso, come un buon generale, sui luoghi minacciati, per veder tutto dappresso; e deve far egli i piani e metter egli medesimo i giudici inquirenti, quasi senza che se n'accorgano, faccia a faccia cogli indizj della verità; di maniera che siano costretti a vederli e a non poterli respingere. Ecco qui: il signor capitano di Giustizia non avrebbe mai pensato al Suardi, e anche dopo avervi pensato, non volea saperne di fargli una sorpresa. Or io ho tanto tempestato che l'ho indotto a fare il mio volere... Domani mattina la vorrà esser bella! Sta volta son certo che il Suardi cadrà nella rete... Così potessi governar io gli interrogatorj!... chè d'una in altra cosa... senza che se n'avveda, lo ricondurrei al primo processo... In conclusione quel processo fu sospeso, non fu chiuso. Sarebbe un grande avvenimento se, col pretesto di far la difesa di lord Crall e dei Frammassoni, riuscissi a far fuori tutto il vero intrigo, e far stupire tutta la città dell'insperata scoperta. Che bell'ingresso nella carriera d'avvocato! La lega tra il Suardi e il Baroggi non è a caso. Peccato che questo giovane sia onesto!! Ma guarda a che conduce l'amore della professione! Mi fa dispetto la sua onestà perchè gli vieta di dir tutto quello che sa a danno del Galantino. Egli ha ricevuto de' beneficj e teme di nuocere al protettore. Or ecco combinazione... fra una così fitta e ognor crescente schiera di scellerati che contaminano il mondo ha a capitarmi innanzi un giovine onesto, che è cosa sì rara, precisamente allora che m'è d'impaccio. Oh un indizio, un indizio solo, ma grave e intero... e un buon interrogatorio, e una risposta del Galantino che implicasse contraddizione... e allora... mi ripugna ad essere costretto a trovare, sia pure per questo solo caso, la necessità della tortura... ma il caso eccezionale di questo astuto lacchè arricchito giunge a far rimanere perplessa anche la sapienza. Il Galantino, or più avanzato d'età, più ammorbidito, più infiacchito dalla ricchezza e dal lusso, non potrebbe più resistere alla tortura e parlerebbe. La disgrazia è che il Baroggi gli diede mano attiva nel rapto virginum, che è fra i crimini più gravi... ed io pur non vorrei mettere in ballo quel povero diavolo, il quale non è che la vittima della prepotenza altrui... Del resto, Dio sa come è corso il fatto precisamente, e però converrebbe sentir le fanciulle. Ah! trovar le fanciulle, questo è il problema. E a questo dev'esser tutto posposto. Domani, dopo il colpo, se riuscirà, parlerò ancora al Baroggi, e giacchè ha voluto ajutare il Galantino, farà la penitenza ad ajutare anche me. E così proponendo e rifiutando e ponderando, a poco a poco i suoi pensieri s'intersecarono fra di loro e si confusero in una vaga e disordinata mescolanza; mentre gli occhi, avendo di troppo, durante il lavoro della mente, fissata la fiamma della fiorentina, ne rimasero sopraffatti e stanchi, e si chiusero e stettero chiusi fino all'alba. Ma un momento prima, nella propria stanza, nella caserma della contrada degli Stampi, li aveva aperti il Baroggi, perchè essendo andato a letto inquietissimo, i tristi pensieri lo molestarono nel sonno sotto tante forme, che al fine si svegliò nell'ora che di solito cominciava il bello del dormire. E aperti gli occhi, dopo un momento di torpore, i pensieri a un tratto gli si levarono come uno stormo di passere sgomentate, ed: - Oh maledetta la visita d'jeri! esclamò. Io mi sono lasciato indurre a parlar troppo dalle sue domande insidiose... e non accorgermi a bella prima ed aspettare adesso a pentirmene! Eppure non posso credere ch'egli mi vorrà tradire. Educato da quel buon vecchio dell'avvocato