Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giuseppe Rovani
Cento anni

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO UNDECIMO
    • XI
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

XI

Non occorre l'aggiungere, che il pubblico, addensatosi nell'atrio del teatro, perchè la notizia del fiero alterco dalle sale del Ridotto in un baleno avea disceso le scale, come seppe le cagioni e sentì che gli effetti si erano risolti in un duello da definirsi all'alba del dì prossimo, a poco a poco si diradò, perchè, non passando quasi giorno senza qualche duello tra borghesi e soldati, tra Italiani e Francesi, vi aveva fatto l'abito e non ci annetteva moltissima importanza. Ma se non ci annetteva importanza il pubblico indifferente, nell'eccesso medesimo della sua perpetua curiosità, ben v'era chi doveva sentire tutta la gravezza di quel doloroso incidente.

Il signor Giocondo Bruni abitava in una casa nella contrada della Spiga, alla distanza di tre porte dalla casa S... Ora, siccome egli era amicissimo di donna Clelia e donna Ada, per quello che sa il lettore; anzi tutti i venerdì, quand'era a Milano, andava a pranzo da loro; così per appagare un desiderio di quelle due donne, quando si rincasava un po' per tempo, entrava prima a visitarle, per dar loro le ultime notizie della giornata, quelle segnatamente che venivano dal campo, e che egli raccoglieva dalla fonte meno incerta dei capi militari coi quali trovavasi in teatro. Quella sera adunque dell'alterco avvenuto tra il Baroggi e l'intendente di guerra, il signor Bruni verso le undici ore entrò un momento in casa S..., e passato nella sala a terreno, senza nemmeno sedersi, perchè era un po' tardi per le consuetudini di quella casa, raccontò alla contessa che il generale Massena aveva ottenuto una vittoria a Raibel, facendo prigioni 4000 soldati con quattro generali, e togliendo al nemico 25 cannoni; che Bonaparte, congiuntosi con Joubert, era entrato vittorioso a Klagenfurt; che a Brescia era scoppiata la rivoluzione, e che il conte Lechi, venuto a Milano di volo, era partito a precipizio. In ultimo poi, quando era già in sulle mosse per partire, raccontò l'affare dell'alterco tra il capitano Baroggi e monsieur Chapier, aggiungendo come essi all'alba sarebbero venuti alla prova delle armi fuori del Portello di piazza Castello, luogo da più mesi diventato famoso pei non pochi uomini lasciati colà sul terreno morti di punta e di taglio.

Ma si sa almeno la causa di quest'alterco? chiese donna Ada.

La causa? è presto domandata la causa; ma chi ne dice una, chi un'altra. I più però pretendono che sia stato, già è sempre lì che si casca, per cose d'amore e di gelosia.

Donna Paolina, che da molti giorni e da molte notti, non avendo in mente che un oggetto solo, e non ruminando che un disegno unico, era diventata indifferente a tutto, si sentì spezzare il cuore a quell'ultima notizia; e certamente donna Clelia si sarebbe accorta di qualche cosa, se la fanciulla, alzatasi un momento prima, non fosse stata per uscir di camera, quando il signor Bruni nominò il capitano Baroggi. Si scosse dunque tutta e si fermò a quel nome e stette ad ascoltare il resto.

Non si sa bene, continuava il signor Giocondo, ma egli è da un mese che il Baroggi sta sempre in palco al parapetto colla signora R...; ma questa sera cambiò bandiera e passò sotto agli ordini della contessa A..., seppure è vero, perchè il pubblico fa presto a parlare. Monsieur Chapier, che s'è messo in testa di poter piacere alla contessa, si lasciò andare a dir non so che ingiurie contro il Baroggi; e questi, saputa la cosa, non si fece aspettare in Ridotto, e per non farsi scorgere, diede un calcio nella sedia dov'era monsieur Chapier, il quale sarebbe caduto stramazzone, se altri non lo teneva sollevato. Il fatto è tutto qui... Ma domani uno dei due o sarà morto, o penserà a guarire.

Donna Paolina uscì di là precipitosa, si chiuse nella propria camera, si lasciò cadere sul letto colla testa volta in giù sulle coltri, versò lagrime d'iraconda angoscia.

