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Giuseppe Rovani
Cento anni

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  • LIBRO DECIMOTERZO
    • IX
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IX

Il Ballabio e il Paoli, ammirati dalle parole del capitano Baroggi, riferirono tutto al conte S..., e si giovarono dell'influenza che sapevano di potere esercitare sull'animo di lui per placarlo e distoglierlo da quel partito disperato ed inumano; e ci fu un momento in cui il conte parve piegarsi a tante rimostranze; e davvero che se i padrini avessero in quel punto troncato ogni discorso, forse ogni cosa sarebbe finita; ma il Ballabio, e fu una mancanza di tatto, che non è possibile perdonargli, venne a toccare al conte dell'incomparabile bravura che il Baroggi aveva nell'uso della spada e dello squadrone, e che per ciò appunto esso aveva protestato di voler piuttosto lasciarsi ammazzare che opporre colpo ai colpi del conte. Un razzo scagliato in una polveriera non può eccitare incendio e rovina più di quello che le parole del Ballabio provocarono nell'animo eccitabile del conte.

Esso balzò da sedere, come se un colpo di scudiscio gli avesse tagliata la faccia; quasi fu per avventarsi e pigliar per il collo il colonnello collega; poi si scaricò con una tempesta tale di ingiurie, di villanie, di bestemmie plebee, di grida, di strepiti bestiali, che chiunque avrebbe potuto credere fosse impazzito di tratto; non però i colleghi suoi, che lo conoscevano troppo bene e, continuando a fumar le loro pipe, aspettarono in silenzio che desse giù la bufera.

E il conte infatti alla fine si calmò, e incrociando le braccia, e accostandosi a lento passo al colonnello Ballabio, che stava seduto:

Giacchè dunque, gli disse con sarcasmo, colui è un Achille senza il tendine; e un Orlando prima di esser diventato furioso, ho piacere di toccar io stesso con mano se ciò è vero. Però il duello deve andare, ed ora più di prima; e perchè non si vada in cerca di altri pretesti, sia desso al primo sangue. Così la vita e la morte, come allo scacco, come al bigliardo, come al tiro a segno, starà nelle mani dell'abilità e della fortuna. Va bene così? Siete contenti ora?

Siccome è a tutti noto che tu sei la prima sciabola della divisione, così non si è creduto d'offenderti a dirti ogni cosa. Se colui fu chiamato l'invincibile, nessuno può ancora vantarsi d'averti vinto. Ed ora quasi attendo con impazienza un tale duello; e giacchè è al primo sangue, mi confido che colui accetterà.

Quand'è così, giacchè aveste una volta la compiacenza di recarvi al suo alloggio, non vogliate ora perder tempo, e tutto sia concluso dentr'oggi.

Dentr'oggi tutto sarà concluso. In quanto alla scelta dell'arma...

Il capitano scelga: è il suo diritto; per me, spada, sciabola e squadrone son tutt'uno.

Sul finire di questa giornata, un'ordinanza entrò nell'alloggio del colonnello S... a comunicargli di recarsi subito al Quirinale, dove il generale Massena lo chiamava. Il conte non mise tempo in mezzo, salì a cavallo, e fu dal generale. Questi, allorchè il colonnello entrò, stava seduto su di un'ampia poltrona tutta a oro e a velluto rosso, sormontata dallo stemma pontificio; era in manica di camicia, coi calzoni di daino e gli stivaloni alla dragona. Il generale era sì piccolo e mingherlino, che poteva smarrirsi tra gli stivali e la poltrona; ma aveva una faccia sanguigna, accentata, gelosa, con due occhi neri e lampeggianti, che ben si faceva scorgere nonostante la sua piccolezza.

Vi ho mandato a chiamare perchè ho da parlarvi, e non è il generale Massena che dà degli ordini al colonnello S..., ma un borghese nato a Nizza, che, da uomo di mondo e d'esperienza, e che ha riconosciuto tutto quanto fu promulgato dal giudizio universale dell'ottantanove, parla, parla a un conte nato a Milano; il quale, credendo forse che i suoi avi sieno più antichi del padre Adamo, pare che non voglia capire sin dove giunga la portata della parola repubblica.

Generale...

Vi ho detto che in questo momento non sono generale... ma un semplice repubblicano... Voi domani dovete battervi.

Battermi?

