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Giuseppe Rovani
Cento anni

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  • LIBRO UNDECIMO
    • XII
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XII

A questo punto, per non perder tempo, ci conviene riprodurre la relazione che lo stesso signor Giocondo Bruni ci fece dei fatti di quella notte.

"Io dormivo profondamente (son sue parole) uno di quei sonni del mese di aprile che rifanno il sangue anche a noi vecchi; quando fui scosso violentemente da replicati colpi di martello dati alla porta. M'alzo e vado a vedere che cosa significasse tanta furia; e nell'affacciarmi alla finestra vedo un dragone alla porta, e sento impegnato un dialogo tra lui e il portinaio, e nel dialogo ripetuto spesse volte il mio nome. Io grido dall'alto: "Chi è lì? chi mi chiama? chi ha bisogno di me?" Il dragone, che non mi conosceva, comincia a far mille scuse; poi mi prega di volergli accordare un abboccamento, e mi prega con tali modi, ch'io senz'altro gridai al portinaio: "Apri tosto, e fallo salire." Mi butto sulle spalle la veste da camera e vado ad aprire. Al lume della candela chè, essendo le quattro e mezzo di notte, faceva ancora assai bujo, vedo un bel soldato, il quale tutto alterato mi dice:

" Ho bisogno di parlarvi di gran premura e in tutta segretezza.

"Io lo faccio venire nella mia camera da letto, e gli domando in che cosa posso servirlo. Egli, senza sedere, mi racconta la storia di donna Paolina S... e di lui.

"Rimasi di sasso. Voi, caro capitano, gli dissi poi, chiedete il mio appoggio, e il mio consiglio? Ma io non ne ho che uno da darvene. Andiamo a pigliar la ragazza, e riconduciamola subito a casa.

" Ciò non è possibile, mi risponde. La fanciulla è di quelle indoli estreme, che, a contrariarla, potrebbe balzarmi giù da una finestra.

" Ma sapete voi a che pericolo?...

" So tutto. Ma io non ci ho colpa. Giuro al Cielo che, per quanto io ami quella fanciulla, non l'avrei mai consigliata a venire da me in tal modo. Ma ora non c'è più rimedio. Il ponte è rotto dietro le spalle.

" E dunque?

" Dunque tocca a voi a proporre... Voi che siete amico della famiglia... La mia condizione di soldato, la mia povertà... io non possiedo altro al mondo che la paga; la mia bassa origine.... mio padre non era che un finanziere; tutto ciò mi fa temere di commettere quasi un atto di pazzia a chiedere di poter issofatto unirmi in matrimonio colla fanciulla.

"Io alzai le spalle.

" Credete voi dunque, mi chiese egli allora, che quel ch'io domando sia assolutamente, impreteribilmente, impossibile?

" Bisognerebbe cambiar la società e le teste degli uomini, io risposi secco.

"Egli stette muto qualche tempo, in atto di profonda costernazione. A dir il vero mi faceva pietà, perchè mi accorsi di trovarmi in presenza di un giovane onesto e sincerissimo. Allora, come a temperare la mia asprezza. gli chiesi il nome suo. Si può imaginare la mia meraviglia quando udii ch'era il figlio del povero Baroggi. Quel nome, per la catena di tutti gli antecedenti, mi piegò a nuovi consigli. Io intanto stavo pensando, e si taceva l'uno e l'altro. Suonavano le cinque ore. Egli si dà un colpo di mano sull'elmo e dice: Non c'è tempo a perdere, non manca che un'ora; sono aspettato per un duello. Io mi ricordai d'averne infatti data la notizia in casa S....

" Che si fa dunque? esso continuava, io non mi posso fermar qui più a lungo.

"Non aveva finito di dir queste parole, che quel buon vecchio di mio padre, che avea allora precisamente quell'età che io ho adesso, vale a dire i suoi ottantatrè anni colla buona misura, chiamato dal rumore insolito, entra improvviso in camera.

"Il capitano Baroggi lo guarda impacciato; io gli dico. State tranquillo, che è mio padre... Anzi, dopo alcuni momenti soggiunsi: È meglio per voi s'egli è venuto qui. Egli solo può ottener quello che nessun altro potrebbe. E senza più, mi faccio a raccontar l'accaduto a quel sapiente e acutissimo vecchione di mio padre.

