Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Giuseppe Rovani Cento anni IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
II Noi siamo avversi a quella che noi chiameremo morale di convenzione, la quale non è già quella che Mirabeau chiamava la piccola, e che secondo lui non faceva gli interessi della morale grande; quasi che vi possano essere più categorie di morali nel mondo assoluto delle idee; ma è bensì quella che fu stabilito di adottare nelle opere dell'arte, e per la quale i personaggi più o meno scellerati dovrebbero ricevere la loro conveniente punizione prima che cali il sipario o si chiuda il libro, affinchè la lezione balzi di tratto dall'opera alla testa del lettore anche il più volgare e ottuso. Questa morale, o, diremo più giusto, questo modo di far uso della morale, è spesso erroneo, perchè se l'arte dee riflettere i fenomeni del mondo e della vita, sarebbe costretta ad alterare la verità ogni qualvolta non trovasse che nella vita e nel mondo i galantuomini siano premiati e i perversi puniti. - La moralità sta nell'ordine delle idee e non nel campo dei fatti; - perciò all'assoluta moralità, per esempio, del don Giovanni Tenorio, non era per nulla necessario che il convito si trasmutasse in una scena infernale coi diavoli tormentatori; nè era necessario alla moralità dell'Otello che Jago venisse ferito dalla scimitarra vendicatrice del geloso Africano. Quanti uomini noi abbiamo veduto, noi e i nostri amici, ad attraversare la vita gloriosi e trionfanti delle loro medesime cattive azioni, senza che la legge abbia potuto ghermirli, senza che nemmeno l'opinione pubblica abbia potuto sfogarsi rumorosamente contro di loro, senza che nè in iscritto nè in istampa rimanga pur una nota d'esecrazione contro di essi, anzi rimanendo invece qualche elogio scolpito nel marmo, per abuso di postuma pietà! E per questo la morale ha forse cessato di essere la morale? è ella così impotente e miserabile, così relativa e precaria, che, per dar segno di vita, debba essere in obbligo di aggiustar le partite a tutti gli uomini, prima che escano da questo mondo? E in quanto alle opere dell'arte, perchè possano scansar la taccia d'immorali, dovranno essere impreteribilmente costrette a mandare, nel punto della catastrofe, tutti i galantuomini all'osteria, e tutti i birboni all'inferno? Noi crediamo fermamente di no, e per questo di mala voglia oggi prendiamo la penna in mano, perchè dobbiam raccontar cosa che parrebbe introdotta appositamente, non per altro che per fare un po' di corte alla così detta morale di convenzione. Ma quel benedetto frate di sant'Ambrogio ad Nemus, tenendo conto con molta precisione di tutto quello che avvenne del Suardi e che giunse a di lui notizia, registrò, sebbene meravigliandosi anch'esso (il che proverebbe che al pari di noi non avesse molta opinione della giustizia relativa), registrò tal fatto che non possiamo assolutamente levare da questa storia, a dispetto de' nostri principj d'arte: e perchè il vero non è una cosa che a capriccio si possa pigliare quando ci torna utile, e respingere quando è incomodo, e perchè da questo fatto tanti altri ne dipendono per conseguenza necessaria, che, ad alterarlo o a distruggerlo, bisognerebbe poi far tutto il resto di sola fantasia, il che è assolutamente contrario al nostro intento. Abbiamo dunque lasciato il Galantino sotto al baldacchino di drappo, in seriissima consulta co' suoi pensieri, i quali, sotto diverse forme, gli ricomparvero poi nei sogni dell'alba, quando finalmente potè chiudere gli occhi a dormire. Ma ad onta della veglia durata si destò presto, e si alzò, e discese nello studio. L'aria elastica del mattino, una tazza d'acqua freschissima bevuta in un fiato, un'occhiata ai libri mastri, due parole fatte col giovane di studio che teneva la corrispondenza, lo misero in tôno, tanto che uscì persino in qualche celia. Esaminati così i mastri e rallegratosi, perchè l'idea di una gran ricchezza che va sempre crescendo ravviva lo spirito anche più dell'aria sana e dell'acqua fresca, ritornò all'appartamento