Agudio, non vorrà fare un tristo giuoco a me e a mia madre, che il vecchio ha sempre protetto con tanta carità, e felice il mondo se l'avesser sempre anche i preti... Se il vecchio è tale, non dovrebbe essere diverso da lui il suo giovane allievo... e i giovani... Ah che vorrei crederlo! ma qualche volta i giovani sono peggiori dei vecchi. In conclusione però... che cosa ho detto?... La verità intera non l'ho confessata... e dalla mia bocca, per quanto l'avvocato abbia fatto, non è riuscito a cavare quel ch'egli voleva... e quasi quasi io era lì per farlo... chè mi pareva di trovare una consolazione ad abbandonarmi tutto in lui... tanto mi pareva sincero! Ma egli pur sa che sono entrato in convento nella mia qualità di guardia della Ferma! e questo, prima di venire da me, l'ha saputo dal tenente... Ecco il sospetto... si sarebbe comportato di tal modo l'avvocato, se avesse avuto delle buone intenzioni a mio riguardo? Qui sta il punto... Ah... maledetto il giorno e l'ora che il Galantino è venuto a cercare di mia madre e di me... Cosa mi hanno fatto i suoi beneficj? eppoi che beneficj? Quando un birbone matricolato fa qualche cosa che sembra una buon'azione, è proprio allora il momento di stare in guardia. Or ecco come andò a finire... aveva bisogno d'uno strumento nelle sue mani... bestione che sono stato a lasciarmi indurre!... Pazienza fossi io solo... ma c'è quella povera donna di mia madre... tirata anch'essa nella rete... Ah che imbroglio! che imbroglio!... Ma anche tu ci sei dentro però, birbone scellerato; ed or quasi son contento d'aver pensato anch'io a rovinarti... Oh come mi guardò fisso il giovane Strigelli, quando gli ho parlato del giorno in cui il signor Suardi pareva in procinto di svelarmi una gran cosa! Come si compiaceva il signor avvocato a farmi ripetere le parole con cui il signor Suardi, in tuono di profezia, mi parla sempre della mia ricchezza! Ah! se questo giovane, astuto e svegliato com'è, facesse balzar fuori... e il signor conte Alberico dovesse vomitar tutto quello che ha mangiato... oh che caso!... Ma io però doveva tacere... Ah doveva tacere... Ho fatto un'azione infame a gettar quel sospetto... perché poi i beneficj son sempre beneficj, e chi ci cavò di miseria fu lui... Guarda un po' se quella maledetta faccia del conte Alberico, impiastrata di belletto come se fosse quella d'una ballerina, ha sentito un'oncia di compassione per noi? Or che sarebbe stato se il Suardi non fosse venuto?... eppoi non sono io quello a cui egli ha dato e da danari e soccorsi... È però anche vero che io ho parlato a mezza bocca, e chi parla a mezza bocca può sempre dar del matto a chi pretende d'aver capito troppo. Pure doveva tacere. Ho fatto una cattiva azione; ma come resistere alla tentazione di scoprir terreno su di ciò che più di tutto deve interessare la mia esistenza? Perchè un mistero c'è, e il testamento del marchese qualcuno lo ha di certo; ed io dovrei essere uno dei più ricchi del ducato, con carrozze e cavalli... se... E l'occhio del giovane Baroggi, mentre pensava queste ed altrettali cose, si fermò sulla sciabola appesa al muro per la tracolla di pelle gialla; e dalla sciabola a contemplare un ritratto appeso là presso, ed era quello di sua madre quand'era giovane; e il raggio della candelaccia di sego che diradava di poco l'oscurità della stanza, ammorbandola di odor grasso, si rifranse nelle grosse e poche lagrime che lentamente calarono in quel punto sul volto al Baroggi; e così stando in sui gomiti e colla testa appoggiata al muro che faceva di spalliera al letto, tra una borsa di pelle donde spuntava il calcio di due pistole, e una borsa di