La mamma entrò a vederla un'ora dopo.

Che cosa fai qui?... le disse, e perchè ci hai lasciate senza una parola?

Donna Paolina finse di svegliarsi allora, e:

Avevo sonno, rispose; poi si alzò e gettò le braccia al collo di sua madre, e la baciò forte.

Ada fece altrettanto, inconsapevole di quel che la figliuola aveva determinato, e lasciolla colla buona notte.

Ma che divisamento aveva fatto donna Paolina in quell'ora di disperazione e di lagrime?... Nientemeno che d'uscire di casa in quella notte medesima, travestita da dragone, per cercare del capitano Baroggi e parlargli. La notizia del duello le aveva in prima messo nell'animo un dolore pieno di paura e di pietà; poi i nomi della R... e della contessa A... le sollevarono nel sangue una procella nuova, una procella di sospetti e di gelosie. Quelle donne le conosceva da tempo; ma allora per la prima volta le suonarono all'orecchio come due nemiche; che, per esse, potè credere che il capitano Baroggi fosse un traditore scellerato, non intento che a sorprendere al varco l'inesperienza che non si guarda. L'idea che forse il giorno dopo esso poteva rimanere ucciso, o ferito gravemente, in modo che ella avrebbe dovuto aspettare a vederlo Dio sa fin quando; l'idea che essendo egli, com'ella pur non volendo sospettava, un traditore di donne per indole e per abitudine, potesse mai approfittare di quella circostanza del duello per partir subito, e addio promesse e impegni e giuramenti; tutti questi pensieri lavoravano siffattamente sulla di lei fibra eccitabilissima e fremebonda che, se in quella notte non avesse potuto vedere il capitano e sentire da lui ogni cosa, forse poteva correr pericolo di smarrir la ragione. Per lei dunque non esistevano più nè ostacoli, nè riguardi, nè paure di conseguenze funeste. Inoltre è da aggiungere che, a cagione della torbida e procellosa vita che suo padre, il conte S..., avea sempre condotto sin tanto che stette a Milano in casa propria, e a cagione delle inqualificabili di lui stranezze, che soltanto quell'angelo soave di donna Ada aveva potuto sopportare; si pensò fin quasi dalle fasce di far educare altrove la fanciulla. Avendo ella dunque vissuto più di quindici anni lontana dalle pareti domestiche e dalle cure materne, e l'educazione cominciata fuori di casa essendosi dovuta compire fuori di casa, donna Paolina stava da troppo poco tempo presso la mamma e la nonna. Certo che il germe dell'amor figliale c'era tutto, ma non aveva potuto diventare adulto e forte e tenace a segno che fosse superiore ad ogni altra passione. La colpa non era di nessuno, non era che della maledetta fatalità, di cui la vittima prima aveva ad essere donna Paolina appunto.

Or tornando al momento in cui ci troviamo, ella aspettò che la casa fosse tutta nella più profonda quiete del sonno; poi uscì ad esplorar la notte all'esterno; discese nella consueta sala terrena e leggerissimamente aprì le imposte del finestrone che metteva nel giardino.

Entrò in quello; andò a guardare se il fondo del naviglio era tuttora asciutto: lo era in fatti. Diede un'occhiata all'ingiro, nei giardini attigui, alle' finestre ed ai terrazzi delle case vicine, per accertarsi se tutto fosse perfettamente in riposo, e se nessuno, vegliando a quell'ora, potesse vedere e notare e riferire. Allora prese una breve scala a mano, di cui in que' dì aveva fatto uso il giardiniere per potar le piante, la calò fuori del parapetto, fino a toccar il fondo del naviglio stesso; poi risalì prestissima nella propria stanza.