superiore, e si dispose alla toilette, la quale non ostante la gioventù ancor viva e la bellezza che non avea bisogno d'ajuto, pure gl'involava tutti i giorni un'ora buona, per quella sua innata predilezione allo sfoggio e alle delicatezze profumate del vivere. Guardandosi dunque nello specchio intanto che lo andava impolverando il parrucchiere Castini (il quale era tra i più rinomati del rione di porta Romana, e di cui noi abbiam conosciuto il figlio, celebratissimo anch'esso a' suoi bei giorni, finchè rimase oscurato dalla fama irrompente degli Scandelari, dei Migliavacca e dei Brambilla); guardandosi dunque nello specchio, moltiplicando l'idea di gioventù e di beltà che si vedeva innanzi agli occhi in tutta la sua seducente apparenza, per l'idea di ricchezza di cui un momento prima aveva veduto le cifre espressive sui mastri, ne cavò un prodotto che mise in fuga tutti i timori e le incertezze provate durante la notte; e per soprappiù, dalla finestra vedendo nel cortile il carrozzino di gala verde, rigirato intorno intorno da una ghirlandella dipinta ad oro, colore e ghirlanda che erano all'ultima moda, non gli sembrò vero che, investito dall'eloquenza di tutta quella pomposa apparenza e di quella innegabile sostanza, il conte V... potesse rimanere ostinato nel negargli quello che in fin de' conti, secondo lui, bisognava concedere. Con queste allegre idee pertanto, acconciato che fu, e mandato a dire al cocchiere che attaccasse, discese ancora un momento in istudio per dare alcuni ordini, poi salì nel carrozzino, e di buon trotto, passando il crocicchio del Bottonuto e infilando i Tre Re, e giù per la contrada degli Speronari e Spadari, e svoltando sulla piazza della Rosa, e quasi radendo l'edificio della Biblioteca Ambrosiana, riuscì sulla piazza di San Sepolcro. Ma qui avvenne quel che Galantino non avrebbe mai nè creduto nè voluto che avvenisse. Un'ora prima che egli uscisse dalla sua casa, agli sbocchi della contrada di Pantano, stavan fermi, a quello verso l'Ospedale, due uomini adagiati in sediolo, specie di curriculo che allora era molto adoperato dai viaggiatori commercianti, e in generale dagli uomini d'affari; allo sbocco poi che metteva alla contrada Larga stava un uomo a cavallo in abito civile. Quest'ultimo, quando vide uscir la carrozza dalla casa Suardi, diede di sprone al cavallo, facendogli fare due o tre caracollate, e tosto si mise in coda al carrozzino, mentre quasi contemporaneamente veniva raggiunto dai due uomini del sediolo. - Or che si fa? disse uno di questi ultimi. - Aspettate che si sia usciti di queste contrade di gente, rispose l'uomo a cavallo; s'egli sa ove deve andare, passerà di San Sepolcro. Quello è il luogo, e attenti. Quando appunto la carrozza del Suardi attraversava la piazza di San Sepolcro e stava per svoltare nella contrada del Bollo, l'uomo a cavallo si spinse al galoppo, e si accostò allo sportello abbassando la testa e dicendo: - Signor Suardi, si compiaccia d'ascoltarmi, e nel tempo stesso intimò al cocchiere di fermare i cavalli. In quel punto il sediolo si fermò presso i cancelli dell'Ambrosiana, e mentre un uomo teneva il cavallo, l'altro si alzò da sedere, stando così piegato in sul dorso, e coll'occhio intento alla carrozza del Suardi, nella posizione di chi, ad un cenno, è disposto a balzar giù per accorrere. Il Suardi si volse, il cocchiere tirò le redini, l'uomo a cavallo continuò: - Mi perdoni, signore, se sono costretto a tenerla qui impacciata; ma l'eccellentissimo signor Capitano di Giustizia la invita a recarsi da lui un momento per un affare di urgenza; perciò, se non le rincresce, la pregherei di far subito voltar indietro la carrozza, e di andare al palazzo. Io la seguirò da lontano. Quando un uomo è colto da un colpo inaspettato, in quel minuto secondo in cui balza da un ordine di pensieri ad un altro affatto opposto, le facoltà dello spirito assumono una velocità inconcepibile. La memoria, l'associazione, la riflessione, il giudizio, fanno in quel minuto secondo quello che tante volte non arrivano a fare in un giorno. La luce non è