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Giuseppe Rovani Cento anni IntraText CT - Lettura del testo |
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III Tutti quelli che hanno imparato a leggere ed hanno un po' di memoria, ed ebbero appena un mediocre desiderio di conoscere le vicende della patria durante il periodo napoleonico, devono conoscere i fatti più importanti e più rumorosi, e che furono ripetuti da tutti gli storici di quel tempo, e però devono essere informati delle sommosse avvenute a Bergamo, a Crema, a Brescia, nel marzo del 1797; medesimamente devono sapere, e sarebbe cosa vergognosa se non lo sapessero, che quelle città facevan parte del dominio di terra ferma della repubblica di Venezia. In conseguenza di tutto ciò, deve aver fatto senso che la conventicola di Santa Maria Fulcorina, iraconda delle cose nuove, impiombata con malvagia caparbietà al passato, meditasse il disegno di far nascere una rivoluzione in quelle città appunto che abbiamo nominate; dovechè nelle storie è scritto, ed è verissimo, che le sommosse in quelle città vi furono eccitate per latente favilla dei Francesi stessi, e di quegli Italiani che più erano infervorati di libertà, e più idolatravano Francia e Bonaparte e tutto ciò che di nuovo e di strano aveva qui recato l'impetuosa onda repubblicana. Ma il fatto della società segreta, che noi chiameremo dei retrivi, con vocabolo nuovo di zecca, surta a Milano contemporaneamente ad una congregazione segreta dei Bonapartisti e mediante una rivoluzione ben contraria agli intenti di quella, è appunto ciò che di nuovo e di non ancora stampato viene a dire al lettore la nostra musa storica in sottana di bigello; la nostra musa, che si propose l'intento speciale di raccogliere tutti i minuzzoli di carta che la storia aulica lacerò e gettò via con improvvido disprezzo. E prima ne giova di ripetere, riassumendo, quel che è narrato dal Botta e da altri, come la città di Bergamo fosse stata occupata in que' giorni appunto da Bonaparte, quale strumento a volgere a sua devozione i popoli della terra ferma veneta; come Baraguay d'Hilliers avesse guidato i repubblicani in quella città, con cannoni e miccie accese, intimando al podestà Ottolini di far sgombrare dalla terra tutte le truppe venete; come appunto in quei giorni si fosse creata a Milano, per opera stessa di Bonaparte, una congregazione segreta, nella quale entravano in gran numero i repubblicani italiani, il cui fine era di portare la rivoluzione nel paese veneziano. Di quella congregazione, composta del conte Caleppio bergamasco, dei Lechi e dei Gambara di Brescia, del Porro di Milano, ecc., ecc., facevan parte anche molti Francesi, tra cui il colonnello di cavalleria Landrieux, che era stato eletto dalla congregazione quale operatore principale. Il capitano Geremia Baroggi, che era sotto gli ordini di questo colonnello, era entrato anch'egli in quella società. Andrea Suardi, il quale, come spiegheremo a suo luogo, aveva fatto educare quel giovane, e lo teneva seco sovente, e gli aveva dato alloggio in una delle sue case, per suo mezzo seppe di essa, e v'entrò; or vedremo perchè entrasse poi a far parte anche di quell'altra consorteria. Ma prima è necessario di sapere, come Andrea Suardi, quantunque non avesse più nè venti nè trentacinque anni, ma si trovasse sotto al grave pondo dei sessant'otto, e, uscito, in virtù della sua astuzia e della sua buona fortuna, dalle unghie tenaci della legge, si adagiasse beato nella sua ricchissima condizione di banchiere, pure la sua antica natura ricomparisse sempre alla prova, e, dotato di una penetrazione d'ingegno incomparabile, continuasse imperterrito, un po' per una tendenza irresistibile del carattere, un po' perchè della ricchezza non era mai sazio, a convergere ai proprj intenti le vicende succedentisi nel paese, usufruttando quelle piaghe che negli svolgimenti graduali della cosa pubblica pur rimanevano e nelle leggi e nelle consuetudini, ad onta di riforme e di progresso, e si aprivano improvvise per la comparsa di qualche fatto nuovo. In quella guisa che nel 1766 si era attaccato a quella profonda piaga del sistema delle Ferme, per arricchir sè a danno del paese, così nel 1796, appena il terreno d'Italia brulicò d'armi e d'armati, accostatosi ai commissarj di guerra e ai fornitori di truppe, tosto odorò come in quella nuova sfera di cose si potesse divorare a quattro ganasce; onde, fattosi innanzi, assunse appalti che parevano arrischiatissimi, ma che, in sostanza, gli fruttavano il quaranta, il cinquanta, il sessanta per cento. Le pubbliche vicende, la rivoluzione