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Giuseppe Rovani Cento anni IntraText CT - Lettura del testo |
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VIII Il giorno dopo il conte ricevette molte visite di conoscenti, e fu con loro affabile e loquacissimo; tra le altre ebbe anche quella del conte X. Chi mi avvisò del tuo arrivo fu la moglie dell'avvocato Falchi, la quale mi scrisse da Parigi. M'annunzia che s'è già messa in viaggio, e mi prega di passare da te. Non ti scrisse altro? Null'altro. Di che si tratta? Di un'inezia. Siedi. Madama a Parigi mi raccontò la scena comica dell'ultima festa da ballo data a corte. Che scena comica? Non so niente io... Allora vuol dire che sarà tragica. Tutto dipende dal modo con cui si piglian le cose. Ti prego a spiegarti. Diavolo! non hai tu visto il vicerè a far la corte a una dama e a darle un bacio? Ah... sì... ma passò tanto tempo, che quasi non me ne ricordava più... È dunque vero? Quello che è vero è vero. Ma la moglie dell'avvocato ha fatto male a mettertene a parte. Ha fatto benissimo. E tu, come amico, avresti dovuto essere il primo a parlarmene. Vedi bene che mia moglie non ci ha nè colpa nè peccato, nè io non avrei mai potuto adirarmi con lei; però, credimi, che se tu avessi detto tutto quella notte stessa, sarebbe stato meglio. Son sempre cose che fanno dispiacere... Ma tua moglie non te ne disse nulla? Veramente no... cioè... mi diede a capire qualche cosa... e più d'una volta mi fece sentire la sua avversione per il vicerè, e un'altra volta si rifiutò di venire a un pubblico convegno dove il principe doveva venire... Ma io ci passai sopra, nè feci domande... e se non era madama Falchi, non avrei saputo precisamente com'è corso il fatto. In ogni modo, bada di non parlar mai di ciò a mia moglie. Il tempo stringe, gli avvenimenti incalzano; e si vuole mandare colle gambe in aria il vicerè; nè vorrei mai che mia moglie e i suoi parenti e gli amici credessero che io sono diventato un nemico del vicerè per quest'avventura tutta da ridere. Zitto adunque, caro conte, e pensiamo a far cambiar faccia al paese. Fra due o tre settimane l'imperatore entra in campagna. Dei prodigi ne farà ancora, ne son certo; ma sarà per poco. Il suo tempo è finito, e deve cominciare il nostro. Gli elementi devono essere al tutto nuovi. Nessun uomo dovrà salire al potere, il quale sia stato adoperato e straccato dal governo imperiale. In questo mentre un servitore bussò alla porta, entrò, e disse: È in anticamera il signor colonnello Baroggi, il quale prega di essere introdotto. Digli che sto chiuso con un amico per affari, e che se vuol ritornare... Ma no, è meglio farlo entrar subito. Pare anche a me. Ma è il Baroggi dell'eredità? Non ce n'è altri; è il colonnello. Ma sai tu che tutta Milano parla di questa faccenda? È naturale... Ma il testamento anderà in fumo... Sono passati sessantatrè anni; e come si fa ad asserire che il documento presentato in tribunale non sia una mistificazione, una contraffazione, una commedia? Sono curioso di vedere in faccia questo signor colonnello. Fermati, e lo vedrai. Esso è il marito della contessina S... E chi non lo sa? Quella ragazza stravagante e pazza, degna veramente di esser figlia di quello scavezzacollo del conte S..., porta ancora l'elmo e gli stivali alla dragona? Essi abitano in casa mia al secondo piano. Capitando qui potrai vederla. Il servitore spalancò la porta, e si presentò il colonnello Baroggi col braccio destro avvolto in una custodia di cuojo e appeso al collo, e tenendo l'elmo nella sinistra.
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