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Giuseppe Rovani Cento anni IntraText CT - Lettura del testo |
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LIBRO DECIMOQUARTO
Una festa a palazzo di Corte a Milano nell'anno 1810. Il vicerè Beauharnais. La principessa Amalia. Ministri, soldati. Letterati. Poeti. Il pittor Bossi. Il conte e la contessa Aquila. L'avvocato Falchi e l'infernal Dea.
Nel punto di affidare a un libro stampato tutte le notizie arcane che si riferiscono all'estremo periodo del regno italico che tramontò cupamente coll'eccidio del ministro Prina, ci tenne sospesi il timore che la rivelazione di alcuni fatti straordinarj potesse suscitare qualche scandalo e turbare la quiete di alcuni uomini ancor vivi che non ebbero una parte troppo netta in quella orrenda tragedia. Un altro motivo per cui fummo in forse, stava nella qualità di alcuni documenti che abbiamo tra mano; documenti scritti, ma di natura al tutto privata e, per dir così, non ufficiali; documenti, per conseguenza, non bastevoli a convertire le congetture storiche in legale certezza. Se non che abbiamo pensato che anche le semplici congetture, anche le sole opinioni e le credenze degli uomini che furono testimonj di grandi fatti, sono materia legittima alla storia, perchè rappresentano tutto intero il pensiero, il giudizio dei contemporanei; e perchè d'altra parte si danno certe verità che non si consegnano ai pubblici ed officiali documenti, e delle quali tuttavia la posterità non dev'essere defraudata. Se la storia non può giurare sulla verità di alcuni fatti e sulle loro cagioni, ha però l'obbligo di pubblicare e mettere in ordine tutti gli indizj, i quali, se sono moltiplicati, possono talvolta, nella sfera morale almeno, quasi far vece di prova. È il caso di un tribunale che non può condannare un colpevole perchè gli manca la suprema prova irrefragabile; ma tuttavia dal cumulo e dalla qualità degli indizj gli è imposta la convinzione che l'accusato è reo del delitto imputatogli. Persuasi di questo, ci siam determinati a pubblicare questa parte del nostro libro, sopprimendo i nomi, e talvolta anche le iniziali che possono condurre a indovinarli. Se i lettori, tenendo dietro a quanto pubblicheremo, daranno il vero nome ai personaggi che noi nasconderemo sotto artistici pseudonimi, ciò vorrà dire che anche a loro di padre in figlio son pervenute quelle verità che nessuno ebbe sin qui il coraggio di manifestare, se altri poi non comprendesse nulla, e fosse per rimanere spaventato da certi caratteri troppo infernali e da alcune perfidie che, anche essendo vere, sembrano inverosimili, si dia pace e si consoli col credere e col dire che tutta la nostra storia non è che un romanzo.
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