Là, in tutta fretta, chè l'impazienza e la fibra tutta convulsa ed esaltata non le concedevan riposo, vestì i calzoni di pelle, mise gli stivali, infilò l'assisa, si cinse lo squadrone, si calcò l'elmo in testa, prese poi dodici zecchini di Venezia, che erano il suo peculio d'avanzo, e ridiscese. Quando fu al parapetto del giardino, si fermò perplessa; era il primo dubbio che l'assaliva; ma fu anche l'ultimo. Lestissima venne al basso esplorò il fondo del naviglio dov'era più asciutto; lo attraversò, traendo seco la scala a mano; appoggiò la scala alla riva opposta; fu tosto sulla strada, che percorse di fuga, finchè giunse agli archi di porta Nuova; di là in un attimo fu in piazza Castello. Sapeva che da qualche giorno il Baroggi, per le incumbenze derivategli dalle nuove truppe venute, alloggiava appunto in Castello. Questo nel 1797 non era ridotto in istato di caserma, quale si vede oggidì; ma, come ognuno può osservare nelle vecchie piante di Milano, era tutt'all'intorno circondato da costruzioni fortilizie, in modo da presentare cogli ultimi rivellini la consueta forma stellare. Con quelle fortificazioni estreme arrivava, dalla parte della città, fin quasi alle case che gli stanno di fianco e dirimpetto. Ai cittadini era conteso l'ingresso, salvo che non avessero una licenza del comandante, o entrassero accompagnati dagli ufficiali che vi avevano stanza. Ad onta degli ordini, non v'erano rigori di sorta, perchè ai molti ufficiali che alloggiavano colà, e si ritiravano ad ora assai tarda, premeva che così fosse. Però quando donna Paolina, protetta dalla divisa di dragone, rispose al chi va là delle sentinelle, queste la lasciarono andar avanti. Altri soldati stavano di custodia alla porta d'ingresso, compreso, già s'intende, il sergente d'ispezione, che aveva la consegna del posto e i diritti e gli obblighi inerenti. I forti dolori e le passioni forti, come tutte le escandescenze nervose, comunicano agli uomini una specie di coraggio spensierato e cieco, in faccia al quale non v'è nulla d'impossibile. Donna Paolina trovavasi in questa condizione; onde, come aveva risposto alla sentinella, si presentò anche al sergente. Si presentò, e gli chiese in francese del capitano Baroggi. Il sergente si alzò, la squadrò così in di grosso al lume del fanale che rischiarava fiocamente l'androne; poi la osservò più al minuto, irradiandola colla fiamma della lanterna cieca ch'ei prese dalla panca ov'era posata, e che gli serviva per le ispezioni speciali. Tra i soldati adolescenti ve n'era più d'uno che, non avendo ancor messo barba, avrebbe potuto arieggiare la gentilezza femminile; ma la bellezza di donna Paolina era di un genere troppo elevato per mentire la figura di un giovane. Quel sergente poi sembra che avesse fatto l'occhio pratico, poichè disse tra sè (egli era italiano): "Se c'è un capo fino, è di legge che vada a cascar nelle mani di colui." Forse egli aveva saputo qualche cosa della contessa A... e della R..., e a questi pensieri avrebbe fatto seguire altre parole e altre domande; ma il rispetto pel capitano lo teneva in soggezione, onde con tutto il garbo di cui era capace, e che in tale circostanza era accresciuto da quella naturale raccomandazione che di sè medesima suol fare la beltà e la giovinezza, detto al caporale: Bada e sta attento, si profferse ad accompagnare il bel dragone, protendendogli innanzi con più che soldatesca cortesia la lanterna per illuminargli il bujo cammino che doveva fare.

Quando colui fu nel secondo cortile, fermatosi sotto alla terrazza, domandò ad alta voce il capitano. Venne un'ordinanza in sua vece, a vedere chi fosse; poi uscì il Baroggi stesso, ancora compiutamente vestito.

Chi è lì? domandò.

Sono il cittadino S..., rispose donna Paolina. Scendete subito.

Il Baroggi trasalì, ma tacque e discese. Quantunque fosse lungi le mille miglia dall'aspettarsi una tal visita, pure conobbe la voce e si appose; e tutto tramescolato venne abbasso, e si avvicinò alla fanciulla travestita.

Quel giovane e prode soldato, sebbene indurito dalla milizia e derisore d'ogni pericolo, pur tremava come una foglia e la voce gli uscì fioca quando ingiunse all'ordinanza ed al sergente di andar pei fatti loro: tanto era commosso!