così rapida a correre di cosa in cosa, e a rischiararle tutte in un baleno. E così avvenne in quel punto del Galantino; si ricordò, s'interrogò, si rispose. Vide che quello era un agguato, pensò che qualcuno poteva e doveva aver dato un consiglio alla contessa; per la prima volta riconobbe con rabbia furibonda tutte le imprudenze da lui commesse; misurò il pericolo, calcolò quel che era da fare e non da fare; e pensato e riflesso tutto ciò colla velocità del lampo, si contenne, e calmo e gentile e sorridente, quantunque fosse pallido come la morte, tremante come un paralitico, rispose all'uomo a cavallo: - Non occorre altro; e disse al cocchiere: torna indietro, e va in piazza Fontana. Il Benvenuti nel conciso suo ragguaglio intorno a questo fatto dice, che "Alcune persone che erano in piazza, furono presenti a quella fermata, e, avendo riconosciuto che la carrozza era del Suardi appaltatore, hanno potuto credere che quell'uomo a cavallo e quelli nel sediolo fossero suoi addetti al servizio della Ferma generale, e fossero accorsi per dargli qualche grossa notizia che non patisse ritardo. Solamente qualche ora dopo si è saputo che il detto signor Suardi era stato condotto al Capitano di Giustizia nel suo stesso carrozzino di gala. La qual cosa arrecò gran stupore a tutti, e per il modo irregolare con il quale era stata fatta la captura, e per essere stato così trattato un uomo che con li danari e la prepotenza faceva stare tutti in gran rispetto". Non siamo arrivati a capire che cosa il frate di sant'Ambrogio ad Nemus intendesse di dire colle parole: il modo irregolare con il quale era stata fatta la captura, salvo che non abbia voluto alludere all'uomo travestito a cavallo, e ai due altri travestiti in sediolo, i quali probabilmente saranno stati il barigello, o qualche tenente, con due fanti di Giustizia; e forse nella cattura avranno pensato di valersi di questo modo insolito, avendo un ragionevole sospetto che il Galantino potesse mai opporsi alla forza o deluderla, quando fosse stato colto in casa, e da uomini portanti insegne dell'autorità criminale. E recano pur meraviglia quelle altre parole del frate raccoglitore, con cui sembra quasi lamentarsi che la Giustizia non abbia portato rispetto a un uomo che aveva molti denari ed era prepotente. Sono esse però un segno fedele di quel tempo, di quegli uomini e di quei costumi; giacchè, o siano un'espressione sincera del frate o un'espressione ironica, quel che risulta si è, che il più delle volte la Giustizia chiudeva un occhio, o lasciava fare, o si comportava con gran riguardo ogni qual volta trovavasi al cospetto dei ricchi e dei prepotenti. Ed ora ritorniamo di volo in casa Pietra, per dare ascolto a quel che dice l'avvocato Strigelli. Di tutto quello che abbiamo raccontato, recando in mezzo la testimonianza d'un contemporaneo, egli stava intertenendo il conte V... e donna Paola; lo Strigelli aveva mandato il proprio portinajo, che gli faceva anche da servitore, e uno scrivano del vegliardo Agudio, l'uno in contrada di Pantano, l'altro nel cortile del palazzo di Giustizia ad osservare e a tener nota di tutto, perchè ne portassero poi la notizia allo studio dell'Agudio medesimo. Ed ecco come spiega il brevissimo tempo in cui lo Strigelli stette lontano da casa Pietra, perchè, recatosi allo studio del suo maestro in contrada di Zecca Vecchia, colà trovò e il portinajo che gli raccontò come avea visto ad uscire la carrozza del Suardi dalla di lui casa, e a mettersi in coda ad essa l'uomo a cavallo e i due uomini in sediolo; e lo scrivano che gli disse di aver assistito all'ingresso della carrozza del Suardi nel cortile del palazzo di Giustizia, e al discendere del Suardi dalla carrozza per salir tosto lo scalone. - Ora, soggiunse lo Strigelli a conclusione della sua relazione, siamo al sicuro da ogni colpo del Galantino, il quale poteva, egli è vero, fermarsi alle sole minaccie; ma poteva anche, nell'esasperamento della passione, mandare ad effetto quel che aveva minacciato. Ecco perchè s'è creduto bene di coglierlo così di sorpresa, perchè guai