francese il general Bonaparte, l'albero della libertà, la democrazia, l'aristocrazia, il progresso, il regresso, le vittorie e le sconfitte non entravano gran fatto a determinare per se stessi le sue affezioni e le sue simpatie; bensì stavano nella sua testa come oroscopi da consultare, per vedere sino a che punto e in che modo poteva regolare le manovre de' suoi furti. Era sempre colui che aveva fatto il suo ingresso in società, vuotando la borsa dimenticata nel panciotto del marchese F..., suo antico padrone. L'ingegno era il medesimo; la diversità non stava che nelle proporzioni. Se non che quell'acutissima vista che gli faceva trovare speculazioni nemmen sospettate dagli altri, e quella confidenza in sè stesso che gli comunicava un'audacia di cui nessuno sarebbe stato capace, lo spingevano nel fitto dei pericoli, dove altre menti più limitate, ma più prudenti, non si sarebbero mai avventurate. Se fosse nato più cauto non sarebbe stato in prigione due volte, non si sarebbe mai trovato al limitare dell'ergastolo e al piedestallo della berlina; nemmeno però avrebbe accumulato tanta ricchezza. Queste parole ci conducono a dire che il signor Andrea Suardi, nell'appalto dei foraggi, aveva tentato a que' dì una impresa arrischiatissima. Amico, anzi ammesso alla confidenza dei capi dell'esercito austriaco; nel tempo stesso, amico e conoscente dei capi dell'esercito francese, aveva maneggiato un appalto in modo che, data la sconfitta di Bonaparte e governando egli le spedizioni dei carriaggi, si potessero far passare alla parte austriaca, dopo essere stati pagati, già s'intende, dalle casse francesi, usufruttando a tal uopo qualche istante di crisi, o l'impeto passaggiero di una sommossa popolare possibile sul teatro stesso della guerra; o la connivenza della repubblica di Venezia; qualche fatto insomma che potesse onestare la scomparsa dei trasporti di vittovaglie, per prendere così dalle casse austriache la seconda volta il prezzo già ricevuto dalle casse francesi. Se il lettore si ricorda, è ancora lo stratagemma medesimo per il quale, trent'anni prima, esso era stato a parte degli utili della Ferma del tabacco, ed esercitava per proprio conto il contrabbando del tabacco stesso, contro il quale i fermieri avevan pur fatto promulgare leggi tanto severe. Ci si dirà ch'egli è un fenomeno troppo strano e quasi inverosimile, che un'intelligenza così perspicace giocasse la propria condizione per accrescere una ricchezza che era già esuberante. E siamo anche noi di questo parere; ma nel medesimo tempo facciamo osservare, che l'amore del denaro è insaziabile, e l'ambizione che per esso si lusinga di toccare le massime soddisfazioni, ogni qualvolta raggiunge un'altezza desiderata a lungo, e nella quale gli sarebbe sembrato di riposare, al di sopra di quell'altezza ne vede un'altra, e un'altra ancora: e se non sopravvenisse la morte, o la vendetta della società ad aggiustar le partite e a metter senno negli uomini, qualunque più feconda fantasia non arriverebbe a congetturare, nemmeno nei limiti della possibilità metafisica, quello che l'ambizione trova di desiderare, ed anche di acquistare nel campo della possibilità reale. Bisogna poi sapere che il nostro Andrea Suardi si era avvezzato ai fumi persino dell'aristocrazia nelle lunghe sue conversazioni coll'arciduca Ferdinando, il quale, come ognuno sa, essendosi dato intemperantemente al commercio dei grani, ebbe a trovarsi spesso in compagnia di negozianti e di sensali, tra' quali, per la sua bell'apparenza e pe' suoi modi insinuanti, e più ancora per gli eccellenti affari che gli aveva procurato, il nostro Galantino sedette per molti anni ai primi posti. E fu anzi in quell'occasione che egli si trovò spesse volte a contatto col parroco della chiesa di S. Gottardo, nel palazzo di corte, quel parroco fatto vescovo, di cui abbiamo or ora fotografato il ritratto; e il quale, giacchè l'ex lacchè e ladro era piaciuto all'arciduca, non mancò di farselo piacere anch'esso, e gli piacque difatto; perchè quando un uomo non è sincero, e si propone d'ingannar tutti, ed è dotato di seduzione diabolica, riesce a farsi amare anche da coloro che, per istituto, odiano tutto il genere umano. E in quell'occasione ebbe a trovarsi spessissimo col marchese F..., e a stringersi con lui in qualche familiarità. Ma qui, non potendo dir tutto quello che al lettore sarebbe necessario onde farsi capace di tante cose, per quella ragione che il carciofo non può essere mangiato che foglia per foglia, lo introdurremo intanto nel mezzo di quel conciliabolo.
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