tabacco, grado grado si riassopì in un sonno affannoso. E verso le tre dopo mezzanotte, ora che probabilmente poteva corrispondere a quella in cui il povero Baroggi s'era svegliato per l'inquietudine, e si era di nuovo addormentato nel dolore, la carrozza del Suardi svoltava, sterzando pomposamente nel portone della sua casa in Pantano, mentre spalancavasi con rumore la pusterla, spinta dalla mano del portinajo accorso, cogli occhi ancor sonnolenti, all'iterato fischio del cocchiere. Il Galantino aveva passato la notte gozzovigliando e giuocando e bevendo più del consueto nell'allegro convegno dei ricchi amici e di alcuni regj impiegati della Giunta d'Economia e di Governo che frequentavano la casa del milionario Mellerio. E vi avea giuocato e tracannato ad ampj sorsi per affogare il dispetto e la rabbia del giorno e i mille presentimenti vaghi che gli davan noja; e che, quanto più egli si sforzava d'irridere e rintuzzare, tanto più ritornavano poderosi e sempre in maggior numero all'assalto. Muto discese dalla carrozza, muto salì lo scalone, muto entrò nella sua stanza da letto, non rispondendo nulla al servitore che, precedutolo ad accendergli i lumi della caminiera, lo aveva lasciato solo, pronunciando il consueto saluto: Buona notte, signor padrone. L'allegro sciampagna non aveva lasciato nessun deposito d'allegria in lui, chè il vino eccellente, quando lo spirito è in affanno, fa l'effetto dei bei giorni sereni e dei limpidi soli, i quali arrovesciano un animo già mal disposto, peggio che i giorni tetri e piovosi, i quali, mettendosi all'unisono con l'anima, non la turbano almeno coll'importuna antitesi. Meditabondo e col capo grave si spogliò, e si gettò nel letto, spenti che ebbe i lumi; ma sporse alcuni momenti dopo il braccio dalle cortine di damasco per dare una strappata al campanello, e per dire al servo riaccorso tutto sollecito: Accendi ancora quelle candele. Stato adunque così un po' colla testa, sprofondata ne' guanciali, s'accorse che per quella notte avrebbe potuto fare qualunque cosa fuorchè dormire, onde si mise a seder sul letto, puntando il gomito sinistro ne' cuscini e reggendosi la testa colla sinistra mano come portava quella posizione, e lasciando il destro braccio abbandonato sulla copertina di seta: - Domani a quest'ora tutto sarà deciso, pensava; o uno di quegli scandali da mettere sottosopra tutta la città, o allegria generale. Spero poco però, poco assai; in conclusione mi par di essere nella condizione di un giuocatore impazzito, che abbia messo su d'una carta tutto quello che possiede. E fosse davvero una carta!... io le ho educate a servirmi... Ma che cosa si può sperare da quella bestia feroce del conte?... E doveva il Senato mettere in sua balìa la ragazza?... dichiararlo suo padre? Che razza di dichiarazioni e di decreti! Decretare che il sole non è più il sole ma è la luna!... Perchè?... volta pure e rivolta e rimescola la cosa... la conclusione è questa. Ma c'era un grande ricchezza da conservare, e Dio sa come avranno lavorato sott'acqua i parenti della contessa!... Ecco qui; se il Senato avesse dato causa vinta al conte, m'accorgo che colla contessa, ad onta della nobiltà del suo casato, jeri si poteva finir tutto... e mi pare che donna Paola Pietra non avrebbe messo male. E in fatti, se si considera la cosa da tutti i lati possibili e con tutta la tranquillità imaginabile, ed anche concedendo tutta la tara ai fumi del sangue patrizio... la mia pretesa è onesta... nè solo onesta, ma necessaria... Se io avessi fatto portar via la fanciulla per un mio gusto scellerato... via... non ci sarebbe scusa... Ma quel caro angelo divino... quel fiore così