se fosse sfuggito alla Giustizia! Sarebbe stato pericoloso come un toro ferito, che chi gli si trova dirimpetto può far subito l'atto di contrizione, e non pensare ad altro. Ed ora non ci rimane che mandar sulle traccie della fanciulla, e già confido di averne il mezzo, e che, dentr'oggi o, tutt'al più, domani, ella debba essere qui in questa casa sana e salva, e, speriamo, anche contenta. Dico anche contenta perchè, per più riscontri, mi pare che la fanciulla si fosse davvero invaghita di quel ribaldo seduttore, ma voglio sperare che, quando avrà saputo chi esso è veramente, ogni illusione scomparirà, e il cuore sarà guarito. - E qual è questo mezzo col quale credete di potere dentr'oggi trovar traccia della fanciulla? chiedeva il conte. - Permettetemi di non aggiunger altro per ora, perchè non posso arrischiarmi a dare una promessa formale; però un tal mezzo è quello per cui domando licenza di partir subito di qui; perchè l'uomo che deve servire al mio intento, credo che, a quest'ora, si troverà ad aspettarmi nello studio Agudio. E lo Strigelli partì. L'uomo su cui faceva conto lo Strigelli e che, per le sue eccellenti ragioni, non aveva voluto nominare al conte V..., era il Baroggi, al quale, in quel colloquio con cui gli guastò il sonno, aveva raccomandato di recarsi il giorno dopo nello studio dell'avvocato Agudio in quell'ora che le sue incumbenze di finanziere gli avrebbero permesso, ma, se fosse stato possibile, non molto dopo il mezzodì. Se il lettore si ricorda, l'Agudio aveva tentato di beneficare il Baroggi in tutti i modi possibili, e per sostenere le sue ragioni contro il conte Alberico F... aveva messo sottosopra il diritto romano, lo statutario, il diritto razionale, tutti gli interpreti; aveva dato un'occhiata alle leggi dei re longobardi, messo a contribuzione persino le opere di etica allora più riputate, domandato persino un soccorso alla teologia; insomma tentati tutti i varchi per riuscire ad assediare la mente dei giudici colle forze combinate del diritto puro, del diritto positivo, della buona morale, del timore della vita eterna. Tutto indarno. Queste cose il Baroggi le sapeva, e però nutriva una gratitudine profonda per quel vegliardo così burbero e brusco in apparenza, così retto e pietoso in realtà. Per questa circostanza dunque, e per lo sgomento che aveva in petto, fu assai sollecito di mettersi in libertà per recarsi da lui. Il vecchio Agudio, più che ottuagenario, non poteva più moversi dal letto. Non gli era rimasta che la lucidezza della mente e la dottrina. Teneva seco due giureconsulti praticanti che sotto il suo consiglio facevano, come suol dirsi, andare lo studio, tra' quali lo Strigelli era il suo prediletto. Quando lo scrivano gli annunziò che era venuto il Baroggi, egli se lo fece venire innanzi e seder vicino al letto. - Lascia che ti guardi in faccia, gli disse appena gli fu presso. La faccia è un frontispizio più sincero di quello de' libri. Però, senza tanti preamboli, ti dico che solo a guardarti si capisce che tu in questi giorni hai commesso qualche cosa che ti morde la coscienza. Il Baroggi taceva, onde l'avvocato continuava: - Non hai nulla di nuovo da raccontarmi? - In caserma non si sanno le notizie del Capitano di Giustizia. - Ah! dunque sai qualche cosa... Perchè dunque non mi dici nulla? - Ho saputo adesso, prima di uscire dalla caserma, qualche cosa così in confuso; del resto vedo che il signor avvocato sa tutto. - Sicuro che so tutto, e so anche che i birboni, se non è oggi sarà domani, sarà l'altro, ma viene il giorno che convien pure che paghino i debiti. Chi lo avrebbe detto che colui fosse per aprirsi una buca da se stesso, e lasciarsi cader dentro, come un semplicione, essendo pure più astuto del diavolo! Ma quasi sempre ai birboni avviene così. Il mondo non arriva a ghermirli, e si feriscono poi da sè medesimi, che è poi tutt'uno. E per un capriccio, per un amoretto, per una fanciulla. A forza di far birbonate impunemente e di credersi invulnerabili, finiscono a rimanere ubbriacati dalla medesima fortuna; perchè come mai si può