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Giuseppe Rovani Cento anni IntraText CT - Lettura del testo |
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V Alcune egregie persone che conobbero dappresso questo personaggio, distinto per celebrità municipale, ci dissero molte cose in lode sua. Esse ci fecero sapere che monsignore, nei penetrali domestici, era tutt'altro che un uomo da spaventare col suo rigoroso ascetismo, ma che anzi si mostrava sovente pieno di amabile gajezza; ci assicurarono inoltre che, per quanto a loro constò, non era per nulla avverso alle cose mondane, in prova di che addussero che era contrario al monachismo; e, in quanto alle fanciulle, desiderava che si maritassero e presto. Ma ora noi vorremmo pregare quelle egregie persone a voler credere che, a tutto rigore di coscienza, noi abbiamo appurato sul vero le nostre asserzioni, a tener conto delle considerazioni che faremo in proposito, a valutare i fatti che ci furono riferiti da uomini degnissimi di fede, e che da noi stessi furono verificati. Abbiamo detto che quel personaggio, se aveva il cuore, il sentimento e le intenzioni ottime, non aveva poi quella che il Romagnosi chiamò mente sana. Ciò lasciando intatta la santità dell'uomo, non viene a toccare che i suoi errori di giudizio, i quali, per loro natura, come ognuno sa, non lo costituiscono in colpa. A mostrare com'ei fosse eccessivamente rigoroso nel suo ascetismo e nel mettere in pratica gli assunti del suo arduo ministero, annunciamo questo fatto, che siamo sicurissimi di poter garantire. Ad una ragazzetta di dieci anni, nell'occasione che si presentò per fare la prima comunione, ei negò inesorabilmente il permesso di presentarsi alla mensa eucaristica insieme colle altre sue coetanee, per la sola ragione ch'ella era avviata ad una delle carriere teatrali. Noi non facciamo commenti: giudichi il lettore. Se l'età infantile, se l'innocenza, se l'adempiuto sacramento della penitenza, se l'assoluzione ricevuta permisero ad essa di ricevere l'ostia santa a un altro altare, perchè ciò le doveva essere conteso all'altare apprestato per le sue giovinette compagne? Un fatto può bastare a svolgere un ordine completo di principj, e in questa circostanza i principj dell'Opizzoni, per un errore della sua mente, lo portarono all'ingiustizia, lo portarono a fare un privilegio d'un sacramento; a far credere che vi fossero due Cristi e due ostie diverse. Esso era avverso al monachismo, ci vien detto, e consigliava le fanciulle a prender marito piuttosto che farsi monache. Questo è vero. Ma, in troppi casi, per lo sgomento che aveva della pericolosa condizione delle fanciulle troppo a lungo lasciate nubili, influì, benchè ognora coll'intento del bene, a combinare e ad accelerare matrimonj, che qualunque altro uomo più esperto di lui della vita e più scaltrito dalla scuola delle umane passioni e degli interessi umani, avrebbe fatto di tutto per stornare e rompere a mezzo, scorgendo in essi i germi di disastri futuri inevitabili. In quanto alla sua amabile gajezza, questa non è sempre il sintomo della spregiudicata indulgenza. La coscienza tranquilla può dare la contentezza e l'amabilità. Ma la coscienza scrive sotto la dettatura del criterio. Se questo sbaglia, la coscienza si atteggia alla sua misura. San Carlo, quando comandò i roggi della Valtellina, era tranquillo e pago.
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