Sì, battervi col marito di vostra figlia. Voi vi stupirete ch'io sappia tutto, malgrado il gran segreto in cui vi siete celati tutti quanti. Ma sapete come vanno queste cose... Parlano anche i muri, e allora non serve più che gli uomini tacciano. Ma di ciò poco importa... il consiglio dunque che vi dò, è di non battervi... di riconoscere per marito di vostra figlia il giovane capitano, che mi si dice essere un valoroso soldato e un perfetto cavaliere... e di finir tutto senza scandalo.

Il generale, detto questo, s'appressò al colonnello, ed era sì basso che non gli arrivava agli spallini:

Questo che vi dò non è che un consiglio: io non comando che nelle cose della guerra e sul campo di battaglia; non crediate nemmeno ch'io pensi a punirvi, quando mai foste per far tutt'all'opposto di quel che v'ho detto; fate quel che volete; tutto quello che mi riserbo è di continuare a stimarvi o di cessare di farlo. Ora andate. Nè sappia alcuno per che oggetto siete venuto qui.

Le parole del generale erano uscite decise, secche, a intervalli, come palle da fucile.

Il conte, il quale sapeva che il generale non amava nè chiacchiere, nè repliche, e una parola detta in fallo lo poteva far salir tosto in furore, non osò rispondere, fece il saluto del soldato e partì.

Or non occorre il dire, che in quel giorno la stessa donna Paolina in persona erasi recata dal generale Massena, ed aveva saputo sì ben fare e sì ben dire, che il terribile generale si lasciò penetrare, sebbene fosse fatto a scaglia di coccodrillo, e, pur essendo alienissimo dall'impacciarsi negli affari altrui, credette opportuno di far quel che fece.

Uscito dal palazzo del Quirinale, il conte pensava tra via chi mai avesse potuto parlare del duello al generale; ma presto si appose al vero, onde sentì crescersi l'ira contro la figlia, la quale avealo esposto ad essere trattato dal generale come una recluta. Punto da quell'accoglimento da caserma che lo feriva nell'orgoglio, e ripensando alle lodi che il Ballabio incautamente aveva fatto della valentia del capitano Baroggi, fermo di mettere sotto i piedi i consigli di Massena, al quale, bestemmiando tra sè e sè, scagliò tali ingiurie, che guai se fossero state sentite da quel tremendo repubblicano nizzardo; e ridottosi al proprio alloggio, si recò nelle camere dei due padrini, per sentire se tutto era stabilito. Essi gli risposero, che il Baroggi accettava le nuove condizioni, ch'esso aveva scelto i proprj padrini; che l'ora erasi fissata al primo sorgere del dì successivo, e il luogo a due miglia fuori di porta S. Sebastiano, dietro il sepolcro di Cecilia Metella.

Le due parti non avevano che a far altro che aspettar l'alba. Ma non era così di donna Paolina. Essa tenevasi certa che l'autorità del general Massena sarebbe stata più che sufficiente a mandar a vuoto il duello, e forse ad ottener dal conte che di nemico si facesse amico e protettore, e, più che gli orgogli di casta, sentisse i doveri di padre. Ella dunque provò fino allo spasimo il martirio dell'aspettare; ad ogni scalpito di cavallo, ad ogni rumor di ruote, ad ogni aprirsi di porte, stava in sull'ale tremante, convulsa, nella credenza che fosse un messo benefico, apportatore di una felice notizia. Ma passò tutto il giorno, passò la sera, la notte si fe' alta, e nessuno venne, e il suo tormento era accresciuto dal non poterlo manifestare altrui, essendosi ella recata dal general Massena all'insaputa del capitano. In quanto a quest'ultimo, ei non s'inquietava che dell'irrequietudine di donna Paolina, la quale, per quanto si sforzasse, non sapeva vincersi e non aveva posa un momento; per sè era tranquillo, avendo una ragionevole coscienza della straordinaria sua perizia nel maneggio dello squadrone, che era l'arma scelta; e pensando che il conte S...., più abituato alla sciabola, doveva, secondo la probabilità, aver la peggio, per la differenza, benchè minima, che passa tra l'uso dell'una e dell'altra arma. Oltrecciò poi lo rassicurava l'idea di potere, appunto per la propria bravura, misurare i colpi in modo da portare la più lieve ferita al suo avversario.

 




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