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Giuseppe Rovani
Cento anni

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  • CONCLUSIONE
    • VI
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VI

"Agli indirizzi, proseguiva, che l'anno scorso i più generosi Italiani, pur nell'impeto del combattimento e nell'odio implacabile del dominio austriaco inviarono a tutti gli Stati di quella nazione a proposta di fratellanza; la patria di Schiller, il poeta più innamorato dell'umanità, lasciò cadere indifferente quelle parole d'invito, e si chiuse sospettosa in sè stessa. Il canto di Manzoni dedicato a Koerner, il Tirteo della Germania, non trovò un eco in mezzo ai cuori fatti muti dalla passione e dall'egoismo.

"Il nostro popolo, che ha sentito a parlare della Germania come dell'officina più operosa della scienza e del centro più fitto d'instancabili cercatori del vero, domanda come un sì tristo frutto abbia potuto uscire da così faticose preparazioni.

"Questa domanda del popolo incolto rivela che, nella sua intuizione spontanea, ha compreso ciò che gli uomini dotti non seppero scorgere nell'abbagliata ammirazione per una scienza che, nelle sue intemperanze e nelle sue improbe elucubrazioni, ha smarrito il senso retto, ed è rimasta senza viscere.

"In Germania è la così detta filosofia quella che governa e impiglia la politica. Filosofia e politica si abbracciano colà e si compenetrano. Guai se la prima si contorce nell'indeterminato e nel falso! la politica ne risente il contagio, e il senso giusto e pratico della vita si adultera e si smarrisce.

"Hegel, il Maometto della Germania, le comunicò un sentimento così entusiasta per sè stessa, un'idea così orgogliosa della sua missione nel mondo, che tutte le altre nazioni, specialmente quelle del mezzodì, debbono parere agli occhi di lei come nazioni diseredate e decadute, e perciò indegne di risorgere a rifare una grandezza che comprometterebbe il nuovissimo genio del Nord, al quale, secondo le enfatiche parole del suo falso profeta, è assegnato l'incarico nientemeno che di rifare Iddio.

"Dopo Hegel, i suoi proseliti, dilungandosi da lui e più che mai compromettendo le teorie del maestro, si divisero in più sêtte, le quali, sforzando a sempre nuove trasformazioni i principj raccolti dalla bocca di lui, misero dapprima il capogiro nelle menti giovanili, per non lasciar poi negli animi che aridità e indifferenza.

"L'ateista Feuerbach giunse a combattere perfino il sentimento della patria, e di cosa in cosa a propugnare principj che derivano dall'infame teoria dell'homo sibi deus.

"Nelle teorie di Stirner, che sono un tessuto cangiante delle enormità di Feuerbach, sta il codice completo dell'egoismo.

"Rouge provò come due e due quattro che l'amore della patria è un sentimento ipocrita ed una virtù impossibile; perchè l'amore, secondo lui, ha orrore delle astrazioni e vuole delle vive realtà. E così d'argomento in argomento, venne a santificare l'inesorabile tornaconto.

"Nel campo dell'economia politica, Federico Lizt; il più celebrato della sua nazione perchè ne lusingò più di tutti l'egoismo, colla sua dottrina isolatrice, rinserrò la Germania in sè medesima, barricandola colle dogane protettive, ed ammonendola a non ammettere sul suo mercato roba straniera, per non introdurre nelle mura della patria il perfido cavallo di Troja (son sue parole).

"La giurisprudenza respinse colà dalle cattedre il diritto naturale e razionale, incatenandosi schiava dell'unico diritto storico.

"Perfino la filologia, nel labirinto di una prodigiosa, ma gelida dottrina, affogando le più care e generose aspirazioni della fantasia inventrice e del sentimento, tolse allo studio dell'arte classica l'intento suo più legittimo: quello di educare al bello estetico, che, ingentilendo gli animi, li prepara al bello morale.

"L'Eneide di Virgilio non fu più il poema latino-italico per eccellenza, il modello eterno del più perfetto stile, ma un'occasione di sommovere questioni di geografia e di etnografia.

"L'Iliade di Omero parve più preziosa ai filologi tedeschi per il catalogo delle navi che per la preghiera di Priamo ad Achille, o per l'addio di Ettore ad Andromaca.

"E nella storia e nella letteratura e nella poesia, lo studio del medio evo, che in Italia, evocando le memorie della Lega Lombarda, preparò le libere aspirazioni del periodo in cui viviamo, là invece non servì che ad innamorare le menti delle consuetudini feudali, a far desiderare il ritorno di un passato impossibile, e a consigliare l'anacronismo dell'immobilità delle caste.

"Questo hanno fruttato le intemperanze di una dottrina, che del proprio eccesso fa velo ai limpidi giudizj del senso comune.

"Ora voi, signor Sternitz, che tanto amate l'Italia, e avete tanto ingegno, dovreste parlare in questo tono a' vostri. Un Tedesco di mente e di cuore, che severamente ammonisse i suoi compatrioti, potrebbe finalmente ridestare qualche eco generoso."

 




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