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Giuseppe Rovani
Cento anni

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  • LIBRO DECIMONONO
    • XXII
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XXII

Ora avvenne, che quando la viceregina tornò colassù per assistere alla corsa che dovevan fare alcune sue dame di compagnia, girando l'occhio intorno, vide madamigella Gentili, e ravvisandola, le si accostò, rinnovando seco le affabili cortesie della prima volta. La folla s'era stipata in giro a quel gruppo, e madamigella divenne l'oggetto dell'attenzione universale. Essa vestiva un bianco abito semplicissimo di mussola d'India con guarnizione ricamata e forata, e con una lieve orlatura di raso celeste; un nastro parimente di raso celeste le cingeva la vita, una vita sottile, leggiadra, come snodata, di quelle che i francesi chiamano à guêpe. La testa della Gentili (noi abbiam visto il suo ritratto miniato dal Romanin) era di quelle che disarmano anche la critica; aveva capelli neri lievemente crespi, pettinati come portava la più semplice delle mode d'allora, e press'a poco come li ha la Tersicore o l'Ebe di Canova; bianchissima avea la pelle, di quelle che non hanno color fisso, ed ora impallidiscono, come il chiaro di luna, ora s'invermigliano come il carmino; agli occhi neri e vellutati, dove di tanto in tanto pareva scorresse una lieve scintilla quasi a scuotere un languore abituale, che poteva essere desiderio e poteva essere noncuranza, sovrastavano due sopraccigli neri e folti oltre le leggi della bellezza accademica, ma per ciò stesso produttori di quel fascino che deriva dal contrasto: sopraccigli neri e folti, e di quelli che fan fare dei computi indiscreti. Su quel caro viso era soffusa una tinta di bonarietà che, nel momento del massimo languore, potea parer persino melensa, ma che in certi istanti scompariva di tratto, e dava luogo a una vivacità, che parea perfin maliziosa.

La Gentili, insomma, era di quelle beltà che non vanno soggette a scrutinio, ma ottengono la maggioranza assoluta di voti e vengono prescelte per acclamazione; di quelle, inoltre, che, se lo abbiam già detto, lo ripetiamo, piacciono anche alle donne. Alla viceregina, poi, che aveva diciannove anni appena, ed era bella anch'essa, e non poteva sentire invidia, quella fanciulla aveva fermato l'attenzione in un modo particolarissimo, onde le carezze che le aveva prodigate e la prima volta e questa erano affatto naturali e cordialissime. Però le fece molte domande; tra le altre, se pensava ad accasarsi; al che la madre rispose tosto di sì, parlando in luogo della figlia, come le madri fan sempre, e additando nel tempo stesso il futuro sposo Alberico B...i, ch'era lì presente. La viceregina diede dall'alto al basso una rapida occhiata a colui, e a' segni manifesti ne rimase disgustata, quasi sdegnata. Non disse nulla però, quantunque fosse vivacissima e balda, e, ad onta della educazione principesca, ancora in quell'età che si lascia trasportare alle imprudenze. Ma, fosse che anch'ella avesse dovuto, per obbedire ai regi parenti, sposare un marito che, quantunque grande, grosso e sano, non erale mai entrato in fantasia, e perciò le venisse agevole il sospetto che alla povera fanciulla si facesse forza; fosse che il conte Alberico le riuscisse in ispecial modo antipatico per istintivo presentimento, il fatto sta che, accostando il labbro all'orecchio della giovinetta, le domandò s'ell'era contenta di quello sposo.