Il dialogo che seguì fu breve e rotto e, alle prime inchieste, pieno di fremente orgoglio per parte della fanciulla. Ma i modi del giovane, ma le sue parole, ma le promesse da esso a lei rinnovate, sciolsero quell'orgoglio in un pianto dirotto. Ella, abbracciata dal giovane soldato, di cui l'impeto della tenerezza comunicava qualcosa di santo pur a quell'atto di eccessiva confidenza, gli appoggiò sugli spallini le sue mani bianche e minute, inchinando sul di lui petto affannato il caro capo coperto dall'elmo.

La prospettiva del vetusto Castello faceva pittorico fondo a quel gruppo, che parea riprodurre le fantasiose avventure del cavalleresco medio evo.

Il silenzio della notte era profondo. Nè i due giovani lo interrompevano, assorti come erano in un entusiasmo particolare, che riceveva la sua esaltazione dalle paure stesse dell'avvenire.

Alla fine il capitano si scosse, e guardando al cielo e passando la mano sulla fronte:

Ora che si fa? disse. All'alba io devo battermi e tu?...

Io aspetterò lì presso, rispose la fanciulla; se tu muori, io morirò; se tu rimani ferito, ti assisterò. Il mio destino è questo e deve esser questo.

Il Baroggi, commosso a tali parole, ed abbracciando onestamente la fanciulla:

Non morirò, disse, non è possibile; tu sei il mio angelo tutelare, ed io tengo sicuri i miei colpi. Ma ora dimmi: v'è qualche persona, qualche donna pietosa, qualche uomo d'autorità e di senno, che entri qualche volta nei consigli della tua famiglia; che sia richiesto ed ascoltato, e in cui la madre tua riponga intera la sua confidenza?

La fanciulla sentì un colpo inaspettato a quel nome di madre, della quale, pur troppo, da qualche ora viveva smemorata. Ma quanto fu lunga la dimenticanza, altrettanto fu cruda la fitta del risovvenirsene, e:

Povera madre mia! esclamò.

E stette muta, e in quell'atto di chi cerca e non trova un rimedio a una gran sciagura.

E di lì a poco:

Che cosa dicevi tu? soggiunse. Io conosco molte persone amicissime di casa; ma perchè domandi questo?

Perché qualcuna di esse potrebbe metter riparo a tutto.

E in che modo?

Il modo lo so io.

Allora donna Paolina nominò molte persone; nominò, fra l'altre, donna Gaetana Agnese; la contessa del Grillo; la duchessa del Sesto; l'avvocato Strigelli, ecc., ecc.; in ultimo nominò anche il nostro amico Giocondo Bruni. A questo anzi si fermò, notando che esso abitava nella medesima contrada della Spiga, a due porte dalla propria casa, e soggiungendo altri particolari.

Naturalmente il capitano Baroggi mise gli occhi sull'ultimo nominato, e disse:

Senti, cara, hai tu coraggio?

Tu l'hai veduto.

Ti basterebbe l'animo di fermarti qui fin ch'io ritorno?

Donna Paolina lo guardò dubitosa...

Non ci vuole che il tempo di far la strada... Ora sono le quattro... Io volo da questo amico di casa tua... Giacchè dici che è uomo da gettarsegli in braccio interamente... gli dico tutto... ed egli s'incaricherà del resto. Speriamo; forse il partito disperato che hai preso fu un'ispirazione del Cielo.

Ciò detto, invitò la fanciulla a salire nella propria camera.

Donna Paolina gli fece osservare che non avrebbe patito, mentre aspettava, di star chiusa in una camera; bensì avrebbe aspettato passeggiando nel cortile.

Allora il capitano chiamò l'ordinanza, che venne tosto.

Senti, camerata, gli disse, io esco un momento e torno subito. Intanto non scostarti da questo mio amico. Se qualche ufficiale entrasse, domandasse, che so io... tu mi capisci.... di' che il capitano Baroggi risponde per lui, e basterà.

E il capitano salì in fretta, ridiscese con elmo e squadrone, strinse con mano forte la mano alla fanciulla; diede di nuovo un'occhiata d'intelligenza all'ordinanza, e partì di volo.

Donna Paolina non si mosse, e tenne l'orecchio in ascolto finchè sentì a morire in lontananza il suono dello squadrone e degli speroni.

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License