bello, così puro e fragrante si è piegato verso di me, per un movimento spontaneo, e comunicatogli, non è possibile dir di no, da una forza che, se non è precisamente il destino, dev'essere certo qualche cosa che gli somiglia... Io suo marito... ed ella mia moglie... O guarda come questa idea mi fa arrossire del mio passato, e mi mette addosso una smania di poter diventare il re dei galantuomini! Ma no, questo maledetto bue catalano colla corona a nove punte deve aver il diritto di mandar tutto al diavolo! Questa idea mi mette addosso l'inferno, e arrivo ora a comprendere come per un'idea si può diventar matti! E parve che un diavolo azzurro, sentite le ultime parole del Galantino, e volando da Pantano alla contrada non discosta dov'era il palazzo V..., recasse quelle stesse parole nella stanza del conte in quel punto, per gettargliele sgarbatamente in faccia. Onde il conte, come riscosso da un sogno perverso, balzò ritto sul letto a mezza vita, e: - Stupido sfrontato! quasi gridò. Domani la vedremo, e sentirai come pesa il bastone di un mio pari. Perchè sei diventato ricco, facendo il birbone, neppur di nascosto, ma in piazza e di pien meriggio, osi chiedere la mano di quella che dee portare il mio nome! il mio nome, per Dio... Scommetto che dacchè al mondo ci son padroni e servi, patrizj e plebei, non s'è mai data un'impudenza com'è questa. Un giovinastro nato in una stalla, processato per ladro... Ahi l'ira che ne provo è tale che se non arrivo a farlo in pezzi questo scellerato inaudito, e a dare un esempio solenne, io scoppio; per verità, ch'io scoppio! e la fanciulla ha a trovarsi in suo potere?... e di necessità si ha ad aver la pazienza di tacere e di dissimulare per timore... Ah! questo è troppo. Ma io ammazzerò la fanciulla, piuttosto che vederla contaminata da un matrimonio simile... Che maledetto destino è il mio!... e mi dev'esser venuta in petto da non so dove tanta predilezione per quella figliuola! e per amor suo ho potuto lasciarmi strappar la promessa d'andar domani là dov'è la contessa... Oh che caso, che scandalo!... e come ne parlerà e ne sparlerà il mondo... Ma tanto peggio per quell'abbominevole lacchè ch'io stritolerò sotto ai piedi, come si fa coi rospi, quando si va a caccia in palude, e ci striscian sugli stivali. Voglio dare un esempio io, un esempio voglio dare. E pensando e dicendo questo, e tra per l'ira e tra pel caldo non potendo star sotto coltre, ne uscì, non possiam dire ne balzò fuori, perchè la sua grande e forte corporatura non gli concedeva troppa agilità di movimenti; e messasi la veste da camera, si diede a passeggiare, e per pigliar fresco, preso il lume, passò in altre camere. In una v'erano i ritratti nuziali di lui e della contessa. Ma quello della contessa, a pompa di cordoglio e forse a segno di condanna, fino da quindici anni addietro era stato coperto da una tela nera. Fermatosi a guardar sè stesso nel ritratto dipintogli dal Porta, gli venne la tentazione, certo in conseguenza del pensiero che il dì dopo doveva recarsi dov'era la moglie, di alzar quella tela, e l'alzò infatti; e si mise a contemplar la contessa effigiata al vivo, e bella della trascorsa bellezza di diciotto anni. Strane idee gli passarono in mente a quella vista, e fisso in quella contemplazione si mise a sedere su d'un'ampia poltrona che strascinò rimpetto al ritratto. La mattina, quando il servo entrò nella stanza da letto per isvegliarlo, secondo l'ordine avuto, non avendolo trovato, passò, così a caso, d'una in altra camera, intimorito e pieno di meraviglia quando vide il padrone addormentato in faccia al ritratto della padrona, su cui la candela di