credere che quel dirittone non sapesse che le ragazze non si possono rubare così per passatempo? Ma la fortuna gli ha dato alla testa; e così oggi è ritornato donde per miracolo ha potuto uscire quindici anni sono. Tu allora avevi cinque anni. Che bella cosa se in questa circostanza tu avessi avuto ancora quell'età! È così, caro mio, è così; e non farmi l'attonito, perchè so tutto; ed ora bisogna rimediarci, perchè quella povera donna di tua madre mi fa compassione; capisci?... mi fa compassione. Il Baroggi si alzò da sedere inquietissimo, poi disse: - Giacchè quel ch'è stato è stato, ho caro che il signor avvocato sappia tutto. Ma vorrei anche che ella si persuadesse ch'io non ci ho colpa; colpa propriamente no. - Ma dimmi un po', balordo. Se un tale ti dice: Dammi un momento la tua sciabola, perchè mi occorre di ammazzare uno che mi dà noja; e tu non ti fai pregare e gli presti l'arma, crederesti di potertela cavar così per le belle?... - Capisco bene; e pareva che il cuore, me lo dicesse. - Ma infine c'è questa fanciulla? - Oh, per questo c'è. - Ma ci son molte maniere di essere. - Che ho da dire? Si figuri che fu affidata alle cure di mia madre, la quale ora è una santa... e fin troppo. L'avvocato a queste parole si alzò ritto in sulla vita come una vipera percossa, e: - Anche tua madre mi dovevi tirare in ballo. Anche tua madre! insensato! - Questo è un precipizio, soggiunse poi; ma raccontami or dunque tutto l'avvenimento, senza ometter sillaba; tutto, capisci? E il Baroggi raccontò al vecchio Agudio tutto quanto noi sappiamo. In questa il giovane Strigelli, che non soleva nè farsi annunciare nè fare anticamera, entrò in stanza, e veduto lì il Baroggi: - E così? domandò. - L'affare è più serio di quel che avrei creduto, rispose l'Agudio. Lo Strigelli si spaventò a tali parole. - Parlo per questo ragazzo senza testa, soggiunse poi subito il vecchio. Tuttavia la figliuola c'è, e costui sa dove si trova; ma ora stupirai a sentire che sta in compagnia della madre di costui. Tu rimani di stucco... sfido io!... Imbrattarsi peggio di così non era proprio possibile; non ci voleva che questo balordo. Questo balordo che dovrebbe arar dritto più di tutti; e dire un'avemaria prima di fare il benchè minimo passo, prima di mangiare, prima di bere, prima d'andare a letto; perchè è di quei tali che son nati colla disgrazia in cuna; anzi colla disgrazia bell'e preparata nel ventre della madre; e a non camminare con tutte le precauzioni dell'equilibrio, o da una parte o dall'altra bisogna pure che caschino, perchè il maledetto destino non li abbandona mai un momento, e al primo scappuccio li agguanta. Or che si fa, caro mio? - Intanto mandar tosto a pigliar le ragazze. - Io stesso ci andrò, disse il Baroggi: basta che il signor avvocato Strigelli s'incarichi d'ottenermi il permesso dal mio capo. - Tu starai qui, disse l'Agudio. Poi soggiunse, volgendosi allo Strigelli: Se le ragazze lo riconoscono, non c'e altro. Basta che costui dia l'indicazione precisa del luogo, e il signor conte manderà la sua carrozza a pigliarle; e tu stesso mi capisci, si tratta di prepararle, tanto la madre di costui che le ragazze, prepararle, si intende, a regolar le parole; ci andrai dunque tu stesso, e qui il Baroggi se ne starà a Milano ad aspettar che Dio gliela mandi buona. Va, dunque, e pel rimanente ascolta ciò che' ti dirà quella perla di donna Paola; va, e fa che, per questo lato, la fine rimedii al resto. In quanto a te, conchiuse poi rivolgendosi al Baroggi, puoi tornare in caserma, e se mai in questi giorni ci fosse da perlustrare il confine e da far le schioppettate coi contrabbandieri, va alla buon'ora, che non sarà mal fatto; e una volta che ti trovi al confine, così a cavallo dei due Stati, pensa che quella è aria sana... e tira colà le cose in lungo più che puoi, finchè qualche amico non ti faccia sapere che l'aria sana tira anche a Milano; ma sarà difficile. Or va, chè per te ho fatto fare anticamera a tre o quattro signori che aspettano da un pezzo.
|
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License |