La viceregina aveva sempre a' fianchi il marito arciduca, che, stando alla stregua del volgo, era un bell'uomo dal lato della salute e del trabucco. Grande, florido, robusto, con un volto in cui la fisonomia caratteristica della dinastia lorenese aveva trovato il modo di ridurre alla maggior possibile regolarità le sue forme; l'ogivale della sua faccia non era così eccezionalmente oblungo come quello di Francesco I; il labbro inferiore non era sì grosso come quello di tutti gli altri arciduchi fratelli; ma questa regolarità era tutta a spese dell'intelletto e dello spirito; egli era un uomo semplice e melenso; piacendogli assai quella sua giovane sposa, alta, bella, rigogliosa, vivace, si compiaceva a far da testimonio a tutto quello che ella faceva, anche allorquando uscisse dalla misura che l'etichetta impone alle Altezze Imperiali. Egli teneva dietro a tutti i passi di lei, con quell'apparente bonarietà onde il can bracco, quando non è preoccupato dalla caccia, segue obbediente il padrone, s'adagia tra le sue gambe, cambia posizione ad ogni suo movimento, e gli tien sempre l'occhio in volto con un misto di amorevolezza e d'indolenza. La viceregina non poteva adunque aver soggezione alcuna di quel placido ed annuente marito, e nei pubblici convegni ella si prendeva sempre l'iniziativa di tutto. Quando pertanto s'accostò alla Gentili, il vicerè non fece altro che stare un passo indietro di lei, e guardare anch'esso, non senza un certo piacere, quel caro volto di fanciulla; nè trovò da opporsi in nulla quando la viceregina disse a colei:

Ora vi troverò io chi vi farà da cavaliere in slitta.

Invitata dalla folla, la folla sempre più cresceva e s'accalcava per vedere che cos'era avvenuto di nuovo. Anche il Baroggi in compagnia del signor segretario, anche il Suardi in compagnia del Bichinkommer, s'introdussero tra gente e gente, e si portarono sulla prima fila del semicerchio fittissimo di spettatori. Il Baroggi, animato dall'artistico colloquio avuto col segretario, concitato dalla musica rossiniana, più concitato dalla vista inattesa della Gentili, era in uno di quei momenti in cui gli occhi e il volto gli folgoreggiavano di sensazioni vivissime. La viceregina, che volendo soddisfare un capriccio quasi infantile, ma pur generoso, di fare un dispetto a chi le pareva indegno di metter le mani su quel fiore vaghissimo e fragrante, voleva scegliere il più bel giovane che per avventura si trovasse là tra gli altri, sentì fermarsi lo sguardo dallo sguardo lampeggiante e da certa audacia piena di onestà ch'era improntata in viso del giovane Baroggi, il quale, per soprappiù, aveva aspetto assai signorile, e vestiva con eleganza e all'ultima foggia.

Fissato adunque il viso del Baroggi, che avrebbe assai di buon grado trascelto anche per sè, perchè tra gli occhi del giovane milanese e quelli del vicerè passava la differenza che esiste tra un carbonchio e un opale, coll'avventatezza che dà l'inesperienza giovanile e col piglio autorevole che l'alta sua posizione e la maritale condiscendenza le concedeva:

A voi, disse rivolgendosi al giovane; vogliate essere il cavaliere di questa fanciulla, e accompagnatela in slitta.

La strana proposta, messa innanzi colla solennità del comando, fece senso a tutti gli astanti, stupore ai genitori bigotti della Gentili, dispetto al conte Alberico, e mise in un grande imbarazzo il Baroggi, il quale, assalito repentinamente in quel punto da quella timidezza passeggiera che talvolta lo rendeva impacciato e inerte, ed era così in opposizione col fondo dell'indole sua franca, coraggiosa e talvolta persino audace, non seppe nè muoversi, nè rispondere. In quanto alla giovinetta Stefania, or guardava perplessa la viceregina, ora interrogava coglii occhi i parenti, ora fissava il Baroggi, con una espressione indefinibile. Solo il crotalo Alberico rimase dimenticato da lei, dalla viceregina, da tutti, fuorchè dai parenti, che lo guardavano come a dirgli: "Provvedete ora voi ad impedire questo scandalo". Ma il crotalo si rannicchiò in se stesso, condensando veleno e bava per il futuro, e lasciò fare.

 




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