cera, quasi tutta sgocciolata, mandava la luce di una fiamma intermittente, larga e rossastra. Pure il conte V... e il Galantino e il Baroggi e l'avvocato Strigelli, se furono turbati nel sonno, poteron pure sfiorarlo qualche poco, o la stanchezza chiudesse loro per forza gli occhi, o l'inquietudine fosse placata da qualche pensiero confortevole, vero o falso che fosse; ma la contessa Clelia era da quasi cento ore che non poteva dormire; aveva viaggiato senza riposo; appena giunta a Milano non ebbe che oppressioni assidue di corpo e di spirito; la stanchezza fisica non le concedeva quasi più di reggersi in piedi; tanto che nell'ultimo giorno di quando in quando le cadevano le palpebre oppresse da una pesantezza invincibile, ma tuttavia non fu mai possibile che il sonno la involasse un momento al suo affanno. Ella aveva nello spirito quel dolore spasmodico che è in alcuni malori acuti, onde la vita è sempre desta per tormentare la vita. Chi non s'è mai trovato in questa condizione amara di cader sfilato dalla stanchezza e dalla veglia diuturna, e non poter tuttavia dormire, per sua fortuna, non può dire di aver misurata in tutta la sua crudele intensità la potenza del dolor morale. E donna Clelia non s'era nemmeno coricata in quella notte, ma così discinta se ne stava un po' seduta, un po' in piedi, un po' in ginocchio. E pel caldo affacciatasi alla finestra, volgendo gli occhi al cielo sereno e sgombro e tutto stellato, nell'esaltazione dello spirito provocata dalla medesima stanchezza fisica, stette assorta nella contemplazione di quel cielo e le parve come di trovarsi faccia a faccia con Dio; onde gettatasi in ginocchio, si mise a pregare con un fervore intenso come il suo affanno. - Io non chiedo altro se non che mi sia ridata la mia figliuola viva e pura. Se per la gioja di poterla rivedere io dovessi morir subito dopo... benedetta la morte con cui avrei pagata tanta consolazione di vita... Venga la mia figliuola, e purchè sia felice... deh si faccia il miracolo che mio marito rompa una volta l'ostinata crudeltà del suo orgoglio... Io non so come vorrei scontare quell'istante di superbia onde mi parve che avrei anch'io voluto qualunque cosa piuttosto che la felicità di mia figlia nel modo onde mi venne imposta. Ma ella viva e ritorni a me, e sia felice... Questo solo io desidero e supplico. E così pregando e gemendo, non potendo più reggere in ginocchio a quel modo, cadde accosciata su sè stessa, e depose la testa sul cuscino del davanzale della finestra, lasciando pendere in abbandono le braccia in posizione simmetrica. Allorchè donna Paola, alla prim'alba, le entrò in stanza, accorse a sollevarla, vedendola colà immobile; la sollevò e la baciò in fronte, e la portò di peso sul letto, senzachè quella sventurata si svegliasse. - Infelice, pensava donna Paola, guardandola in silenzio. La stanchezza finalmente fu più forte del tuo dolore; e la Provvidenza forse ti ha concesso questo momento per farti più valida a sostenere le terribili scosse che ti si apprestano in questa dubbiosa giornata che sorge. Pensando a' tuoi travagli è da più notti che anch'io non chiudo occhi... ma sono io forse più fortunata di te?... Di due figliuoli carissimi, uno è ramingo pel mondo, spinto dalla sua irrequieta natura, in cerca di pericoli e di venture; l'altro... Ahi, pensando al cuor suo e al dolore che avrà provato e in cui sarà immerso tuttora al pensiero che la sua Ada fu rapita... la sua Ada per cui... Oh inestricabile intreccio d'affanni... Oh avvenire incertissimo, che la mia vecchiaja paventa di non giungere in tempo per vedere snebbiato!
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