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Giuseppe Rovani Cento anni IntraText CT - Lettura del testo |
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VII "Il pensare continuamente, proseguiva il Baroggi, alla condizione orrenda di quella infelicissima donna, mi popolò la mente di tante idee, per le quali io mi attenderei di scrivere un libro così logico, così facondo, così rovente d'ira generosa e tenero di pietà, da costringere tutti quanti a riconoscere la necessità del divorzio. Se ci fosse il divorzio, quella donna sarebbe salva; e chi sa quante e quante migliaja di donne vanno consumandosi nel perpetuo tormento di questa vera Gehenna del matrimonio indissolubile, dove l'uomo è il tiranno protetto dalla legge, e la donna è la schiava in lagrime, a cui la legge non si degnò mai di volgere uno sguardo affettuoso. Ah pur troppo, e già altri lo disse, dopo tante migliaja di volumi compilati dai giuristi, manca perfino la definizione esatta dei diritti e dei doveri degli uomini; restano ancora da determinare l'origine e i limiti della patria podestà; e l'autorità coniugale vacilla in mezzo alle eterne dissensioni dei legisti, i quali, per consueto, trattando le più gravi quistioni dell'umanità, studiandola nell'interminabile apparato d'una fossile dottrina, e non nella vita e non nella verità che, cercandola con amore, si presenta continuamente agli occhi nostri. "Che ne pensi or tu?" Io concordo perfettamente nella tua opinione; ma le persone di carattere severo e d'imaginazione paurosa si schierarono tutte a difesa del matrimonio indissolubile. Esse credettero che, gettato il divorzio in mezzo alla società, dovessero tosto sciogliersi tutte le famiglie e brulicar le piazze di vedove afflitte e di figli abbandonati; il timore tenne luogo di ragione, e fu riguardato come la miglior risposta alle objezioni degli avversarj. I vecchi, in cui tutte le abitudini sono catene infrangibili e che guardano con invidia i piaceri che non possono più gustare, senza rammentarsi che spesso la sola stanchezza della vaga venere li condusse al talamo nuziale; i vecchi tacciarono il divorzio di novità scandalosa, e credettero che questa taccia bastasse per proscriverlo. I teologi, senza pensare che altro è lo stato, altro la ragione, pretesero che le loro idee fossero norma a tutto l'universo. Ma, più che coi giuristi (disse il Baroggi), io l'ho coi teologi, i quali audacemente si misero a trattare quest'arduo e delicato argomento senza conoscerne la materia. Solitarj, senza famiglia, senza affetti, essi non seppero e non poterono contare la somma de' tormenti che portava seco il matrimonio indissolubile. "Non è l'ordine domestico che predicano i teologi, ma l'assoluta tirannia. Non s'accorsero che, in quel modo che l'esservi il padrone in casa, non porta la conseguenza che i servi debbano star sempre sotto il suo dominio quando egli viola i diritti della servitù, così la donna, la moglie, che è qualche cosa più di un domestico, dovrebbe per lo meno essere costituita nei diritti di un servo volgare. "Il contratto matrimoniale racchiude un impegno di protezione e d'obbedienza. Se il marito cessa di proteggere la moglie, questa dovrebbe essere dispensata dall'obbedire. Se la protezione si cangia in tirannia, non si dee condannar la donna ad essere perpetuamente la vittima. "La coscienza respinge tra ira e pietà quella legge che riduce allo stato passivo di schiavitù quel sesso, a cui, attesa la debolezza e i bisogni, è necessaria la protezione della giustizia più che all'uomo, più forte e naturalmente soverchiatore. I teologi parlano delle donne come un sultano in mezzo al serraglio. "Ma giacchè parliamo di teologi, che sono gli avversarj più ostinati del divorzio, io voglio per un momento mettermi nei loro panni, e far da teologo. Però, al pari di un uomo in cura d'anime, come un sacerdote pio e casto, che cosa mi dovrebbe premere di più, se non che le leggi divine e umane siano tali da rendere meno ovvio il sentiero de' peccati? Avendo perciò in orrore l'adulterio, io devo dunque suggerire una legge, che spontaneamente gli tolga le occasioni più tentatrici. E appunto col divorzio ottengono questo. I teologi, ajutati dai giureconsulti teoristi e senza viscere, hanno creduto di accordar molto proponendo e sancendo la semplice separazione a mensa et thoro. E nella loro cecità non si sono accorti che hanno aperto con questo mezzo un varco sterminato all'adulterio. In generale i teologi, atrofizzati dall'ascetismo, perchè voglio concedere che non sieno impostori; e i legulej, sotto l'inspirazione di una coscienza senile, hanno meditato sugli interessi più gravi dell'umanità senza tener mai conto del fatto capitale che l'uomo innanzi tutto è fatto di carne e d'ossa; che, per una legge naturale, necessaria, irrevocabile, ha delle tendenze che non dipendono dalla sua volontà, ma dall'economia fisiologica del corpo umano..." Tanto è ciò vero, osservò l'avvocato, che questi avversarj del divorzio ebbero la franchezza di dir seriamente, che ogni donna separata dal suo sposo dovrebbe ritirarsi in una società religiosa, che è la sola alla quale possa ancora appartenere. Essi dissero che questo asilo aperto al pentimento, alla debolezza, alla infelicità, le offrirebbe nell'unione più intima colla divinità la sola consolazione che debba ricercare e che debba gustare una donna virtuosa che si è disgiunta da un marito ingiusto; così si farebbe sparire