"Questi ascoltò non senza un grande stupore; poi, dopo essere stato un pezzo in consulta con se medesimo:

" Già, prese a dire, è ormai tempo di finirla, che quando le ragazze sono contesse, i mariti debbano a tutti i costi esser conti o marchesi. Per che cosa avremmo fatto tutto questo fracasso di rivoluzione, se si fosse ancora al punto di partenza? Sono o non sono aboliti i titoli di nobiltà? Gli editti parlano chiaro. Un giovinotto che a 24 anni è alla testa di uno squadrone di dragoni, mi pare a me che non debba andare in cerca di blasoni. Se si trovano dei denari, meglio; ma le corone oramai sono mercanzia da rigattiere. Caro capitano, io ho conosciuto vostro padre, e per verità che non ho mai conosciuto uomo più disgraziato di lui. Chi sa dunque che la parte di fortuna che a lui mancò non debba toccare al figliuolo? Speriamo. Io parlerò. E a questo punto, rivoltosi a me: Senti, Giocondo, disse, tu accompagnerai questo signor capitano dov'è la ragazza; e starai con lei finchè non sarà finita questa storia del duello. Dopo penseremo al resto.

" Ma intanto, io feci osservare, sarebbe una santa cosa l'andar subito qui presso in casa S... per disporre la nonna e la madre.... e per avvisarle che la fanciulla è trovata prima d'averla perduta. A quest'ora tutta la casa è in sonno, e nessuno non si sarà accorto ancora della fuga della fanciulla.

"Mio padre stette pensoso alcuni momenti, poi:

" No, disse, no. Conosco la contessa Clelia, conosco la contessina Ada. Care, angeliche donne.... ma... sono nate in seno a quella benedetta nobiltà, e il peccato d'origine tanto quanto vuol sempre farsi sentire. È meglio dunque tirarle per la via del dolore ai consigli della sapienza. Dopo che avranno cercato la fanciulla e non l'avranno trovata; dopo che l'amor materno avrà fatto tacere ogni altro sentimento, qualunque proposta potrà parere un consiglio del cielo; facendo diversamente, si arrischia di trovar de' rimbrotti, invece di ringraziamenti. Vi sono tali pregiudizii e tali fumi di boria, che, al pari di certi fenomeni dell'alienazione mentale e di certe malattie curiose, non si guariscono che con un colpo inaspettato e forte. Lasciate fare a me; non inutilmente ho ottantatrè anni."

Dopo altre parole e altre proposte e osservazioni di tal genere, il capitano Baroggi e Giocondo Bruni partirono.

È inutile che riferiamo tutto quello che il nostro vecchio amico ci raccontò minutissimamente intorno alla sua andata in castello; all'incontro di lui con donna Paolina; alle smanie della fanciulla quando il capitano, in compagnia dei padrini, uscì per andare a battersi. È inutile che ci facciamo a descrivere gli accidenti di quel duello, il quale non fu che uno dei tanti che, siccome dicemmo, avvenivano giornalmente a que' dì in Milano. L'Ariosto e il Tasso, in fatto di duelli, hanno esaurita la materia al punto, che non c'è il prezzo dell'opera a contraffarli. È inutile parimenti che noi ci indugiamo a studiare psicologicamente la gioja della ragazza, quando il Baroggi, dopo una mezz'ora, ritornò sano e salvo e colla notizia d'avere, sebbene a malincuore, ferito gravemente il commissario di guerra. E se non è inutile, è intempestivo il parlar qui delle conseguenze che quel duello recò per le faccende del Suardi.

Bensì ora ci converrà accompagnare in casa S... il vecchio Lorenzo Bruni, l'uomo del popolo per eccellenza, il quale, rappresentandone i liberi germi per intuito spontaneo di fortissima e acuta intelligenza, desiderò, presentì, vide la rivoluzione delle idee e dei fatti; e ne gioverà accompagnarlo per assistere all'interloquio avvenuto tra lui, la vecchia contessa Clelia, e la non più giovane contessina Ada.

 




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