dalla società lo scandalo di un essere che è fuori del suo posto naturale, d'una sposa che non è più sotto la dipendenza del suo sposo, d'una madre che non ha più autorità sopra i propri figli. Ma sai tu che cosa fu già risposto a questi sragionatori di professione? fu risposto che essi sentenziano colla logica di quel chirurgo, il quale facendo un'operazione sopra una mano fratturata, dopo aver tagliato quattro dita, tagliò in seguito anche il quinto affatto illeso, adducendo per ragione che quel dito, rimanendo solo, potea sembrar ridicolo. Ma, continuando il nostro discorso, se la filosofia razionale aprì le porte dei monasteri alle vittime della superstizione, e ricusò di sancire dei voti eterni che, dettati da un momentaneo entusiasmo, sono quasi sempre seguiti da un lungo pentimento; perchè ciò non dee succedere anche per lo stato conjugale? La debolezza, l'errore, le passioni inseparabili dell'uomo sembrano annunziare che un contratto conjugale, che tiene il marito congiunto indissolubilmente alla moglie per tutta la vita, in tutte le vicende variabilissime della fortuna, è imprudente, e crudele, è assurdo. "Nè la semplice separazione distrugge tanto male. Essa vieta ad una donna onorata, disgiunta da un marito brutale, i sentimenti d'un nuovo matrimonio, che soli possono consolarla; per essa ciascuno degli sposi isolato, in preda alla noja, al dolore, al vuoto dell'animo, respinto da una nuova legittima unione, costretto a fuggir sè stesso, a cercar distrazioni, si trova insensibilmente trascinato in mezzo alla dissipazione ed alla dissolutezza, giacchè sussiste in esso ed agisce con tutta forza ciò che Tacito chiama irritamenta malorum." Mi ricordo d'aver letto in un libro, dove tra l'altre cose si svolgeva tale questione, queste parole che tenni a memoria, dove c'è il rigore scientifico e la filosofia del sentimento: "Se la legislazione si propone il problema: dato un desiderio costante negli uomini, fare in modo che venga soddisfatto con pubblico vantaggio, senza pubblico pregiudizio, o col minor pregiudizio possibile, il divorzio viene appunto a soddisfare i desiderj più costanti del cuore umano, non solo senza pubblico pregiudizio, ma in modo vantaggioso alla società; mentre la semplice separazione, tormentando questi desiderj, nel soffocarli li costringe a sfogarsi in un modo scandaloso e nocivo." E ad onta di tale evidenza, rimane ancora nel mondo questa piaga tremenda della società; nè valsero i consigli della storia, che ha sempre dato ragione ai propugnatori del divorzio. Percorrendo in questi giorni, alla biblioteca reale, un libro che parlava della giurisprudenza romana, lessi, che, avendo l'imperatore Giustino ristabilita la legge che autorizzava il divorzio di buona grazia, dopo aver protestato che operava contro il proprio volere, che riconosceva giusta l'abrogazione fattane da Giustiniano, conchiudeva d'esser stato costretto a ripristinarla, per i mali che immediatamente erano avvenuti dopo l'abrogazione. "L'esperienza lo aveva persuaso che quando i conjugi avevan concepito vero odio l'uno contro l'altro, era impossibile riconciliarli, e che un tal odio cagionava una guerra domestica, crudele e perpetua." In coda al divorzio viene poi la tremenda questione del celibato. È grande il numero dei celibi, perchè sono spaventati dall'indissolubilità del nodo conjugale, e perchè, in generale, sia che si parli di matrimonj, di servigi, di condizioni, o di paesi, la proibizione d'uscire equivale alla proibizione d'entrare. E ciò è tanto vero, che voglio raccontarvi un fatto, lievissimo in sè, ma che viene a provar molto, e si può riferire a un infinito ordine di cose. Nell'occasione di una vittoria napoleonica, a Fontainebleau si doveva dare uno spettacolo di fuochi d'artificio. La quantità della popolazione accorsa fu tale, che un segretario di Corte propose all'imperatore di chiudere l'ingresso ai nuovi accorrenti. Non è giusto, rispose Napoleone; piuttosto fate una cosa: alle porte di Parigi i gabellieri dicano ai cittadini che, chi vuol uscire, per tutta la notte non potrà rientrare. Quest'ordine bastò. Una folla innumerevole ritornò indietro, anzi che divertirsi a quella condizione. Un tal fatto rivela la penetrazione e il tatto sicuro di quel genio universale. Se la giurisprudenza avesse i mezzi di prova che ha la matematica, il matrimonio indissolubile non sarebbe entrato nel mondo ad accrescere le miserie dell'umanità. Ma, dopo tutto, se i più ostinati avversarj del divorzio potessero, anche per pochissimo, assistere alle scene che tuttodì avvengono nella casa del conte B...i, scommetterei che non rimarrebbe più un sostenitore del matrimonio indissolubile. E intanto quella donna non può essere strappata al suo destino, ed io devo tormentarmi senza speranza di poter alleviare tanta miseria; ora invidiatemi, se potete, e continuate a dire che sono un capo strano, un uomo incontentabile. Anche senza tener conto di questa piaga speciale e tutta mia, non potete immaginarvi che strazio orrendo mi dà lo spettacolo di tante miserie che la società ha inventate, che l'ingegno umano si affaticò ad accrescere, e per le quali il buon senso impietosito non può versar che lagrime impotenti. Il Montanara e il Suardi non seppero che cosa aggiungere. Il discorso languì. Il Suardi andò a dormire. L'avvocato uscì a prender aria e a veder com'era fatta una bell'alba di Parigi.
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